La frenata di VenerePer cause ancora misteriose, il pianeta ruota più lentamente del previsto
di Jason Major
Le spesse nuvole che avvolgono la superficie di Venere in una fotografia scattata da una sonda orbitante. Immagine per gentile concessione MPS/DLR/IDA/ESAVenere ha rallentato: secondo i dati raccolti da Venus Express, la velocità di rotazione del pianeta è diminuita rispetto a 16 anni fa.
Nei primi anni Novanta gli astronomi della NASA calcolarono che il pianeta compiva un giro completo su se stesso in 243,015 giorni terrestri. Il calcolo era basato sui dati forniti dalla sonda orbitante Magellan, che prendeva un punto di riferimento sulla superficie di Venere e misurava il tempo trascorso tra due "passaggi".
Oggi però un'altra sonda, il Venus Express dell'Agenzia spaziale europea, ha dato risultati diversi: da un giorno venusiano all'altro, il punto di riferimento scelto sulla superficie del pianeta è risultato distante 20 chilometri da dove sarebbe dovuto essere. La conclusione, confermata da osservazioni radar compiute da Terra, è che il tempo di rotazione si è allungato di 6,5 minuti.
"All'inizio ho pensato di aver sbagliato i calcoli, perché le misurazioni di Magellan erano state molto accurate", spiega Nils Müller, planetologo del DLR, il Centro aerospaziale tedesco. "Ma abbiamo controllato in ogni modo, e i calcoli erano esatti".
Colpa dell'atmosfera?
Una delle possibili cause della "frenata" potrebbe essere l'attrito causato dalla spessa atmosfera di Venere e dai potenti venti che spazzano il pianeta. Anche sulla Terra i movimenti atmosferici hanno un impatto - sebbene molto minore - sulla velocità di rotazione. L'atmosfera di Venere, carica di anidride carbonica, è tanto pesante da esercitare una pressione sulla superficie 90 volte più forte di quella che noi terrestri subiamo a livello del mare. Nuvole opache di acido solforico ruotano costantemente attorno al pianeta a velocità da uragano.
Tuttavia "è difficile individuare le cause di un rallentamento così marcato della rotazione di Venere avvenuto in soli 16 anni", sostiene Håkan Svedhem, progettista di Venus Express. "Potrebbe dipendere dal ciclo del Sole o da cambiamenti di lungo termine delle dinamiche atmosferiche. È un enigma ancora da risolvere".
Una teoria attribuisce il rallentamento allo scambio di momento angolare tra Venere e la Terra: quando avviene tra un pianeta e il suo satellite, ad esempio, il fenomeno può causare un rallentamento della rotazione. Ma Venere e la Terra, assicura Svedhem, sono troppo distanti (38 milioni di chilometri) per scambiarsi momento angolare.
Toccherà quindi agli astronomi indagare sulle cause della "frenata" di Venere. Non è solo una curiosità teorica: conoscere l'esatta velocità di rotazione è importante anche per programmare l'eventuale atterraggio di una sonda sulla superficie del pianeta.
http://www.nationalgeographic.it/scienz ... re-853454/Questo mi ha portato alla memoria il lavoro di Velikowsky che ho citato anche un paio di volte nel corso della redazione dei miei articoli in merito al presunto arresto del moto di rotazione del nostro pianeta descritto come vicenda comune in alcuni testi sacri e mitologici.
Per ricordare ciò utilizzerò il seguente articolo...
PERCHÉ IL SOLE SI FERMÒdi Fulton Oursler (Prima Parte) - da "Selezione dal Reader's Digest" del Maggio 1950Fulton Oursler presenta il sensazionale libro di Immanuel Velikovsky "Worlds in Collision" pubblicato in USA dalla Macmillan Co. e in Italia da Garzanti.
Alcuni fra i critici più in vista hanno predetto che Worlds in Collision potrà essere un libro che farà epoca, come "L’Origine delle Specie" di Charles Darwin o i "Principi di Newton". Alla luce delle sue nuove deduzioni e speculazioni, il dottor Gordon A. Atwater, direttore e curatore del Planetario Hayden del Museo Americano di Storia Naturale, dice che "oggi si possono riprendere in esame i puntelli della scienza moderna"; John J. O’Neill, redattore scientifico dello Herald Tribune di New York, dichiara: "Questo magnifico esempio di ricerca scientifica innalza la storia del mondo ad un livello di sommo interesse".
