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MessaggioInviato: 20/07/2015, 10:55 
L'azoto è stato rilevato per la prima volta dai laboratori di Curiosity, durante le analisi dei campioni di roccia marziana. Contemporaneamente, una perdita indesiderata di un prodotto chimico utilizzato dal rover per marcare le molecole organiche complesse, sembra aver fatto casualmente il suo lavoro. Le ultime novità sono state presentate in due occasioni distinte.

L'azoto è un elemento essenziale per tutte le forme di vita: è il costituente fondamentale del DNA e del RNA, che codificano le istruzioni genetiche, e delle molecole organiche più importanti dal punto di vista biochimico come le proteine ed alcune vitamine.
E' presente nelle atmosfere della Terra (dove è il componente principale con il 78,08% in volume) e di Marte (2,6% in volume) sotto forma di gas come molecola biatomica N2, due atomi di azoto legati insieme così fortemente che non reagiscono facilmente con altre molecole.
L'azoto, quindi, non è direttamente assimilabile dalla maggior parte degli organismi viventi ma deve essere convertito in forme chimiche utili: cioè avviene tramite un processo chiamato "fissazione", con cui un composto inorganico viene trasformato in organico. Sulla Terra ci sono alcuni organismi che sono in grado di compiere questa trasformazione, fondamentale per l'attività metabolica, partendo dall'azoto atmosferico (fissazione biologica). Tuttavia, piccole quantità di azoto possono essere fissate anche da eventi energetici naturali, come i fulmini.

Il nitrato (NO3), un atomo di azoto legato a tre atomi di ossigeno, è una delle fonti per l'azoto fissato ed è ciò che Curiosity ha trovato su Marte.
Naturalmente, non ci sono prove che suggeriscono che i nitrati siano legati in qualche modo ad un'attività biologica ma piuttosto, trattandosi di antiche molecole, gli scienziati sono più propensi a ritenere che siano di provenienza non biologica, originate da eventi energetici come impatti di meteoriti e fulmini sull'antico pianeta.

Gli alvei di antichi fiumi e la scoperta di minerali che si formano in presenza di acqua hanno già suggerito che Marte doveva essere più accogliente in passato. Il team di Curiosity, in definitiva, ha trovato le prove che tutti questi elementi e gli ingredienti necessari per la vita, come l'acqua liquida e la materia organica, erano presenti nel cratere Gale miliardi di anni fa.

"Trovare una forma biochimica accessibile dell'azoto è il maggiore sostegno per l'abitabilità antica di Marte nel cratere Gale", ha detto Jennifer Stern del NASA Goddard Space Flight Center di Greenbelt, nel Maryland, autrice di un articolo pubblicato il 23 marzo sulla rivista Proceedings of the National Academy of Science.

Evidence for indigenous nitrogen in sedimentary and aeolian deposits from the Curiosity rover investigations at Gale crater, Mars [abstract]

The Sample Analysis at Mars (SAM) investigation on the Mars Science Laboratory (MSL) Curiosity rover has detected oxidized nitrogen-bearing compounds during pyrolysis of scooped aeolian sediments and drilled sedimentary deposits within Gale crater. Total N concentrations ranged from 20 to 250 nmol N per sample. After subtraction of known N sources in SAM, our results support the equivalent of 110–300 ppm of nitrate in the Rocknest (RN) aeolian samples, and 70–260 and 330–1,100 ppm nitrate in John Klein (JK) and Cumberland (CB) mudstone deposits, respectively. Discovery of indigenous martian nitrogen in Mars surface materials has important implications for habitability and, specifically, for the potential evolution of a nitrogen cycle at some point in martian history. The detection of nitrate in both wind-drifted fines (RN) and in mudstone (JK, CB) is likely a result of N2 fixation to nitrate generated by thermal shock from impact or volcanic plume lightning on ancient Mars. Fixed nitrogen could have facilitated the development of a primitive nitrogen cycle on the surface of ancient Mars, potentially providing a biochemically accessible source of nitrogen.

La scoperta arriva dai campioni prelevati dalla sabbia di "Rocknest" e con le due prime perforazioni sui target "John Klein" e "Cumberland" a Yellowknife Bay, dove i risultati mostrano 1.100 parti per milione di nitrati nel suolo analizzato.
Il campione di Rocknest è particolarmente indicativo: a differenza degli altri due, infatti, Curiosity in quel caso si era limitato ad assaggiare una piccola duna di sabbia trasportata dal vento, polvere, quindi, che può essere arrivata dalle regioni più lontane di Marte, a testimonianza che i nitrati sono diffusi su tutto il pianeta.

