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ubatuba ha scritto:
se consideriamo il fatto che probabilmente fra marte et giove in un temppo remoto doveva trovarsi unpianeta che magari x cause catastrofiche e'esploso i due satelliti di marte potrebero essere dovuti alla frantumazione di questo ipotetico pianeta dovuta ad un evento straordinario,cmq questa e'la teoria di brennan
Vi sono tre cause che potrebbero determinare un'esplosione planetaria: fusione nucleare, bombardamento meteorico e collisione con altri corpi celesti. Le prime due non riescono a sviluppare un'energia tale da innescare un processo di disintegrazione del pianeta; la prima, addirittura, rientra in una casistica rarissima e ancora tutta da dimostrare, mentre la seconda non riuscirebbe nel proprio intento persino tramite un impatto con un corpo simile alla Luna, dove le conseguenze sarebbero apocalittiche ma non cancellerebbero la Terra dalla faccia del Sistema.
La terza ipotesi, al contrario, presuppone una collisione con un oggetto estremamente più grande del pianeta bersaglio e dotato di un'enorme energia: ad esempio un frammento di stella.
Brennan passa in rivista la possibilità di uno scontro materia-antimateria (una delle possibili spiegazioni, ad es., del caso Tunguska); ma anche su questo fronte le possibilità di esplosione planetaria sono ridotte allo zero assoluto.
Vi sono due segmenti di stelle esplosive che potrebbero aver interessato il nostro sistema: le novae e le supernovae: le prime sono esplosioni, potremmo definirle, "locali", ovvero a basso raggio di coinvolgimento; le seconde, molto più spettacolari sotto il profilo pirotecnico, sono anche estremamente più pericolose poiché il potenziale distruttivo è enorme, dovuto anche al grande raggio di coinvolgimento della deflagrazione.
Nella costellazione di Vela, tra il 14.000 e l'11.000 a.C., una supernova denominata "Vela F" pose fine alla sua esistenza scagliando nel cosmo milioni di frammenti enormi e sufficientemente dotati di potenziale ad alta energia ed esplosivo; uno di questi, particolarmente esteso, puntò dritto verso le regioni esterne della Via Lattea mirando il sistema Solare. Brennan sottolinea il carattere ipotetico e speculativo della sua tesi ma confrontando tutti i passaggi precedenti del testo e una serie di osservazioni oggettive nei comportamenti del nostro sistema planetario.
Una di queste riguarda la cosiddetta fascia di Kuiper, scoperta dall'omonimo astronomo americano nel 1951. Si tratta di una fascia asteroidale posta ai confini del Sistema Solare molto simile alla fascia asteroidale intermedia generata forse da un'esplosione planetaria; per analogia è ipotizzabile una stessa origine.
Probabilmente l'intruso di Vela, viaggiando a velocità frazionate rispetto a quella fotonica, ha incontrato un corpo celeste in quelle regioni frantumandolo sul colpo; la sua corsa, per nulla rallentata, puntava dritta verso Nettuno. A quelle latitudini è stata osservata una forte presenza di alluminio 26, di fatto una nube, simile a quelle generate da esplosioni di supernovae. La distanza di Vela dal sistema è di 45 anni luce, pertanto i frammenti avrebbero raggiunto le nostre porte dopo pochi secoli, una nullità cronologica rispetto ai tempi astrali.
Il frammento di stella, dall'impressionante forza gravitazionale, avrebbe inclinato Nettuno di 29° sul proprio asse. Voyager 2 rivelò che anche Nettuno è circondato da minuscoli anelli di materiale cosmico: è ipotizzabile che alcuni satelliti orbitanti intorno al pianeta siano stati disintegrati da ulteriori impatti oltre a quello generante la fascia di Kuiper. Il campo gravitazionale del pianeta, comunque un gigante gassoso, avrebbe provocato un effetto fionda sull'intruso scagliandolo verso Urano e le latitudini interne della nostra casa cosmica. Anche Urano è circondato da anelli; si tratta forse dei frammenti dell'intruso che, venendo in rotta di collisione con un pianeta notevolmente inferiore a Nettuno, lo inclinò di 58,6° rispetto al proprio asse, di fatto imprimendogli una rotazione quasi sul fianco: i frammenti sono composti probabilmente da roccia, ghiaccio e un particolare polimero pigmentato di nero. L'intruso intanto puntava Saturno. A questo proposito si cita il "Limite di Roche, dal nome del francese che lo studiò per primo. In pratica, è la misura, distanza di sicurezza in cui un corpo celeste può avvicinarsi ad un altro senza che il più piccolo venga rigettato dalle forze di marea. Se i due corpi sono molto massicci, allora il limite diviene 2,5 volte il raggio del più grande. Gli anelli di Saturno sono al Limite di Roche; è ipotizzabile che l'intruso abbia frantumato una o più lune rientrate nel Limite, creando i bellissimi anelli di questo pianeta. L'intruso avrebbe provocato anche un aumento della sua velocità di rotazione.
Ora, superando Giove senza problemi a causa dell'enorme massa e forza gravitazionale del gigante gassoso, oppure di una sua posizione orbitale distante, il frammento stellare entrò in rotta di collisione con il "pianeta X" tra Giove e Marte, frantumandolo nella famosa fascia di asteroidi; molti frammenti furono catturati dall'intruso e trascinati verso Marte stesso; le conseguenze furono il rallentamento della rotazione del pianeta sull'asse con pressioni tali da provocare fratture nella crosta e la scomparsa dell'acqua.
Qui Brennan entra nelle ipotesi di possibili forme di esistenza intelligente sul pianeta rosso irrimediabilmente estintensi a causa del bombardamento meteorico generato dall'intruso e dall'esplosione del pianeta confinante; ma si tratta di un brevissimo accenno quasi poetico.
L'ipotesi più affascinante è quella che prevede Phobos e Deimos quali lune catturate da Marte e quindi frammenti del pianeta X.
Purtroppo, o per fortuna, fra Marte e Giove non è esistito nessun pianeta e la Fascia degli Asteroidi non è nata dall'esplosione di alcun pianeta, ma si tratta di resti sparsi della formazione del Sistema Solare........