Oggetto del messaggio: Mercurio come una cometa by STEREO
Inviato: 29/09/2010, 19:38
Immagine della coda di Mercurio, ottenuta dalla combinazione di dati rilevati dalla sonda STEREO-A. La luce solare riflessa dalla superficie del pianeta la fa sembrare molto più grande di quando non è in realtà. La struttura a coda che si estende nella direzione opposta del Sole è visibile per diversi giorni e si espande su una distanza nel cielo più grande di quella della Luna piena. Credit: Boston University
La missione STEREO sta studiando il Sole, ma ha anche scoperto delle caratteristiche simili a quelle delle comete nel comportamento del pianeta Mercurio, con una coma di gas tenue che circonda il pianeta ed una lunghissima coda che si estende dalla parte opposta. Queste caratteristiche sono già state osservate dai telescopi sulla Terra, ma le osservazioni delle sonde STEREO hanno aiutati gli scienziati a capire molto meglio la natura delle emissioni che provengono da Mercurio, che potrebbero essere molto diverse rispetto a quanto si pensava precedentemente. Un’altra nota di grande interesse: la coda nei dati di STEREO-A fu in realtà scoperta da un blogger di nome Ian Musgrave, che scrive un blog chiamato Astroblog. E’ un ricercatore medico in Australia che ha un grandissimo interesse per l’Astronomia. Guardando i dati pubblicati on-line dalla missione STEREO, nelle immagini e film, il Dr. Musgrave ha riconosciuto la coda e ha spedito la notizia ad un team di astronomi dell’Università di Boston per compararla con le loro osservazioni.
La missione STEREO è composta da due satelliti piazzati nella stessa orbita che la Terra occupa attorno al Sole, ma in posizioni diverse, davanti e dietro di essa. Questa configurazione offre l’opportunità di ottenere viste multi-direzionali dei elettroni e ioni che compongono il vento solare. Ogni tanto, il pianeta Mercurio fa la sua apparizione nel campo di vista di uno o di entrambi i satelliti. Oltre alla sua comparsa come un disco bianco di luce riflessa, una “coda” di emissioni può essere osservata in alcune delle immagini.
Grazie ai telescopi sulla Terra, gli astronomi sono stati in grado di vedere la pressione della radiazione solare che spinge atomi di sodio via dalla superficie del pianeta Mercurio, creando una coda lunghissima che si estende alle sue spalle.
Molto più vicino a Mercurio, diverse code più piccole, composte da altri gas, sia neutri che ionizzati, sono stati scoperti dalla sonda MESSENGER della NASA durante il suo ultimo passaggio prima di entrare in orbita stabile intorno al pianeta.
Coda di Mercurio osservata da un altra missione che osserva il Sole, la SOHO. Credit: NASA
“Abbiamo osservato questa coda estesa di sodio per grandi distanze usando i nostri telescopi al McDonald Observatory in Texas.” ha spiegato Carl Schmidt, studente laureando della Boston University. “e adesso la coda può anche essere vista in più grande dettaglio da satelliti in orbita terrestre.”
“Quello che rende questi rilevamento delle sonde STEREO cosi interessanti è il livello di luminosità della superficie, perché è troppo alto per essere causato dal sodio”, ha speigato Carl Schmidt, autore principale di una ricerca a riguardo, presentata la scorsa settimana al European Planetary Science Congress a Roma.
Adesso gli scienziati dell’Università di Boston stanno lavorando con gli scienziati della missione STEREO per cercare di chiarificare la situazione. L’attuale focus del team è di riuscire a determinare i possibili gas responsabili per la coda. Dr. Christopher Davis, della Rutherford Appleton Laboratory in Chilton, Inghilterra, è un membro del team STEREO, e sta lavorando molto da vicino con gli astronomi della Boston University per raffinare i metodi di calibrazione della luminosità, per riuscire a determinare le precise frequenze della luce che passa attraverso i filtri della camera.
“La combinazione di dati ottenuti da telescopi a Terra, insieme ai nuovi dati dallo spazio, dalla missione STEREO è un modo davvero eccitante per imparare quanto più possibile riguardo alla fonte e destino dei gas che fuggono da Mercurio.” ha spiegato Michael Mendillo, Professore di Astronomia alla Boston University, e direttore del Imaging Science Lab dove i lavori vengono portati avanti.
“Questo è precisamente il tipo di ricerca che sarebbe una fantastica disquisizione per il dottorato di ricerca” ha aggiunto Mendillo.
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