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 Oggetto del messaggio: Spazio-Tempo e "Buchi Neri"
MessaggioInviato: 20/11/2012, 15:59 
Ecco come i buchi neri distorcono lo spazio-tempo.

Normalmente ci si immagina i buchi neri come enormi sfere oscure sospese nella solitudine del cosmo. La regione che circonda questi corpi celesti è invece estremamente turbolenta: un'enorme nube di materia ruota infatti nella loro orbita, formando una spirale nota come disco di accrescimento, mentre le forze sprigionate dal buco nero proiettano nello spazio spettacolari getti di plasma.


Immagine

In un articolo pubblicato su Science, tre astrofisici americani, Jonathan McKinney e Roger Blandford della Stanford University e Alexander Tchekhovskoy di Princeton, hanno studiato la regione di spazio che circonda i buchi neri supermassivi (quelli presenti al centro di galassie come la Via Lattea), scoprendo che a plasmare la formazione dei dischi di accrescimento e dei getti di plasma che li circondano è un meccanismo detto magneto-spin alignment.

Il fenomeno, scoperto grazie a una simulazione computerizzata, è dovuto alle forze elettromagnetiche sprigionate dai buchi neri. Quando la materia presente nello spazio circostante precipita al loro interno, attirata dalla loro enorme forza gravitazionale, i buchi neri non assorbono infatti solo la sua massa, ma anche il suo campo magnetico, divenendo in questo modo sempre più carichi magneticamente.



Stando alla simulazione, quando il buco nero acquista un campo magnetico estremamente potente la sua rotazione è in grado di distorcere lo spazio-tempo nella regione circostante, facendo in modo che le linee del suo campo magnetico assumano la forma di una spirale attorno al suo asse di rotazione. Secondo i ricercatori, sarebbero proprio le linee di questo campo magnetico a produrre i getti di plasma che circondano il buco nero, e a determinare la direzione dell'asse rotazione del disco di accrescimento e dei getti di plasma.

I tre astrofisici ritengono che questa scoperta potrebbe risultare importante non solo per lo studio della formazione della massa e della rotazione dei buchi neri, ma anche per testare la validità delle teorie di Einstein. "I buchi neri sono intrinsecamente interessanti, perché fungono da laboratorio per mettere alla prova la teoria della relatività generale", scrivono infatti i ricercatori nell'articolo.

http://ilnavigatorecurioso.myblog.it/ar ... .html#more



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MessaggioInviato: 20/11/2012, 19:51 
il mmiobuco nero personale....la banca!!!

non solo devia...ma fa sparire in maniera irrimediabile ...[;)]



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« Innanzi a quella foce stretta che si chiama colonne d'Ercole, c'era un'isola. E quest'isola era più grande della Libia e dell'Asia insieme, e da essa si poteva passare ad altre isole e da queste alla terraferma di fronte. In tempi posteriori,essendo succeduti terremoti e cataclismi straordinari, nel volgere di un giorno e di una brutta notte tutto in massa si sprofondò sotto terra, e l'isola Atlantide similmente ingoiata dal mare scomparve. »


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Marziano
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MessaggioInviato: 22/11/2012, 09:47 
Incredibile riuscire ad immaginare e vedere (con tanto di calcoli computerizzati), immagini ed eventi altrimenti non osservabili.

Fantascienza pura.

........ ma ci piace, ... ci piace [;)]


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MessaggioInviato: 16/05/2013, 22:41 
Getti dal buco nero




Immagine:
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13,25 KB
L'immagine è un insieme di dati a raggi X ottenuti con il satellite Chandra (in blu), ottici con il telescopio spaziale Hubble (in oro) e onde radio con NSF's Very Large Array (in rosa). Credit: NASA


L'immagine è un insieme di dati a raggi X ottenuti con il satellite Chandra (in blu), ottici con il telescopio spaziale Hubble (in oro) e onde radio con NSF's Very Large Array (in rosa). Credit: NASA

