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Stellare
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MessaggioInviato: 10/11/2012, 13:11 
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Fake o immagine vera?



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MessaggioInviato: 10/11/2012, 13:58 
FOTO ORIGINALE QUI
http://www.nasa.gov/images/content/7035 ... 1_full.jpg

VI RIPORTO un interessante osservazione, a mio avviso, ed un quesito...

Se esistesse vita su Marte, che vita sarebbe?
Riflettendoci l'unica vita possibile su Marte, oltre a quella primitiva (batterica), potrebbe riguardare una qualche "creatura" che nell'evoluzione del pianeta si è adattata alle sue condizioni estreme di superficie... rintanandosi nel sottosuolo, unico possibile luogo in cui possono trovarsi le ultime riserve di acqua del pianeta (fiumi, laghi, mari sotterranei).

Si tratterebbe di creature ctonie, ovvero terrestri (marziali in questo caso) e sotterranee, una specie di "talpa" estrema ... che si è adattata alla vita nel sottosuolo organizzandosi alla meglio.

Detto questo, vi presento la prima creatura del sottosuolo di Marte, che vedete nel cerchietto rosso, che fa capolino da un foro del pianeta, e osserva intorno... a meno che si tratta di una PIETRA che la natura ha dotato di cavità orbitali, e di una faces straordinariamente similumana...

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vi suggerisco di osservare la foto originale ed ingrandire la zona cerchiata...

ad occhio è una "testa" paragonabile alla grandezza della testa di una talpa, indi per cui plausibile


Ultima modifica di Diaspro79 il 10/11/2012, 14:00, modificato 1 volta in totale.


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Marziano
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MessaggioInviato: 11/11/2012, 08:55 
Ti consiglio di guardare bene la foto...

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...è solo un sasso, l'ennesimo sasso.



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MessaggioInviato: 12/11/2012, 13:33 
Marte è un bellissimo gioiello da esplorare e sicuramente in futuro ci riserverà delle sorprese, .......

..... ma non c'é bisogno di cercarle a tutti i costi.

Si faranno vive da sole. Quando sarà il momento.


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MessaggioInviato: 13/11/2012, 14:13 
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Mi scuso con il lettore per il tono semiserio che userò in questa breve trattazione, ma la conoscenza di informazioni che dovrebbero essere riservate (non si sa bene a chi) porta talora noi del C.I.C.I.S. ad esibire una spocchia degna di un liceale alla prova di maturità.DEI DELITTI E DELLE PENE In ogni indagine giudiziaria la prova regina è l’arma del delitto. Dato che il C.I.C.I.S. si propone di verificare se sia stato commessa eufemisticamente un’irregolarità nell’informazione scientifica sui risultati dell’esplorazione spaziale, l’indagine viene svolta su immagini fornite al pubblico da parte degli enti preposti alla suddetta esplorazione. Nel caso specifico esamineremo delle immagini relative ad un particolare frammento di una formazione definita dalla NASA “Nest-Rock” ed incontrata dalla sonda Curiosity durante il suo percorso verso Mount Sharp, il picco centrale interno a Gale Crater.Da esperienze precedenti sappiamo che i ragazzini NASA non resistono alla tentazione di dare alle “pietre” che incontrano dei nomi auto esplicativi, per cui trovandoci di fronte ad una “Roccia-Nido” ci è sembrato inevitabile verificare se le immagini divulgate erano coerenti tra di loro. Eccone un quadro sintetico:LE MANI NELLA MARMELLATA NASA get cought red handed Per una visione corretta delle immagini è necessario disporre di occhialini 3D a lenti rossa e blu. Per chi avesse figli o nipoti in età scolare non ci saranno problemi, loro li avranno trovati come omaggio in qualche giornalino e basterà rubarglieli. Chi non avesse questa fortuna potrà fare come me e procurarseli tramite Internet e se proprio fosse molto pigro ho comunque fatto in modo che la visione fosse possibile anche senza.Il frammento ripreso nelle immagini A-B-C-D misura pochi centimetri, per cui la qualità delle foto non è eccelsa, ma è comunque sufficiente a valutare se le immagini siano reali o intenzionalmente modificate. In alto potete vedere il frammento in versione tridimensionale (A) e bidimensionale (B) così come si è presentato a Curiosity poco meno di due mesi dopo la fase di landing. In basso a sinistra lo stesso frammento è fotografato dal rover due giorni dopo e potete notare come l’immagine tridimensionale (C) sia coerente in tutto e per tutto con la precedente.Ma meno di un mese dopo il frammento mostra una metamorfosi sorprendente, come potete notare nell’immagine tridimensionale (D), trasformandosi i n una piatta e anonima “patata” rocciosa. I pochi fortunati che hanno avuto modo di leggere i primi tre capitoli di “Vedere la Vita” sanno benissimo da cosa sia stato originato questo frammento, ma evidentemente per il grande pubblico questo non è possibile ed è lecito che la gente in buona fede creda alla foto D, dato che le foto A-B-C sono ingrandimenti ottenuti con attrezzature sofisticate non sempre a disposizione dell’utente comune.In questa sede comunque non ci interessa tanto spiegare la natura del frammento (il termine Nest-Rock è sufficiente di per sé) quanto riscontrare che la sua natura organica e filamentosa, per quanto fossilizzata, è chiarissima nelle immagini A-B-C, mentre nella foto D sono stati alterati i dettagli per via digitale mantenendo esclusivamente le linee di contorno. Questa modalità è stata applicata dalla NASA negli ultimi 8 anni ed ha lo scopo di far credere ad un occhio distratto che non ci sia nell’immagine niente di particolare.A molti sembrerà incredibile, ma non è affar nostro. La foto D è un falso, in quanto gabellata per raw-image mentre è un’immagine digitale neppure realizzata troppo bene.Al C.I.C.I.S. disponiamo di migliaia di foto di questo tipo e come potete verificare voi stessi è facilissimo individuarle mettendole a confronto con altre immagini dello stesso soggetto. Questo metodo di falsificazione, per quanto rudimentale, è comunque più sofisticato di quello più usato alla NASA, che è lo stendere pennellate di sabbia in punti critici come in questa immagine:Basta un po’ di sabbia ed ecco che l’apertura triangolare di un guscio pseudo-piramidale si trasforma in un anonimo agglomerato di ciottoli (sempre naturalmente che non conosciate la natura del guscio e del suo interno).In conclusione quindi lasciamo che sia il lettore a decidere la pena per i falsari. Personalmente proporrei di regalare loro una foto delle rispettive mogli camuffate da Angelina Jolie.


