Immagine: 75,23 KBPorzione di un più vasto mosaico di tutta la superficie di Mercurio. In particolare questa è una sezione di una regione vulcanica. Credit: NASA/Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory/Carnegie Institution of Washington
Continua imperterrita la missione della sonda MESSENGER che per il secondo anno sta mappando in dettaglio la superficie di Mercurio. Quest'anno l'orbita si è abbassata molto e le nuovo foto riescono a raggiungere una risoluzione molto maggiore, permettendo di vedere nuovi dettagli nella geologia di questo misterioso pianeta. La prima delle nuove immagini (visibile qui sopra) mostra una pianura vulcanica, molto liscia, che è stata pesantemente modificata da processi tettonici che hanno portato alla formazione di pieghe e creste. Queste creste sono visibili anche su Marte e sulla Luna e si formano quando la lava si raffredda facendo si che la crosta si contragga orizzontalmente. Nella foto sono visibili anche crateri sepolti o distrutti dall'avanzare di queste creste, oppure crateri che hanno a loro volta sepolto vecchie creste. Studiare la storia di queste creste sulla superficie di Mercurio può aiutare gli scienziati a capire qualcosa di più riguardo a come il pianeta si è deformato nel tempo
Immagine: 115,86 KBImmagine a colori del cratere Rachmaninoff che mette in mostra le diversità mineralogiche interne al cratere. Si può notare per esempio la struttura a doppio anello, del cratere. Credit: NASA/Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory/Carnegie Institution of Washington
Questa spettacolare immagine ad alta risoluzione mostra il Cratere Rachmaninoff, grande 306 km in diametro, con una risoluzione di circa 304 metri per pixel, e con una mappa colorata a 8 diversi colori, corrispondenti a diverse composizioni minerali del terreno. Si possono notare differenze non solo interne agli anelli del cratere ma anche intorno al picco centrale, che è un deposito originario dell'impatto con l'asteroide che ha creato il cratere.
Immagine: 108,17 KBSezione del bacino Michelangelo, su Mercurio, fotografato dalla sonda MESSENGER. Credit: NASA/Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory/Carnegie Institution of Washington
L'immagine qui sopra mostra una parte del gigantesco Bacino Michelangelo. Si tratta di un grande cratere a doppio anello dominato da una continua coperta di materiale espulso dopo l'impatto. La distanza tra i due anelli visibili qui è di 63 km, mentre la risoluzione dell'immagine è di 203 metri per pixe
Immagine: 129,67 KBCratere Magritte insieme a due piccoli crateri vicini, fotografati dalla sonda Messenger, sulla superficie di Mercurio. Credit:NASA/Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory/Carnegie Institution of Washington
Il grande cratere visto qui al centro è Magritte, ed ha un diametro di circa 105 km. Quelli vicini non hanno un nome, ma grazie anche alla posizione giusta del Sole, le ombre fanno sembrare questo complesso di crateri come un disegno di Mickey Mouse. In realtà foto di crateri sovrapposti sono importantissime da trovare perché permettono di capire l'ordine in cui sono avvenuti gli eventi sulla superficie, e quindi tracciare meglio la lunga storia geologica del pianeta.
La risoluzione ottenuta dalla sonda per questa foto è di 188 metri per pixel.
Immagine: 95,13 KBImmagine a colori del Cratere Abedin, sulla superficie di Mercurio. Credit: NASA/Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory/Carnegie Institution of Washington
Il Cratere Abedin fa parte di una serie di grandi crateri freschi che si sono formati sopra le pianure vulcaniche nell'emisfero nord di Mercurio. Le pianure nordiche sembrano essere composte da uno strato spesso e relativamente uniforme nella composizione, e Abedin conferma quest'idea mostrando poca variazione nei colori del materiale espulso, e quindi poca variazione mineralogica.
Il cratere ha 116 km in diametro ed è stato fotografato qui ad una risoluzione di 147 metri per pix
Immagine: 135,3 KBImmagine del Bacino Dario, fotografato dalla sonda MESSENGER. Credit: NASA/Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory/Carnegie Institution of Washington
Questa nuova immagine del fondale vulcanico del Bacino Dario mostra diverse strutture complesse e fratture che si intrecciano tra di loro. Il fondale è molto liscio ma si possono anche notare particolari scarpate e se guardate bene, un lato del cratere è completamente inondato dalla lava. Studiando le relazioni tra le varie strutture presenti all'interno del cratere, gli scienziati sono in grado di determinare una sequenza di formazione per le strutture presenti all'interno del Bacino Dario.
