I wormhole sono diventati molto famosi nei ultimi decenni grazie alla fantascienza, ma si tratta di un concetto astrofisico molto complesso chiamato Ponte di Einstein-Rosen. In poche parole, si tratta di una scorciatoia attraverso lo spaziotempo, grazie alla quale si può attraversare una grandissima distanza in meno tempo di quanto impiegherebbe la luce a farlo. Non c’è alcuna prova che i wormhole esistano tuttavia, anche se emergono matematicamente come una soluzione stabile alle equazioni della relatività, cosi come fanno anche altri oggetti molto esotici: i buchi neri. Per quest’ultimi c’è una buona dose di prove concrete, nonostante la loro esoticità, quindi gli astrofisici non possono semplicemente non considerare a priori anche la soluzione dei wormhole solo per la loro apparente esoticità. Infatti, c’è stato molto sforzo teorico nell’arco dell’ultimo secolo riguardo a come questi fenomeni potrebbero emergere, come sarebbero fatti e cosa potrebbe tenerli “in funzione”. Ma quanto si pensava ai wormhole si è sempre pensato a strutture tipo tunnel che collegano due parti molto lontani nello spazio. Adesso però, Valdimir Dzhunushaliev della Eurasian National University, in Kazakistan, insieme ad alcuni colleghi, ha proposto una visione totalmente nuova…
Secondo questi scienziati, non c’è alcun motivo per pensare che i wormhole debbano essere per forza tunnel, e potrebbero essere benissimo pieni di materia. Cosi il gruppo di astrofisici si è impegnato a cercare di dimostrare le proprietà di questi oggetti.
Iniziano immaginandosi una normalissima stella, o una stella a neutroni, con al loro centro un wormhole. “Per un osservatore lontano, una stella del genere sembrerebbe una normalissima stella” spiegano. Comunque ci sarebbero delle importanti differenze. Per esempio, la stella dovrebbe avere un gemello dall’altra parte del wormhole. Queste stelle dovrebbero essere gemelli siamesi, uniti insieme dalla più bizzarra delle connessioni. Questi gemelli dovrebbero essere in grado di “fluire” avanti e indietro come un liquido in un tubo a forma di U, stabilendo una specie di risonanza che fa oscillare la stella.
Questo processo porterebbe al rilascio di energia in tutti i modi immaginabili, creando raggi cosmici ultra alti, per esempio. Significa anche che dovrebbe esserci un modo per distinguere questi gemelli siamesi dalle altre stelle.
I calcoli dettagliati necessari per capire il funzionamento di queste oscillazioni devono anche tenere conto delle singolarità coinvolte in un processo complesso come quello dei wormhole. Questo li rende una cosa di gran lunga troppo complicato per chiunque,al momento, Dzhunushaliev compreso. Per questo gli scienziati non fanno alcuna previsione riguardo a cosa dovrebbero cercare gli astronomi se vogliono trovare questi oggetti.
Questo ci lascia con un interessantissimo puzzle da risolvere. Se possono esserci stelle con al loro centro wormhole, ci piacerebbe ovviamente sapere come si comportano e come possiamo trovarli.
Questa volta, il merito di questi astrofisici non è quello di aver risolto un dilemma, ma di averne lanciato uno nuovo molto interessante, che sicuramente getta nuova luce sul complesso fenomeno dei wormhole. Non ci resta che aspettare nuovi calcoli, quindi andate a prendere un foglio e una penna…
http://arxiv.org/PS_cache/arxiv/pdf/110 ... 4454v1.pdfFonte: http://link2universe.wordpress.com/2011 ... trofisici/