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Grigio
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 Oggetto del messaggio: In arrivo per giugno la Cometa Mc Naught !
MessaggioInviato: 08/05/2010, 23:09 
E' sempre una notizia emozionante, non solo per gli astronomi, quando c'è in arrivo nei nostri cieli una nuova cometa. Ecco l'articolo pubblicato da Piero Bianucci su La Stampa edizione on line:

Ci eravamo abituati a comete vistose, effimeri fantasmi, sì, ma sfolgoranti nel cielo: la Hale-Bopp del 1997, record di luminosità per il secolo XX, e più recentemente, nel novembre 2007, la vaporosa cometa Holmes. Da allora per i romantici che si appassionano a queste apparizioni celesti è iniziato un periodo di astinenza. Ma qualche limitata soddisfazione è in arrivo: dall’emisfero australe sta muovendosi verso il nostro cielo boreale la cometa C/2009 R1 Mc Naught. A fine giugno dovrebbe sfiorare la magnitudine 4,6.

Non è molto, però sarebbe visibile a occhio nudo in una notte buia di montagna, e poi si può sempre sperare che raggiunga una luminosità ancora maggiore, in quanto le comete sono per natura imprevedibili nelle loro reazioni alla radiazione solare. Per millenni l’uomo ha avuto delle comete una concezione mitologica e superstiziosa, il più delle volte associandole a sciagure. Con il matematico, astronomo e cartografo tedesco Petrus Apianus (1495-1552) incomincia il loro studio scientifico.

Fonte Piero Bianucci per La Stampa On Line.
E’ lui a notare per primo che la coda è sempre opposta al Sole. Poco dopo si accende il dibattito sulla loro distanza: sono oggetti vicini, vapori che si condensano nell’atmosfera terrestre, o oggetti lontani come i pianeti o addirittura come le stelle? Tycho Brahe affronta il problema cercando di misurare la parallasse di una cometa che compare nel 1577 e scopre che è minore di quella lunare. Dunque le comete si muovono ben al di sopra dell’atmosfera e al di là del tolemaico “cielo della Luna”. Questa importante acquisizione però non è subito accettata.

Lo stesso Galileo Galilei a proposito delle comete cade in un errore clamoroso, e ne “Il Saggiatore”, pubblicato nel 1623, sostiene che si tratta di illusorie formazioni atmosferiche, mentre Keplero parla di materia che riflette la luce del Sole. Hevel sarà il primo a osservare al telescopio e a descrivere in termini moderni il nucleo di una cometa, e del 1680 è la prima cometa scoperta al telescopio. Bisogna però aspettare Newton e Halley per stabilire definitivamente la loro natura di oggetti del Sistema Solare. Halley nota che le comete apparse nel 1531, 1607 e 1682 sono passate a intervalli di 76 e ipotizza che si tratti dello stesso oggetto.

Applicando la legge di Newton ne calcola l’orbita e ne prevede il ritorno nel 1758. Il che avverrà puntualmente, ma troppo tardi perché Halley possa compiacersene: il grande astronomo inglese se n’era già andato in cielo nel 1742. L’analisi spettroscopica ci ha permesso di scoprire nelle comete acqua, silicati, anidride carbonica e vari composti organici. Acqua e anidride carbonica sono però allo stato solido: le comete sono “palle di neve sporca”, o meglio iceberg intrisi di ghiaia e composti del carbonio vaganti nello spazio interplanetario. Sono fossili del Sistema Solare primordiale, riserve di composti chimici che forse hanno favorito la comparsa sulla Terra della vita, 3,5 miliardi di anni fa.

La navicella europea “Giotto” fu la prima, nel 1986, a farci vedere una cometa da vicino, appunto quella di Halley. La sonda “Deep Impact” nel 2005 ha bombardato la cometa Tempel-1 per sondarne la consistenza e nel 2006 la navicella “Stardust” ha riportato a Terra un briciolo di polvere cometaria. Ora tutte le aspettative sono concentrate sulla missione europea “Rosetta”. La sua avventura è iniziata il 2 marzo 2004 alle 8 e 17 minuti partendo dalla rampa di lancio della base di Kourou, nella Guyane francese. L’arrivo è previsto per il 2014, quando sgancerà sulla cometa Churyumov-Gerasimenko un laboratorio chimico robotizzato che ha ricevuto il nome di Philae.

