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MessaggioInviato: 06/03/2013, 12:05 
La missione JUICE (JUpiter ICy moons Explorer), poterà con se ben 11 strumenti scientifici per studiare in dettaglio il più grande dei giganti gassosi e le sue intriganti lune fatte di ghiaccio e vastissimi oceani liquidi (Europa e Ganimede in particolare). JUICE è la primissima missione grande che verrà implementata dall'ESA all'interno del suo nuovo programma chiamato Cosmic Vision 2015-2025. I piani sono di far arrivare la sonda intorno a Giove per studiare Europa, Callisto e Ganimede con sorvoli ripetuti e poi dedicarsi in dettaglio a Ganimede, entrando direttamente in orbita. Il lancio dovrebbe essere nel 2022 e l'arrivo intorno a Giove nel 2030. Sarà li per almeno tre anni e sarà la più dettagliata missione planetaria mai lanciata dall'agenzia spaziale europa. Tra gli strumenti ci saranno anche alcuni dati dalla NASA per una collaborazione scientifica di studio.

Oggi, il Science Programme Committee della ESA ha annunciato di aver approvato un set di strumenti tra cui alcune delle più avanzate camere fotografiche, spettrometri infrarossi, un altimetro laser e nuovissimi radar per penetrare il ghiaccio. La missione porterà anche un magnetometro e dei strumenti per monitorare l'ambiente di plasma e particelle cariche intorno a Giove e le lune.

A sviluppare questi strumenti ci penseranno ben 16 paesi europei con l'aggiunta di collaborazioni da parte degli USA e del Giappone.

"La selezione degli strumenti per la missione JUICE è un grande traguardo nello sviluppo di questa nuova missione ammiraglia per l'esplorazione del Sistema Solar esterno, che rappresenta un'opportunità senza precedenti per mettere in mostra la grande esperienza e leadership tecnologica dell'Europa in campo scientifico." ha spiegato Alvaro Gimenez Canete, Direttore per la divisione di Esplorazione Scientifica e Robotica dell'ESA.


Ecco una lista più dettagliata degli strumenti della missione JUICE:

* JANUS (Jovis, Amorum ac Natorum Unidique Scrutator, camera system). Si tratta del sistema di camere che poterà la sonda. Purtroppo non sono state date delle informazioni dettagliate riguardo alle capacità che questa camera avrà. Ma si pensa che dovrebbe essere in possesso di una camera ad angolo stretto (telefotografica) e di una a grandangolo panoramico. Quella ad angolo stretto potrebbe ottenere immagini ad altissima risoluzione di particolari zone della superficie delle lune, specialmente dall'orbita di Ganimede, ottenendo scatti persino di pochi metri per pixel durante l'orbita più bassa. Questo ci farà fare notevoli progressi nella comprensione dell'evoluzione e natura della geologia di queste lune."

* MAJIS (Moons and Jupiter Imaging Spectrometer). Si tratta di uno spettrometro che servirà a studiare la composizione mineralogica delle lune e la struttura e la morfologia dell'atmosfera di Giove. Non sono stati rilevati dettagli sulle sue caratteristiche tecniche.

* UVS (UltraViolet Imaging Spectrograph). Dal comunicato della NASA si legge che questo strumento sarà operato da Randy Gladstone del Southwest Research Institute in San Antonio. Lo spettrometro acquisirà immagini per esplorare in dettaglio le lune e Giove da un punto di vista particolare, quello ultravioletto. Lo strumento permetterà così di capire come l'atmosfera superiore di Giove interagisce con gli strati di nuvole sepolti sotto e come si formano ed evolvono l'ionosfera e la magnetosfera sopra. Lo strumento inoltre rileverà anche le tracce dell'aurora su Giove e su Ganimede.

* SWI (Sub-millimeter Wave Instrument). L'obbiettivo principale di questo strumento sarà investigare la composizione della superficie delle lune attraverso le lunghezze d'onda submillimetriche che saranno in grado di mostrare importanti dettagli sulla mineralogia così come sulle dinamiche interne all'atmosfera centrale di Giove e l'esosfera delle lune. Un'altra cosa che questo strumento permetterà sarà l'ottenere dati relativi alle proprietà termofisiche delle superficie dei satelliti.



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Scheda di presentazione delle principali fasi della missione JUICE. In alto si vedono le varie lune e quanti sorvoli saranno effettuati. Ogni triangolo è un sorvolo. Perijoves sta per orbite ravvicinate per lo studio di Giove stesso. La seconda fase, quella della lunga striscia blu, è quella dell'orbita stabile intorno a Ganimede. Sotto invece trovate un riassunto del tempo passato intorno ad ogni luna e le zone dove si troverà ad orbitare la navicella. Credit: ESA/LPI/USRA

* GALA (Ganymede Laser Altimeter). L'altimetro laser contribuirà a caratterizzare meglio le superfici delle lune. Otterrà dati riguardo alla topografia, alla forma e alla deformazione mareale presente sulle lune ghiacciate. Sarà anche uno strumento fondamentale per studiare il campo gravitazionale dei satelliti dall'orbita, fornendo anche dati precisissimi sulle distanze."

