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Rettiloide
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MessaggioInviato: 12/01/2012, 06:32 
Un gruppo di astronomi, usando il telescopio Kepler della NASA, hanno scoperto 3 nuovi esopianeti! Si tratta dei più piccoli mai trovati in orbita intorno ad un'altra stella. I pianeti orbitano una stella nana rossa di nome KOI-961 (detta anche Stella di Barnard), e hanno raggi che sono 0.78, 0.73 e 0.57 volte il raggio della Terra. Il più piccolo tra questi è della grandezza di Marte circa. Si suppone che tutti e tre siano rocciosi come la Terra ma si trovano molto vicini alla propria stella, rendendoli fin troppo caldi per essere potenzialmente abitabili. Dei oltre 700 pianeti confermati intorno ad altre stelle (chiamati anche esopianeti), soltanto una manciata sono rocciosi, e pochissimi hanno dimensioni simili ai nostri pianeti del Sistema Solare interno.

"Gli astronomi stanno iniziando a confermare i migliaia di candidati pianeti svelati finora da Kepler" ha dichiarato Doug Hudgins, scienziato a capo del programma Kepler. "Scoprirne uno piccolo quanto Marte è davvero incredibile, e ci da un indizio del tesoro di pianeti rocciosi che potrebbero esserci tutto intorno a noi."

continua qui: http://www.link2universe.net/2012-01-11/kepler-annunciati-3-nuovi-esopianeti-sono-i-piu-piccoli-mai-scoperti/

Fonte ufficiale: http://science.nasa.gov/science-news/sc ... xoplanets/


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MessaggioInviato: 12/01/2012, 13:10 
12/01/2012 Pianeti più piccoli: un record dopo l'altro
Kepler, a meno di un mese dall'annuncio dei due pianeti più piccoli mai trovati, ne scova altri tre.

Le dimensioni relative a Terra e Marte dei pianeti scoperti Crediti: NASA/JPL-Caltech

I due esopianeti Kepler-20e e Kepler-20f hanno mantenuto per neanche un mese il primato di più piccoli mai scoperti. Arriva infatti la notizia che tra i pianeti rintracciati dal satellite Kepler ve ne sono tre ancora più piccoli: due hanno un raggio che è circa tre quarti quello della Terra, mentre il minore ha dimensioni paragonabili a quelle di Marte. Si trovano molto vicini alla loro stella, approssimativamente 100 volte più vicini della distanza Terra-Sole, impiegando meno di due giorni per completare un'orbita. Si ritiene che siano rocciosi, come la Terra, ma la loro temperatura superficiale – stimata tra i 200 e i 500 gradi – rende impossibile l'eventuale presenza di acqua allo stato liquido. La stella madre è una nana rossa catalogata come KOI-961, di diametro pari a un sesto di quello del nostro Sole e localizzata nella Costellazione del Cigno a 120 anni luce dalla Terra.
La scoperta, annunciata ieri al 219° meeting della American Astronomical Society, è stata realizzata da un gruppo di ricerca condotto da astronomi del California Institute of Technology, che ha utilizzato i dati resi pubblici dalla missione Kepler assieme a successive osservazioni di controllo dall'Osservatorio Palomar, vicino San Diego, e dal telescopio Keck in cima al Mauna Kea alle Hawaii.
“Questo è il più piccolo sistema solare trovato finora, ed è piccolo in ogni singolo aspetto”, commenta John Johnson, responsabile delle ricerche all' Exoplanet Science Institute della NASA. “In realtà, come scala è più simile a Giove e alle sue lune che a ogni altro sistema planetario. La scoperta è un'ulteriore prova della varietà dei sistemi planetari nella nostra galassia.”
Kepler ricerca gli esopianeti tenendo continuamente sotto controllo più di 150.000 stelle, registrando le flebili variazioni di luminosità causate dal transito di un corpo davanti all'astro luminoso. Almeno tre transiti sono necessari per verificare che tale variazione sia causata proprio da un pianeta, così come sono necessarie ulteriori osservazioni di controllo mediante telescopi da Terra. A tutt'oggi, Kepler ha trovato circa 35 pianeti alieni, ma sono stati segnalati ulteriori 2.300 possibili esopianeti, candidati che ora attendono la conferma dagli studi di controllo.
E proprio le osservazioni da Terra hanno rivelato per i tre nuovi pianeti (chiamati KOI-961.01, KOI-961.02 e KOI-961.03) misure decisamente inferiori rispetto a quelle originariamente stimate con i dati di Kepler. Per determinare accuratamente le dimensioni di un pianeta orbitante attorno a una stella occorre conoscere con elevata precisione la grandezza della stella stessa. In questo caso, il gruppo di ricerca ha potuto beneficiare dell'aiuto di un astronomo dilettante, Kevin Apps, che ha suggerito come una fra le stelle più studiate, conosciuta come stella di Barnard, fosse virtualmente identica a KOI-961. Attraverso tecniche di modellizzazione, il gruppo di ricerca è riuscito quindi a determinare quanto dovessero essere grandi i pianeti che avevano provocato, con il loro transito, una diminuzione della luminosità stellare.
Le nane rosse, come KOI-961, sono il tipo di stelle più comune nella Via Lattea. La scoperta di tre pianeti rocciosi attorno ad una di loro suggerisce che la nostra galassia possa addirittura brulicare di simili corpi e che questo tipo di sistemi siano ubiquitari nell'Universo. Una prospettiva esaltante per i cacciatori di esopianeti.