Questa immagine composita di una galassia mostra come l'intensa gravità di un buco nero supermassiccio possa essere portata a generare un'immensa quantità di energia. L'immagine è stata ottenuta combinando i dati nei raggi x ottenuti con il satellite Chandra (in blu), nella banda ottica con il telescopio spaziale Hubble (in oro) e nelle onde radio con il Very Large Array dell'NFS (in rosa).
Il soggetto ripreso è la galassia 4C+29.30 che si trova a 850 milioni di anni luce dalla Terra. L'emissione radio proviene da due getti di particelle che sono espulsi da un buco nero supermassiccio presente al centro della galassia, con una velocità di milioni di chilometri l'ora. Si stima che il buco nero abbia una massa 100 milioni di volte quella del Sole. Le zone terminali di questi getti mostrano aree più estese di emissione radio presenti all'esterno della galassia.
I dati nei raggi X mostrano un altro aspetto di questa galassia, tracciando il percorso del gas caldo. La luminosa zona centrale dell'immagine mette in evidenza una "ciambella" di gas a milioni di gradi presente attorno al buco nero. Una parte di questo materiale finirà per essere ingurgitato dal buco nero mentre il vicino vortice di gas magnetizzato potrebbe a sua volta innescare un aumento del flusso di onde radio.
La maggior parte dei raggi X di bassa energia che si trovano nelle vicinanze del buco nero sono assorbiti dalla polvere e dal gas che forma una ciambella gigante attorno ad esso. Questa ciambella, o toro, blocca tutta la luce visibile prodotta nelle vicinanze del buco nero. La luce che si vede nell'immagine è data dalle stelle nella galassia.
Le zone luminose in raggi X e radio presenti sui bordi esterni della galassia, in prossimità delle estremità dei getti, sono prodotte da elettroni estremamente energetici che seguono percorsi curvi attorno le linee del campo magnetico. Esse mostrano dove il getto generato dal buco nero ha "arato" la galassia producendo dei "grumi" riscaldati dall'energia del getto stesso, in alcuni casi trascinando gas freddo lungo la sua direzione. Sia il riscaldamento che il trascinamento possono limitare il carburante a disposizione del buco nero, portandolo a fermare temporaneamente la sua crescita. Si pensa che questo processo di interazione sia responsabile della correlazione tra la massa del buco nero supermassiccio e la massa combinata delle stelle nella regione centrale di una galassia.
I lavori che hanno portato a questa immagine composita sono stati pubblicati su The Astrophysical Journal.

MEDIA INAF

http://www.skylive.it/NotiziaAstronomic ... o_nero.txt


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MessaggioInviato: 07/08/2013, 18:40 
Una nube di gas passa in prossimità di un buco nero supermassiccio e viene disintegrata da un'attrazione gravitazionale che non ha confronti nell'universo. A scoprire il fenomeno è stato il Very Large Telescope (VLT) dell'European Southern Observatory

La prima parte del video mostra le immagini ottenute al computer grazie a una simulazione: mentre la coda della nube viene già risucchiata verso il buco nero al centro della galassia, la sua parte frontale si allontana a una velocità di 10 milioni di chilometri all'ora. La seconda e la terza parte del video mostrano come viene osservato il fenomeno dallo strumento SINFONI di VLT: nel secondo è chiaramente distinguibile il fenomeno di stiramento della nube, mentre nel terzo è distinguibile solo il movimento della nube, in rosso, rispetto al moto delle stelle blu che orbitano intorno al buco nero (Cortesia ESO/S. Gillessen/MPE/Marc Schartmann)

http://www.lescienze.it/news/2013/07/17 ... 1745325/1/


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MessaggioInviato: 07/08/2013, 18:56 
"Raggiungere una superiore consapevolezza".

