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 Oggetto del messaggio: Swift, temporaneamente accecato da esplosione
MessaggioInviato: 26/07/2010, 17:23 
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GRB 100621A, il più intenso lampo in raggi gamma mai osservato. L'immagine è un mosaico tra i dati dei raggi X(rosso è giallo) con la visione di Swift in ultravioletto/ottico, che invece non mostrava niente di speciale.(L'immagine è grande 5 minuti d'arco). Credit: NASA/Swift/Stefan Immler

Un gamma ray burst(in italiano: esplosione di raggi gamma) da record,proveniente da fuori dalla Via Lattea ha temporaneamente accecato l’occhio a Raggi X della NASA, Swift, il 21 giugno 2010. I raggi X hanno viaggiato nello spazio per 5 miliardi di anni prima di colpire e sopraffare le lenti del telescopio spaziale. “Le esplosioni di rggi gamma sono di gran lunga le fonti di luce più intense che abbiamo mai visto in raggi X a distanza cosmologiche,” ha dichiarato David Burrows, scienziato e professore di astronomia e astrofisica alla Penn State University, che è alla guida dello strumento per i raggi X a bordo del telescopio Swift.

Un gamma-ray burst è un eruzione violentissima di energia proveniente all’esplosione di una stella massiccia che si trasforma in un nuovo buco nero. Questa mega eruzione in particolare, chiamata GRB 100621A, è la fonte a raggi X più luminosa che Swift abbia mai captato da quando ha iniziato le sue operazioni nel 2005.

Anche se il satellite Swift fu specificatamente progettato per studiare i gamma-ray burst, lo strumento non fu progettato per affrontare lampi di raggi X cosi forti. “L’intensità di questi raggi X è stata inaspettata e senza precedenti” ha spiegato Neil Gehrels, investigatore principale per la missione Swift presso il Goddard Space Filght Center della NASA. ” Appena pensiamo di aver visto tutto riguardo ai gamma-ray bursts, eccone uno che sfida tutte le nostre certezze riguardo a quanto forti le emissioni a raggi X possono essere”

“L’esplosione è stata cosi forte all’inizio che il nostro software per l’analisi dei dati si è spento,” racconta Phil Evans, ricercatore post-dottorato dell’Università di Leicester che ha scritto pari del software di analisi dati usato per il Swift. “Cosi tanti fotoni stavano bombardando il rilevatore ogni secondo che semplicemente il software non riusciva a contarli abbastanza velocemente.

Poco dopo il software si è riacceso catturando l’evoluzione dell’eruzione nel tempo, ed Evans ha recuperato i dati che Swift aveva rilevato durante il periodo in cui il software si era spento. Cosi gli scienziati sono stati in grado di misurare la luminosità del gamma ray burst, a 143.000 fotoni in raggi X al secondo durante il picco, che era 14 volte più intenso della più intensa fonte a raggi X presente nel cielo, una stella a neutroni che è più di 500.000 volte più vicina alla Terra, del oggetto in causa e brilla con un intensità di “appena” 10.000 fotoni al secondo.

I Gamma-ray burst tipicamente iniziano con un brillantissimo flash di energia altissima in raggi gamma e raggi X, dopo di che si affievoliscono, come dei fuochi d’artifici, avvolte lasciando dietro delle tracce in lunghezze d’onda meno energetiche come ottiche o ultravioletto. Sorprendentemente, anche se l’energia da questa eruzione e stata la più intensa di sempre in raggi X, era appena catalogabile come normale in lunghezze d’onda ottiche e ultraviolette.

Gli scienziati della missione Swift sono stati in grado di stimare la luminosità totale di GRB 100621A prendendo come campioni alcuni fotoni da una certa distanza dal suo centro sovraesposto(una tecnica standard per la correzione). Gli scienziati che studiano il sole usano una simile tecnica per osservare la corona del Sole, bloccando la maggior parte del suo centro. “Entro questa eruzione, abbiamo dovuto prendere come campioni, fotoni che erano due volte più lontani dal centro, di quanto abbiamo mai fatto prima” ha spiegato Burrows. “Il fattore per la correzione nel caso della fonte a raggi X GRB 100621A è stato 168 volte più largo di quanto facciamo solitamente con gli altri lampi, e 5 volte più grande del più grande lampo visto precedentemente. Non abbiamo mai pensato che avremmo mai visto qualcosa di cosi luminoso.”

Tra i membri del team che si è occupato dei dati ci sono anche Tilan Ukwatta della NASA, e Valerio D’Elia e Giulia Stratta del ASI Science Data Center in Italia.

http://www.science.psu.edu/news-and-events/2010-news/Burrows7-2010

Fonte: http://link2universe.wordpress.com/2010 ... ggi-gamma/


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