Fonte: MEDIA INAF
da skylive

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MessaggioInviato: 27/01/2012, 16:33 
L’agenzia spaziale statunitense, grazie alle osservazioni effettuate dal telescopio spaziale Keplero, ha confermato 26 nuovi pianeti fuori dal nostro sistema solare, tutti però ad una distanza troppo piccola dalle loro rispettive stelle per sostenere la vita. Sparsi in 11 sistemi planetari, le loro temperature sarebbero troppo calde per la sopravvivenza, in quanto tutti i pianeti orbitano ad una distanza inferiore di quella tra Venere ed il Sole. Ma gli scienziati della NASA sono ugualmente soddisfatti in quanto il numero dei pianeti extrasolari si è praticamente raddoppiato da quando Keplero scandaglia il cielo [;)]


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MessaggioInviato: 28/01/2012, 12:35 
La missione Kepler della NASA ha scoperto undici nuovi sistemi planetari con annessi 26 pianeti in totale

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MessaggioInviato: 30/01/2012, 14:05 
Immagino i ragazzi che nell'ora di geografia astronomica dovranno studiare ... anche questo!


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MessaggioInviato: 30/01/2012, 18:19 
Cita:
Pianetamarte2010 ha scritto:

Immagino i ragazzi che nell'ora di geografia astronomica dovranno studiare ... anche questo!


...allungheranno l'ora........[:253]


