Y-155, che originariamente aveva una massa pari a circa 200 masse solari, è esplosa circa sette miliardi di anni fa, quando l'universo aveva la metà della sua età attualeL'esplosione di un'antichissima stella, chiamata Y-155, che ha raggiunto al suo centro il miliardo di gradi e prodotto grandi quantità di materia e antimateria è stata rilevata da un gruppo di ricercatori dell'Università di Notre Dame diretti da Peter Garnavich.
"Nelle nostre immagini Y-155 appare un milione di volte più debole di quanto possa vedere l'occhio umano, ma questo è dovuto all'enorme distanza. Se Y-155 fosse esplosa nella Via Lattea, avrebbe buttato all'aria tutti i nostri stracci", ha detto in modo colorito Garnavich, che ha presentato i risultati della ricerca nel corso del 215° Convegno della American Astronomical Society in corso a Washington.
Y-155, che originariamente aveva una massa pari a circa 200 masse solari, è esplosa circa sette miliardi di anni fa, quando l'universo aveva la metà della sua età attuale. E' stata notata nella costellazione di Cetus dal National Optical Astronomy Observatory (NOAO), in Cile, nel novembre 2007 proprio durante l'ultima settimana di osservazioni del progetto ESSENCE, durato sei anni. Successivamente è stata osservata con tre altri telescopi per raccogliere la maggior messe possibile di dati.
Garnavich e collaboratori hanno quindi calcolato l'energia generata nel momento di picco dell'esplosione stabilendo anche che Y-155 deve aver sintetizzato fra le sei e le otto masse solari di nichel radioattivo. Una normale supernova di tipo Ia ne produce circa un decimo.
La maggior parte delle stelle con più di otto masse solari termina la propria vita con un collasso del nucleo che dà origine a una supernova o direttamente a un buco nero. Per le stelle che hanno una massa compresa fra le 150 e le 300 masse solari si dovrebbe manifestare il fenomeno chiamato instabilità di coppia (pair instability) con la formazione di coppie elettrone/positrone, ma solo se la temperatura raggiunge valori elevatissimi, attorno al miliardo di gradi, ben superiori a quelle massime che si possono raggiungere all'intero del Sole, che toccano i 15 milioni di gradi.
Si ritiene che questo tipo di supernove fosse molto più frequente nelle prime fasi di vita dell'universo e che, grazie proprio alla potenza delle esplosioni, abbia contribuito in maniera essenziale a diffondere gli elementi pesanti nello spazio.
Fonte: http://lescienze.espresso.repubblica.it ... ia/1341637