Mi stupisco di come si neghi da più parti questa evidenza. Un balzo incredibile nel sapere umano, sta avvenendo ogni giorno intorno a noi.
Certo, mescolato all'involuzione della morale societaria quasi non si nota... [}:)]



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MessaggioInviato: 21/08/2013, 11:18 
Forse sarebbe meglio precisare che le simulazioni grafiche che rappresentano modelli di buchi neri, sono dovute primariamente a calcoli matematici. La stessa esistenza dei buchi neri fu ipotizzata a livello matematico.



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Marino
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MessaggioInviato: 08/09/2013, 13:00 
I buchi neri che generano nuove stelle
Gli astronomi ritengono che anche la nostra galassia contenga al suo centro un buco nero supermassiccio, in direzione della radiosorgente Sagittarius A, a 26.000 anni luce dal sistema solare. Ora, un nuovo studio pubblicato sulla rivista Science, guidato dall’italiana Raffaella Morganti, dell’Istituto di Radioastronomia dell’università olandese di Groningen, ha rilevato la presenza di ciuffi di gas di idrogeno grandi fino a 140.000 volte la massa del Sole che vengono sparati fuoridalla nostra galassia ad una velocità altissima. Una volta fuori, poi, creano nuovi ammassi stellari

notizia meteoweb


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MessaggioInviato: 09/11/2013, 10:30 
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28,29 KB


Immagine scattata dall'animazione della nascita e collisione di due buchi neri supermassicci dopo il collasso di una super-stella nell'infanzia dell'universo. Credit: Christian Reisswig (Caltech).

Se il leone è il Re indiscusso della giungla, l'equivalente per l'universo toccherebbe sicuramente ai buchi neri supermassicci che si trovano al centro della maggior parte delle galassie che conosciamo. Sono buchi neri con masse che vanno da milioni a miliardi di volte quella della nostra stella, e divorano enormi quantità di materia rilasciano spesso giganteschi getti di particelle. Ma come sono nati questi mostri? Non solo non è ancora chiaro, ma è uno dei più grandi misteri attuali dell'astronomia. Questo perché sono nati nell'infanzia dell'universo e non avrebbero avuto tempo per accumulare così tanta massa semplicemente mangiandola. Sarebbero serviti miliardi di anni, ma li vediamo anche quando l'universo era giovanissimo (per esempio i quasar primordiali risalenti ad appena 1 miliardo di anni di età dell'universo).

Adesso però, una nuova ricerca pubblicata da ricercatori del Caltech, suggerisce che questi antichissimi mostri si sono formati grazie alla morte di certi tipi di stelle primordiali estremamente giganti ed esotiche, che sarebbero come dei dinosauri dell'antico universo. Queste stelle nascevano e crescevano fino a dimensioni incredibili, in pochissimo tempo, per poi morire drammaticamente. E' la loro morte che ci interessa particolarmente perché collassando davano vita non ad uno, ma a due buchi neri, ognuno con una propria massa. Questi due, collidendo, avrebbero infine portato alla nascita di un buco nero supermassiccio.



Diversamente da quello che succede con le stelle ordinarie, quelle supermassicce vengono stabilizzate per resistere alla propria gravità in buona parte dalla propria radiazione fotonica. Nel caso di una stella molto massiccia, la radiazione fotonica, cioè il flusso di fotoni verso l'esterno che viene generato dalle temperature altissime al cuore della stella, spinge i gas della stella verso l'esterno, opponendosi così alle forze gravitazionali che vorrebbero tirare il gas verso l'interno.

Durante la propria vita, una stella supermassiccia si raffredda lentamente per via della perdita energetica attraverso l'emissione di radiazione fotonica. Man mano che la stella si raffredda, diventa più compatta, e la sua densità centrale aumenta lentamente. Questo processo dura per un paio di milioni di anni, finché la stella non ha raggiunto una compattezza tale da permettere all'instabilità gravitazionale di entrare in gioco e far collassare la stella verso l'interno.