http://www.pianetamarte.net/curiosity_marmellata.htm


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MessaggioInviato: 15/11/2012, 18:48 
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Spettacolari 'ragni' creati dalla sublimazione del diossido di carbonio nell'atmosfera di Marte, da vecchi depositi ghiacciati durante l'inverno. Credit: NASA/GSFC/Università dell'Arizona

Marte può sembrare sempre statica, ma in realtà ci sono drammatici cambiamenti ad ogni stagione! In particolare per quanto riguarda le zone sub-polari dei due emisferi, che periodicamente si ricoprono di ghiaccio di diossido di carbonio durante l'inverno, che sublima subito appena arriva la primavera. Questo con il tempo crea diversi spettacolari fenomeni come piccoli "geyser" e fratture nel terreno, ma anche valanghe e strisce scure che ricoprono molta della superficie! Questa immagine è stata presa nel primo giorno di primavera nell'emisfero meridionale. Come per la Terra, anche Marte ha il suo asse di rotazione inclinato rispetto al piano orbitale, per cui il Sole attraversa l'equatore due volte durante l'anno. Sulla Terra questo fenomeno astronomico è chiamato equinozio (di primavera e di autunno).


In inverno una coltre di ghiaccio stagionale, composto da ghiaccio secco, ricopre le regioni polari. Anche se siamo appena agli inizi della primavera e il Sole è molto basso sull’orizzonte, l'attività associata alla sublimazione della calotta polare (passaggio diretto dallo stato solido a gassoso) è già in corso. Uno strato di ghiaccio ricopre l’intera scena mentre ventagli di materiale scuro vengono depositati su di esso. Questo materiale scuro viene portato in superficie grazie alla fuoriuscita di gas proveniente da sotto lo strato ghiacciato attraverso una rete di canali formatisi nel ghiaccio stesso.

In estate, quando il ghiaccio scompare del tutto, anche i ventagli scompaiono.



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Particolare di alcuni 'ragni' sulla superficie ghiacciata di Marte. Credit: NASA/JPL/GSFC/Università dell'Arizona

Dopo decine di migliaia di anni di sublimazione, i segni sono evidenti. Nel terreno rimangono tantissime spaccature causate 'a rete' dalla fuoriuscita per sublimazione di gas, che per pressione spinge fuori materiale. Questo processo con il tempo può scavare solchi qualche metro in profondità. Con il tempo,queste strutture finiscono in maniera naturale a organizzarsi in cose simili a ragni e per questo sono chiamati 'spiders'. Le tracce nere, sono la sabbia basaltica espulsa dalla sublimazione, che viene spostata dal vento. Se ci fate caso, potete notare come ci sono differenze nelle direzioni di queste tracce di sabbia nera, questo perché avvengono in momenti diversi e vengono spostati nella direzione in cui batte il vento in un dato momento. Su internet e non solo, ci sono molti che hanno visto in queste strutture alberi e foreste. In realtà si tratta semplicemente di un normalissimo fenomeno geo-fisico.