Il Bacino Dario ha un diametro di circa 100 km, e l'immagine è stata acquisita con una risoluzione di 95 metri/pixel.
Immagine: 166,9 KBIn questa singola foto a colori ci sono ben 6 crateri con nomi propri. Tra i più grandi ci sono Tygaraja, Zeami, Sofocle e Stevenson. Credit: NASA/Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory/Carnegie Institution of Washington
Quest'immagine comprende una vasta regione di Mercurio è sono visibili ben 6 crateri importanti. Il cratere in cima, con il fondale molto luminoso, le pareti terrazzate ed i picchi centrali, è Tygaraja, che ha un diametro di 97 km. Il grande cratere al centro dell'immagine che oltre ad un fondale chiaro ha anche delle catene di impatti al suo interno, è Zeami, grande 129 km in diametro. Poco a sud invece c'è Cratere Sofocle, con un diametro di 142 km. A destra c'è un piccolo cratere che ha una coperta arancione sul suo fondale. Si tratta del cratere Theophanes, grande 46 km in diametro. Alla sinistra di Sofocle c'è un altro cratere di dimensioni simili, chiamato Goya, ed infine, in alto a destra c'è un Cratere Stevenson, con la sua distintiva forma ad X, data da catene di impatti secondari.
La risoluzione dell'immagine è di 671 metri per pixel.
Immagine: 98,58 KBImmagine dei depositi all'interno del cratere Tygaraja. Credit: NASA/Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory/Carnegie Institution of Washington
L'immagine sopra è una delle migliori che abbiamo dei misteriosi depositi bianchi che si trovano nel caso di alcuni crateri su Mercurio. Nessuno sa ancora perché si formano simili aloni, ma si suppone sia per la sublimazione di un componente del materiale esposto durante l'impatto originale. Il cratere porta il nome di Kakarla Tyagabrahmam, colloquialmente chiamato Tyagarajar; compositore indiano del 18esimo secolo.
Il cratere ha 97 km in diametro ed è stato fotografato ad una risoluzione di 75 metri per pixel.
Immagine:[img]http://www.ufoforum.it/public/data/ubatuba/2012816135323_cratere-oscurità-665x700.jpg[/img]
102,52 KBCratere che per metà rimane sempre nell'oscurità. Credit: NASA/Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory/Carnegie Institution of Washington
Uno degli obbiettivi principali della missione MESSENGER era trovare tracce di acqua su Mercurio! Per quanto possa sembrare assurdo, in alcuni crateri che non son mai esposti al Sole, depositi di ghiaccio d'acqua portato dagli asteroidi, potrebbero ancora essere intatti. Dalla Terra sono state eseguite analisi con i radio-telescopi più potenti e tutti indicavano la presenza di ghiaccio vicino ai poli. La sonda è riuscita a trovare diversi crateri che sono in perenne ombra, e questo è uno di quelli. Si trova nelle latitudini alte vicino alla regione polare di Mercurio.
L'intera immagine ha un diametro di circa 60 km ed è fotografata qui con una risoluzione di 59 metri per pixel.
Immagine: 111 KBImmagine del materiale a bassa riflettività all'interno del Cratere Derain. Credit: NASA/Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory/Carnegie Institution of Washington
Quest'immagine mostra uno zoom da un particolare punto di vista del materiale a bassa riflettività che circonda il Cratere Derain. Oltre a quel materiale, che circonda il cratere come un colare, sono visibili anche gli aloni bianchi misteriosi di cui parlavamo poco fa. Il Cratere Derain ha un diametro di circa 167.5 km ed è visto qui con una risoluzione di 101 metri per pixe
Immagine: 123,14 KBPorzione del Bacino Caloris, su Mercurio, fotografato dalla sonda MESSENGER. Credit: NASA/Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory/Carnegie Institution of Washington
L'immagine sopra è una porzione dell'interno del Bacino Caloris. Le linee che vedete sono anelli più o meno concentrici, visibili in tutto il bacino. Si tratta di fratture causate dalle forze orizzontali che hanno stirato letteralmente la superficie. Queste zone sono tra le più importanti da studiare sulla superficie di Mercurio e per questo la sonda MESSENGER sta riprendendo particolari del bacino, ad alta risoluzione.
