A quei tempi si parlava molto di possibili astronauti russi morti nello Spazio prima di Gagarin; loro provavano direttamente e basta. Non dovevano dar conto a nessuno; infatti (qualsiasi "Lancio") rendevano nota la missione solo dopo esser sicuri del successo.
L'unica idea geniale che usavanoi vettori con razzi a "cluster"! Cosa he gli americani ignoravano. E "impazzivano" per costruire vettori sempre più potenti; andavano bene per i sistemi transistorizzati (poco peso) contro quelli a valvole dei russi! Per cui, quest'ultimi, si vantavano di mettere in orbita molte tonnellate di peso, ma ... vuoto.
![Davvero Felice [:D]](./images/smilies/UF/icon_smile_big.gif)
Di contro, gli USA, stipavano all'inverosimile i loro "Atlas", Vanguard" e "Jupiter" per trasportare più strumentazione possibile; infatti avevano il primato tecnologico, come satelliti meteo, spia, ripetitori e misurazioni varie.
Riguardo agli astronauti dovevano procedere molto lentamente e con tutti gli accorgimenti possibili per non rischiare l'insuccesso, quindi la morte. (Ne morirono solo tre a terra, durante un banalissimo collaudo: s'incendiò la capsula "Apollo-1"!):
27 gennaio 1967 – Gli astronauti americani: Gus Grissom, Edward H. White e Roger B. Chaffee (nella foto a sinistra), muoiono in un incendio scoppiato all’interno del modulo di comando della capsula Apollo 1 che si trova sulla rampa di lancio al Kennedy Space Center sulla cima di un vettore Saturno 1B, durante una simulazione di volo. Le cause dell’incendio vennero scoperte dalla speciale commissione che venne istituita subito dopo. Un fascio di cavi non sufficientemente protetti si era logorato tanto che una scintilla aveva poi appiccato l’incendio alimentato dall’atmosfera satura di ossigeno puro. Dopo questo incidente venne modificata l’atmosfera utilizzata a bordo delle capsule spaziali NASA e l’ossigeno puro (infiammabile) venne sostituito con una miscela composta da azoto e ossigeno.
------------------------------------
Cronologia di intercettazioni radio di presunti incidenti spaziali
La teoria dei cosmonauti perduti è stata alimentata anche da alcune supposte intercettazioni radio captate sui cieli di Torino in date diverse da due radioamatori italiani, Achille e Giovanni Battista Judica Cordiglia.
28 novembre 1960
I fratelli Judica Cordiglia affermano di avere captato un "SOS a tutto il mondo" in segnali Morse, proveniente da un punto fisso del cielo, che diventava sempre più debole come se si allontanasse dal punto di ricezione; essi concludono che debba trattarsi di una navicella spaziale con un cosmonauta a bordo. I critici sostengono che la provenienza del segnale da un punto fisso del cielo non è compatibile con la percorrenza di un'orbita e pertanto si dovrebbe spiegare con un allontanamento della navicella dalla Terra, ma ciò non è possibile, perché i sovietici all'epoca non avevano la possibilità di lanciare una navicella con uomini a bordo fuori dall'orbita terrestre[4], dato che il razzo vettore Proton non era ancora disponibile (fu collaudato nel 1965). Risulta invece che in quel periodo i sovietici lanciarono in orbita un satellite, lo Sputnik 6.
2 febbraio 1961
I fratelli Judica Cordiglia affermano di avere captato un battito cardiaco e un respiro affannoso provenienti dallo spazio, che interpretano come il rantolo di un cosmonauta morente. Due giorni dopo il segnale è captato indipendentemente da un altro radioamatore italiano, Mario Del Rosario. Alcuni critici, tra cui lo svedese Sven Grahn, ingegnere ed esperto di comunicazioni radio, sostengono che i dati fisiologici dei cosmonauti sovietici (tra cui il battito cardiaco) venivano trasformati in segnali elettrici a onda quadra, inviati a terra per via telemetrica e successivamente decodificati[5], pertanto non potevano essere sentiti direttamente, ma il suono doveva essere simile al fruscio di un fax o di un modem, con interruzioni ad intervalli regolari[6]. I sovietici comunicarono ufficialmente di avere lanciato in quel periodo un satellite, lo Sputnik 7, ma poi fu rivelato che si trattava in realtà della prima sonda destinata all'esplorazione di Venere, che non riuscì a lasciare l'orbita terrestre per un guasto all'ultimo stadio del razzo vettore.
23 maggio 1961
I fratelli Judica Cordiglia affermano di avere captato dallo spazio la voce di alcuni cosmonauti tra cui una donna, a cui viene attribuito il nome di Ludmilla; quest'ultima afferma di sentire un calore crescente e di vedere una fiamma. Essi ritengono che la navicella sia bruciata durante la fase di rientro nell'atmosfera. Quest'intercettazione ha avuto diverse critiche. La presenza di più voci lascerebbe presumere un volo plurimo, ma le capsule sovietiche Vostok allora disponibili non potevano ospitare più di un cosmonauta; inoltre non è possibile che la voce della donna si riferisca alla fase di rientro nell'atmosfera, perché la ionizzazione delle particelle d'aria intorno alla capsula interrompe il contatto radio (black-out) per alcuni minuti[7]. È stato anche rilevato che nel 1961 non c'erano ancora donne cosmonaute, che furono selezionate solo nel 1962[8].
Segnali radio sulla stessa frequenza vennero captati nello stesso periodo anche dall'Osservatorio di Bochum in Germania, ma il direttore dichiarò che a suo parere provenivano da trasmissioni terrestri[9]. A conferma di questa ipotesi, va detto che nel maggio 1961 non risultano lanci spaziali sovietici[10] e non è ipotizzabile un lancio "segreto" perché già dal novembre 1960 era operativo il sistema SPADATS (Space Detection and Tracking System) gestito dal NORAD per il tracciamento dei lanci spaziali[11].
15 maggio 1962
Vengono intercettate le voci di due uomini e di una donna impegnati in una disperata conversazione. Anche questo caso presupporrebbe una missione con più cosmonauti a bordo di una capsula, ma come si è detto le capsule multiposto Voskhod non erano all'epoca ancora disponibili (lo furono a partire dal 1964). Ufficialmente i sovietici lanciarono in quel periodo lo Sputnik 15.
http://it.wikipedia.org/wiki/Cosmonauti_perduti