Una prima assoluta. Quando raggiungerà finalmente la sua cometa, “Rosetta” avrà percorso 9 miliardi di chilometri. Ma soltanto allora inizierà la vera missione scientifica. Dovrà inseguire l’iceberg cosmico e spiarne la metamorfosi durante l’avvicinamento al Sole che fa sviluppare alla cometa una chioma vaporosa e poi la coda di polveri e di gas. L’obiettivo scientifico è ambizioso. Se, come sembra, le comete sono i fossili del sistema solare, un residuo del materiale che formava la nebulosa che condensandosi ha generato il Sole e i pianeti, e la vita si è sviluppata grazie a sostanze organiche depositate sulla Terra da antiche comete, “Rosetta” potrà chiarire il mistero delle nostre origini. Per questo il suo nome viene dalla stele che permise di decifrare i geroglifici egizi. Un discorso simile vale per il laboratorio «Philae»: è il nome di un’isoletta del Nilo dove fu trovato un obelisco con un’iscrizione bilingue dove comparivano i nomi di Cleopatra e Tolomeo; lo ha suggerito Serena Vismara, una studentessa di Arluno (Milano), che ha vinto così un concorso lanciato dall’Agenzia spaziale europea. Come premio, ieri mattina era a Kourou, a seguire il conto alla rovescia.

Lungo il suo cammino “Rosetta” ha già sorvolato e fotografato l’asteroide Stein, il 10 luglio di quest’anno ne sorvolerà un altro, chiamato Lutetia, con un diametro di 100 chilometri, scoperto nel 1852. Poi punterà definitivamente sulla sua cometa. L’incontro avverrà a 450 milioni di chilometri dal Sole. Allora la cometa sarà la lepre e «Rosetta» il suo segugio. «Philae» - 100 chilogrammi il suo peso sulla Terra - si poserà sul nucleo cometario con una velocità compresa tra 5 e 52 centimetri al secondo. I suoi dieci strumenti sono progettati per lavorare a temperature comprese tra -55 °C e +70 °C. A questi strumenti è affidata la speranza di scoprire i primi passi della vita.

Fonte Piero Bianucci per La Stampa On Line.

E' sempre una notizia emozionante, non solo per gli astronomi, quando c'è in arrivo nei nostri cieli una nuova cometa. Ecco l'articolo pubblicato da Piero Bianucci su La Stampa edizione on line:

Ci eravamo abituati a comete vistose, effimeri fantasmi, sì, ma sfolgoranti nel cielo: la Hale-Bopp del 1997, record di luminosità per il secolo XX, e più recentemente, nel novembre 2007, la vaporosa cometa Holmes. Da allora per i romantici che si appassionano a queste apparizioni celesti è iniziato un periodo di astinenza. Ma qualche limitata soddisfazione è in arrivo: dall’emisfero australe sta muovendosi verso il nostro cielo boreale la cometa C/2009 R1 Mc Naught. A fine giugno dovrebbe sfiorare la magnitudine 4,6.

Non è molto, però sarebbe visibile a occhio nudo in una notte buia di montagna, e poi si può sempre sperare che raggiunga una luminosità ancora maggiore, in quanto le comete sono per natura imprevedibili nelle loro reazioni alla radiazione solare. Per millenni l’uomo ha avuto delle comete una concezione mitologica e superstiziosa, il più delle volte associandole a sciagure. Con il matematico, astronomo e cartografo tedesco Petrus Apianus (1495-1552) incomincia il loro studio scientifico.

Fonte Piero Bianucci per La Stampa On Line.
E’ lui a notare per primo che la coda è sempre opposta al Sole. Poco dopo si accende il dibattito sulla loro distanza: sono oggetti vicini, vapori che si condensano nell’atmosfera terrestre, o oggetti lontani come i pianeti o addirittura come le stelle? Tycho Brahe affronta il problema cercando di misurare la parallasse di una cometa che compare nel 1577 e scopre che è minore di quella lunare. Dunque le comete si muovono ben al di sopra dell’atmosfera e al di là del tolemaico “cielo della Luna”. Questa importante acquisizione però non è subito accettata.