L’autore di questa emozionante nuova opera, il Dottor Immanuel Velikovsky, è di origine russa e studiò scienze naturali all’Università di Edimburgo, storia, legge e medicina a Mosca, biologia a Berlino, la funzione del cervello a Zurigo, psicologia a Vienna. Nel 1939 emigrò negli Stati Uniti. "Worlds in Collision" è stato scritto dopo dieci i anni di estese ricerche, in cui l’Autore si è consultato con studiosi e con specialisti di tutto il mondo.
Circa 25 anni fa (alla metà degli anni ’20), un maestro di scuola di una piccola città dello Stato del Tennessee, nel sud degli Stati Uniti, parlò ai suoi scolari della teoria di Darwin sull’evoluzione.
Per questa infrazione alla legge dello Stato, che proibiva insegnamenti contrari alla Bibbia, il maestro venne arrestato, ed il mondo assisté ad uno dei più straordinari processi della storia. Venne chiamato a testimoniare, come difensore della fede, William Jennings Bryan, che per tre volte fu candidato alla Presidenza degli Stati Uniti.
L’avvocato difensore di Jonh T. Scopes, il maestro di scuola, era Clarence Darrow, un illustre agnostico.
Darrow attaccò furiosamente le storie soprannaturali narrate dalla Bibbia e sottopose ad un serrato interrogatorio la credulità di Bryan nelle leggende e nei racconti favolosi.
"Signor Bryan, credete che Giosuè abbia fatto fermare il Sole?".
"Si signor Darrow, lo credo".
"Non sarebbe invece stata la Terra stessa a fermarsi? E se ciò è quello che credete, non ritenete che, se mai cessasse di girare, la Terra diverrebbe un ammasso di materia fusa?".
L’indignato Darrow sembrava parlare con esatta conoscenza delle cose. Ma la scienza non è mai così dogmatica.
Un quarto di secolo dopo quel processo, uno scienziato pubblica un libro in cui dichiara che la Terra, durante l’epoca storica, si arrestò davvero nella sua rotazione quotidiana, e che per più di un giorno il Sole rimase visibile sopra Giosuè e le sue truppe.
Benché ciò sia soltanto incidentale per gli scopi dell’Autore, il libro tende a confermare la Bibbia in altri racconti miracolosi; i racconti di prodigi che ci sono familiari ne risultano non più come miti, ma come precise descrizioni di eventi concreti.
Lo scienziato che solleva tali possibilità, il Dottor Immanuel Velikovsky, ha intitolato la sua opera "Worlds in Collision" (Mondi in collisione). Come fece Darwin, stabilisce alcune ipotesi originali e le sostiene con argomentazioni scientifiche convincenti.
Applicando al campo delle scienze (archeologia, paleontologia, geologia, astronomia, psicologia, antropologia, fisica) i metodi propri del detective, l’Autore ha riunito attraverso i suoi ragionamenti deduttivi una catena di prove indiziare che può profondamente influire sul mondo degli uomini che pensano.
Gli anelli del suo ragionamento sono foggiati dalla storia e dalla letteratura delle tribù e delle nazioni antiche e moderne di tutto il mondo.
Il testo e le note dell’opera sprizzano di dati a conferma, tratti dalla Bibbia e dal Talmud, dai papiri egizi, dalle tavolette astronomiche babilonesi, dai calendari aztechi e maya, dalle tradizioni popolari dell’Arabia, dell’India, del Nord-America, del Tibet, della Cina, del Perù.
Il racconto del Sole che sta fermo illustra uno dei principali metodi dell’Autore per giungere alla verità dei fatti.
È chiaro che, se il Sole "non tramontò per tutto un giorno", il fenomeno non poté costituire uno spettacolo solamente locale. L’intera superficie terrestre dovette esservi coinvolta: se il Sole rimase sospeso su Gabaon nel quadrante orientale, in altri luoghi il crepuscolo o l’oscurità si prolungarono per un periodo corrispondente.
Il dottor Velikovsky cita documenti da tutte le parti del globo, che sono d’accordo sul tempo e sulla variazione della durata della luce diurna e dell’oscurità, in ciascuna regione. Simili testimonianze concordanti si ripetono più e più volte in altre storie di prodigi.
Per ciascun caso da lui analizzato, il dottor Velikovsky, cita dozzine, ventine e perfino centinaia di conferme.
