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Pianetamarte2010 ha scritto:

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tommaso ha scritto:

La cosa che più di ogni altra mi stupisce non è il fatto che su marte ci siano forme di vita più o meno complesse,ma il muro di gomma che viene tenuto in piedi dall'ente spaziale americano che dopo 30 anni dalla scoperta di vita microbica sul pianeta rosso ancora non lo rivela alle masse.Viviamo in un'epoca di neo oscurantismo e pensare che ci possano prima o dopo rivelare la verità sugli ufo è a mio avviso pura follia...


Ti do ragione.
Potrei capire il silenzio sull'arrivo di alieni sul nostro pianeta (e fino ad un certo punto), ma è inconcepibile non rivelare la presenza di forme di vita primordiale (chessò batteri, funghi, o anche qualche vermotto, se ce ne fossero). In fondo cosa cambierebbe alla stragrande maggioranza della popolazione terrestre?

Invece sarebbe un immenso input alla ripresa della ricerca scientifica.

Ecco, questo proprio non lo capisco.


Non c'è niente da capire, c'è soltanto da essere meno paranoici.

Oltretutto basterebbe un pochettino (ogni tanto eh, quanto avete tempo) leggere i comunicati della NASA. Non fanno altro che rompere le palle H 24 con il pianete Rosso e con la possibilità che questo ospiti (o abbia ospitato) la vita. E' una continua lotta interna (tra i vari scienziati) per la ricerca della prova definitiva, che però non è ancora stata trovata.

Ho sentito parlare in questo thread di forme di vita "complesse" su Marte. Bhe, visto che se si sta parlando del metano si sta parlando di un'evoluzione biologica a base del DNA simile alla nostra, è praticamente impossibile e ridicolo immaginare la presenza di forme di vita come mammiferi su Marte (!!!). L'acqua allo stato liquido su Marte non può esistere, se non per brevi istanti.



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MessaggioInviato: 14/09/2011, 21:19 
Il Dibattito sul Metano nell'Atmosfera Marziana Divide La Comunità Scientifica

Un decennio di osservazioni dell'atmosfera marziana hanno mostrato che durante i mesi estivi, sottili nuvole ricche di metano si vengono a formare. Questa scoperta ha lasciato gli scienziati senza parole, perché non è in accordo con alcun modello su come dovrebbe comportarsi l'atmosfera marziana in base ai dati che abbiamo.
"I risultati sono straordinari" ha spiegato Kevin Zahnle, del Ames Research Center, della NASA. "Richiedono che il metano abbia una vita che dura da giorni a settimane nell'atmosfera marziana, cosa che è in completo disaccordo con il comportamento conosciuto del metano, di almeno un fattore di 1000."
Zahnle ed i suoi colleghi hanno espressi alcuni seri dubbi riguardo all'esistenza del metano su Marte in una ricerca pubblicata lo scorso Dicembre nel giornale "Icarus", ma questo topic divide ancora l'intera comunità scientifica.

"Quello che vogliamo dire con la ricerca, è che le prove non sono neanche lontanamente abbastanza forti da sospendere la nostra fiducia riguardo al modo in cui sappiamo che si comporta il metano" ha spiegato Zahnle.

Ma le repliche non mancano affatto.

"Noi difendiamo i nostri risultati" ha spiegato Michael Mumma, del Goddard Space Flight Center, della NASA, che guida uno dei gruppi che ha fatto le osservazioni del metano su Marte. "E' vero, le misurazioni sono molto difficili da fare, ma non impossibili."
Mumma pensa che la ricerca pubblicata da Zahnle ed i suoi coautori serve soltanto come un "disservizio" quindi ha in mente di scrivere una risposta ufficiale. "La comunità deve deve capire la debolezza di questo suo argomento."