Gli studi precedenti avevano predetto che quando una stella supermassiccia collassa, mantiene una forma sferica che al massimo si appiattisce per via della rapida rotazione. Questa forma è chiamata "configurazione asimmetrica". Incorporando in questo modello anche il fatto che le stelle in rapida rotazione sono esposte a piccole perturbazioni, Reisswig ed i suoi colleghi hanno predetto che queste stesse perturbazioni potrebbero far si che la stella devii verso forme non asimmetriche durante il collasso. Queste piccole perturbazioni iniziali crescerebbero rapidamente, portando alla fine il gas dentro la stella ad agglomerarsi e formare frammenti ad altissima densità.

"La crescita dei buchi neri fino a scale supermassicce nel giovane universo, sembra possibile solo se il "seme" di massa dell'oggetto che collassa è già sufficientemente grande." spiega Christian Reisswig, della NASA/Caltech



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74,07 KB


Buchi neri presenti in galassie primordiali in quest'immagine raccolta dal Hubble Space Telescope e Chandra. Credit: NASA/CXC

I frammenti che si vengono a creare, finirebbero per orbitare il centro della stella e diventerebbero sempre più densi, man mano che raccolgono materia durante il collasso; aumenterebbero poi molto anche in temperatura. "Poi entra in gioco un effetto molto interessante" spiega Reisswig. "A temperature sufficientemente alte, ci sarebbe abbastanza energia disponibile per accoppiare elettroni e le loro contro-particelle di antimateria, i positroni, per creare coppie di elettroni-positroni. La creazione di queste coppie causerebbe una perdita di pressione, ed un'ulteriore accelerazione del collasso; come risultato, i due frammenti finirebbero per diventare così densi che un buco nero si formerebbe in ognuno dei due. La coppia di buchi neri potrebbe poi iniziare una discesa a spirale, l'uno verso l'altro, prima di formare un unico buco nero finale. "

"Questa è una scoperta nuovissima. Nessuno ha mai predetto che il singolo collasso di una stella potesse produrre una coppia di buchi neri che poi si mischiano." spiega Reisswig.

http://www.caltech.edu/content/one-coll ... m-and-fuse
http://www.link2universe.net/2013-11-07 ... massiccio/


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Cita:
marino ha scritto:

Forse sarebbe meglio precisare che le simulazioni grafiche che rappresentano modelli di buchi neri, sono dovute primariamente a calcoli matematici. La stessa esistenza dei buchi neri fu ipotizzata a livello matematico.


Esattamente...da Laplace ad esempio
http://www.damtp.cam.ac.uk/research/gr/ ... vented.pdf
Ed in base a considerazioni abbastanza banali sulla velocità di fuga da un corpo avente una data massa.
Il grosso problema della umanità oggi prigioniera sulla Terra (ma che ebbe ben più nobili ed ampie possibilità in un tempo ora fuori dalla memoria) è che ciò che pensa di sapere sull'oltre sistema solare lo sa/conosce per inferenza, per deduzione.
Che potrebbero anche essere completamente errate...


Marco71.



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Mappa delle sorgenti a raggi-X scoperte dal telescopio Swift. Credit: NASA

Dopo nuove analisi dettagliate, sono venute fuori quasi 100.000 nuove sorgenti a raggi-X nei dati del telescopio spaziale Swift, e secondo i ricercatori dell'Università di Leicester, che si sono occupati della ricerca, i risultati potrebbero portare alla scoperta di migliaia di nuovi buchi neri supermassicci. Swift ha accumulato i dati in 8 lunghi anni di osservazioni spaziali. "Stelle e galassie emettono raggi-X perché gli elettroni al loro interno si muovono a velocità estremamente alte, o perché sono estremamente calde (sopra il milione di gradi celsius) o in alternativa per colpa di campi magnetici estremi che accelerano fino a quasi la velocità della luce particelle cariche. La causa di fondo è solitamente la gravità; il gas può essere compresso e riscaldato mentre cade verso i buchi neri, le stelle a neutroni o le nane bianche o mentre viene intrappolato nei campi magnetici turbolenti di stelle come il Sole" hanno spiegato gli scienziati.

