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A pochi giorni dalle celebrazioni del 50° anniversario del volo di Yuri Gagarin, primo uomo nello spazio, il primo ministro russo Vladimir Putin lancia una nuova corsa allo spazio: nel 2030 la Russia avrà una base abitata sulla Luna.
Putin ha sottolineato come già ora il 40% dei lanci spaziali sia effettuato dalla Russia, ma dice che potrebbero realisticamente aumentare questa cifra del 5 o 10%.
Il budget del programma spaziale russo per l'anno 2010-2011 è pari a circa 4 miliardi di euro. Meno dei 12 miliardi stanziati dalla NASA, ma molto più dei 960 milioni stanziati dalla Russia stessa solo nel 2007.
Fin dai tempi di Gagarin la Russia ha lanciato i suoi razzi dal cosmodromo di Baikonur, in Kazakhstan, ma dal 2018, quando inizieranno nuovamente i lanci abitati, i vettori partiranno dalla base attualmente in costruzione di Vostochny, in Siberia.
Putin ha ricordato come i primi a raggiungere la Luna, Venere e Marte con sonde automatiche furono proprio i Russi, tra gli anni '50 e '70; è infatti poco noto, ma escludendo l'invio di missioni umane sulla Luna, il programma spaziale russo è sempre stato tencologicamente più avanzato di quello americano.
La Russia tuttavia non è nuova a questo tipo di annunci. Già nel 2006 l'ex cosmonauta Vitaly Sevastyanov annunciò l'interesse della Russia a stabilire un a base sulla Luna entro il 2015 allo scopo di sfruttare le vaste riserve di Elio3 che si presume siano presenti sul satellite, e nel 2007 Putin annunciò al mondo che la Russia sarebbe arrivata sulla Luna nel 2025.
Poter sfruttare effettivamente l'Elio 3, piuttosto raro sulla Terra, costituirebbe un grosso successo tecnologico e vantaggio energetico: l'Elio 3 permetterebbe infatti di realizzare centrali a fusione nucleare di seconda generazione che non producono scorie radioattive.