Astronomia e cosmologiaDa una osservazione dell'ESOUn bagliore rosso di stelle nascenti nell'occhio del VLT
I dati grazie ai quali è stato possibile ottenere l'immagine sono sate selezionate nell'archivio ESO da Manu Mejias nell'ambito del concorso per astrofili dilettanti Hidden Treasures Appare con tonalità nel rosso-arancione la regione colma di idrogeno ionizzato teatro di un'intensa formazione stellare nell'ammasso aperto NGC 371, circondato dalla Piccola Nube di Magellano nelle immagini ottenute grazie allo strumento FORS1 del Very Large Telescope (VLT) dell'ESO di La Silla, in Cile.
I dati grazie ai quali è stato possibile ottenere l'immagine sono sate selezionate nell'archivio ESO da Manu Mejias nell'ambito del concorso per astrofili dilettanti Hidden Treasures. Tre delle immagini di Mejias si sono classificate tra le prime 20, mentre la sua immagine della NGC 371 si è classificata sesta nella competizione.
La Piccola Nube di Magellano è una galassia nana distante da noi solo 200.000 anni luce che contiene stelle in tutti gli stadi della loro evoluzione, dalle luminosissime stelle giovani trovate nella NGC 371 ai resti di supernove frutto di stelle ormai giunte alla fine del loro ciclo. Le più giovani ed energetiche emettono una notevole quantità di radiazione ultravioletta che determina un'emissione di luce nello spettro visibile da parte dell'idrogeno circostante che produce un bagliore che si estende per centinaia di anni luce in ogni direzione.
I cluster aperti non sono affatto rari nel cosmo: ne esistono numerosi esempi nella Via Lattea. Tuttavia, NGC 371 è di particolare interesse a causa dell'inatteso numero di stelle variabili che contiene. Le stelle variabili hanno una luminosità che cambia nel tempo e un loro sottogruppo, quello delle stelle pulsanti B, può essere utilizzato per studiare l'interno delle stelle con i metodi che vanno complessivamente sotto il termine di astrosismologia. Le stelle variabili sono cruciali per gli studi di astronomia, in particolare per la determinazione della distanza delle galassie.
Le regioni di gas ionizzato sono denominate HII e le stelle negli ammassi aperti hanno origine tutte dalla stessa regione HII diffusa e nel tempo la maggior parte dell'idrogeno viene utilizzato per alimentare la formazione stellare, mentre quello scartato finisce per formare masse esterne visibili nelle immagini
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