I campioni sono stati riscaldati ed i gas rilasciati sono stati dirottati al SAM (Sample Analysis at Mars), dove sia lo spettrometro di massa che il gascromatografo hanno identificato le molecole.

Insieme ai composti azotati, è stato rilevato anche monossido di azoto, o ossido nitrico (NO), ossia un atomo di azoto legato ad un atomo di ossigeno, in tutti e tre i siti. Ma dato che il nitrato è, come abbiamo visto, un atomo di azoto legato a tre atomi di ossigeno, il team ritiene che NO possa essere un prodotto dei nitrati riscaldati all'interno del SAM. Anche lo strumento utilizza alcuni composti per le analisi che potrebbero rilasciare questa sostanza, tuttavia, quella rilevata è più del doppio di quella che potrebbe essere prodotta dal SAM stesso e ciò rafforza l'idea che i nitrati siano realmente presenti su Marte.

Ma questa scoperta non è l'unica che fa riflettere gli scienziati: il campione di Cumberland ha mostrato diversi elementi interessanti di cui si è nuovamente discusso martedì scorso durante la 46ª Lunar and Planetary Science Conference (LPSC 2015)..
Il rover aveva già scoperto che il suolo marziano contiene il 2% di acqua e già questo non è un risultato da sottovalutare ma, a quanto pare, una perdita indesiderata di un fluido utilizzato dai laboratori interni del rover per identificare i composti organici, ha prodotto risultati inaspettati.

Nel 2013, Caroline Freissinet presentando i risultati del SAM, aveva parlato di composti contenenti carbonio presenti sia nel campione di Rocknest che in quelli di Yellowknife Bay. Ma la situazione era complicata a causa della fuoriuscita di alcuni vapori di MTBSTFA (N-tert-Butildimetilsilil-N-metiltrifluoroacetammide), un composto organico che reagisce con le molecole organiche per formare nuove sostanze più facili da trasformare in gas ma più difficili da abbattere con il calore quando i campioni vengono riscaldati. Così, non era facile determinare se quanto rilevato fosse indigeno di Marte o provenisse dai laboratori interni del rover, una situazione che "ha causato molti mal di testa", ha detto Danny Glavin, del NASA Goddard Space Flight Center di Greenbelt, Maryland.
Il team, però, è riuscito a correggere la contaminazione da MTBSTFA, ribaltando la situazione ed i primi risultati confermano la presenza di sostanze organiche originarie di Marte.
Dal live tweeting di Emily Lakdawalla:

Glavin: We allowed Cumberland sample to react with leaked vapor for ~1yr, then ran it through SAM. Found reduced organic molecules #LPSC2015
— Emily Lakdawalla (@elakdawalla) 17 Marzo 2015



Glavin: organics detected include a long chain carboxylic acid; long chain alcohol; maybe a silylene #LPSC2015
— Emily Lakdawalla (@elakdawalla) 17 Marzo 2015



Glavin's first conclusion on SAM detection of organics: "Wow, this is really exciting stuff, guys." #LPSC2015
— Emily Lakdawalla (@elakdawalla) 17 Marzo 2015

Galvin ha aggiunto: "Ci vorranno probabilmente anni di lavoro nel tentativo di districare questa storia".

"Questa è davvero roba eccitante. Abbiamo del fango indurito su Marte in un ambiente abitabile. C'era un lago lì ad un certo punto. Abbiamo molecole organiche, forse alcune interessanti da un punto di vista astrobiologico. Ed in linea di massima, questi campioni presentano un set di composti organici ancora più diversificato di quanto si pensasse in precedenza".

"E ora la domanda da un milione di dollari: tutto questo è di origine biologica o no? Vorrei avere una risposta da potervi dare. Abbiamo bisogno di molto altro ancora prima di poter iniziare a discriminare tra origine biologica e non biologica", ha aggiunto.

Ora, dopo il corto circuito del 27 febbraio (sol 911) che aveva bloccato le attività, Curiosity ha ripreso a muoversi e sta esplorando una zona geologicamente molto intrigante, "Garden City" (potete seguire gli ultimi aggiornamenti nel post di Marco Di Lorenzo).

http://aliveuniverseimages.com/speciale ... -abitabile


..dopo queste scoperte sono sempre +convinto che i dati viking,furono troppo frettolosament,e stranamente abbandonati,e prob davano indicazioni ben differenti,da quello che ci hanno propinato,con il risultato che siamo rimasti attardati di decenni x conoscere in dettaglio tutte le sue dinamiche.......................... [:292] [:292]


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 Oggetto del messaggio: Re: marte,un passato abitabile.........................
MessaggioInviato: 20/07/2015, 11:00 
Due domande...

