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re;Tracce Geologiche di Un Antico Oceano?

05/08/2012, 11:49

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Poligoni osservati su Marte, nella Acidalia Planitia, grazie agli strumenti THEMIS e MOLA. I profili sono stati calcolati con un margine di pendenza di 2.7 massimo e 0.8 medio. Credit: NASA



Il dibattito circa l'origine dei giganteschi poligoni (grandi da centinaia di metri a diversi km in diametro) presenti su Marte, rimane attivo anche dopo decenni di osservazioni dettagliate. Simili pattern geometrici si trovano non solo su Marte ma anche sulla Terra e sono da tempo al centro di molti dibattiti tra geologi. In un nuovo articolo comparso su GSA Today, un gruppo di geologi dell'Università del Texas, ha esaminato i grandi poligoni Marziani comparando alcune loro strutture con quelli presenti sui fondali oceanici della Terra. I ricercatori ritengono che entrambi si siano formati attraverso processi simili.

I dati per gli studi sono stati raccolti grazie agli strumenti: THEMIS, del Mars Odyssey, MOLA, del Mars Recconaissance Orbiter, e dalle immagini delle missioni Mariner e Viking. Gli scienziati planetari hanno nel tempo scoperto che le aree nelle pianure nordiche di Marte sono divise in grandi porzioni poligonali e che questi set di poligoni si espandono per aree molto larghe. Oggi, nella nuova ricerca, Lorena Moscardelli ed i suoi colleghi presentano un paragone dettagliato delle strutture geometriche di questi poligoni marziani e simili strutture che si trovano sui fondali oceanici sul nostro pianeta.

Sulla Terra, queste zone poligonali, con creste formate da faglie geologiche, sono molto comuni laddove si trovano tanti sedimenti finemente granulosi. Alcuni degli esempi migliori si trovano nel Mare del Nord e nel Mare della Norvegia. Le indagini fatte con radar 3D, durante la ricerca di depositi di gas, hanno svelato poligoni con diametri grandi anche sopra 1 km.

I dettagli circa la formazione di questi poligoni sulla Terra sono molto complessi e nella ricerca vengono minuziosamente mostrati, ma in sintesi, Moscardelli e co. spiegano come la maggior parte dei poligoni si vengono a formare in ambienti dove sono presenti sedimenti composti da argille sabbiose a profondità maggiori di 500 metri e dove questi sentimenti sono solo appena coperti da sedimenti più giovani. Un'osservazione chiave, fatta recentemente anche da Michelle Cooke dell'Università di Massachusetts, è che il meccanismo fisico dietro la formazione dei poligoni richiede l'esistenza di uno strato di sedimenti che sia molto spesso, umido e debole dal punto di vista meccanico.

Moscardelli e colleghi hanno anche concluso che l'angolo della pendenza del fondale marino gioca un ruolo importante sia nella formazione che nella preservazione dei poligoni. Laddove il fondale marino è molto gentile (pendenze di meno di mezzo grado), i poligoni hanno forme e dimensioni molto regolari. In molte zone dove questi poligoni si sono venuti a formare sopra strutture topografiche sepolte nel fondale marino, le forme dei poligoni sono alterate ed in alcuni casi sono fratturate nei posti più profondi. Entrambe le osservazioni sono consistenti con le deformazioni che subiscono i sedimenti marini relativamente morbidi in zone con pendenze diverse.




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Davanti a colori un immagine di poligoni osservati sul fondo marino in Norvegia. Sullo sfondo in bianco e nero ci sono immagini della camera THEMIS che mostra poligoni nella Aicdalia Planitia. Credit: GSA/NASA


Nelle pianure nordiche di Marte, dove la superficie è praticamente piatta, i poligoni hanno forme e dimensioni molto regolari, e sono estremamente simili a quello che vediamo sulla Terra. In alcuni luoghi dove la topografia di Marte è più varia, e dove ci sono prove anche di altri fenomeni geologici di trasporto dei sedimenti, si possono trovare anche poligoni deformati e frammentati.

Sulla base di queste somiglianze, il team dell'Università del Texas conclude che queste strutture molto probabilmente hanno una comune origine e si sono formati grazie a fenomeni simili in ambienti simili. Questo significa che i poligoni Marziani si sono formati come depositi sui fondali oceanici, come sulla Terra.

http://www.geosociety.org/news/pr/12-58.htm

http://www.geosociety.org/gsatoday/archive/22/8/



da link2universe


magari in un sistema quanto mai lento,il sistema marte viene alla luce,speriamo che la nasa con curiosity,sia prodiga di notizie......[;)]

12/08/2012, 18:14

L'autore, An Yin dell'Università della California (UCLA), geologo planetario, ha condotto uno studio comparato con immagini dei satelliti NASA THEMIS e MRO, in particolare con dati della fotocamera HIRISE
Le placche tettoniche che caratterizzano il nostro pianeta, e il cui movimento è causa dei terremoti, sembrano essere una peculiarità della Terra. Così si è pensato, non avendo trovato riscontri su altri pianeti. Non fino ad adesso. Secondo infatti uno scienziato dell'UCLA, la più grande università della California, An Yin, avrebbe riscontrato che il movimento di placche crostali sotto la superficie di un pianeta esiste anche su Marte.
An Yin lo sostiene in un articolo che apre il numero di agosto di Litosphere, rivista della Geological Society of America, basato su dati ottenuti con il satellite per immagini satellitari dellla NASA, THEMIS e con la fotocamera HIRISE (High Resolution Imaging Science Experiment) a bordo della sonda Mars Reconaissance Orbiter, anch'essa della NASA.
Per l'autore della ricerca “Marte è in una fase primitiva delle placche tettoniche. Permette però uno sguardo di come fosse la Terra agli inizi e può aiutarci a capire come il fenomeno ha avuto inizio sul nostro pianeta”.
Yin ha condotto una ricerca geologica in Himalaya e Tibet, dove si separano due delle sette grandi placche della Terra.”Quando ho studiato le immagini satellitari da Marte, ho notato molte caratteristiche simili alle faglie che ho visto in Himalaya e Tibet, e in California, tra cui la geomorfologia”, continua Yin, geologo planetario.
Yin porta ad esempio la piatta parete del canyon marziano che potrebbe essere stata prodotta da una faglia, così come alcuni ripidi burroni, molto simili a quelli che caratterizzano la Death Valley in California. Marte ha una zona vulcanica lineare, che, secondo Yin, è un prodotto tipico della tettonica delle placche.
La superficie di Marte contiene il sistema più lungo e più profondo di canyon nel nostro sistema solare, noto come Valles Marineris (prende il nome dal Mariner 9 Mars Orbiter del 1971, che lo ha scoperto). Si tratta di quasi 2.500 miglia di lunghezza – circa nove volte di più del Grand Canyon. Gli scienziati si sono chiesti per molti anni come si fosse formato. Secondo Yin “l'idea che si tratti solo di una grossa crepa che si è aperta non è corretta. È il confine di una placca con un movimento orizzontale. Può essere scioccante, ma la prova è abbastanza chiara”. “La faglia – prosegue Yin – si muove orizzontalmente su una lunga distanza ed è molto simile alla faglia del Mar Morto sulla Terra”.
Le due placche che si separano nella Valles Marineris si sono spostate di circa 93 miglia orizzontalmente una rispetto all'altra, mentre la faglia di Sant' Andrea, si è spostata di circa il doppio, ma essendo le dimensioni della terra circa il doppio di Marte, secondo l'autore, i dati sono comparabili.

Fonte: MEDIA INAF

da skylive

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