L'immagine ha una risoluzione di 296 metri per pixel, e per proporzioni, il piccolo cratere sulla destra dell'immagine ha 40 km in diametr
Immagine: 111,93 KBImmagine a colori di diversi crateri sulla superficie di Mercurio. Tra i più grandi ci sono Kuiper, Yeats, Dominici e Omero. Credit: NASA/Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory/Carnegie Institution of Washington
Al centro di questa scena c'è una zona scura con un terreno particolarmente blu. Gli scienziati hanno chiamato questo terreno (Low Reflectence Material (LRM)). Questo materiale a bassa riflettività è scuro su tutte le lunghezze d'onda ed è molto distinto dal resto della superficie di Mercurio. Non si ha ancora una chiara idea circa la sua origine o composizione.
Ci sono anche diversi crateri visibili qui: Kuiper, Yeats, Dominci e Omero.
Tutta la scena ha un diametro di circa 1040 km, con una risoluzione di 975 metri per pixel.
Immagine: 159,04 KBSerie di freschi crateri sulla superficie di Mercurio. Credit: NASA/Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory/Carnegie Institution of Washington
Tutti conoscono la famosa serie di tre crateri di diverse dimensioni sulla superficie di Vesta, battezzata "Pupazzo di Neve", ma a quanto pare c'è una replica anche su Mercurio. Questi tre crateri sono anche particolarmente giovani e circondati di un terreno molto riflettente. L'intera immagine ha un diametro di 310 km ed è vista qui con una risoluzione di 289 metri per pixel.
Immagine: 76,69 KBSpettacolare montagna al centro di un cratere grande circa 100 km. Credit: NASA/Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory/Carnegie Institution of Washington
MESSENGER ha ripreso un cratere di circa 100 km in diametro con al suo centro una spettacolare montagna rocciosa. Non è molto alta, raggiungendo soltanto 1.000 metri circa di elevazione, ma per com'è strutturata è davvero un sogno per gli alpinisti. L'immagine ha una risoluzione di circa 22 metri per pixe
Immagine: 101,06 KBPorzione del Bacino Caloris, su Mercurio. Credit:NASA/Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory/Carnegie Institution of Washington
Questa scena mostra una porzione del Bacino caloris. L'immagine a colori permette di notare il forte contrasto nella natura mineralogica delle rocce e l'esterno del bacino. Le parti nord ed est dell'immagine sono dominate da materiale arancione chiaro, che è in buona parte dominante nel fondale del bacino. Fuori dal bacino però, nelle zone a sud e ovest, domina del materiale blu scuro. Al centro c'è un enigmatica depressione con un alone di materiale molto chiaro. Si pensa che si tratti di una vecchia sorgente vulcanica!
L'immagine copre un'area di 377 km in diametro ed ha una risoluzione di 370 metri per pixel.
Immagine: 160,41 KBQuest'ultima immagine fa parte di un ampio mosaico di tutta la superficie di Mercurio. Al centro dell'immagine potete notare un canale di lava che si estende dalle montagne vicine fino ad inondare interamente il Cratere Kofi. Sulla sinistra, in alto, si possono notare anche altre sorgenti vulcaniche e un'altro canale è visibile a sud-est. Riuscire a determinare come questi canali si sono venuti a formare, quanto rapidamente si sono formati e come sono correlati alle vicine pianure vulcaniche, è fondamentale per capire qualcosa sul vulcanismo su Mercurio.
MESSENGER ci ha davvero permesso di aprire gli occhi e scoprire un pianeta incredibilmente più complesso di quanto chiunque avrebbe immaginato.
http://photojournal.jpl.nasa.gov/targetFamily/Mercurylink2universe
possiamo affermare che con il prezzo irrisorio di questa missione sono stati incamerati dati di notevole importanza x capire il comportamento del sistema mercurio...