* RIME (Radar for Icy Moons Exploration). Dal comunicato della NASA si legge che l'investigatore principale sarà Lorenzo Bruzzone, dell'Università degli Studi di Trento, in Italia, insieme a Jeffrey Plaut, del JPL, in Pasadena, California. Sotto la guida di Bruzzone e dell'Agenzia Spaziale Italiana, il JPL fornirà il hardware per la trasmissione e recezione dello strumento radar progettato per penetrare la crosta ghiacciata di Europa, Ganimede e Callisto, fino ad una profondità di ben 9 km!

* 3GM (Gravity & Geophysics of Jupiter and Galilean Moons). Questo strumento si occuperà di studiare in dettaglio la struttura geologica interna degli oceani sotto le croste di Ganimede e Callisto e possibilmente anche di Europa.

J-MAG (Magnetometer for JUICE). Il magnetometro servirà per studiare il campo magnetico di Ganimede ma anche per stabilire se eventuali impronte nell'induzione magnetica mostrano dettagli degli oceani sotto le croste delle varie lune. Inoltre permetterà di avere dei dati molto più precisi al campo magnetico di Giove, il più grande dei pianeti del Sistema Solare.

* PEP (Particle Environment Package). Dal comunicato stampa della NASA si legge che l'investigatore principale per questo strumento sarà Stas Barabash dello Swedish Institute of Space Physics. La guida americana sarà di Pontus Brandt della Johns Hopkins University (del APL). Lo strumento misurerà il materiale neutro ed il plasma che viene accelerato e riscaldato fino a livelli estremi dall'incredibile forza di Giove e del complesso ambiente magnetico circostante.

* RPWI (Radio & Plasma Wave Investigation). Consiste in un set di sensori per misurare i campi elettrici e le onde elettromagnetiche oltre che il plasma. Otterrà alcune osservazioni molto dettagliate sul plasma termico (grazie a delle sonde Langmuir) e dati sulla conduttività elettrica. Molte delle misurazioni proposte non sono mai state effettuate intorno a Giove o le sue lune.

* PRIDE (Planetary Radio Interferometer & Doppler Experiment). Di questo esperimento in particolare si sa pochissimo. Dalle poche voci pare che sarà usato insieme al VLBI (Very Large Base Interferometry) sulla Terra, per condurre alcuni esperimenti di radioastronomia.



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Presentazione degli strumenti che potrebbero essere portati a bordo della navicella. Credit: ESA/LPI/USRA

"Questa suite di strumenti darà risposte dettagliate a tutti i grandi interrogativi che si pone questa missione, da misurazioni in-situ del campo magnetico e plasma di Giove, alle remote osservazioni delle superfici e dell'interno delle tre lune ghiacciate di Giove" ha spiegato Luigi Colangeli, coordinatore del direttorato di missioni per il Sistema Solare dell'ESA.

Lungo tutta la missione, JUICE osserverà l'atmosfera di Giove e la sua magnetosfera insieme all'interazione con i quattro satelliti galileani, più Io.

Secondo i piani, la sonda dovrebbe effettuare almeno una dozzina di sorvoli di Callisto, il satellite più craterizzato dell'intero Sistema Solare, e passare almeno due volte molto vicino ad Europa, per misurare con precisione quanto è davvero spessa la sua crosta.
Infine, come anticipato prima, JUICE entrerà in orbita intorno a Ganimede, la più grande luna del Sistema Solare, in possesso del più vasto oceano e persino di un proprio campo magnetico, che la sonda studierà con gli strumenti già usati per studiare la magnetosfera di Giove

Giove e le sue lune ghiacciate costituiscono un mini-Sistema Solare, e questo offrirà agli scienziati europei ed ai nostri partner internazionali, l'occasione di imparare qualcosa in più sulla formazione di mondi potenzialmente abitabili intorno ad altre stelle" ha spiegato Dmitrij Titov, scienziato della missione JUICE.
La scelta degli strumenti già da ora permetterà all'agenzia spaziale di iniziare subito la costruzione di questa complessa missione, assicurandosi di finirla così in tempo per il lancio del 2022.

http://www.esa.int/Our_Activities/Space ... s_explorer

http://www.jpl.nasa.gov/news/news.php?release=2013-069

http://sci.esa.int/science-e/www/area/i ... areaid=129

http://www.link2universe.net/2013-03-05 ... ana-juice/

e' sperabile che con tecnologie piu'sofisticate,si possano scoprire,nuove ed interessanti novita'riguardo al sistema giove e sopratutto ai satelliti medicei.....................................[;)]


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MessaggioInviato: 15/03/2013, 19:05 
Le intricate bande di Giove

E' una gigantesca onda atmosferica a governare gli hot spot, i punti caldi che si osservano tra le dense coltri di nubi che avvolgono il più grande pianeta del Sistema solare.