http://hirise.lpl.arizona.edu


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MessaggioInviato: 20/11/2012, 16:29 
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Immagine del cratere di circa 3 km, inondato sul lato da un fiume di lava. Credit: NASA/JPL/Università dell'Arizona

Il grande interesse geologico per i crateri, non riguarda solo le tantissime cose che ci possono dire dal loro impatto con la superficie, ma anche da tutti quei segni che conservano dell'usura che hanno subito nel tempo. Un caso interessante riguarda per esempio questa recente immagine scattata dalla camera HiRISE a bordo del Mars Reconnaissance Orbiter, che, all'interno di un cratere grande circa 3 km in diametro, ha scovato dei segni di canali tracciati da una passata inondazione di un fiume di lava! La lava è entrata nel cratere in almeno due distinti punti, verso sud-ovest e verso nord-ovest e ha creato anche una grande pozza di lava su tutto il fondale.



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Particolare dei canali scavati dalla lava sul lato del cratere. Credit: NASA/JPL/Università dell'Arizona


Trovare crateri con segni di inondazioni di lava non è rarissimo di per se e per esempio ci sono molti simili esempi anche sulla Luna. Ma la grande differenza sta nel fatto che sulla Luna la lava è roccia fusa dall'impatto stesso, che poi in qualche modo riscende nel cratere, scavando i canali. In questo caso invece, la lava proviene da vulcani.
Marte è uno dei pianeti terrestri con la storia vulcanica più intensa e spettacolare in assoluto! Ne è testimonianza il fatto che si trovano anche i più giganteschi e imponenti vulcani del Sistema Solare, tra cui il Monte Olympus.
Non si sa ancora esattamente cosa e quanto ha fermato l'attività vulcanica, anche se probabilmente ha molto a che vedere con la struttura interna di Marte e la mancanza di un nucleo attivo. Non è ancora certo quando grossa parte dell'attività è cessata e secondo alcuni geologi, potrebbero ancora oggi esserci zone di magma sotto alcuni vulcani. Questo è interessante perché il loro calore potrebbe mantenere liquide falde acquifere che possono ospitare forme di vita.



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Immagine intera del cratere e la regione intorno a se. Credit: NASA/JPL/University of Arizona

Per questo studiare le tracce di come si è evoluta l'attività vulcanica, anche nei particolari come questi, può essere fondamentale. Nell'immagine sopra potete notare le pianure vulcaniche che circondano questo cratere. Si sono formate durante l'attività vulcanica più intensa durante un fenomeno chiamato inflazione di lava. In pratica la lava viene iniettata direttamente sotto la crosta solida e questo fa rialzare tutta la superficie. Sappiamo che è colpa della lava perché è l'unica a comportarsi in questo modo. Ne il fango ne altri fluidi portano ad un simile rialzo.

http://hirise.lpl.arizona.edu/

http://www.link2universe.net/2012-11-20 ... -marziano/

c'e'pure la possibilita' che l'attivita'vulcanica su marte non sia del tutto scomparsa, magari sacche di magma esista ancora,e saltuariamente possa salire verso la superfice,e grz al suo calore sciolga il ghiaccio sottostante pemettendo all'acqua di potere poi scorrere in superfice anke se x tratti relativamente brevi,o magari tenere liquefatte determinate falde acquifere le quali possono ospitare magari forme di vita [;)]


Ultima modifica di ubatuba il 20/11/2012, 16:32, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 21/11/2012, 14:10 
Mentre su Marte il rover Curiosity continua il suo imperterrito lavoro di analisi chimica e mineralogica del suolo e dell'aria, per svelare indizi sul passato del Pianeta Rosso, anche sulla Terra gli scienziati si danno da fare analizzando quello che hanno tra le mani, cioè meteoriti terrestri originari da Marte! Una nuova ricerca che si basa sullo studio di alcuni frammenti di questi meteoriti ha svelato che le temperature dell'acqua sul Pianeta Rosso, almeno in alcuni posti, variavano da 50°C a 150°C. Sulla Terra ci sono tante diverse specie di microbi che riescono a vivere benissimo in simili sorgenti, come per esempio quelle del Parco di Yellowstone e gli astrobiologi ritengono che potrebbero essere posti dove la chimica pre-biotica poteva dare spazio anche alle primissime forme di vita. La ricerca è stata condotta da scienziati del Dipartimento di Fisica ed Astronomia dell'Università di Leicester mentre ulteriori modelli computerizzati a riguardo sono stati creati dai ricercatori della Open University.