Immagine
Il rover Opportunity osserva una serie di nuvole nell'atmosfera di Marte, sopra il Cratere Endurance. Credit: NASA

Per oltre 40 anni, gli astronomi hanno scoperto vari indizi riguardo al metano su Marte. Le ricerche hanno sempre generato molto eccitamento perché sembravano indicare indizi sull'abitabilità e la presenza della vita del Pianeta Rosso.

"Il metano invoca subito visioni di vita su Marte" ha spiegato Sushil Atreya, dell'Università di Michigan. "Questo perché molto del metano sul nostro pianeta proviene da organismi viventi o da poco morti. "

Ma solide prove dell'esistenza del metano nell'atmosfera marziana, con analisi spettrografiche negli infrarossi, sono arrivate soltanto 8 anni fa. Nel 2003, Mumma ed il suo gruppo hanno individuato chiare impronte di metano nello spettro dell'atmosfera, ottenuto dalla Infrared Telescope Facility, alle Hawaii. Il metano è stato localizzato nelle nubi presenti sopra certe regioni della superficie marziana, con una densità massima di metano che arriva a 60 parti per miliardo.

Nel 200, altre due indagini hanno annunciato di aver trovato prove di metano su Marte. I dati dell'orbiter Mars Express, della ESA, che ha iniziato a orbitare Marte nel Gennaio 2004, hanno mostrato segni di pennacchi di metano ma non negli stessi luoghi scoperti da Mumma ed il suo team.
Un'ulteriore team ha fatto osservazioni con il Telescopio Canada-France-Hawaii, e ha rilevato la presenza del metano ma non ha avuto la risoluzione spaziale giusta per riuscire a vedere i pennacchi.

Il gruppo di Mumma ha poi eseguito ulteriori osservazioni nel 2006, quando l'orbita di Marte era nella posizione opportuna, ma nell'arco di 3 anni, tutti i segni del metano erano spariti, come segnalato nella pubblicazione del 2009. L'implicazione è che il metano nell'atmosfera è un evento stagionale, forse coincide soltanto con le estati del Pianeta Rosso.

Mumma ed i suoi colleghi hanno stimato che i pennacchi più grossi su Marte richiederebbero una fonte che rilasci il metano a velocità e quantità simili a quelli dei più grandi pozzi di idrocarburi sulla Terra. Anche se gli astrobiologi erano ancora legati all'idea di piccoli batteri produttori di metano, adesso i processi geochimici potevano, in teoria, riuscire a spiegare i livelli di metano visti su Marte.

Il problema più grosso da affrontare è comunque la rapida sparizione del metano su Marte. I modelli sull'atmosfera marziana stimano che le molecole del metano dovrebbero sopravvivere per circa 300 anni in media, prima di essere distrutte da processi fotochimici.

Tuttavia, l'analisi dei dati relativi ai pennacchi, suggeriscono che il metano viene rimosso dall'atmosfera nell'ordine dei mesi, se non settimane.

Zahnle ed i suoi colleghi hanno cercato di capire quanto potrebbe essere difficile includere un "pozzo" abbastanza grande da inghiottire il metano osservato in un tempo molto corto. Hanno concluso che qualsiasi processo chimico in grado di divorare il metano sconvolgerebbe completamente la composizione chimica del pianeta, in particolare la quantità di ossigeno.

"L'ossidazione del metano priverebbe Marte del suo ossigeno atmosferico in meno di 10.000 anni" ha spiegato Zahnle.
Queste preoccupazioni hanno trovato molti consensi nella comunità di scienziati che si studiano atmosfere planetarie.

"Anche se i dettagli della pubblicazione di Zahnle ha degli argomenti teorici che sono discutibili, l'idea base, dell'implausibilità di una grande abbondanza e corta vita del metano su Marte è abbastanza sensata" ha spiegato Atreya.

Mumma è cosciente che le proprie osservazioni non sono in linea con l'attuale modello di Marte. "Ma una misurazione è una misurazione" ha detto.

E' certamente possibile che Mumma e gli altri hanno trovato un dato che potrà far cambiare tutti gli attuali modelli riguardo a Marte, ma Zahnle e tanti altri non sono convinti che questo sia il caso, per via della difficoltà nell'osservare il metano su Marte.

