Immagine: 150,19 KBPoligoni osservati su Marte, nella Acidalia Planitia, grazie agli strumenti THEMIS e MOLA. I profili sono stati calcolati con un margine di pendenza di 2.7 massimo e 0.8 medio. Credit: NASA
Il dibattito circa l'origine dei giganteschi poligoni (grandi da centinaia di metri a diversi km in diametro) presenti su Marte, rimane attivo anche dopo decenni di osservazioni dettagliate. Simili pattern geometrici si trovano non solo su Marte ma anche sulla Terra e sono da tempo al centro di molti dibattiti tra geologi. In un nuovo articolo comparso su GSA Today, un gruppo di geologi dell'Università del Texas, ha esaminato i grandi poligoni Marziani comparando alcune loro strutture con quelli presenti sui fondali oceanici della Terra. I ricercatori ritengono che entrambi si siano formati attraverso processi simili.
I dati per gli studi sono stati raccolti grazie agli strumenti: THEMIS, del Mars Odyssey, MOLA, del Mars Recconaissance Orbiter, e dalle immagini delle missioni Mariner e Viking. Gli scienziati planetari hanno nel tempo scoperto che le aree nelle pianure nordiche di Marte sono divise in grandi porzioni poligonali e che questi set di poligoni si espandono per aree molto larghe. Oggi, nella nuova ricerca, Lorena Moscardelli ed i suoi colleghi presentano un paragone dettagliato delle strutture geometriche di questi poligoni marziani e simili strutture che si trovano sui fondali oceanici sul nostro pianeta.
Sulla Terra, queste zone poligonali, con creste formate da faglie geologiche, sono molto comuni laddove si trovano tanti sedimenti finemente granulosi. Alcuni degli esempi migliori si trovano nel Mare del Nord e nel Mare della Norvegia. Le indagini fatte con radar 3D, durante la ricerca di depositi di gas, hanno svelato poligoni con diametri grandi anche sopra 1 km.
I dettagli circa la formazione di questi poligoni sulla Terra sono molto complessi e nella ricerca vengono minuziosamente mostrati, ma in sintesi, Moscardelli e co. spiegano come la maggior parte dei poligoni si vengono a formare in ambienti dove sono presenti sedimenti composti da argille sabbiose a profondità maggiori di 500 metri e dove questi sentimenti sono solo appena coperti da sedimenti più giovani. Un'osservazione chiave, fatta recentemente anche da Michelle Cooke dell'Università di Massachusetts, è che il meccanismo fisico dietro la formazione dei poligoni richiede l'esistenza di uno strato di sedimenti che sia molto spesso, umido e debole dal punto di vista meccanico.
Moscardelli e colleghi hanno anche concluso che l'angolo della pendenza del fondale marino gioca un ruolo importante sia nella formazione che nella preservazione dei poligoni. Laddove il fondale marino è molto gentile (pendenze di meno di mezzo grado), i poligoni hanno forme e dimensioni molto regolari. In molte zone dove questi poligoni si sono venuti a formare sopra strutture topografiche sepolte nel fondale marino, le forme dei poligoni sono alterate ed in alcuni casi sono fratturate nei posti più profondi. Entrambe le osservazioni sono consistenti con le deformazioni che subiscono i sedimenti marini relativamente morbidi in zone con pendenze diverse.
Immagine: 119,62 KBDavanti a colori un immagine di poligoni osservati sul fondo marino in Norvegia. Sullo sfondo in bianco e nero ci sono immagini della camera THEMIS che mostra poligoni nella Aicdalia Planitia. Credit: GSA/NASA
Nelle pianure nordiche di Marte, dove la superficie è praticamente piatta, i poligoni hanno forme e dimensioni molto regolari, e sono estremamente simili a quello che vediamo sulla Terra. In alcuni luoghi dove la topografia di Marte è più varia, e dove ci sono prove anche di altri fenomeni geologici di trasporto dei sedimenti, si possono trovare anche poligoni deformati e frammentati.
Sulla base di queste somiglianze, il team dell'Università del Texas conclude che queste strutture molto probabilmente hanno una comune origine e si sono formati grazie a fenomeni simili in ambienti simili. Questo significa che i poligoni Marziani si sono formati come depositi sui fondali oceanici, come sulla Terra.
http://www.geosociety.org/news/pr/12-58.htmhttp://www.geosociety.org/gsatoday/archive/22/8/da link2universe
magari in un sistema quanto mai lento,il sistema marte viene alla luce,speriamo che la nasa con curiosity,sia prodiga di notizie......