"Mentre su Marte orbiter e rover stanno studiando il pianeta da vicino, noi studiamo i meteoriti marziani che abbiamo qui sulla Terra. Questi ci sono di tre tipi diversi: gli shergotiti, nakhliti e chassigniti. Uno dei gruppi più interessanti per le nostre domande sull'acqua su Marte sono i nakhliti, perché questo gruppo di meteoriti marziani contiene piccole venature che sono piene di minerali che si sono formati grazie all'azione dell'acqua vicino alla superficie di Marte." spiega il Dr. John Bridges, ricercatore presso il Centro Di Ricerca Spaziale dell'Università di Leicester e autore principale della nuova pubblicazione.

Il Dr. Bridges ed il suo gruppo hanno studiato questi minerali in grande dettaglio mettendo al confronto anche le differenze tra i vari frammenti in nostro possesso. Ne abbiamo soltanto 8 di meteoriti nakhliti sulla Terra e tutti hanno in comune la struttura di base ma ci sono anche tante differenze significative che li distinguono, specialmente per quanto riguarda l'alterazione dei minerali.

Lafayette è uno di questi frammenti e contiene al suo interno la più completa successione di minerali nuovi formati sotto l'azione dell'acqua. Un'attenta investigazione di questi minerali con l'uso di un potentissimo microscopio elettronico hanno svelato che il primo minerale a crescere all'interno delle vene di questo frammento è stato il carbonato di ferro. Questo carbonato si sarebbe formato dall'acqua ricca di CO2, a temperature intorno ai 150°C. Quando l'acqua si sarebbe raffreddata fino a 50°C, avrebbe formato i minerali argillosi che ne seguono e che sono poi seguiti da una fase amorfa che ha la stessa composizione delle argille. I microbi che conosciamo sulla Terra usano le reazioni chimiche presenti durante la formazione di questi minerali per ottenere energia ed elementi necessari alla loro sopravvivenza.

Il Dr. Bridges ha aggiunto che "I dettagli mineralogici che vediamo ci dicono che c'è stata un'altissima pressione di CO2 nelle vene per arrivare a formare i carbonati. Le condizioni poi sono cambiate in un contesto con meno CO2 nel fluido e si sono formati i minerali argillosi. Abbiamo una buona comprensione delle condizioni in cui si vengono a formare i vari minerali ma non arriviamo a capire veramente i dettagli più piccoli delle reazioni chimiche coinvolte, quindi servono nuovi modelli computerizzati più precisi."



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La Dr. Susanne Schwenzer, Ricercatrice Post-dottorato Associata presso il Dipartimento di Scienze Fisiche della Open University, che precedentemente aveva già studiato la composizione di meteoriti marziani, ha dichiarato a riguardo: "Finché John non ha concluso i suoi studi, ho usato le scoperte fatte dagli orbiter intorno a Marte e ho creato modelli per ogni nuovo minerale in maniera individuale. Gli orbiter avevano trovato tracce di argille sulla superficie di Marte, ma la risoluzione spaziale è molto diversa dai dettagliatissimi studi fatti sui nakhliti. Prima che avessimo tra le mani questi studi dettagliati sui meteoriti nakhliti, non sapevano che i carbonati venivano prima seguiti poi dalle argille. Quindi ero molto eccitata di vedere questi nuovi studi mineralogici."

Mettendo insieme i dati di entrambe le università, i ricercatori sono riusciti a predire le condizioni in cui l'acqua si trovava in alcune parti di Marte. Inizialmente l'acqua doveva essere intorno a 150°C di temperatura e contenere tantissima CO2, formando così lunghe catene di carbonati. Poi in una seconda fase si è raffreddata fino ad una media di 50°C, formando le argille. "La forza dietro questo riscaldamento potrebbe aver avuto origine da un impatto sulla superficie marziana da parte di un grosso asteroide" spiega Dr. Bridges. "E basta guardare ad una qualsiasi mappa di Marte per vedere quanto questi impatti erano comuni." ha aggiunto la Dr. Schwenzer.

