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 Oggetto del messaggio: L'infanzia dell'universo nell'obiettivo di Hubble
MessaggioInviato: 17/03/2010, 17:03 
L'universo oggi ha 13,7 miliardi di anni: nella nuova campagna di osservazione il telescopio spaziale studierà le galassie che lo popolavano da quando aveva solo 500 milioni di anni

Sta per compiere la bellezza di 20 anni (per la precisione il 24 aprile prossimo) ma lo Hubble Space Telescope (HST) continua a proporsi come strumento di punta per lo studio dello spazio profondo e della più avanzate indagini cosmologiche.

Nell'arco dei prossimi tre anni dedicherà infatti una parte significativa del suo tempo di osservazione a un nuovo progetto destinato a ottenere le più dettagliate immagini dell'Universo nelle prime fasi della sua storia.

Gli astronomi useranno Hubble come una vera e propria "macchina del tempo" per osservare stelle e galassie così lontane che la loro luce ha impiegato oltre 10 miliardi di anni a raggiungerci. Per ottenere questa visione dettagliata dell'Universo come era poco tempo dopo il Big Bang, verrà utilizzata la nuova camera per riprese nell'infrarosso WFC3, recentemente installata su HST nell'ultima missione di riparazione e aggiornamento condotta nel maggio scorso dagli astronauti dello Shuttle. La scelta di utilizzare WFC3, lo strumento oggi più potente a disposizione degli astronomi per osservare le epoche più remote del Cosmo, è dovuta al fatto che la luce delle galassie così lontane è spostata nella banda della radiazione infrarossa a causa dell'espansione dell'Universo.

Del team internazionale di ricercatori fanno parte anche gli astronomi dell'INAF Adriano Fontana e Andrea Grazian, dell'Osservatorio astronomico di Roma, e Alvio Renzini dell'Osservatorio astronomico di Padova. "Sarà come osservare il 'giardino d'infanzia' delle galassie" commenta con soddisfazione Adriano Fontana. "L'Universo oggi ha 13,7 miliardi di anni: noi osserveremo le galassie che lo popolavano da quando aveva solo 500 milioni di anni fino a quando ne aveva circa 5 miliardi. Le prime galassie erano estremamente diverse da quelle di oggi: erano 'blob' informi, centinaia di volte più piccoli delle galassie odierne, ben diverse dalle eleganti galassie a spirale o ellittiche che vediamo intorno alla Via Lattea, ma erano attivissime nel formare stelle. Prevediamo di osservare oltre 250.000 galassie, e di ricostruire così la storia dell'Universo nei suoi primi 5 miliardi di anni. Lo scopo finale è quello di comprendere meglio i fenomeni fisici che hanno plasmato l'evoluzione delle galassie fino a far loro assumere la forma che osserviamo oggi".

"L'altro obiettivo principale di queste osservazioni è identificare le supernove che esplodono in queste galassie remote" ribadisce Alvio Renzini. "Prodotte da stelle che esplodono alla fine del loro ciclo evolutivo, sono utilizzate come indicatori della distanza delle galassie in cui risiedono. Proprio studiando le supernove gli astronomi hanno trovato i primi indizi dell'esistenza dell'energia oscura, che pervade l'Universo e ne provoca l'espansione accelerata che osserviamo oggi. Identificando per la prima volta supernove così lontane potremo raffinare queste misure e capire se le stelle che esplodono nell'Universo primordiale, e quindi molto distanti da noi, sono simili a quelle dell'Universo vicino, giustificando il loro uso come candele standard".

"Il nostro ruolo sarà quello di collaborare all'analisi dell'enorme quantità di dati che questo progetto produrrà" conclude Andrea Grazian "e, soprattutto, quello di coordinare ed eseguire le osservazioni complementari con i grandi telescopi da Terra, come il Very Large Telescope in Cile o il Large Binocular Telescope in Arizona. Per avere la migliore visione possibile dell'Universo primordiale, oltre le fondamentali riprese di Hubble, è infatti necessario collezionare e integrare i dati raccolti da tutti i principali osservatori del mondo".

Fonte: http://lescienze.espresso.repubblica.it ... le/1342504


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