DAL CORAGGIO DI VON BRAUN
AL SILENZIO DI OGGI SULLA REALTÀ EXTRATERRESTRE
Già ai tempi di Wernher von Braun - per sua stessa ammissione - era nota la vegetazione marziana. La stessa Oriana Fallaci pensava ad un'origine extraterrestre dei dischi volanti. Chi o cosa spinge al silenzio i nostri scienziati?
VON BRAUN CONVINTO
DELL'ESISTENZA DI BASSA VEGETAZIONE SU MARTE
Alcune affermazioni di von Braun - alla domanda della Fallaci sulle aspettative di trovare tracce di vita su Marte - sono dirompenti e prive di ambiguità. Dovrebbero far riflettere molti giornalisti ed opinionisti di oggi, e dare le coordinate per costruire documentari e servizi televisivi che aiutino veramente il pubblico a pensare, ad interrogarsi su cosa regge il sapere e la divulgazione scientifica, e su come bisognerebbe costruire le interviste con i protagonisti del cosiddetto progresso scientifico.
Interrogato sul Pianeta Rosso, von Braun risponde così alla giovane Fallaci:
"È indubbio che su Marte esistono almeno forme inferiori di vita. Astronomi molto responsabili notano senza possibilità di equivoco che col cambiare delle stagioni la vegetazione su Marte sboccia o appassisce. C'è vegetazione su Marte. Quale vegetazione non so, non sappiamo: ma a primavera essa si gonfia, si allarga, d'autunno si restringe, si secca. [...] Naturalmente quando parlo di vita su Marte alludo a una forma di vita diversa dalla nostra [...] Può darsi che Marte abbia avuto, in un passato per noi remotissimo, alte forme di civiltà. Può darsi perfino che se ne possa trovare le tracce, atterrandovi: se i milioni e i milioni di anni non hanno spazzato anche quelle."
LA VEGETAZIONE SU MARTE:
UNA REALTÀ DOCUMENTATA SCIENTIFICAMENTE?
Wernher von Braun già in passato si era lasciato andare a dichiarazioni pubbliche a proposito di forme di vita vegetale presenti oggi sul Pianeta Rosso.
Ho personalmente consultato - grazie all'archivio di una biblioteca italiana - un vecchio volume scritto da von Braun e Willy Ley, pubblicato in Italia nell'ottobre 1959 (3) con il titolo "L'Esplorazione di Marte".
Ebbene, da pagina 86 a pagina 97 i due autori conducono il lettore all'interpretazione delle zone scure di Marte, sulla base di osservazioni astronomiche condotte da addetti ai lavori del settore scientifico.
La loro conclusione è perentoria:
"Questo è il quadro di Marte a metà del secolo: un piccolo pianeta, tre quarti del quale sono freddi deserti e la cui rimanente parte è coperta da un genere di vita vegetale che le nostre cognizioni di biologia non riescono a comprendere del tutto." (4)
Ovviamente i due autori intendono una vegetazione assimilabile a quella dei licheni, che estraggono l'umidità dall'aria, non avendo radici.
Inoltre, riferiscono sempre von Braun e Ley, sulla Terra vi sono forme vegetali delle gelide tundre che assumono tonalità verdi-azzurre, e non verdi (studio dell'astronomo russo Tichov). Lo stesso colore che alcuni astronomi hanno notato osservando al telescopio alcune regioni di Marte.
Per giungere a queste considerazioni, i due autori commentano le evidenze che testimoniano le zone scure di Marte, interpretate inizialmente da Arrhenius come minerali igroscopici.
L'astronomo estone E. J. Opik - scrivono von Braun e Ley - ha proposto invece la seguente spiegazione: è evidente che per apparire dopo ogni tempesta di sabbia marziana, tali zone scure sono generate da un qualcosa capace di aprirsi "un varco", dunque un qualcosa si vivente (si veda le regioni Lacus Moeris e Sirtis Major).
Un'altra testimonianza fu osservata e fotografata dall'astronomo Earl C. Slipher dell'Osservatorio di Lowell, all'opera presso un sito astronomico del Sud Africa (l'Osservatorio Lamont-Hussey di Bloemfontein). Slipher si accorse che una gigantesca macchia (dall'area paragonabile a quella dello Stato del Texas) si era formata su Marte, a 20° di latitudine nord, ed a 235° di longitudine. Quale colore presentava tale macchia? Trascrivo direttamente le parole del testo:
"Il dottor Slipher affermò che presentava la stessa colorazione verde-azzurra delle zone scure e che quindi doveva essere identica alle altre. E il dottor Slipher è certo che si tratti di vegetazione." (5)
BASSA VEGETAZIONE SU MARTE
FOTOGRAFATA DALLA SONDA MARINER 9?
A questo punto invito il lettore onesto ed interessato ad approfondire le mie ricerche ed inchieste, ed a controllare cosa pubblicò "Le Scienze" - edizione italiana della prestigiosa rivista "Scientific American" - nel 1976 (6). Si tratta di una raccolta dei migliori articoli sul Sistema Solare pubblicati dalla rivista.
Una foto della superficie marziana campeggia a tutta pagina nell'apertura dell'articolo "Marte visto da Mariner 9", di Bruce C. Murray (7). La pagina che invito ad osservare con attenzione (in particolare i colori della relativa foto), è la 176, immediatamente precedente l'articolo citato. La didascalia di pagina 177 ne spiega l'origine con dovizia di particolari, compresa la colorazione, anche se la spiegazione tecnica è a mio giudizio ambigua. Le ultime parole della didascalia - alla luce di quanto dichiarato da W. von Braun e W. Ley - assumono un valore enorme e possono costituire la chiave per aprire un dibattito su cosa blocca l'ammissione pubblica della presenza di vita su Marte:
"[...] Gli astronomi hanno osservato mutamenti stagionali nelle strutture della Depressio Hellespontica: sono la somma di quelli più particolareggiati visibili in queste immagini."
Quanto scritto allora, decenni fa, può essere contestualizzato nel mio articolo intitolato "Segni di fotosintesi clorofilliana marziana?" (8)
Credo che oggi molti scienziati (anche italiani, non solo alla NASA) abbiano le mani legate, a causa soprattutto di giornalisti poco attenti e di politici troppo legati alla loro poltrona ed alla loro carriera.
E come mi scrisse un giorno in via confidenziale una mia fonte, andata perduta a causa di terzi, credo proprio che "non ci sovrasta un cielo fatto di stelle, ma di menzogne.".
L' articolo intero
http://www.edicolaweb.net/arti160a.htm