http://www2.le.ac.uk/offices/press/pres ... ed-on-mars

http://www.link2universe.net/2012-11-21 ... qua-calda/


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MessaggioInviato: 22/11/2012, 13:45 
Una tempesta marziana che MRO della NASA sta seguendo dalla scorsa settimana ha prodotto anche cambiamenti atmosferici riscontrabili dai rover presenti su Marte.
Tramite il Mars Color Imager, un team di scienziati ha iniziato ad osservare la tempesta il 10 novembre 2012 riportando il tutto al team del rover Opportunity. La tempesta non si è avvicinata a più di 1.347 km dal rover, risultando come una piccola macchia atmosferica per Opportunity che non è dotato di stazione meteorologica a bordo.
La stazione a bordo di Curiosity, invece, ha rintracciato cambiamenti climatici relativi al fenomeno. I sensori spagnoli hanno misurato un decremento nella pressione e un lieve innalzamento notturno della minima.
E' una tempesta di polvere regionale che ha coperto una regione abbastanza estesa e si è sviluppata in una regione che in passato ha dato vita a tempeste globali di sabbia. Per la prima volta dal Viking degli anni Settanta stiamo studiando una tempesta regionale da due punti di vista: orbita e superficie.
Ogni anno marziano dura circa quanto dua nni terrestri. Le tempeste regionali hanno occupato vaste aree di Marte nel 2001 e nel 2007, ma non si è registrato nulla tra questi due anni e dal 2007 ad oggi. Vogliamo imparare il motivo per il quale alcune tempeste crescono fino a inglobare il pianeta ed altre no.
A partire dal 16 novembre, la strumentazione di MRO ha scandito un riscaldamento atmosferico a circa 25 chilometri sopra la tempesta. Da qui, l'atmosfera della regione si è riscaldata di circa 25 gradi Celsius a causa dell'assorbimento della luce solare da parte della polvere sollevata dai venti.
Il riscaldamento non viene visto soltanto nell'atmosfera dell'emisfero sud ma anche in alcuni punti prossimi alle latitudini nord-polari, a causa della circolazione atmosferica. Simili cambiamenti interesano la pressione misurata da Curiosity.
Ovviamente le dimensioni della tempesta sono importanti anche per il lavoro di Opportunity: la polvere potrebbe posarsi sui pannelli solari riducendo la quantità di energia a disposizione mentre Curiosity è dotato di generatori termoelettrici oltre alle celle solari.

NASA

http://www.skylive.it/NotiziaAstronomic ... mirino.txt


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MessaggioInviato: 11/12/2012, 18:49 
Vasti Sistemi di Antiche Caverne su Marte Potrebbero Aver Catturato Enormi Quantità di Acqua


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Immagini scattate dalla camera THEMIS, alla ricerca di caverne che siano entrate a gallerie sotterranee su Marte, nella Arsia Mons. Le caverne hanno anche nomi, dall'altro a sinistra: Dena, Chloe, Wendy, Annie, Abby, Nikki e Jeanne. Credit: NASA/JPL

Un team internazionale di ricercatori, guidati dal PSI (Planetary Science Institute), ha scoperto prove che indicano che circa 2 miliardi di anni fa, enormi volumi di acqua dovuti a catastrofiche inondazioni, potrebbero essere stati catturati da vasti e complicati di caverne su Marte. Alexis Palmero Rodriguez, scienziato dell'istituto, è arrivato, insieme al suo team di scienziati, a questa conclusione, dopo aver studiato le regioni terminali della Hebrus Valles, un canale che si estende per circa 250 km a vale da zone caratterizzate dal collasso della superficie. Su Marte ci sono alcuni dei più grandi ed imponenti canali del Sistema Solare e l'idea più diffusa è quella di una catastrofe che ha portato a vaste inondazioni che hanno scavato questi lunghissimi canali. Ma il problema è sempre stato spiegare dov'è finita poi tutta quest'acqua che doveva esserci.

Nel tempo sono state anche proposte tante altre possibili alternative per la formazione dei canali, come il movimento dei ghiacciai o persino la lava.

Il team guidato da Rodriguez ha studiato intensamente tutta la geomorfologia della Hebrus Valles, un terreno marziano che è unico perché preserva ancora intatti i terreni che si trovavano al termine dei canali marziani mentre si formavano. Questi generalmente sono altamente distrutti, ricostruiti da altri fenomeni nel tempo, sepolti dalla sabbia o crollati. Rodriguez ed il suo team invece hanno potuto studiare la geologia della formazione originale dei canali e hanno pubblicato un nuovo articolo, su Geophysical Research Letters, in cui ipotizzano, in base ai dati ottenuti,che grandi volumi di acqua, dopo aver scavato i canali della Hebrus Valles, potrebbero aver concluso il loro viaggio all'interno di vati sistemi di caverne.

