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Rettiloide
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 Oggetto del messaggio: Un esopianeta con atmosfera ricca di metalli
MessaggioInviato: 18/03/2011, 06:30 
Ad una prima occhiata, l’esopianeta GJ 1214b sembrerebbe soltanto un altro esempio della crescente categoria di pianeti cosi detti “super-Terre”. Scoperto grazie al MEarth Project, nel 2009, GJ 1214b orbita intorno ad una nana di classe M, nella costellazione di Ofiuco, in un orbita molto stretta che la porta a fare il giro intorno alla propria stella ogni 1.6 giorni. L’anno scorso, questo esopianeta diventò la prima super-Terra dove gli scienziati erano riusciti ad identificare un elemento preciso nell’atmosfera. Si trattava di vapore acqueo! Adesso, grazie a nuove indagini fatte dallo stesso team di allora, sono state scoperte altre nuove caratteristiche dell’atmosfera di questo esopianeta.

Precedentemente il team aveva suggerito che le loro osservazioni potevano potenzialmente essere spiegate da due ipotetici modelli planetari. Nel primo modello, il pianeta potrebbe essere coperto da uno strato di idrogeno ed elio, ma la mancanza di caratteristiche tipiche dell’assorbimento della luce nello spettro dell’atmosfera ha suggerito che questo non era il caso, a meno che questo strato non fosse nascosto sotto un altro spesso strato di nuvole. Comunque, dai dati disponibili per adesso, non erano mai riusciti ad escludere questa possibilità del tutto.

Combinando le vecchie osservazioni con le più recenti fatte con il MEarth Observatory, il team adesso spiega di essere riuscito ad escludere questo scenario con una fiducia intorno a 99.99%. Il risultato è che il rimanente modello, che prevede la presenza di altissime quantità di metalli(in astronomia si parla di elementi metallici nel caso di tutti quelli che non sono idrogeno ed elio) è quello più plausibile. Il team continua anche a sopportare la loro prima conclusione che prevede un’atmosfera che contiene almeno 10% vapore acqueo. Grazie a queste nuove osservazioni, la sicurezza di questa ipotesi è del 99,7%. Mentre la presenza del vapore acqueo potrebbe dare l’impressione di un posto invitante, come una giungla tropicale, il team predice che il pianeta dovrebbe avere una temperatura media di 279,4°C.

Se da una parte queste scoperte sono storie molto interessanti legate all’atmosfera di questo pianeta, la prevalenza di elementi pesanti potrebbe darci tanti indizi anche sulla struttura geologica del pianeta e magari la sua storia. I modelli planetari legati alla sua atmosfera suggeriscono che, almeno per i pianeti di questa massa e temperatura, ci possono essere due scenari di formazione. Nel primo caso, l’atmosfera è direttamente nata durante la formazione del pianeta. Tuttavia, questo indicherebbe un’atmosfera ricchissima di idrogeno, ma cosi non è. La seconda ipotesi, è che il pianeta si sia formato molto lontano, ai confini del sistema stellare a cui appartiene, ma che sia poi migrato per qualche motivo verso l’interno. In questo modo, se prima era solo una palla di ghiaccio, con tutto il calore ricevuto dalla vicinanza alla propria stella, è diventato un pianeta con una ricchissima atmosfera, creata dalla sublimazione del ghiaccio che preservava sulla propria superficie.

Oltre alla propria ricerca intorno alle caratteristiche dell’atmosfera di questo pianeta, il team ha anche analizzato i movimenti dell’orbita del pianeta, alla ricerca di piccole vibrazioni che indicherebbero la presenza di altri corpi vicini. Per adesso non c’è stato alcun risultato in questo senso.

https://www.cfa.harvard.edu/~zberta/mearth/

http://arxiv.org/PS_cache/arxiv/pdf/110 ... 2370v1.pdf

Fonte: http://link2universe.wordpress.com/2011 ... n-metalli/


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MessaggioInviato: 24/03/2011, 12:46 
BiologiaSui PNASUna "zuppa primordiale" ancora più ricca
Gli amminoacidi prodotti nello storico esperimento di Miller sono risultati simili, sia per struttura che per rapporti, a quelli trovati nei meteoriti APPROFONDIMENTIIl "brodo primordiale" rivisitato
Nel 1953 Stanley Miller condusse, in collaborazione con Harold Urey, un esperimento che gli avrebbe fatto guadagnare una fama imperitura, mostrando che i composti organici che costituiscono i mattoni della vita potevano formarsi nella condizioni che si ritiene esistessero sul nostro pianeta quando questa comparve. Nel 1958 ripeté l'esperimento, aggiungendo alla prima miscela utilizzata - formata da metano, ammoniaca, vapore acqueo e idrogeno - anche idrogeno solforato, riuscendo a generare più amminoacidi e svariati altri composti organici che vennero soprannominati "zuppa primordiale". Miller conservò alcuni campioni dei risultati, di cui poi, dimenticati, non si seppe più nulla.

Mezzo secolo dopo, Jeffrey Bada, già studente di Miller e attualmente docente di chimica marina alla Scripps Institution of Oceanography e all'Università della California a San Diego, ha rinvenuto i campioni dei risultati degli esperimenti di Miller del 1958, e li ha sottoposti a nuove analisi, un prima volta nel 2008, già rilevando una maggiore quantità di amminoacidi di quella identificata originariamente da Miller, e quindi di recente, ottenendo risultati che indicano che la varietà di composti organici presenti in quel lontano passato della Terra era molto maggiore di quanto finora ritenuto.

Come viene riferito in un articolo pubblicato sui Proceedings of the National Academy of Sciences, queste ultime analisi sono state condotte utilizzando tecniche un migliaio di volte più sensibili rispetto a quelle disponibili ai tempi di Miller.

La scoperta, osserva Bada, suffraga l'ipotesi che i vulcani, che attualmente rappresentano una delle maggiori fonti di idrogeno solforato in atmosfera, abbiano dato origine grazie ai fulmini a un'ampia varietà di amminoacidi e composti organici.

Bada ha anche scoperto che gli amminoacidi prodotti nell'esperimento di Miller con l'idrogeno solforato sono simili, sia per struttura che per rapporti, a quelli trovati nei meteoriti, un risultato che conforta l'ipotesi che i processi come quelli di questi esperimenti siano ampiamente diffusi nell'universo. (gg)

http://lescienze.espresso.repubblica.it ... lo/1347170


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