Sul racconto più incredibile della Bibbia, l’arresto in cielo della Luna e del Sole mentre Giosuè metteva in fuga il nemico, vi sono prove raccolte in tutto il mondo.
Dice il dottor Velikovsky, all’inizio di una lunga serie di citazioni:
"Tenuto conto della differenza di longitudine, dev’essere stata notte o mattina presto, nell’emisfero occidentale. Consultiamo i libri che contengono l tradizioni storiche degli aborigeni dell’America centrale.
Negli 'Annali di Cuauhtitlan' del Messico - la storia dell’impero di Colhuacan e del Messico, scritta in lingua nahua-indiana (Nahuatl) - si racconta che durante una catastrofe cosmica accaduta nel remoto passato, la notte non ebbe fine per lungo tempo. Potremmo seguire un cammino attorno alla Terra e cercare nelle varie tradizioni concernenti una notte o una giornata anormalmente lunghe, con il Sole e con la Luna assenti o indugianti in punti differenti lungo lo Zodiaco."
E l’Autore si mette a farlo. Che avvenne, dunque, durante quella misteriosa giornata?
La teoria di "Mondi in Collisione" si basa sulle catastrofi prodotte da una grande cometa che passò due volte accanto alla Terra, la prima intorno al 1500 avanti Cristo, al tempo dell’Esodo, la seconda 52 anni più tardi, al tempo di Giosuè; e sulla ripetizione delle prime catastrofi, ma in scala minore, dovuta a vari avvicinamenti al pianeta Marte, da 700 a 800 anni più tardi.
Questi cataclismi astrali provocarono strani avvenimenti sulla Terra e nel cielo.
La spiegazione del miracolo di Giosuè sta nel fatto che, se un giorno una grande cometa dovesse avvicinarsi abbastanza alla Terra, avverrebbero proprio spettacolosi fatti del genere. L’avvenimento rallenterebbe la Terra nella sua rotazione quotidiana e chi crede sia il Sole a girare attorno alla Terra vedrebbe, tra altri mistici spettacoli, il Sole stesso e la Luna come se fossero improvvisamente arrestati nel cielo.
Ciò, afferma Velikovsky, è proprio quanto accadde.
Il misterioso fuorilegge del firmamento, la cometa che fece dividere le acque, innalzare una colonna di nubi durante il giorno e di fuoco durante la notte fu veramente un vagabondo del cielo, generato e proiettato lontano per eruzione spontanea dalla massa ribollente del pianeta Giove.
La nuova cometa ci turbinò intorno nello spazio finché, dopo secoli, venne presa e imprigionata come membro permanente del nostro sistema solare, assestandosi felicemente in un’orbita circolare e mutandosi in un appariscente, ma tranquillo pianeta, che circola a tempo determinato attorno al nostro Sole: l’astro bellissimo che gli uomini chiamano Venere.
Il libro di Velikovsky tratta, in realtà, della strana nascita di questa stella del mattino. Tutte le altre parti delle sua tesi dipendono da quel prolungato e spettacoloso cataclisma.
Nel presentare la sua teoria, il dottor Velikovsky comincia con umiltà, confessando l’ignoranza della scienza, dell’"homo ignorans". Ciò che l’uomo non conosce riempirebbe un libro più grosso di tutti i libri scritti.
Deve ancora apprendere le cose più semplici e più essenziali: cosa sia la vita, o come essa nacque.
L’uomo non può dire se la vita, in una forma qualsiasi, esista altrove nel celeste alveare di stelle, né cosa sia la misteriosa forza chiamata gravitazione.
L’origine del sistema solare è tuttora oltre la comprensione degli scienziati.
Il primo passo che l’uomo di scienza deve compiere è studiare un pianeta, quello su cui camminiamo; "poi, attraverso il metodo deduttivo, applicare i risultati ottenuti agli altri membri del sistema solare", questo è quanto il dottor Velikovsky sta tentando di fare, valendosi nei suoi ragionamenti delle nuove conoscenze dell’elettromagnetismo e della fisica nucleare. Egli sostiene che quanto accade nei cieli è simile a ciò che avviene in un atomo, dove gli elettroni girano attorno al nucleo come pianeti intorno al Sole.
Ma di tanto in tanto gli elettroni si scambiano di posizione.