"Ci aspettiamo che la maggior parte delle nuove sorgenti a raggi-X siano segnali della presenza di buchi neri supermasicci al centro di grandi galassie milioni di anni luce da noi, ma il catalogo potrebbe contenere anche tantissimi altri oggetti transitori (come lampi di raggi-X) che possono provenire da eruzioni stellari o supernovae."

Il catalogo copre 1905 gradi quadrati distribuiti in maniera uniforme sul cielo. "Abbiamo analizzato i dati in due modi. Prima abbiamo considerato tutte le osservazioni in maniera individuale, per cui abbiamo una sensitività tipica di 0,3-10 keV. Poi abbiamo aggiunto tutti i dati che coprivano la stessa regione del cielo: queste immagini hanno una sensitività tipica di 0.3--10 keV. La nostra copertura del cielo è quasi 2.5 volte più grande quella del precedente standard 3XMM-DR4, ottenuto con l'XMM-Newton dell'ESA, anche se il catalogo ha una sensitività inferiore di circa 1.5 volte.

http://arxiv.org/pdf/1311.5368v1.pdf

http://www.link2universe.net/2013-12-16 ... rmassicci/


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MessaggioInviato: 04/02/2014, 18:30 
A meno che non abbiate trascorso gli ultimi giorni dentro un buco vero e proprio, avrete probabilmente letto da qualche parte che Stephen Hawking ora sostiene che i buchi neri non esistono. Ero sul punto di chiudere gli occhi e lasciare che questa ondata di sciocchezze mediatiche mi passasse accanto, ma persino mia madre mi ha chiesto che cosa significava. Quindi, ecco la spiegazione in breve.

Si dice spesso che un buco nero è definito dalla presenza di un orizzonte degli eventi. L'orizzonte degli eventi è il confine di una regione da cui non può sfuggire alcuna informazione, mai. La parola decisiva è “mai”. L'orizzonte degli eventi è una proprietà matematicamente ben definita dello spazio-tempo, ma è solo un costrutto interamente matematico. Dovremmo letteralmente aspettare fino alla fine dei tempi per scoprire se un orizzonte degli eventi è davvero un orizzonte degli eventi nel senso di questa definizione.

Cos'ha detto (davvero) Stephen Hawking sui buchi neri© Yenpitsu Nemoto/Ikon Images/Corbis
Quindi, invece che di orizzonte degli eventi, i fisici parlano spesso di orizzonte apparente. L'orizzonte apparente è, grosso modo, un qualcosa che somiglia a un orizzonte degli eventi per un periodo finito di tempo. Dal momento che noi possiamo misurare solamente cose che avvengono in tempi finiti, ciò su cui ci interroghiamo, che cerchiamo e che osserviamo è l'orizzonte apparente.

Agli effetti pratici - vale a dire le reali osservazioni di buchi neri astrofisici - la distinzione tra orizzonti apparenti e orizzonti degli eventi è del tutto irrilevante. Ed è per questo che né voi - né, probabilmente, molti giornalisti scientifici - ne avete mai sentito parlare.

L'idea che quando la materia collassa possano formarsi non orizzonti degli eventi veri e propri, ma solo orizzonti degli eventi apparenti che finiscono per svanire non è nuova. Nella letteratura scientifica è oggetto di discussione da una ventina di anni. In un articolo che ho scritto con Lee Smolin, abbiamo discusso la possibilità che non ci siano orizzonti degli eventi, ma solo orizzonti apparenti per ragioni di carattere molto generale. (Si veda la figura 3 dell'articolo e relativa didascalia)

Ma allora che cosa ha detto veramente Hawking? La citazione esatta è:

“L'assenza di orizzonti degli eventi implica che non ci siano buchi neri, nel senso di condizioni da cui la luce non può sfuggire all'infinito.”