1) Quando (e se) Marte ha cessato di essere abitabile?

2) Perché negli anni '70 era tabù parlare di queste cose e oggi no?!

Sulla prima, come immagino già sapete, io propendo per una ipotesi relativamente recente ovvero nell'ordine di 500mila anni fa.

Sulla seconda non saprei esprimermi...



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 Oggetto del messaggio: Re: marte,un passato abitabile.........................
MessaggioInviato: 20/07/2015, 11:02 
.. per cui, sbadataggine o ... fatto a posta? [:107]



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 Oggetto del messaggio: Re: marte,un passato abitabile.........................
MessaggioInviato: 20/07/2015, 12:44 
Atlanticus81 ha scritto:
Due domande...

1) Quando (e se) Marte ha cessato di essere abitabile?

2) Perché negli anni '70 era tabù parlare di queste cose e oggi no?!

Sulla prima, come immagino già sapete, io propendo per una ipotesi relativamente recente ovvero nell'ordine di 500mila anni fa.

Sulla seconda non saprei esprimermi...


1)non e' detto che marte non sia abitabile pure ai ns giorni,di certo se fosse,sarebbe un vita microbiologica.......

2) magari andando a ritroso nel progetto viking,si puo' vedere che pure in quel periodo si parlo' di vita batteriologica,in base ad esperimenti fatti in loco,e solo successivamente,sempre con un esperimento effettuato dai viking che diede risultato negativo fu tutto sconfessato,cmq bisogna chiarire che lo stesso esperimento effettuato sulla terra(molti anni dopo)portava alla medesima conclusione,in quanto e'stato appurato che era la metodologia errata......... [:289] [:290]


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MessaggioInviato: 21/07/2015, 18:42 
Guarda su youtube.com


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MessaggioInviato: 16/08/2015, 14:22 
Immagine
Ricostruzione 3D dei depositi di sali.

Credit: LASP / Brian Hynek

I ricercatori dell'University of Colorado Boulder hanno scoperto un vasto deposito di sale su Marte, una testimonianza di uno degli ultimi bacini d'acqua esistiti sul pianeta.


Lo studio, pubblicato sulla rivista Geology, ha esaminato un deposito di cloruro di sodio di circa 30 chilometri quadrati, nella regione Meridiani, vicino al sito di atterraggio del rover Opportunity.

Come avviene sulla Terra, queste saline su larga scala sono considerate prove di antichi bacini d'acqua evaporati.

I modelli digitali del terreno e l'analisi mineralogica delle caratteristiche che circondano il deposito indicano che il fondale del lago non è più vecchio di 3,6 miliardi di anni, ossia, è ben più recente del periodo in cui, finora, Marte è stato pensato un mondo umido, caldo ed accogliente, in grado di sostenere grandi quantità di acqua liquida in superficie.

"E' stato sicuramente un lago longevo", ha dichiarato Brian Hyne ricercatore associato del Laboratory for Atmospheric and Space Physics (LASP) presso la University of Colorado Boulder, primo autore del documento. "Siamo stati in grado di calcolare con precisione la sua età massima", ha aggiunto. "Potremo dire che questo è uno degli ultimi esempio di lago di certe dimensioni esistiti su Marte".

Anche se alcuni fattori come il grado di acidità non sono stati considerati nella ricerca, in base alla portata ed allo spessore dei depositi, i ricercatori stimano che l'indice di salinità era solo l’8% rispetto a quello di un oceano terrestre e pertanto, sarebbe potuto essere ospitale per la vita microbica.

http://aliveuniverseimages.com/flash-ne ... e-di-marte


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MessaggioInviato: 27/08/2015, 17:21 
gli studiosi hanno dedotto che in base alla grandezza dello strato salino,il lago poteva avere una salinita'solo dell 8% rispetto ai ns oceani,e una possibile'di vita microbica passata [;)]


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MessaggioInviato: 07/09/2015, 20:05 
Immagine