Hanno ipotizzato che molte delle caverne si sono formate in collegamento al fenomeno del vulcanismo fangoso che ha portato fuori enormi volumi di composti volatili presenti sotto la superficie, insieme a svariati sedimenti. Ma dato che l'evacuazione di materiale da sotto la superficie, generalmente avviene in posti dove i sedimenti sono instabili e poco consolidati, i tunnel che si formano crollano presto.


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Caverne immerse tra i canali scavati dall'acqua su Marte. Credit: NASA

Tuttavia, queste caverne marziane sembrano essersi formate all'interno del permafrost, con una temperatura media di -65°C. Questo materiale dovrebbe avere proprietà meccaniche simili a quelle del calcalre, come la maggior parte delle caverne terrestri.

Per identificare quante più caverne possibili, il team si è basato anche su osservazioni fatte dalla sonda Mars Reconnaissance Orbiter, che grazie alla camera HiRISE riesce ad identificare anche piccoli cambiamenti di ombre, svelando così dove si trovano i buchi più profondi nella crosta. Quello che sarebbe importante però sapere, e che purtroppo per adesso rimane nel mistero, è a che periodo risalgono queste grotte che vediamo. Studiarle potrebbe aiutarci a comprendere anche quanta acqua c'è ancora oggi nelle profondità di Marte ed in che stato si trova.
Molto probabilmente, come evidenziato anche dai dati ottenuti dai radar in orbita, su Marte ci sono vasti depositi di acqua ghiacciata poco sotto la superficie.
In futuro potremmo anche usarle per habitat più protetti in cui far stare gli astronauti terrestri.

http://www.psi.edu/news/press-releases#marscaverns

http://www.link2universe.net/2012-12-11 ... -di-acqua/

e' quanto mai strano che conoscendo queste zone particolari marziane non si sia deciso di inviare sul posto un rover o similari,x potere capire come magari si sono create tali caverne o varagini, se dovute a collasso del terreno o a fatti endogeni,magari in codesti anfratti ci sono piu' possibilita' di rintracciare forme di vita magari elementari,strano che ci sia poco considerazione....magari di facciata [;)]


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La HRSC (High-Resolution Stereo Camera) a bordo dell'orbiter Mars Express della ESA, ha catturato questo spettacolare panorama a colori naturali della regione chiamata Charitum Montes. L'immagine ha una risoluzione di circa 20 metri per pixel. Credit: ESA/DLR/FU Berlin (G. Neukum)

Con l'inverno che si fa sempre più sentire sulla Terra, ecco una foto della stagione fredda su Marte, ottenuta dalla sonda Mars Express, della ESA. L'immagine mostra la regione chiamata Charitum Montes com'era il 18 Giugno, in pieno inverno marziano, nella zona vicina al Cratere Gale dove Curiosity è atterrato e relativamente vicino al bacino Argyre, il secondo cratere più grande sul Pianeta Rosso. Le zone più bianche visibili tra i crateri sono zone coperte di ghiaccio e neve di diossido di carbonio che durante l'inverno diventa ghiaccio secco e copre il pianeta.

Charitum Montes sono una catena montuosa che si estende per quasi 1000 km e fanno da confine sud dal gigantesco bacino Argyre. Queste montagne sono così imponenti che sono visibili anche dalla Terra se avette un telescopio abbastanza potente, e furono battezzate dall'astronomo Eugène Michel Antoniadi (1870-1944) nella sua pubblicazione chiamata "La Planète Mars" del 1929.

Nelle nuove immagini si vede molto bene il terreno antichissimo e altamente eroso da grandi crateri, che caratterizza questa parte di Marte. L'intera regione è coperta da una sottile nevicata di diossido di carbonio ghiacciato.



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Vista di uno dei grandi crateri nella regione intorno alla catena montuosa Charitum Montes. La prospettiva è stata creata in base ai dati altimetrici e alle immagini stereo ottenute dalla camera HRSC a bordo della sonda Mars Express. All'interno del cratere si possono vedere anche delle dune di sabbia ghiacciata. Credit: ESA/DLR/FU Berlin (G. Neukum)

Intorno ai crateri più grandi si possono notare anche tantissimi altri crateri di impatto più piccoli, causati probabilmente dall'espulsione di materiale dopo gli impatti principali. Il materiale esposto intorno crea una struttura geologica chiamata "piedistallo". Se guardate bene, nelle regioni più vicine al cratere, il "piedistallo" resiste più a lungo rispetto alle regioni lontane, dove viene eroso più facilmente.

Nel cratere sopra si possono vedere anche una serie di dune, create probabilmente con materiale che ce l'ha fatta ad introdursi all'interno del cratere per via di canali che si sono formati nel tempo tra le creste e pareti che circondano il cratere.