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MessaggioInviato: 08/02/2012, 12:58 
Utilizzando modelli simili a quelli usati nella ricerca delle armi, gli scienziati potrebbero presto sapere di più sui pianeti extrasolari.
In un nuovo studio, gli scienziati e i collaboratori del Lawrence Livermore National Laboratory hanno affrontato con metodi nuovi la derivazione e sperimentazione dell'Equazione di Stato (EOS) della materia degli esopianeti assumendo la relazione massa-raggio e massa-pressione rilevante per la composizione interna degli esopianeti stessi .
Negli ultimi due anni la scoperta di nuovi esopianeti è stata esponenziale, se ne conoscono più di 700, ma almeno il doppio sono nei dati di Kepler. L'interesse ora sta crescendo verso la struttura e l'atmosfera di questi mondi.
Questo nuovo lavoro sull'Equazione di Stato, può aiutare a interpretare la struttura dei pianeti extrasolari. Come è noto si conosce solo una quantità minima di dati di ogni esopianeta osservato, e l'interpretazione della loro composizione e struttura dipende in gran parte dal confronto tra la loro massa e raggio con la composizione prevista data dalla distanza dalla loro stella madre. L'approccio implica una relazione massa-raggio che si basa fondamentalmente sull'EOS calcolata sulla teoria della struttura elettronica e misurata sperimentalmente sulla Terra.
In questa nuova ricerca, lo scienziato Damiani Swift del Laboratorio di Livermore insieme ai colleghi Jon Eggert, Damien Hicks, Sebastien Hamel, Caspersen Kyle, Eric Schwegler e Rip Collins, hanno confrontato i loro risultati di modellazione con le masse e i raggi dei pianeti extrasolari osservati. E i risultati sostengono le ipotesi più recenti sulle strutture dei pianeti extrasolari, il cui studio può ora trarre vantaggio dai modelli EOS e dai dati prodotti a Livermore.
“Le attuali tecniche teoriche per il calcolo elettronico delle strutture sono in grado di prevedere l'Equazione di Stato rilevante per gli interni planetari”, ha detto Swift. “Ma abbiamo ancora bisogno di validazione sperimentale di questi calcoli, qualcosa che può ora essere fatto presso il National Ignition Facility (NIF).”
Il National Ignition Facility (LLNL) è il più grande laser del mondo progettato per effettuare ricerche sulla sicurezza nazionale, la sperimentazione sulla fusione e la scienza di base, come l'astrofisica.
Il team ha fatto specifiche previsioni per pianeti extrasolari simili alla Terra, rocciosi, con ghiaccio, con pressioni al centro del pianeta che vanno da 8 a 19.000 Mbar (da 8 a 1.900 milioni atmosfere di pressione).
“Grazie a NIF abbiamo un progetto per misurare le proprietà dei materiali fino a miliardi di atmosfere. Supereremo il livello più alto di pressione mai indagato nel piccolo numero di esperimenti fatti precedentemente, usando i test nucleari sotterranei, con i quali raggiungeremo pressioni che non possono essere esplorate con altre tecniche attualmente disponibili “, ha detto Swift.
Imporre vincoli sulla struttura dei pianeti extrasolari richiede informazioni accurate sulla compressibilità di composizioni rilevanti di materia, incluse le leghe di ferro, silicati e ghiaccio, in condizioni estreme di pressione e temperatura.
“Questo ci permetterà di produrre una rassegna di informazioni sulla struttura degli esopianeti utilizzando le proprietà del materiale generato, e validandolo grazie alle capacità sperimentali nei laboratori nazionali”, conclude Swift.

Fonte: MEDIA INAF


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MessaggioInviato: 09/02/2012, 19:44 
pensate quante altre cose potremmo scoprire... l'universo è una fonte inesauribile di sorprese!!! [8D]



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MessaggioInviato: 09/02/2012, 21:31 
Complimenti per l' ottimo report come sempre, 2di7!!!

Complimenti anche al nostro cagliari per l' aggiornamento.

Davvero una bella notizia.


700+ esopianeti scoperti, e ora siamo in grado di vedere non solo quelli grandi come la Terra, ma pure quelli grandi la metà.


Non male come bilancio, e sono cautamente ottimista sulle possibilità di indagare le loro caratteristiche più in dettaglio,

cosa che rappresenta senza dubbio il next step nella ricerca di un pianeta simile alla Terra.

Dobbiamo sapere non solo se è roccioso e quale sia la temperatura, ma anche la presenza di acqua e ossigeno.


La capacità di individuare il ghiaccio che si potrebbe trovare ai poli sarebbe un passo decisivo.

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MessaggioInviato: 09/02/2012, 23:02 
difficilino indagarne le caratteristiche da qui solamente con i parametri gravitazionali....... anche solo sperare di vederne l'ombra con un telescopio ottico è pure utopia...



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MessaggioInviato: 10/03/2012, 12:18 
un nuovo strumento consente la calibrazione del laser infrarosso x la caccia agli esopianeti

http://www.skylive.it/NotiziaAstronomic ... ellare.txt


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MessaggioInviato: 10/03/2012, 13:58 
Ottima notizia!!!



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MessaggioInviato: 21/08/2012, 21:45 
se prima erano simulazioni,ora si e' assistito in diretta alla scomparsa di un esopianeta inghiottito dalla sua stella.........................................................................................