Se si definisce un buco nero come uno spazio-tempo con un orizzonte degli eventi, allora l'affermazione è corretta. Ma ci saranno ancora degli oggetti, chiamiamoli “buchi neri apparenti”, che somigliano quasi perfettamente ai buchi neri per tempi che superano di diversi ordini di grandezza la durata di vita dell'universo. E nessuna osservazione attualmente possibile sarà in grado di dire se, per esempio, il centro della Via Lattea ospita un buco nero con un orizzonte degli eventi o un buco nero apparente che somiglia a un buco nero con un orizzonte degli eventi.

Sostanzialmente, ciò che Hawking sta dicendo è di ritenere che un collasso della materia porti solo a un orizzonte apparente temporaneo, e non a un orizzonte degli eventi eterno. Questo è un parere condiviso da molti suoi colleghi (me compresa) e non c'è nulla di nuovo in questa idea.

[Clicca e scopri il significato del termine: A meno che non abbiate trascorso gli ultimi giorni dentro un buco vero e proprio, avrete probabilmente letto da qualche parte che Stephen Hawking ora sostiene che i buchi neri non esistono. Ero sul punto di chiudere gli occhi e lasciare che questa ondata di sciocchezze mediatiche mi passasse accanto, ma persino mia madre mi ha chiesto che cosa significava. Quindi, ecco la spiegazione in breve. Si dice spesso che un buco nero è definito dalla presenza di un orizzonte degli eventi. L#65533;orizzonte degli eventi è il confine di una regione da cui non può sfuggire alcuna informazione, mai. La parola decisiva è “mai”. L#65533;orizzonte degli eventi è una proprietà matematicamente ben definita dello spazio-tempo, ma è solo un costrutto interamente matematico. Dovremmo letteralmente aspettare fino alla fine dei tempi per scoprire se un orizzonte degli eventi è davvero un orizzonte degli eventi nel senso di questa definizione. Cos#65533;ha detto (davvero) Stephen Hawking sui buchi neri© Yenpitsu Nemoto/Ikon Images/Corbis Quindi, invece che di orizzonte degli eventi, i fisici parlano spesso di orizzonte apparente. L#65533;orizzonte apparente è, grosso modo, un qualcosa che somiglia a un orizzonte degli eventi per un periodo finito di tempo. Dal momento che noi possiamo misurare solamente cose che avvengono in tempi finiti, ciò su cui ci interroghiamo, che cerchiamo e che osserviamo è l#65533;orizzonte apparente. Agli effetti pratici - vale a dire le reali osservazioni di buchi neri astrofisici - la distinzione tra orizzonti apparenti e orizzonti degli eventi è del tutto irrilevante. Ed è per questo che né voi - né, probabilmente, molti giornalisti scientifici - ne avete mai sentito parlare. L#65533;idea che quando la materia collassa possano formarsi non orizzonti degli eventi veri e propri, ma solo orizzonti degli eventi apparenti che finiscono per svanire non è nuova. Nella letteratura scientifica è oggetto di discussione da una ventina di anni. In un articolo che ho scritto con Lee Smolin, abbiamo discusso la possibilità che non ci siano orizzonti degli eventi, ma solo orizzonti apparenti per ragioni di carattere molto generale. (Si veda la figura 3 dell#65533;articolo e relativa didascalia) Ma allora che cosa ha detto veramente Hawking? La citazione esatta è: “L#65533;assenza di orizzonti degli eventi implica che non ci siano buchi neri, nel senso di condizioni da cui la luce non può sfuggire all#65533;infinito.” Se si definisce un buco nero come uno spazio-tempo con un orizzonte degli eventi, allora l#65533;affermazione è corretta. Ma ci saranno ancora degli oggetti, chiamiamoli “buchi neri apparenti”, che somigliano quasi perfettamente ai buchi neri per tempi che superano di diversi ordini di grandezza la durata di vita dell#65533;universo. E nessuna osservazione attualmente possibile sarà in grado di dire se, per esempio, il centro della Via Lattea ospita un buco nero con un orizzonte degli eventi o un buco nero apparente che somiglia a un buco nero con un orizzonte degli eventi. Sostanzialmente, ciò che Hawking sta dicendo è di ritenere che un collasso della materia porti solo a un orizzonte apparente temporaneo, e non a un orizzonte degli eventi eterno. Questo è un parere condiviso da molti suoi colleghi (me compresa) e non c#65533;è nulla di nuovo in questa idea. ]