Alcuni obiettano: "Non capita di leggere nel giornale che tutto ad un tratto Saturno e Marte si siano scambiati di posto".
È vero: non lo leggiamo sul giornale, perché non è un avvenimento di tutti i giorni, ma lo leggiamo nelle cronache antiche citate in questo nuovo libro.
In un atomo, un pianeta gira attorno al suo Sole milioni di volte al secondo, può continuare a compiere miliardi di rivoluzioni, od anni atomici, senza mutare di orbita. Ma poi l’atomo assorbe un po’ di energia e l’elettrone si sposta in un’orbita più esterna, dove il suo anno è più lungo; oppure l’atomo cede un po’ di energia, e l’elettrone cade in un’orbita più vicina al nucleo, dove il suo anno diventa più corto.
Nella scala più vasta del sistema solare, possono passare secoli ed anche millenni tra un avvenimento corrispondente e la sua ripetizione.
Una volta compresa l’idea dell’Autore - che cioè i violenti, catastrofici mutamenti che avvengono su minuscola scala nell’interno dell’atomo si sono verificati su scala immensa, seppure ugualmente subitanea, nell’universo dei soli, dei pianeti e delle comete - si comincia a fare luce su alcuni antichi misteri.
Beninteso, ogni astronomo sa che il contatto con un altro corpo di massa sufficiente potrebbe sovvertire la rotazione ed il ritmo della Terra.
In questo stesso momento le comete vagano a milioni nello spazio e costituiscono per noi un periodo remoto ma reale. Sappiamo che la nostra Terra può venire in collisione e ci viene, con masse di meteoriti; spesso queste pietre incandescenti cadono sulla Terra. Pure, anche questa conoscenza è di data molto recente.
Ai tempi già tardi dei nostri bisnonni nessuno credeva, nel mondo dei dotti, che una pietra potesse cadere dal cielo. Questo scetticismo fu condiviso, fra molti altri, da Copernico, da Galileo, da Keplero e da Newton, sino al 1803, quando una pioggia di meteoriti cadute a l’Aigle in Francia, venne studiata dall’Accademia Francese delle Scienze.
Allora, per la prima volta, uomini istruiti riconobbero la possibilità della nostra collisione con qualche cosa vagante nel cielo.
Nei racconti della Bibbia l’Autore trova straordinari conferme della presenza di una cometa durante quei giorni di sbigottimento. Se, per esempio, la testa di una cometa si avvicinasse alla Terra, una pioggia, anzi un torrente di meteoriti ci cadrebbe certamente addosso.
Nel libro di Giosuè, appena due versetti prima che il Sole si fermi nel cielo, leggiamo che "il Signore gettò sopra loro dal cielo pietre grosse".
Colui che scrisse il Libro di Giosuè, sebbene non sapesse nulla della relazione fra le pietre che cadono dal cielo e l’arresto delle Terra, ci dà una descrizione vivida e scientificamente accurata.
Il periodo della prima visita della cometa fu quello in cui il Faraone teneva gli Ebrei schiavi in Egitto e il Signore, per costringere il vecchio Re a cambiare idea, mandò le piaghe delle rane e delle cavallette, la pioggia di sangue e di fuoco, le tenebre che non si dissipavano.
Bryan avrebbe creduto a tutti questi racconti, mentre Darrow li avrebbe scherniti, ma nessuno dei due avrebbe potuto trovare nulla, né in un senso ne nell’altro.
Velikovsky si assume il compito di provare che tali fatti avvennero, proprio nel modo in cui sono riferiti e che la storia biblica degli Israeliti segue l’ordine astronomico degli eventi.
Per esempio, durante le piaghe il mondo si tinse di rosso. Uno dei primi segni dell’incontro con la cometa fu una pioggia di particelle di pigmento rugginoso, quando la cometa sfiorò la Terra con la sua coda gassosa.
Sembrò che i laghi, i fiumi e i mari si mutassero in sangue; la terra stessa sembrò tutta rugginosa.
Vi sono racconti di testimoni oculari di tale arrossamento, non soltanto nella Bibbia, ma nel "Manoscritto Quiché" dei Maya, e in un papiro egizio di "Ipuwer", che fu lui stesso testimone del fenomeno. "Il fiume è sangue" egli lamentava; e ciò corrisponde all’Esodo: "L’acqua del fiume divenne sangue".