Un esopianeta inghiottito dall’espansione della sua stella. La stessa sorte a cui potrebbe essere destinata la Terra
martedì 21 agosto 2012, 20:48 di Redazione MeteoWeb

Tra circa 5 miliardi di anni il Sole terminerà il suo carburante composto di idrogeno, e i suoi strati più esterni subiranno un collasso dovuto alla scomparsa della pressione di radiazione delle reazioni termonucleari. Il collasso determinerà un incremento termico fino al raggiungimento di temperature tali da innescare la fusione dell’idrogeno negli strati superiori, che provocheranno l’espansione della stella fino ai pianeti interni del Sistema Solare. L’evento determinerà la morte della nostra stella, che diverrà una gigante rossa, prima di contrarsi nuovamente. Questo fenomeno, sino ad ora solo simulato, è stato ora osservato per la prima volta intorno alla gigante rossa chiamata BD 48 740, più vecchia del Sole e con un raggio di circa undici volte più grande. L’evento è stato ossservato da un team internazionale di astronomi con a capo Alexander Wolszczan della Penn State University, che ha notato l’evidenza di un pianeta mancante divorato dall’espansione della sua stella in un sistema esoplanetario. La scoperta è stata fatta usando il telescopio Hobby-Eberly, mentre gli astronomi erano intenti a studiare l’invecchiamento della stella e a ricercare pianeti intorno ad essa. La presenza di un pianeta esterno con un’orbita eccezionalmente ellittica intorno alla gigante rossa, unita alla composizione chimica della stella, ha permesso agli astronomi di fare la scoperta: “la nostra analisi spettroscopica ha rilevato che BD 48 740, contiene una quantità abnorme di litio, un elemento raro, creatosi principalmente durante il Big Bang circa 14 miliardi di anni fa” dice il ricercatore Monika Adamow, dell’università polacca Niccolò Copernico a Torun. Il litio viene facilmente distrutto nella fase evolutiva delle stelle, per questo la sua presenza, così anormalmente elevata in questa stella così vecchia, è così insolito. “I teorici hanno identificato solo alcuni casi molto particolari in base al quale il litio può essere creato nelle stelle“, sottolinea Wolszczan. “Nel caso di BD 48 740 è probabile che la produzione di litio sia stata innescata dalla massa di un pianeta ‘digerito’ dalla stella” dice ancora lo scienziato. Il secondo peculiare aspetto riscontrato dagli astronomi è l’orbita particolarmente ellittica del pianeta che orbita ancora intorno alla stella morente, delle dimensioni di almeno 1,6 volte la massa di Giove. “Questo pianeta ruota attorno alla stella in un’orbita che è solo leggermente più ampia di quella di Marte nel suo punto più stretto, ma è molto più estesa nel suo punto più lontano” riferisce Niedzielski. “Queste orbite – prosegue – non sono comuni in sistemi planetari intorno a stelle evolute e, di fatto, l’orbita di questo pianeta è la piu’ ellittica rilevata finora“. Poichè le interazioni gravitazionali fra i pianeti sono responsabili di orbite così peculiari, gli astronomi sospettano che il processo di immersione del pianeta nella stella possa aver dato una sferzata di energia scagliandolo in un’orbita così eccentrica. Lo studio è pubblicato in una prima edizione online di Astrophysical Journal Letters.

http://www.meteoweb.eu/2012/08/un-esopi ... ra/148860/


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MessaggioInviato: 22/08/2012, 17:08 
al momento tutti gli studiosi, tranne qualche pioniere futurista, escludono a priori che si possa fare qualcosa. Certo, anzi probabilmente, non si potrà invertire, rallentare, o prolungare il processo, ma il pianeta potrà ben essere spostato o protetto in qualche modo.
Ciò che oggi appare fantascienza, e nemmeno tanto (spostare il pianeta anche di pochissimo potrebbe essere fattibile con tecnologie non eccessivamente superiori delle attuali, e con 5 miliardi di lento allontanamento ci troveremmo al fine nell'orbita di Marte e quindi al sicuro, ovviametne anche Marte andrà spostato), sicuramente non lo sarà tra tanto tempo.



