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The "Black Hole"

23/12/2017, 17:12

Buchi neri, forse non ne sappiamo poi così tanto

Una nuova ricerca apparsa su Physical Review Letters dimostra che la teoria riguardante la fisica dello spazio che circonda i buchi neri potrebbe essere scorretta. Se confermato, sarebbe una svolta nel campo dell’astrofisica

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I buchi neri potrebbero essere più neri di quanto pensiamo. Almeno in senso figurato. Infatti, secondo una nuova ricerca del Sandia National Laboratories di Albuquerque (New Mexico) apparsa su Physical Review Letters, queste entità potrebbero ancor più complicati di quanto si ritenesse. Più precisamente, le teorie riguardanti la fisica dello spazio che circonda immediatamente questi vuoti di materia sembrano non essere corrette, il che sconfesserebbe molte delle teorie scientifiche pubblicate negli ultimi due decenni sull’argomento.

Studiare i buchi neri è davvero molto complicato. Innanzitutto perché sono difficilmente visibili, dato che il loro campo gravitazionale è così forte che nulla al suo interno può fuggire all’esterno – luce o altre radiazioni. Ma solo perché sono invisibili ai nostri occhi non significa che non possiamo dire che sono lì. “Naturalmente, le emissioni dei buchi neri non possono essere osservate”, spiega Guillaume Loisel, uno degli autori del lavoro.

“Siamo però in grado di vedere le emissioni della materia circostante poco prima che venga inglobata dal buco nero. Questa materia prende la forma di un disco, noto come disco di accrescimento”.

Questo perché quando la materia viene attirata verso il disco di accrescimento intorno a un buco nero, il gradiente gravitazionale del buco nero stesso porta allo sviluppo di un forte calore e produce un bagliore luminoso che può essere identificato dagli strumenti che rilevano i raggi X. Ma potrebbe esserci un problema: “I plasmi che emettono i raggi X hanno natura molto particolare”, precisa Jim Bailey, che ha collaborato allo studio, “e finora i modelli utilizzati per interpretare i loro spettri non sono mai stati testati in laboratorio”.

Per ricreare il più realisticamente possibile le condizioni intorno a un buco nero, i ricercatori hanno usato la Z machine, ovvero il più potente generatore di raggi X del mondo. Il loro scopo era quello di testare l’effetto Auger, che prevede che sotto l’effetto di un campo gravitazionale forte e dell’intensa radiazione di un buco nero gli elettroni di ferro altamente energizzati non emettano luce sotto forma di fotoni. Questa ipotesi è stata una delle basi della fisica teorica dei buchi neri per circa 20 anni, ma ora il team di ricercatori ha scoperto un’eccezione: l’effetto Auger sembra non verificarsi quando si applicano intense energie a raggi X su uno strato di silicio. “Avremmo dovuto osservare l’effetto Auger nel nostro esperimento, ma così non è avvenuto”, spiega Loisel. I dettagli tecnici della scoperta sono molto complessi, ma la mancata osservazione dell’effetto Auger implica che qualcosa nella teoria tradizionale dei buchi neri deve essere errata: “La nostra ricerca sembra suggerire che sarà bisognerà correggere molti degli articoli scientifici pubblicati negli ultimi 20 anni”, conclude Loisel. “E probabilmente riscrivere la fisica dei buchi neri”.

https://www.wired.it/scienza/spazio/201 ... buchi_neri

Re: The "Black Hole"

23/12/2017, 17:52

Non si capisce cosa però effettivamente è sbagliato nell'attuale teoria rispetto a questa nuova scoperta.

Re: The "Black Hole"

23/12/2017, 19:57

[:291] In effetti non è tanto chiaro ... [:296]

Re: The "Black Hole"

25/12/2017, 10:23

non è chiaro per niente
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