Secondo le loro argomentazioni, le misurazioni fatte finora dall'orbita, soffrono di una risoluzione spettrale molto povera che rende molto difficile rilevare le linee di assorbimento che identificano il metano nello spettro. Le osservazioni fatte da Terra invece, hanno una risoluzione sufficiente, ma devono fare i conti anche con l'atmosfera della Terra, che è piena delle proprie linee di assorbimento.

Per spiegare ulteriormente quest'ultimo punto, pensate ad un fiore rosa che viene guardato con occhiali con lenti rosa. La luce che volete vedere viene assorbita ancora prima che arrivi ai vostri occhi. L'impronta del metano marziano tipicamente si trova nella regione infrarossa dello spettro, dove la nostra propria atmosfera è altamente assorbente.

Ci sono alcuni trucchi per gli astronomi che usano osservatori terrestri. per esempio, possono osservare Marte quando il pianeta si sta muovendo verso di noi o lontano da noi. Questo causa uno spostamento per via dell'Effetto Doppler nella luce di Marte, e questo può rendere le linee del metano marziano più facilmente identificabili.
Tuttavia, gli osservatori devono costruire modelli per cercare e sottrarre la contaminazione proveniente dalla nostra atmosfera. Per questo serve una precisa indagine di tutte le molecole che potrebbero assorbire la luce in arrivo.

"Il metano che Mumma e gli altri hanno osservato, non è una misurazione rozza, ma piuttosto una misurazione filtrata attraverso un modello sofisticato ma imperfetto dell'atmosfera della Terra" ha spiegato Zahnle.

Lui ed i suoi co-autori argomentano che questi modelli potrebbero dare l'impressione della presenza di metano basato sul carbonio-13, nell'atmosfera di Marte. La maggior parte del metano nella nostra atmosfera è fato con il carbonio-12, ma una piccola quantità c'è comunque anche del più pesante isotopo, carbonio-13.
Quindi le linee di assorbimento del metano di carbonio-13 erano per puro caso proprio la dove Mumma e gli altri pensano di aver rilevato l'impronta del metano su Marte. Zahnle ed il suo gruppo non pensa che sia una coincidenza. Pensano che il metano di carbonio-13 nell'atmosfera terrestre fornisce un falso segnale di metano nell'atmosfera marziana.

Immagine
Mappa della distribuzione del metano sulla superficie di Marte. Credit: NASA

Mumma non è d'accordo e spiega che gli altri stanno sottostimando l'effetto del carbonio-13 nell'atmosfera terrestre. Spiega inoltre che questo falso segnale dovrebbe essere visibile anche in altri dati, ma così non è.
"Serve un modello molto sofisticato per estrarre il segnale terrestre" ha speigato Mumma." Pensiamo che i nostri modelli a multistrato sia il più avanzato al mondo per questa regione dello spettro."

In generale poi, ha spiegato che i segnali del metano cambiano quando guardando a diverse regioni di Marte. Questo tipo di variazione spaziale non sarebbe possibile se il segnale fosse dovuto all'assorbimento di metano dalla nostra atmosfera.

Mark Allen, del Jet Propulsion Laboratory, della NASA ha seguito questo dibattito e pensa che Mumma ha effettivamente risposto in maniera efficace ai dubbi sull'analisi spettroscopica da lui effettuata. Il punto di vista di Allen è che i pennacchi di metano osservati nel 2003 si sono rapidamente dispersi su una zona così ampia che il gas non è più abbastanza denso da essere rilevabile. "Quindi il metano non è sparito, e non c'è il problema della vita troppo corta a livello chimico." ha concluso Allen.

Atreya ha una diversa opinione a riguardo. Pensa che le ipotesi sulle variazioni spaziali e stagionali nella concentrazione del metano siano piuttosto dubbie. Lo scienziato pensa che una quantità relativamente piccola di metano è stata osservata, ma che i dati presenti sembrano consistenti con una visione essenzialmente uniformemente distribuita su tutto il pianeta.

