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 Oggetto del messaggio: re:galassie agli albori.....
MessaggioInviato: 04/02/2011, 16:25 
Nell’ultimo “deep field” di Hubble, forse la galassia più distante finora scoperta. Sarebbe situata a ben 13,2 miliardi di anni luce da noi; il che significa che la luce della galassia analizzata oggi è stata prodotta quando l’Universo aveva solo 500 milioni di anni.
Il mosaico di immagni nell’infrarosso dalla Wide Field Camera 3 di Hubble (la cui ripresa ha richiesto ben 87 ore di posa), al cui interno si cela quella che sembra essere la galassia più remota finora scoperta. Nel video in basso, la posizione del "deep field" HST nella Balena con lo zoom sulla presunta galassia.
Spingere lo sguardo sempre più avanti, arrivando a scrutare gli albori del nostro Universo, nelle ere in cui andavano formandosi le prime stelle e galassie. È la continua sfida degli astronomi (“Perché andare sempre più lontano”) che hanno fatto un altro passo in avanti. O meglio, indietro nel tempo. L’identificazione di una galassia che, se confermata, sarà la più distante finora scoperta, a ben 13,2 miliardi di anni luce da noi. Questo vuol dire che la luce della galassia analizzata oggi è stata prodotta quando l’Universo aveva solo 500 milioni di anni.

A catturare questi flebili segnali è stato il telescopio spaziale Hubble, che con una serie di osservazioni nell’infrarosso durate complessivamente 87 ore è riuscito a spingere la Wide Field Camera 3, installata nell’ultima missione Shuttle di riparazione avvenuta nel maggio del 2009, davvero ai limiti delle sua capacità osservative.

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“Stiamo quasi per osservare le prime galassie nell’Universo, che riteniamo si siano formate tra i 200 e i 300 milioni di anni dopo il Big Bang”, dice Garth Illingworth, della University of California, Santa Cruz, che insieme a Richard Bouwens ha guidato lo studio pubblicato nell’ultimo numero della rivista Nature. “Grazie a queste riprese registriamo un frenetico processo di formazione galattica nell’universo primordiale e possiamo così disporre di informazioni utili per affinare i modelli teorici sulla formazione delle galassie”.

C’è ancora molto lavoro da fare per avere una prova inconfutabile dell’identificazione di questa galassia, tanto che gli stessi autori lasciano un margine di incertezza del 20% sulla validità dei loro risultati. E questo perché non si poteva proprio chiedere di più alla strumentazione di Hubble. Ma se la scoperta venisse confermata, sarebbe un nuovo record per l’astronomia, dopo il recente studio tutto italiano relativo alle prime galassie nell’Universo. Con ricadute rilevanti. La galassia sarebbe stata infatti osservata nel pieno della cosiddetta “era della re-ionizzazione”, quando cioè un immane flusso di radiazione ultravioletta strappò elettroni agli atomi di idrogeno che pervadevano l’Universo primordiale, ionizzandoli com’erano in origine, dopo il Big Bang e di fatto permettendo alla radiazione luminosa di stelle e galassie di riuscire a giungere fino a noi.

“Il punto cruciale per chi studia oggetti celesti così lontani è capire cosa abbia prodotto questo processo che ha reso trasparente l’Universo” sottolinea Giovanni Cresci, dell’INAF-Osservatorio Astrofisico di Arcetri. “Gli stessi autori, sottolineando che i risultati del loro lavoro sono ancora molto incerti, ritengono che le galassie primordiali possono aver contribuito solo per il 12% alla radiazione necessaria per completare il processo di re-ionizzazione”.

Cos’altro si nasconde dunque dietro le nebbie dell’Universo primordiale? E chi può essere stato l’enigmatico “motore” che ha permesso di schiarirle? È ancora troppo presto per dirlo. Ma gli astronomi confidano nei prossimi anni di poter dare una risposta definitiva a questi interrogativi, sfruttando la potenza e la tecnologia del nuovo telescopio spaziale James Webb (JWST), il successore di Hubble, che i più ottimisti ritengono possa essere lanciato già entro il 2015
fonte coelum

http://www.coelum.com/news/la-galassia- ... 99universo


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MessaggioInviato: 08/02/2011, 13:04 
Una galassia senza "bulge"
La sua vicinanza permette lo studio di un'ampia gamma di oggetti astronomici al suo interno, tra cui zone di formazione stellare, nubi di polvere e variabili cefeidi La NGC 3621 è una galassia a spirale distante 22 milioni di anni luce da noi, nella costellazione del Serpente, è relativamente luminosa e può essere osservata anche con telescopi di limitate dimensioni. Ma la caratteristica che ha attirato ora l'attenzione degli astronomi è la sua forma piatta e regolare. Ciò fa ipotizzare che essa non non si sia mai scontrata né fusa con altri oggetti dello stesso tipo, un processo comune nel cosmo denominato formazione gerarchica e che, secondo le attuali conoscenze, dà origine al caratteristico rigonfiamento centrale spesso osservato nelle galassie.

L'immagine ora diffusa dall'ESO è stata ottenuta grazie al Wide Field Imager installato sul telescopio da 2,2 metri MPG/ESO situato presso l'Ossservatorio di La Silla, in Cile. I dati sono stati selezionati nell'archivio dell'ESO dall'astrofilo dilettante Joe DePasquale nell'ambito della competizione Hidden Treasures.

Un altro motivo d'interesse è costituito dalla sua relativa vicinanza, che permette lo studio di un'ampia gamma di oggetti astronomici al suo interno, tra cui zone di formazione stellare, nubi di polvere e stelle pulsanti chiamate variabili cefeidi che gli studiosi utilizzato come marcatori di distanza nell'universo.

Nei tardi anni novanta, la NGC 3621 fu una delle 18 galassie scelte per un Key Project del telescopio spaziale Hubble per osservare le variabili Cefeidi e misurare il tasso di espansione dell'universo con maggiore accuratezza di quella raggiunta in precedenza. Nel corso del progetto, in questa sola galassia sono state rilevate 69 variabili Cefeidi.

L'immagine diffusa dall'ESO è frutto della combinazione di diverse immagini monocromatiche ottenute con altrettanti filtri, uno dei quali in particolare ha permesso di evidenziare i bagliori emessi dall'idrogeno. (fc)




http://lescienze.espresso.repubblica.it ... lo/1346549


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