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Rettiloide
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 Oggetto del messaggio: 7 febbraio: una "veranda" per la ISS
MessaggioInviato: 02/02/2010, 10:00 
Imprevisti a parte, è fissato per domenica 7 febbraio con lo shuttle “Endeavour” il lancio della “Cupola” che verrà montata sulla Stazione Spaziale Internazionale (disegno). Sarà sistemata sul “Nodo 3”, denominato “Tranquillity”, anch’esso in partenza con la stessa missione. Entrambe le strutture hanno visto il forte impegno dell’industria spaziale italiana, in particolare della Thales Alenia Space e dei suoi stabilimenti di Torino. Possiamo immaginare la Cupola come una meravigliosa veranda che si sporge nello spazio. Permetterà manovre di attracco più sicure in quanto assistite dall’interno della Stazione, attività extraveicolari anch’esse controllate a vista, osservazioni del cielo e anche utili osservazioni della Terra.

Con una massa di 1800 chilogrammi, la Cupola potrà ospitare fino a tre astronauti contemporaneamente. Larga circa tre metri e alta un metro e mezzo, è fusa in un unico blocco di alluminio nel quale sono incastonate sette finestre a prova di meteorite: sei disposte come i lati di un esagono e una rotonda al centro.

Con l’arrivo della Cupola e del Nodo 3 la Stazione Spaziale Internazionale (ISS) sarà completata al 90 per cento. Il primo modulo partì nel 1998 con un lancio russo automatizzato. Doveva essere completata verso il 2003...

Non sono tempi allegri per l’astronautica. Mentre due nuovi tasselli della ISS vanno a prendere il loro poso, il presidente Barack Obama ha ufficialmente annunciato ciò che si sapeva già ufficiosamente: non ci saranno soldi per il razzo Ares in fase di sperimentazione, sembrano quindi tramontare il ritorno sulla Luna e la costruzione di una base stabile sul nostro satellite. Anche Marte, che il 27 gennaio è passato nel punto più vicino alla Terra e ora domina le notti con la sua luce arancione, si allontana, in senso letterale e metaforico. Ma lo stesso futuro della Stazione Spaziale è incerto, e segretamente si programma il suo lento e graduale abbandono mentre è ancora da finire.

La missione Shuttle del 7 febbraio parte dunque in un clima di depressione, benché la Nasa abbia avuto assicurazioni almeno sul mantenimento del budget attuale. C’è anche, nell’opinione pubblica, americana ed europea, una crescente indifferenza. Sono lontani i tempi in cui le imprese spaziali calamitavano l’attenzione della gente. A quell’epoca d’oro ci riporta il libro di Stefano Cavina “Cosmonauti. Esploratori dell’infinito” (AIEP Editore, 300 pagine, 18 euro).

Premesso che “cosmonauti” è parola che dovrebbe essere usata propriamente solo per gli uomini dello spazio russi e che nella prima pagina della prefazione la didascalia alla foto di una galassia parla di una distanza di “migliaia di anni luce”, misura che rimane ben all’interno della nostra Via Lattea (si voleva probabilmente parlare quanto meno di milioni di anni luce, sono lapsus che capitano), ritroviamo qui, pazientemente schedate da Cavina, tutte le imprese astronautiche da prima dello Sputnik al 2007: incontriamo così i pionieri delle ascensioni sui palloni aerostatici, Gagarin, primo uomo ad andare in orbita, tanti avventurieri delle Soyuz russe, delle capsule Mercury e Gemini americane. Ogni missione è sintetizzata in una scheda di dati tecnici essenziali, mentre un testo accurato ne descrive lo svolgimento e il risultato. Il prossimo volume tratterà le missioni Apollo dirette verso la Luna, uno precedente ha rievocato lo Sputnik, primo satellite artificiale.

Stefano Cavina è nato a Ravenna nel 1955 e da vent’anni si dedica alla divulgazione aerospaziale. Scorrendo le sue pagine, un sessantacinquenne come me si accorge di aver attraversato un’epoca privilegiata. Ho visto l’alba della conquista dello spazio, i primi voli dei pionieri e poi le grandi conquiste delle missioni Apollo e Shuttle, il tutto inframmezzato da ancora più meravigliose esplorazioni del Sistema Solare per mezzo di sonde spaziali che hanno ormai svelato quasi tutto ciò che c’era da svelare. Per questo, assistendo alla smobilitazione dell’impegno americano nello spazio, almeno per quanto riguarda la presenza umana, si prova una certa malinconia, sentimento che probabilmente risparmia i giovani che la straordinaria epopea degli Anni Sessanta, Settanta e Ottanta non l’hanno vissuta. In compenso, loro potranno forse vivere una nuova epopea, una nuova frontiera dello spazio ritrovato, ma questa volta i nomi degli eroi saranno cinesi, giapponesi, indiani.

Fonte: http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplr ... Il%20Cielo


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