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 Oggetto del messaggio: I resti di una supernova nell'«occhio» di Suzaku
MessaggioInviato: 11/01/2010, 16:33 
I resti di supernova di solito si raffreddano velocemente a causa della rapida espansione che segue l'esplosione, per poi tornare a scaldarsi, una volta che hanno spazzato il tenue gas del mezzo interstellare

Sono i resti della "palla di fuoco" susseguita a un'antica supernova quelli scoperti dagli astronomi dell'osservatorio giappo-statunitense Suzaku: dopo migliaia di anni essi conservano ancora i segni di temperature fino a 10.000 volte quelle che vengono raggiunte dalla superficie del Sole.

"Si tratta delle prime prove sperimentali di resti di una supernova di un nuovo tipo che ha subito un riscaldamento”, ha spiegato Hiroya Yamaguchi, che ha partecipato alla ricerca e firma in proposito un articolo di resoconto pubblicato sulla rivista "The Astrophysical Journal".

I resti di una supernova di solito si raffreddano velocemente a causa della rapida espansione che segue l'esplosione, per poi tornare a riscaldarsi per migliaia di anni, una volta che hanno spazzato il tenue gas che costituisce il mezzo interstellare.

Sfruttando la sensibilità del satellite Suzaku, il gruppo guidato da Yamaguchi e da Midori Ozawa, della Kyoto University, è stato possibile rivelare le insolite caratteristiche dello spettro X della nebulosa IC 443, meglio nota come Medusa.

I resti, Localizzati a circa 5000 anni luce da noi nella costellazione dei Gemelli, formano un sorta di macchia circolare nella parte settentrionale della nebulosa, creatasi nel corso di circa 4000 anni grazie all'emissione di radiazione X.

Grazie agli strumenti dello X-ray Imaging Spectrometer (XIS) montato sull'osservatorio Suzaku, si è riusciti a separare le componenti con diversa energia della radiazione X e ottenere così preziose informazioni sui processi all'origine della radiazione.

Parte dell'emissione X nella nebulosa della Medusa deriva da elettroni liberi in rapido movimento che passano vicini ai nuclei degli atomi. La loro mutua attrazione deflette gli elettroni, che poi emettono raggi X nel cambio di direzione di moto. Si calcola che gli elettroni abbiano energie corrispondenti a una temperatura di circa 7 milioni di gradi Celsius. Alcuni picchi negli spettri, tuttavia, si sono dimostrati più problematici da interpretare.

“Queste strutture indicano la presenza di una grande quantità di silicio e zolfo da cui sono stati strappati tutti gli elettroni”, ha aggiunto Yamaguchi. “I nuclei 'nudi' producono raggi X quando ricatturano gli elettroni perduti.”

Ma rimuovere tutti gli elettroni da un atomo di silicio richiede temperature superiori a circa 17 milioni di gradi, un atomo di zolfo ancora di più.

“Questi ioni non possono formarsi nei resti attuali” ha aggiunto Yamaguchi. "Invece, stiamo osservando ioni creati dalle enormi temperature che sono seguite alla supernova."

Il gruppo perciò ipotizza che la supernova abbia avuto luogo in un ambiente relativamente denso, forse in una zona di intensa formazione stellare.

Via via che una stella massiccia invecchia, proietta materiale in forma di un flusso chiamato vento stellare e crea un bozzolo di gas e polveri. Quando la stella esplode l'onda d'urto attraversa il bozzolo riscaldandolo fino a temperature di 55 milioni di gradi Celsius.

Infine, l'onda d'urto percorre lo spazio interstellare, dove la densità del gas è molto bassa, fino a un solo atomo per centimetro cubo. Una volta in questo ambiente a bassa densità, i giovani resti della supernova si espandono rapidamente.

L'espansione raffredda gli elettroni, rarefacendo al contempo il gas al punto che le collisioni tra particelle diventano eventi rari. Poiché un atomo può impiegare migliaia di anni per ricatturare un elettrone, gli ioni a più alta temperatura nella Nebulosa della Medusa permangono tuttora.

Fonte: http://lescienze.espresso.repubblica.it ... ku/1341624


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MessaggioInviato: 11/01/2010, 17:17 
Poi, il restante materiale della "Super Nova", quello più vicino all'esplosione, se abbastanza grande la stella, ricade su se stesso per l'avvento della gravità, chiudendo lo Spazio intorno formando così un "Buco Nero"! [:D]



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MessaggioInviato: 25/01/2010, 19:55 
Cita:
Ufologo 555 ha scritto:

Poi, il restante materiale della "Super Nova", quello più vicino all'esplosione, se abbastanza grande la stella, ricade su se stesso per l'avvento della gravità, chiudendo lo Spazio intorno formando così un "Buco Nero"! [:D]


Bhe, piu' che a chiudere, in realta' apre lo spazio, in teoria!



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MessaggioInviato: 02/02/2010, 13:40 
Per la prima volta, un gruppo di astronomi guidati da Alicia Soderberg, of the Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics ha trovato un’esplosione di supernova con proprietà simili a quelle di un burst di raggi gamma, ma senza rilevare radiazione di questo tipo. La scoperta è stata fatta grazie agli strumenti del Very Large Array (VLA) puntati verso l’esplosione di supernova denominata SN2009bb.
Secondo le attuali conoscenze, quando le reazioni nucleari all’interno di una stella non sono più sufficienti a sostenere la pressione gravitazionale che tende a concentrare tutta la massa verso il nucleo, quest’ultimo collassa in modo catastrofico in una stella di neutroni superdensa o in buco nero.
Il resto del materiale della stella viene proiettato nello spazio nel corso di un’esplosione di supernova. Nel corso dell’ultimo decennio, gli astronomi hanno identificato un particolare tipo di queste supernove da collasso sul nucleo come causa di un tipo di burst di raggi gamma. Non tutte le supernove di questo tipo, tuttavia, producono burst, ma solo una su cento. Nella maggior parte dei casi, l’esplosione proietta il materiale della stella verso l’esterno rispettando una simmetria quasi sferica e a una velocità pari a circa il 3 per cento della velocità della luce.
Nelle supernove che producono burst di raggi gamma, una parte del materiale viene accelerato a velocità prossime a quella della luce, prodotte, affermano gli astronomi, da un motore al centro dell’esplosione che può essere pensato come un quasar in miniatura.
Il materiale che cade verso il nucleo comincia a spiraleggiare formando un disco che ha al centro la nuova stella di neutroni o il buco nero. Questo disco di accrescimento produce getti di materiale dai poli del disco stesso.
È il solo modo in cui è possibile che una esplosione di supernova può accelerare materiali a tale velocità”, ha spiegato la Soderberg, che firma un articolo di resoconto sulla rivista "Nature".
Finora, tuttavia, non è mai stata trovata una di queste supernove senza rivelare i raggi gamma che emettono.
"Scoprire questa supernova osservando la sua emissione radio è un notevole progresso: con le nuove funzionalità del VLA, tra poco disponibili, riteniamo di possa trovare di più con le osservazioni radio che con i satelliti a raggi gamma”, ha aggiunto la ricercatrice.
Il motivo per cui non sono stati osservati raggi gamma da quest’esplosione è che tale radiazione è fortemente collimata in due fasci polari, che potrebbero non essere stati orientati nella direzione di vista della Terra. Una seconda possibilità è che la radiazione gamma sia stata attutita mentre tentava di "scappare".


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