Ci sono anche diversi canali dendritici tutto intorno ad alcuni grandi crateri e segnano geologicamente le zone più inondate nel tempo, forse da grandi quantità di acqua, come si pensa sia successo per il cratere Gale che viene esplorato ora dal rover Curiosity.



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Mappa topografica della regione Charitum Montes. I colori verso il rosso segnano le zone più alte mentre quelli vero il blu segano le maggiori depressioni. Credit: ESA/DLR/FU Berlin (G. Neukum)

Una regione di grandissimo interesse per gli scienziati si trova all'interno del grande cratere verso la parte alta a sinistra dell'immagine. Questo cratere ha al suo interno una grande varietà di materiali diversi tra di loro, e ci sono diversi strati esposti che variano sia per testure che per colorazione. Lo strato superiore è brillante e liscio, e sembra essere una coperta liscia con pochi crateri d'impatto. Questo strato fa da interfaccia con lo strato più scuro che si trova sotto esposto in alcune zone forse come risultato dell'erosione dello strato sopra.

Il materiale sotto, più scuro, è molto più ruvido e con un pattern diversissimo. Non è ancora chiara la causa di tutto questo ed i geologi stanno cercando di ottenere quante più nuove informazioni per capire qualcosa di più sul passato di questa regione di Marte.



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Immagine anaglifica in 3D della regione intorno alla catena montuosa Charitum Montes. Per vederla in 3D vi basteranno degli occhialini con filtri rosso-blu. Credit: ESA/DLR/FU Berlin (G. Neukum)

La grandissima complessità e diversità di alcune aree in questo "mondo delle meraviglie" invernale fa tantissima gola agli scienziati planetari che sperano un giorno di poter dare un occhio più da vicino a questi depositi geologici che risalgono ad uno dei periodi più attivi e tumultuosi di Marte.
Purtroppo, come potrete immaginare, è difficilissimo riuscire ad atterrare in questo posto, e molto probabilmente serviranno grandi passi avanti nella robotica per poter arrivare a far atterrare in sicurezza un rover o lander o a muovere qualcosa su un terreno così accidentato.
Ma alla fine è una delle grandi sfide che dovranno affrontare quelli che saranno la nuova generazione di esploratori spaziali e ingegneri robotici. Lo stesso atterraggio di Curiosity sembra fantascienza fino a pochissimo tempo fa.

http://www.esa.int/Our_Activities/Space ... wonderland

http://www.link2universe.net/2012-12-14 ... s-express/

vedi che ci vogliono imbonire facendosi ammirare stupendi paesaggi,magari x future vacanze con gli sci,mentre loro quatti quatti,continuano a gustarsi dati ben piu' importanti..............[;)]


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http://www.youtube.com/watch?feature=pl ... 7y5pt5pgSM



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Astronauti Umani su Marte Potrebbero Assistere ad Impatti Meteorici di 1 Megaton



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Immagine del deposito fresco di materiale intorno ad un nuovo cratere su Marte. Credit: NASA/JPL/Università dell'Arizona

Di tutte le catastrofi naturali che conosciamo, l'impatto di asteroidi è tra quelle che più fanno paura. Negli ultimi decenni abbiamo iniziato a riflettere molto, come umanità, sulla probabilità di un impatto sulla Terra, e una delle prime domande sorte è stata: "quanto capitano di frequente impatti grandi?". Un modo per rispondere è guardare al numero di impatti avvenuti in passato e cercare di fare previsioni statistiche di probabilità riguardo al futuro. Non è un ragionamento così semplice perché va tenuto conto anche del fatto che la distribuzione dei crateri che vediamo oggi non dipende solo dal numero degli impatti avvenuti ma anche da quanto spariscono in fretta sulla Terra per via dell'erosione, i movimenti tettonici o la distruzione da parte di altri impatti. Comunque, diversi gruppi di ricercatori si sono lanciati nell'impresa, cercando di misurare la distribuzione di crateri e capire quante chance abbiamo di essere colpiti nel prossimo futuro. Oggi, William Bruckman ed i suoi colleghi dell'Università di Puerto Rico, hanno pubblicato una nuova analisi di questo tipo ma con una piccola variazione. Non hanno calcolato la probabilità solo per la Terra ma anche per Marte! La loro conclusione è che un gruppo di astronauti in visita su Marte per 3 anni, avrebbe buonissime chance di assistere all'impatto di un asteroide di notevoli dimensioni.