"In assenza di una rapida variabilità temporale e spaziale, non ci sarebbe bisogno di invocare meccanismi esotici per la distruzione o per il rilascio del metano." ha spiegato Atreya.

La maggior parte della comunità scientifica è molto cauta e non prende parti ancora in questo dibattito. Molti aspettano di vedere i risultati di nuove indagini e missioni prima di decidere.
La risposta potrebbe arrivare dal Mars Science Laboratory rover, chiamato Curiosity. Dovrebbe atterrare su Marte ad Agosto 2012, portando con se uno suite di strumenti chiamato "Sample Analysis ad Mars" (SAM), che misurerà una moltitudine di tracce diverse e isotopi presenti nei campioni atmosferici e nei campioni solidi.
Due dei strumenti SAM presenti nel rover, lo spettrometro laser e lo spettrometro di massa quadruplo, potrebbero potenzialmente scoprire le tracce di metano a livelli di 1 parte per miliardo e anche sotto. Le analisi però verrebbero fatte nella zona di atterraggio, del Cratere Gale.

Un test però molto più complesso e stavolta globale, arriverà dal nuovo orbiter in sviluppo alla NASA, chiamato Trace Gas Orbiter (TGO) che fa parte del programma portato avanti insieme alla ESA. Il TGO scansionerà l'atmosfera ad una risoluzione senza precedenti, analizzando tutte le più piccole tracce di ogni gas, per scoprire la loro distribuzione, fonte ed evoluzione. Tra questi gas, uno di quelli che verrà studiato maggiormente sarà sicuramente il metano.

Allen ha spiegato che molte persone assumono che l'unica motivazione per lanciare il TGO è studiare la presenza del metano, ma questo non è vero, la sonda porterà avanti moltissimi studi importantissimi. Inoltre porterà con se una nuova camera per ottenere immagini orbitali ad alta risoluzione, che mostrerà Marte come mai prima.

Zahnle dal canto suo si chiede se tutto questo sforzo per cercare il metano su Marte sarà ripagato alla fine, ma "dato come si è svolta questa storia, ormai deve essere fatto (riferendosi al TGO)."

Fonte: http://www.link2universe.net/2011-09-12 ... ientifica/ - http://www.astrobio.net/exclusive/4211/ ... -community


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MessaggioInviato: 15/09/2011, 19:40 
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2di7 ha scritto:

Allen ha spiegato che molte persone assumono che l'unica motivazione per lanciare il TGO è studiare la presenza del metano, ma questo non è vero, la sonda porterà avanti moltissimi studi importantissimi. Inoltre porterà con se una nuova camera per ottenere immagini orbitali ad alta risoluzione, che mostrerà Marte come mai prima.



Già, così
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MessaggioInviato: 04/10/2011, 12:50 
questo studio sulla presenza del metano marziano e'stato eseguito nello scorso anno,cmq sempre molto approppriato...............


___________________________________________________________


Il mistero del metano di Marte

Osservati cambiamenti stagionali nella produzione di metano, presente solo in zone precise di Marte: processi geologici o vita batterica?

Secondo una nuova ricerca, presentata al Congresso europeo di scienza planetaria (EPSC) a Roma (Italia) il metano sparisce dall'atmosfera di Marte in meno di un anno. Lo studio, condotto da Sergio Fonti dell'Università del Salento in Italia e Giuseppe Marzo dell'Ames Research Center della NASA (la National Aeronautics and Space Administration degli Stati Uniti), rivela anche grandi variazioni stagionali e geografiche nei livelli di metano sul pianeta rosso. I risultati sollevano interrogativi su quale sia la fonte del metano e su dove vada a finire.