E' davvero un peccato che questa dichiarazione di Hawking sia stata così fraintesa, dato che ci sono davvero persone che affermano che i buchi neri non esistono. Sostengono che ciò che osserviamo in realtà sono solo oggetti massicci molto scuri che non collassano oltre il loro raggio di Schwarzschild [una distanza associata e proporzionale alla massa di un corpo celeste, N.d.R.] e che hanno una superficie materiale. Si tratta di un'opinione a dir poco minoritaria, perché richiede modifiche sostanziali alla teoria della gravità di Einstein, senza contare che è in conflitto con le osservazioni. Sono sicurissima che non è questo ciò che Hawking intendeva.

Detto questo, “l'articolo” di Hawking è in realtà solo un resoconto di una conferenza tenuta lo scorso anno. E' soprattutto una sintesi delle sue riflessioni sul cosiddetto firewall dei buchi neri, nessuna delle quali ho trovato molto appassionante e straordinaria. Se l'articolo fosse stato scritto da qualcun altro, nessuno vi avrebbe prestato attenzione.

In sintesi, in seguito all'articolo di Hawking non è cambiato nulla nella nostra comprensione dei buchi neri. Circolare, circolare, qui non c'è niente da vedere.

http://www.lescienze.it/news/2014/02/03 ... i-1992502/


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Cita:
MarcoFranceschini ha scritto:

Cita:
marino ha scritto:

Forse sarebbe meglio precisare che le simulazioni grafiche che rappresentano modelli di buchi neri, sono dovute primariamente a calcoli matematici. La stessa esistenza dei buchi neri fu ipotizzata a livello matematico.


Esattamente...da Laplace ad esempio
http://www.damtp.cam.ac.uk/research/gr/ ... vented.pdf
Ed in base a considerazioni abbastanza banali sulla velocità di fuga da un corpo avente una data massa.
Il grosso problema della umanità oggi prigioniera sulla Terra (ma che ebbe ben più nobili ed ampie possibilità in un tempo ora fuori dalla memoria) è che ciò che pensa di sapere sull'oltre sistema solare lo sa/conosce per inferenza, per deduzione.
Che potrebbero anche essere completamente errate...


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Immagine scattata dall'animazione della nascita e collisione di due buchi neri supermassicci dopo il collasso di una super-stella nell'infanzia dell'universo. Credit: Christian Reisswig (Caltech).

Se il leone è il Re indiscusso della giungla, l'equivalente per l'universo toccherebbe sicuramente ai buchi neri supermassicci che si trovano al centro della maggior parte delle galassie che conosciamo. Sono buchi neri con masse che vanno da milioni a miliardi di volte quella della nostra stella, e divorano enormi quantità di materia rilasciano spesso giganteschi getti di particelle. Ma come sono nati questi mostri? Non solo non è ancora chiaro, ma è uno dei più grandi misteri attuali dell'astronomia. Questo perché sono nati nell'infanzia dell'universo e non avrebbero avuto tempo per accumulare così tanta massa semplicemente mangiandola. Sarebbero serviti miliardi di anni, ma li vediamo anche quando l'universo era giovanissimo (per esempio i quasar primordiali risalenti ad appena 1 miliardo di anni di età dell'universo).