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MessaggioInviato: 13/09/2012, 14:12 
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Quando pensiamo alla vita su altri pianeti, tendiamo ad immaginarci cose (da microbi a piante ad animali) che vivono sulla superficie. Ma la biosfera della Terra non si ferma di certo sulla superficie planetaria e di certo non sarebbe così si altri pianeti. Una nuova ricerca punta ad argomentare a favore dell'allargamento di quella che consideriamo la fascia abitabile per gli esopianeti, per includere anche quelli dove sarebbe possibile la vita sotto la superficie. Questo nuovo modello di abitabilità potrebbe aumentare di molto il numero di pianeti dove ci possiamo aspettare di trovare forme di vita!

Sappiamo che una buona parte della biomassa terrestre si trova nelle profondità e solo recentemente abbiamo iniziato ad esplorarla. I microbiologi hanno solo da poco scoperto forme di vita negli abissi della crosta terrestre, come per esempio batteri a 1400 metri sotto il fondale oceanico del Nord Atlantico, cioè più in profondità di quanto sia mai stato possibile. Altre simili scoperte sono state fatte in miniere sparse per tutto il globo e molti di questi organismi hanno avuto percorsi evolutivi totalmente indipendenti dalla superficie. La fonte energetica può variare: alcuni derivano la loro energia dalla reazione chimica in alcune rocce, mentre altri si nutrono di materiale organico che scende da zone più alte della crosta. La maggior parte delle forme di vita però hanno sempre bisogno di almeno qualche forma di acqua.

"La vita così come la conosciamo richiede la presenza di acqua liquida", spiega Sean McMahon, studente ricercatore presso l'Università di Aberdeen (Scozia). "Tradizionalmente, i pianeti sono stati considerati abitabili se si trovavano nella regione intorno alla loro stella chiamata "Riccioli d'oro", cioè ne troppo lontano ne troppo vicino, in modo che sia possibile la presenza di acqua liquida sulla superficie. Tuttavia, adesso cominciamo ad avere una conoscenza più approfondita di quanti microorganismi ci sono nelle profondità della crosta e forse sono fino a metà di tutte le forme di vita presenti sulla Terra!"




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Posizione dei pianeti considerati potenzialmente abitabili nel cielo notturno. Credit: PHL @ UPR Arecibo and Jim Cornmell

Mentre è vero che una fonte di calore può essere il Sole, un'altra fonte può arrivare dal nucleo planetario. La temperatura della crosta aumenta andando in profondità, quindi alcuni pianeti troppo freddi per l'acqua sulla superficie potrebbero essere sufficientemente caldi più in profondità.
"Abbiamo sviluppato un nuovo modello che mostra come la regione "Riccioli d'Oro" può essere calcolata anche per quanto riguarda la presenza di acqua e quindi vita, sotto la superficie" ha spiegato McMahon. "Il nostro modello mostra che i pianeti abitabili potrebbero essere molto più diffusi di quanto si pensava precedentemente."

Resterà ancora da determinare in dettaglio, con ulteriori modelli più approfonditi dal punto di vista geologico planetario, intorno a che profondità potrebbe trovarsi la vita in base al tipo di pianeta esaminato, e quali sono i limiti di quest'ipotesi.
Un'altra grande sfida riguarda ovviamente la scoperta effettiva di forme di vita sotterranee. Escludendo la possibilità di spedire sonde nelle profondità, dobbiamo limitarci ad esaminare questi pianeti da molto lontano. Una possibilità potrebbe essere rappresentata da gas rilasciati dall'attività biologica, che attraverso crepe nella superficie riescono a lasciare tracce nell'atmosfera. Un po' come alcuni astrobiologi suppongo stia succedendo su Marte con la presenza stagionale di metano.

http://www.abdn.ac.uk/news/details-13114
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certamente allargando i posti dove sia possibile una qualke forma di vita,la possbilita'di rintracciarla aumentano notevolmente.


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