Questa immagine copre un'area larga 58 chilometri della regione Nili Fossae, nell'emisfero settentrionale di Marte. Il riquadro a sinistra mostra i dati del Thermal Emission Imaging System (THEMIS) di Mars Odyssey (il colore rappresenta l'inerzia termica ossia quanto velocemente un materiale si riscalda o si raffredda); a destra i dati del Compact Reconnaissance Imaging Spectrometer for Mars (CRISM) del Mars Reconnaissance Orbiter che indica quali minerali sono presenti sulla superficie (in verde, i carbonati). La mappa di base in scala di grigio è un mosaico THEMIS.
Questa immagine copre un'area larga 58 chilometri della regione Nili Fossae, nell'emisfero settentrionale di Marte. Il riquadro a sinistra mostra i dati del Thermal Emission Imaging System (THEMIS) di Mars Odyssey (il colore rappresenta l'inerzia termica ossia quanto velocemente un materiale si riscalda o si raffredda); a destra i dati del Compact Reconnaissance Imaging Spectrometer for Mars (CRISM) del Mars Reconnaissance Orbiter che indica quali minerali sono presenti sulla superficie (in verde, i carbonati). La mappa di base in scala di grigio è un mosaico THEMIS. Credit: NASA/JPL-Caltech/ASU/JHUAPL

Il più grande deposito di carbonati presente su Marte suggerisce che il pianeta potrebbe aver perso gran parte della sua atmosfera originaria molto presto nella sua storia, ancor prima del periodo in cui l'acqua liquida scorreva sulla superficie disegnando le valli e i canali che vediamo oggi.

"Il più grande deposito di carbonati su Marte contiene al massimo il doppio del carbonio presente nell'atmosfera di oggi", ha detto Bethany Ehlmann del California Institute of Technology e del NASA Jet Propulsion Laboratory. "Anche la somma di tutti i giacimenti di carbonati noti, non sarebbe lontanamente sufficiente a giustificare quel massiccio sequestro di anidride carbonica dall'atmosfera che è stato proposto come causa della scomparsa dell'acqua su Marte".

Attualmente, l'anidride carbonica è l'elemento principale dell'atmosfera marziana. Questo gas può essere catturato dall'aria o "assorbito" dal terreno tramite quelle reazioni chimiche che formano minerali carbonati. In entrambi i casi, l'assottigliamento atmosferico avrebbe causato l'evaporazione e la scomparsa dell'acqua.

Partendo dal presupposto che l'anidride carbonica sia stata densa e prevalente anche in passato (*), gli scienziati si aspettavano di trovare grandi depositi di carbonati a riprova di quell'atmosfera perduta. Le diverse missioni, invece, hanno dimostrato bassi valori per lo più distribuiti e solo raramente concentrati in depositi. Il più grande è noto come Nili Fossae, nell'emisfero settentrionale, a circa 22° N, 75° E.

Christopher Edwards, un ex ricercatore della Caltech ora all'US Geological Survey a Flagstaff in Arizona, e Ehlmann hanno pubblicato i loro risultati sulla rivista Geology.
I due hanno stimato la quantità di carbonio bloccata in Nili Fossae utilizzando i dati di molte missioni, tra cui il Thermal Emission Spectrometer (TES) dell'orbiter della NASA Mars Global Surveyor, il Compact Reconnaissance Imaging Spectrometer for Mars (CRISM) e le due fotocamere a bordo del Mars Reconnaissance Orbiter della NASA, il Thermal Emission Imaging System (THEMIS) di Mars Odyssey.

Confrontando il bottino di carbonio sequestrato in Nili Fossae con quello che sarebbe stato necessario per mantenere un'atmosfera densa in grado di sostenere lo scorrere dell'acqua in superficie, il team ha scoperto che avremmo dovuto trovare su Marte almeno 35 depositi di dimensioni analoghe i quali però, evidentemente, non ci sono. E' veramente impensabile che tutte le missioni svolte finora non li abbiano individuati ma se risalissero ad un'epoca precedente? Allora, potrebbero trovarsi più in profondità e non essere stati rilevati.

In definitia, cosa sia successo all'acqua e all'atmosfera di Marte rimane ancora un mistero ma probabilmente, l'ipotesi migliore è che quest'ultima sia andata persa nello spazio, piuttosto che catturata dai minerali del suolo.
"Forse l'atmosfera non era così densa quando si è formata la rete di valli e canali", ha detto Edwards. "Invece che caldo e umido, forse Marte era freddo e umido, con un'atmosfera già assottigliata. Quanto caldo doveva fare per permettere all'acqua liquida di scorrere? Non molto. nella maggior parte dei luoghi avremmo potuto trovare neve o ghiaccio invece di pioggia. Sarebbe bastato superare il punto di congelamento dell'acqua di tanto in tanto per scongelare il flusso e questo non richiede molta atmosfera".
D'altra parte, quello descritto, potrebbe non essere uno scenario inverosimile: basta pensare che un velo di brina può formarsi anche oggi tutte le notti nel cratere Gale. Parola di Curiosity!

http://aliveuniverse.today/flash-news/s ... perocikeis


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