Mars Science Labratory, Curiosity per gli amici, si accinge a partire alla volta del Pianeta Rosso, approfittando della finestra di lancio che si aprirà a partire dal 25 novembre 2011. La NASA pubblica un lungo filmato HD di 11 minuti che illustra visivamente la complessità della missione e la tecnologia di cui è dotato il rover, molto più grande dei suoi predecessori: dal piccolo Sojourner degloi anni ’90, grande quanto una sedia, si è passati poi a Spirit e Opportunity, grandi quanto un carrello della spessa, per arrivare a Curiosity, grande quanto una Panda.
Proprio questa settimana il rover, ormai ultimato, è stato trasportato dal suo “luogo di nascita”, il NASA JPL in California, al sito di lancio in Florida, dalla parte opposta degli USA, a bordo di un cargo militare C-17. Il luogo in cui atterrerà il rover nell’agosto dell’anno prossimo verrà presto annunciato da Ed Weiler,NASA Associate Administrator for the Science Mission Directorate a Washington, D.C.
Il primo filmato inizia in orbita intorno alla Terra, mostrando il distacco della sonda dal razzo che gli ha impresso la velocità necessaria ad abbandonare il campo gravitazionale terrestre; alla sonda viene impresso un movimento rotatorio allo scopo di stabilizzarne per effetto giroscopico la traiettoria. Una volta giunto nei pressi di Marte, un ultimo stadio non più necessario si stacca dalla sonda, che entra nella fase più difficile della missione, nota come EDL: Entry, Descent, Landing, ossia Ingresso (in atmosfera), discesa ed atterraggio. La sonda punta verso Marte la parte appositamente progettata per bruciare gradualmente in modi e tempi programmati: lo scudo termico, che “si sacrifica” per permettere al contenuto della sonda, il rover, di sopravvivere all’ingresso in atmosfera a migliaia di chilometri l’ora. Getti di propellente controllati dal computer assicurano che la sonda mantenga una traiettoria stabile durante il turbolento ingresso in atmosfera. Un primo paracadute supersonico si apre per rallentare la sonda e staccarla dallo scudo termico, che, ormai inutile, andrà a schiantarsi al suolo.
Inizia poi la fase di atterraggio, realizzata con una tecnica mai provata prima: troppo pesante per l’ormai collaudato metodo degli “airbag”, Curiosity viene rallentato da un gruppo di retrorazzi, che però non lo accompagnano fino a toccare il suolo marziano: ad alcuni metri dal suolo, il rover si stacca dalla capsula che lo ha contenuto per tutto il viaggio, e viene calato tramite dei cavi metallici fino a raggiungere lentamente il suolo; a quel punto il “pontone volante” (sky crane), non più necessario, viene allontanato dai razzi e portato a schiantarsi in un luogo dove non possa costituire un pericolo per il rover. Una volta a terra, Curiosity resta in attesa del giorno seguente, quando inizierà il suo lento risveglio, odispiegamento.
Lo strano “joystick” inquadrato in primo piano è in realtà un soggetto di riferimento, già presente sui rover Spirit e Opportunity e destinato ad essere utilizzato per tutta la durata della missione comeobiettivo di calibrazione per la telecamera, grazie ai colori noti e predefiniti del piatto che lo compone.
La prima cosa che farà il rover, appena dispiegata la telecamera, sarà riprendere una serie di foto del paesaggio circostante, in modo da realizzare una foto panoramica per permettere di identificare con precisione il luogo in cui il rover è effettivamente atterrato, che non può essere stabilito a priori con precisione millimetrica, ma ricade all’interno di un’ellisse di probabilità. Il cilindro inquadrato posto sulla parte posteriore del veicolo è l’antenna che si occupa di trasmettere i dati a terra usando le sonde in orbita come “ponti radio”.
Il rover inizia poi a girovagare sulla superficie in cerca di luoghi interessanti. Una novità nella sua dotazione è un raggio laser, utilizzato per vaporizzare strati superficiali di rocce per valutarne la composizione chimica. Curiosity attiverà poi il suo “coltellino svizzero”, costituito da un insieme di strumenti posti all’estremità del suo braccio robotico e di cui si servirà per esaminare rocce e suolo. Il rover è anche in grado di raccogliere campioni di suolo tramite uno speciale trapano, per analizzarli poi successivamente tramite gli strumenti di bordo, proprio come se si trovassero all’interno di un laboratorio (di qui il nome).
Da notare che questo sarà il primo rover a non utilizzare pannelli solari per alimentarsi: userà invece un Radioisotope Power System, ossia una sorta di "mini centrale elettrica nucleare", meglio nota come RTG (Radioisotope Thermoelectric Generator), collocato nella "coda".
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