A volte, anche nella turbolenta e spessa atmosfera di Giove si aprono degli spiragli che ci permettono di indagare cosa succede negli strati più profondi del più grande pianeta del Sistema solare. Queste zone, di colore più scuro, prendono il nome di Hot spot, ovvero 'punti caldi' poiché nell'infrarosso risultano molto più brillanti di quelle circostanti, indice di temperature più elevate. La loro natura e i fenomeni che ne modellano continuamente la loro forma e ne determinano gli spostamenti all'interno della complessa circolazione dell'atmosfera gioviana sono da decenni oggetto di approfonditi studi da parte di ricercatori di tutto il mondo. Un grande passo in avanti arriva oggi da un lavoro guidato da David Choi, del Goddard Space Flight Center della NASA. Lo studio si basa sulle riprese fatte dalla sonda Cassini in occasione del passaggio ravvicinato a Giove del 2000, necessario per fornirgli la spinta gravitazionale che gli avrebbe fatto raggiungere quattro anni più tardi il suo obiettivo scientifico, ovvero Saturno e il suo sistema.
"Questa è la prima volta che è stato possibile seguire in dettaglio l'evoluzione nel tempo della forma e degli spostamenti di numerosi punti caldi, che è il modo migliore per apprezzare la dinamica di queste strutture atmosferiche" sottolinea Choi. Per far questo il team ha ricostruito una serie di animazioni con le centinaia di immagini scattate da Cassini durante il suo massimo avvicinamento al pianeta. I filmati più interessanti sono quelli che seguono l'evoluzione di una catena di hot spot situata circa 7 gradi a nord dell'equatore di Giove per circa due mesi, in cui sono ben evidenti le variazioni giornaliere e settimanali nelle loro dimensioni e forme.
Analizzando queste animazioni, i ricercatori hanno mappato i venti attorno ad ogni hot spot e hanno esaminato le loro complesse interazioni con vortici atmosferici. Per separare questi movimenti dalla corrente a getto presente nella zona dove sono presenti i punti caldi, gli scienziati hanno anche monitorato i movimenti di piccole e veloci nubi, simili per conformazioni a cirri presenti nell'atmosfera terrestre, usandoli come 'traccianti'. Con il risultato di ottenere così la prima misura diretta della velocità del vento nella corrente a getto, che oscilla tra 500 e 720 chilometri all'ora, molto più di quanto si pensasse finora. I punti caldi invece sembrano prendersela più comoda, dato che si muovono a 'soli' 360 chilometri l'ora.
Compresa la dinamica di queste strutture, rimaneva però l'interrogativo di conoscere meglio la loro natura. Una delle ipotesi più accreditate spiega come gli hot spot vengono prodotti quando grandi masse d'aria sprofondano negli strati più bassi dell'atmosfera e vengono riscaldate nel processo. Ma la regolarità sorprendente con cui sono distribuiti i punti caldi ha portato i ricercatori ad andare oltre e a sospettare che ci sia una vera e propria onda atmosferica a governarli. Infatti in tutte le animazioni sono presenti tra otto e dieci punti caldi perfettamente allineati e più o meno equidistanti, con densi pennacchi di nuvole biancastre tra ciascuno. Gli scienziati hanno pensato che esistesse un gigantesco flusso d'aria che spinge quella fredda verso il basso, aprendo un varco tra le nubi, e solleva nelle vicinanze aria calda, generando la fitta coltre di nubi nei pennacchi. Un andamento sinuoso e regolare confermato anche dalle simulazioni fatte dal team al calcolatore.
Questo comportamento è sorprendentemente simile a ciò che accade anche qui sulla Terra. L'onda di Rossby scoperta dall'omonimo scienziato svedese nel 1939, provoca nella nostra atmosfera l'immissione di correnti di aria fredda proveniente dalle regioni artiche verso zone a latitudini temperate, modificando temporaneamente l'andamento tipico della corrente a getto polare.

MEDIA

http://www.skylive.it/NotiziaAstronomic ... _giove.txt

...e' sperabile che questi misteri possano essere risolti dalla missione juice.....cmq ne dubito fortemente......[;)]


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