Quello che Bruckman e co. hanno fatto è creare un complesso modello matematico che descrive la percentuale di impatti sulla Terra e l'ha poi usato per fare previsioni, comparandole con i dati veri delle osservazione. Il loro modello suggerisce che eventi tipo quello di Tunguska, che arrivano a 10 megaton, dovrebbero avvenire in media una volta per secolo, e ogni 15 anni dovrebbero esserci impatti da 1 megaton. Secondo i ricercatori, le previsioni fatte sono in perfetto accordo con il conteggio dei crateri e con la maggior parte delle altre stime presenti.

Incoraggiati da questo successo, gli scienziati hanno applicato lo stesso modello anche a Marte, dove le percentuali di impatti dovrebbero essere più alti data la maggior vicinanza alla Fascia di Asteroidi. Eccola parte interessante: secondo loro, Marte dovrebbe subire eventi di 1 megaton circa ogni 3 anni.

Questa è una cosa molto significativa da ricordare, visto che future missioni su Marte dureranno per diversi anni. "Ci aspettiamo che i visitatori del Pianeta Rosso, che passano li qualche anno, abbiano un'alta probabilità di osservare un impatto grosso."



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Uno dei tanti concept per come potrebbe essere una colonia su Marte. Credit: NASA

Questo dato avrà sicuramente delle implicazioni importanti per il modo in cui si pensa ad una missione su Marte. Specialmente perché gli impatti sul pianeta rosso causeranno molto più danno che sulla Terra, dato che l'atmosfera marziana è molto meno densa.
Ovviamente c'è anche un problema con tutto ciò. Ci sono, sulla superficie di Marte, rover che hanno viaggiato per diversi anni e la presenza robotica su Marte è ormai continua da moltissimo. Queste missioni non hanno mai osservato segni di un simile impatto.
E' anche vero che non avevano molti strumenti in grado di rilevare un impatto avvenuto a distanza. In questo senso potranno fare la differenza le missioni future come InSight della NASA o il lander geofisico della missione ExoMars, progettato dalla Roscosmos. Queste stazioni avranno sismografi in grado di rilevare vibrazioni nella crosta, sia esse dovute a terremoti che a impatti di asteroidi.

http://arxiv.org/abs/1212.3273

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Spettacolare Immagine Dei Drammatici Cambiamenti Primaverili su Marte!



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Pattern creati dall'anidride carbonica che sublima nell'atmosfera durante la primavera nell'emisfero sud di Marte. Credit: NASA/JPL/Università dell'Arizona

Marte, come la Terra, è inclinato sul suo asse di rotazione e questo, nel suo movimento intorno al Sole, gli dona le stagioni! Attualmente sta arrivando la primavera in tutta la zona dell'emisfero sud di Marte e si possono già notare grandissimi cambiamenti nelle zone sub-polari, dove per tutto l'inverno si è accumulato tanto ghiaccio di anidride carbonica (che è il componente principale dell'atmosfera marziana). Questo composto ha la particolarità di non passare come l'acqua attraverso una fase liquida, ma passa direttamente da solito a vapore (in un processo chiamato sublimazione). Appena arriva sopra -126°C, il ghiaccio di anidride carbonica (che sulla Terra conosciamo come ghiaccio secco), si sublima e ritorna nell'atmosfera. Così facendo smuove molto del terreno sotto, e crea dei pattern caratteristici come quelli che vedete nella foto sopra.




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Immagine più ampia, in bianco e nero, dell'intera regione sub-polare osservata dalla camera HiRISE a bordo della sonda Mars Reconnaissance Orbiter. Credit: NASA/JPL/University of Arizona

La sublimazione non avviene in maniera uniforme perché dipende molto da come il Sole batte sulle forme delle dune. Molto spesso poi, il Sole può passare attraverso lastre trasparenti di ghiaccio sopra, e riscaldando il terreno scuro sotto, possono provocare la formazione di bolle di CO2 sotto pressione, che si accumula fino ad esplodere in mini-geyser e getti che spargono materiale scuro della superficie sotto, tutto intorno sul ghiaccio. In base a come il vento batte in quel momento, nasceranno delle code più o meno contorte e lunghe.

Se guardate bene potete notare che ci sono anche delle strisce molto più lunghe; si tratta di valanghe di materiale scuro, normalmente proveniente dalle rocce basaltiche sotto, che si dispiegano lungo le vaste colline e dune.
Man mano che la primavera avanzerà, il Sole riscalderà sempre più ghiaccio e sempre più anidride carbonica sublimerà.

http://www.uahirise.org
http://www.link2universe.net/2012-12-18 ... -su-marte/


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MessaggioInviato: 18/12/2012, 13:57 
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Se non erro, di questo video, 2di7 ne ha già dimostrato la non autenticità, in un'altra discussione.
.... il tutto ovviamente postando quello autentico.
Se ritrovo la discussione metto il link.


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