La contaminazione delle acque dolci uccise i pesci "e il fiume imputridì", è detto nell’Esodo. "Non potevano bere delle sue acque - il cronista egiziano conferma, ed esclama - gli uomini hanno ribrezzo ad assaggiarle; gli esseri umani sono assetati d’acqua. Cosa dobbiamo fare? Tutto è rovina!"
E non soltanto nel Medio Oriente. La polvere tinta di rosso, che irritava la pelle degli uomini e degli animali e causava foruncoli provocando malattie e morte, è segnalata anche in molti altri paesi.
Venne poi l’ultima piaga d’Egitto, il regno delle tenebre che si prolungò per tre giorni, culminando in violenti sconvolgimenti.
Cosa naturale anche questa, dice Velikovsky, perché il corpo della cometa si avvicinava alla Terra.
Questo avvicinamento, come sembrano indicare le cronache dell’epoca, fu seguito da una pioggia di massi e di pietre e da una stasi della Terra che sussultò e mancò di compiere alcune rotazioni, prima di riassestarsi e riprendere a ruotare.
Nazioni e tribù di molti altri luoghi hanno tradizioni riguardanti una catastrofe cosmica, durante la quale il Sole non risplendette; la lunga notte è ricordata in Finlandia, a Babilonia, nel Perù , presso gli Indiani d’America, presso popoli di tutto il mondo.
Centinaia di migliaia di uomini e di animali perirono durante uno sconvolgimento che scosse il globo.
Secondo il racconto della Bibbia, che Velikovsky non cita, dopo aver visto queste tenebre e questi terremoti spaventevoli, il Faraone acconsentì a lasciar andare il popolo di Mosé. Ma appena la vita ridivenne normale, rimpianse la sua decisione e con il suo esercito corse sui carri all’inseguimento per costringere i fuggitivi a tornare indietro, incorrendo così di gran carriera in un miracolo per il quale i profeti dovevano rendere grazie a Dio per secoli e secoli: la traversata del Mar Rosso.
Avvenne storicamente una cosa simile? Il logico Velikovsky ne è certo. Il rapido spostamento dell’atmosfera per lo scontro con le parti gassose della cometa, l’accumularsi dell’aria attratta dal nucleo della cometa stessa, e l’impeto dell’atmosfera risultante dall’inerzia allorché la Terra cessò di ruotare, tutto contribuì alla formazione di venti di velocità e forza enormi, proprio come è descritto nell’Antico Testamento.
Il tema di una simile tempesta cosmica è ripetuto nel Messico, nell’India, in Persia e nei mari del Sud.
Ma ciò non fu tutto.
Una cometa con un nucleo grande come la Terra stessa che, al culmine di tale bufera, fosse passata abbastanza vicina alla Terra, avrebbe avuto un effetto tremendo sulle maree degli oceani. La cometa sollevò le acque degli oceani ad un’altezza di chilometri.
Dal Giappone al Perù, fra gli indiani Choctaw e fra le tribù dell’altra parte del globo, dura ancora la memoria di tale mostruosa marea, di mari divisi in due; evento così insolito da diventare il ricordo più impressionante della lunga storia dei popoli.
Poiché tutti i paesi vennero in un primo tempo percossi dalle medesime piaghe e dal fuoco e, poi, squassati dalla stessa furia.
Ed ecco che si produsse nel cielo uno spettacolo che doveva imprimersi profondamente nell’immaginazione degli uomini e nella loro letteratura.
Il firmamento sembrò un campo di battaglia, una scena di spavento e di splendore incomparabili. Infatti la testa della cometa, essendo prima passata in prossimità del Sole, era già in fiamme.
Incandescente e fantasmagorica, piombò nell’orbita stessa della Terra, e così gli Ebrei in fuga seguirono una colonna di nuvole di giorno e una colonna di fuoco di notte. Frattanto la testa della cometa, avvolgendosi in spire, venne ad impigliarsi nella sua stessa coda, e tale lotta in mezzo al firmamento deve essere apparsa come un duello tra un globo di fuoco ed un cupo pilastro di fumo.
Non c’è da meravigliarsi che le genti di molte parti del mondo, come dicono ancor oggi i loro canti e le loro epopee, abbiano creduto di contemplare una lotta fra un mostro del cielo in forma di serpente e il dio della luce, il quale vinse e salvò la Terra.
È difficile trovare un popolo o una tribù che non abbiano lo stesso tema nelle loro credenze religiose.
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