Lo stesso Galileo Galilei a proposito delle comete cade in un errore clamoroso, e ne “Il Saggiatore”, pubblicato nel 1623, sostiene che si tratta di illusorie formazioni atmosferiche, mentre Keplero parla di materia che riflette la luce del Sole. Hevel sarà il primo a osservare al telescopio e a descrivere in termini moderni il nucleo di una cometa, e del 1680 è la prima cometa scoperta al telescopio. Bisogna però aspettare Newton e Halley per stabilire definitivamente la loro natura di oggetti del Sistema Solare. Halley nota che le comete apparse nel 1531, 1607 e 1682 sono passate a intervalli di 76 e ipotizza che si tratti dello stesso oggetto.

Applicando la legge di Newton ne calcola l’orbita e ne prevede il ritorno nel 1758. Il che avverrà puntualmente, ma troppo tardi perché Halley possa compiacersene: il grande astronomo inglese se n’era già andato in cielo nel 1742. L’analisi spettroscopica ci ha permesso di scoprire nelle comete acqua, silicati, anidride carbonica e vari composti organici. Acqua e anidride carbonica sono però allo stato solido: le comete sono “palle di neve sporca”, o meglio iceberg intrisi di ghiaia e composti del carbonio vaganti nello spazio interplanetario. Sono fossili del Sistema Solare primordiale, riserve di composti chimici che forse hanno favorito la comparsa sulla Terra della vita, 3,5 miliardi di anni fa.

La navicella europea “Giotto” fu la prima, nel 1986, a farci vedere una cometa da vicino, appunto quella di Halley. La sonda “Deep Impact” nel 2005 ha bombardato la cometa Tempel-1 per sondarne la consistenza e nel 2006 la navicella “Stardust” ha riportato a Terra un briciolo di polvere cometaria. Ora tutte le aspettative sono concentrate sulla missione europea “Rosetta”. La sua avventura è iniziata il 2 marzo 2004 alle 8 e 17 minuti partendo dalla rampa di lancio della base di Kourou, nella Guyane francese. L’arrivo è previsto per il 2014, quando sgancerà sulla cometa Churyumov-Gerasimenko un laboratorio chimico robotizzato che ha ricevuto il nome di Philae.

Una prima assoluta. Quando raggiungerà finalmente la sua cometa, “Rosetta” avrà percorso 9 miliardi di chilometri. Ma soltanto allora inizierà la vera missione scientifica. Dovrà inseguire l’iceberg cosmico e spiarne la metamorfosi durante l’avvicinamento al Sole che fa sviluppare alla cometa una chioma vaporosa e poi la coda di polveri e di gas. L’obiettivo scientifico è ambizioso. Se, come sembra, le comete sono i fossili del sistema solare, un residuo del materiale che formava la nebulosa che condensandosi ha generato il Sole e i pianeti, e la vita si è sviluppata grazie a sostanze organiche depositate sulla Terra da antiche comete, “Rosetta” potrà chiarire il mistero delle nostre origini. Per questo il suo nome viene dalla stele che permise di decifrare i geroglifici egizi. Un discorso simile vale per il laboratorio «Philae»: è il nome di un’isoletta del Nilo dove fu trovato un obelisco con un’iscrizione bilingue dove comparivano i nomi di Cleopatra e Tolomeo; lo ha suggerito Serena Vismara, una studentessa di Arluno (Milano), che ha vinto così un concorso lanciato dall’Agenzia spaziale europea. Come premio, ieri mattina era a Kourou, a seguire il conto alla rovescia.

Lungo il suo cammino “Rosetta” ha già sorvolato e fotografato l’asteroide Stein, il 10 luglio di quest’anno ne sorvolerà un altro, chiamato Lutetia, con un diametro di 100 chilometri, scoperto nel 1852. Poi punterà definitivamente sulla sua cometa. L’incontro avverrà a 450 milioni di chilometri dal Sole. Allora la cometa sarà la lepre e «Rosetta» il suo segugio. «Philae» - 100 chilogrammi il suo peso sulla Terra - si poserà sul nucleo cometario con una velocità compresa tra 5 e 52 centimetri al secondo. I suoi dieci strumenti sono progettati per lavorare a temperature comprese tra -55 °C e +70 °C. A questi strumenti è affidata la speranza di scoprire i primi passi della vita.

Fonte Piero Bianucci per La Stampa On Line.

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