Adesso però, una nuova ricerca pubblicata da ricercatori del Caltech, suggerisce che questi antichissimi mostri si sono formati grazie alla morte di certi tipi di stelle primordiali estremamente giganti ed esotiche, che sarebbero come dei dinosauri dell'antico universo. Queste stelle nascevano e crescevano fino a dimensioni incredibili, in pochissimo tempo, per poi morire drammaticamente. E' la loro morte che ci interessa particolarmente perché collassando davano vita non ad uno, ma a due buchi neri, ognuno con una propria massa. Questi due, collidendo, avrebbero infine portato alla nascita di un buco nero supermassiccio.



Diversamente da quello che succede con le stelle ordinarie, quelle supermassicce vengono stabilizzate per resistere alla propria gravità in buona parte dalla propria radiazione fotonica. Nel caso di una stella molto massiccia, la radiazione fotonica, cioè il flusso di fotoni verso l'esterno che viene generato dalle temperature altissime al cuore della stella, spinge i gas della stella verso l'esterno, opponendosi così alle forze gravitazionali che vorrebbero tirare il gas verso l'interno.

Durante la propria vita, una stella supermassiccia si raffredda lentamente per via della perdita energetica attraverso l'emissione di radiazione fotonica. Man mano che la stella si raffredda, diventa più compatta, e la sua densità centrale aumenta lentamente. Questo processo dura per un paio di milioni di anni, finché la stella non ha raggiunto una compattezza tale da permettere all'instabilità gravitazionale di entrare in gioco e far collassare la stella verso l'interno.

Gli studi precedenti avevano predetto che quando una stella supermassiccia collassa, mantiene una forma sferica che al massimo si appiattisce per via della rapida rotazione. Questa forma è chiamata "configurazione asimmetrica". Incorporando in questo modello anche il fatto che le stelle in rapida rotazione sono esposte a piccole perturbazioni, Reisswig ed i suoi colleghi hanno predetto che queste stesse perturbazioni potrebbero far si che la stella devii verso forme non asimmetriche durante il collasso. Queste piccole perturbazioni iniziali crescerebbero rapidamente, portando alla fine il gas dentro la stella ad agglomerarsi e formare frammenti ad altissima densità.

"La crescita dei buchi neri fino a scale supermassicce nel giovane universo, sembra possibile solo se il "seme" di massa dell'oggetto che collassa è già sufficientemente grande." spiega Christian Reisswig, della NASA/Caltech



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Buchi neri presenti in galassie primordiali in quest'immagine raccolta dal Hubble Space Telescope e Chandra. Credit: NASA/CXC

I frammenti che si vengono a creare, finirebbero per orbitare il centro della stella e diventerebbero sempre più densi, man mano che raccolgono materia durante il collasso; aumenterebbero poi molto anche in temperatura. "Poi entra in gioco un effetto molto interessante" spiega Reisswig. "A temperature sufficientemente alte, ci sarebbe abbastanza energia disponibile per accoppiare elettroni e le loro contro-particelle di antimateria, i positroni, per creare coppie di elettroni-positroni. La creazione di queste coppie causerebbe una perdita di pressione, ed un'ulteriore accelerazione del collasso; come risultato, i due frammenti finirebbero per diventare così densi che un buco nero si formerebbe in ognuno dei due. La coppia di buchi neri potrebbe poi iniziare una discesa a spirale, l'uno verso l'altro, prima di formare un unico buco nero finale. "

"Questa è una scoperta nuovissima. Nessuno ha mai predetto che il singolo collasso di una stella potesse produrre una coppia di buchi neri che poi si mischiano." spiega Reisswig.

http://www.caltech.edu/content/one-coll ... m-and-fuse
http://www.link2universe.net/2013-11-07 ... massiccio/


ma quanto sarebbero state grandi e massicce queste stelle antiche?

avevo letto che per motivazioni fisiche una stella non poteva esistere oltre una certa massa che sarebbe peraltro molto simile a quelle ad esempio di Cane maggiore che è la più grande osservata, ma ben lontana dall'essere minimamente paragonabile a Sagittarius A.



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