http://sites.google.com/site/dresda99/m ... -di-spiritMarte, la Nasa in soccorso dell' “esploratore” Spirit Le sabbie del Pianeta Rosso bloccano da marzo il rover: ora per liberarlo i tecnici hanno riprodotto in laboratorio il difficile terreno.
Se inviare un squadra di soccorso su Marte per risolvere un problema tecnico a un veicolo spaziale è impossibile, allora conviene portare il suolo di Marte e il problema sulla Terra: è quanto hanno pensato i tecnici della Nasa per liberare Spirit, il piccolo veicolo esploratore in missione sul Pianeta Rosso, incagliato da ormai tre mesi fra le insidiose sabbie del suolo marziano.
Per tentare di far uscire il rover dalla vasta piana di terreno troppo morbido, dove le ruote girano senza far presa, i tecnici di Houston hanno deciso di ricreare nel Jet Propulsion Laboratory di Pasadena, in California, le condizioni ambientali critiche e l’esatta posizione del mezzo: simulando i movimenti e le tecniche necessari a liberare un veicolo del tutto identico a Spirit, gli scienziati sperano di individuare il modo migliore per sbloccare la situazione, verificando in condizioni controllate quali siano le reazioni del rover e quali gli errori da evitare.
In uno spazio di nemmeno 3 metri quadrati, gli esperti dell’ente spaziale americano hanno ricostruito il punto di stallo di Spirit utilizzando quasi 2 tonnellate e mezza di diatomite, una sabbia che per la sua consistenza impalpabile è anche chiamata “farina fossile”: non è lo stesso materiale che tiene imprigionato Spirit, ma si tratta dell’alternativa più simile all’originale disponibile sulla Terra.
Il clone terrestre di Spirit è Rover Earth: da mercoledì scorso è impantanato nella sabbia, con le ruote affondate di oltre 12 centimetri, e i ricercatori stanno mettendo a punto una serie di manovre per consentirgli di percorrere quel poco spazio che - la Nasa ne è certa - separa il rover da una zona in cui il suolo più compatto consentirebbe di riprendere le esplorazioni.
John Callas, project manager del progetto Rover, in prima linea nella missione “Free Spirit!”, sottolinea come la situazione, per quanto critica, presenti degli elementi di positività: Spirit continua a ricaricare le proprie batterie grazie ai pannelli solari e, sebbene impantanato, non è da considerare bloccato. Una sottile distinzione, che però può fare la differenza: visto che le ruote continuano a girare, è importante far sì che non scavino ancora nel suolo, aggravando la posizione del rover.
Dai solchi che Spirit ha inciso nel terreno, inoltre, sono emerse sostanze come solfato di ferro e di calcio e silice, che testimoniano di una soprendente possibilità: forse, in tempi neppure così remoti, su Marte esistevano acqua o ghiaccio.
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