"Nell'atmosfera di Marte sono presenti solo piccole quantità di metano che provengono da fonti molto circoscritte. Abbiamo anche osservato i cambiamenti nelle concentrazioni del gas e abbiamo scoperto che ci sono variazioni stagionali e annuali," ha detto il professor Fonti. "La fonte del metano potrebbe essere l'attività geologica o potrebbe essere biologica - non ne siamo sicuri a questo punto. Sembra però che il limite massimo per il ciclo vitale del metano sia inferiore a un anno nell'atmosfera marziana."

L'atmosfera di Marte è composta in gran parte da biossido di carbonio (95%), più azoto (1,6%) e tracce di ossigeno e acqua. La presenza di metano nell'atmosfera del nostro vicino è stata rilevata per la prima volta nel 2003 e l'anno scorso gli astronomi hanno trovato prove di un ciclo stagionale nei livelli del metano.



Per questo studio, il professor Fonti e il dott. Marzo si sono basati su dati provenienti dal Thermal Emissioni Spectrometer (TES) a bordo del Mars Global Surveyor della NASA, raccolti nel corso di tre anni marziani (un anno marziano dura quasi quanto due anni terrestri). Gli scienziati erano particolarmente interssati agli aspetti spettrali del metano.

Le loro attività hanno portato alla scoperta di tre regioni nell'emisfero settentrionale di Marte dove le concentrazioni di metano sono particolarmente alte: Tharsis e Elysium, i due principali distretti vulcanici, e Arabia Terrae, che ha alti livelli di ghiaccio sotterraneo.

I livelli di metano del pianeta rosso cambiano anche a seconda delle stagioni. Nell'emisfero settentrionale, i livelli di metano hanno un picco in autunno, raggiungendo 70 parti per miliardo, per poi abbassarsi bruscamente in inverno. I livelli cominciano a salire di nuovo in primavera e aumentano rapidamente durante l'estate.

In estate, i livelli di metano sono più alti nell'emisfero meridionale. I ricercatori sospettano che questo potrebbe essere dovuto alla naturale circolazione nell'atmosfera, sebbene questa ipotesi debba essere confermata tramite simulazioni al computer.

"È evidente che le concentrazioni più alte sono associate alle stagioni più calde e ai luoghi dove ci sono condizioni geologiche - e quindi biologiche - favorevoli, come attività geotermica e forte idratazione," conclude il professor Fonti. "La maggiore energia disponibile in estate potrebbe provocare il rilascio di gas da processi geologici o attività biologica."

Ma che fine fa il metano? I processi fotochimici non potrebbero dissolvere il gas tanto rapidamente. I processi causati dal vento però potrebbero aggiungere ossidanti all'atmosfera che potrebbero saturare il metano molto più velocemente. Sono necessari ulteriori studi per chiarire queste interessanti ipotesi.

L'EPSC è organizzato dall'iniziativa EUROPLANET, finanziata dall'UE, ed è l'incontro principale in Europa per gli scienziati planetari. EUROPLANET è finanziata dall'UE nell'ambito della linea di budget Infrastrutture di ricerca del Settimo programma quadro (7° PQ). Il suo obiettivo è quello di riunire la comunità europea delle scienze planetarie attraverso il networking e le attività congiunte di ricerca e dando agli scienziati accesso a laboratori e strutture specializzate e a dati scientifici planetari, informazioni e software.


http://www.molecularlab.it/news/view.asp?n=6943


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MessaggioInviato: 04/10/2011, 15:46 
eeeeh, cari amici, ... Marte ci riserverà una gran bella sorpresa.



.... prima o poi.


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Eh..eh..,io la butto così: [:D]
Immense foreste e milioni di esseri viventi sepolti a causa di una catastrofe planetaria,rilasciando poi Metano nei mesi più caldi. [;)]


Ultima modifica di bleffort il 04/10/2011, 17:19, modificato 1 volta in totale.

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... e chissà che qualcosa non è ancora in vita [;)]


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sappiamo ke il metano puo' essere prodotto da attivita'vulcanica o da essere vivienti,quindi.diciamo forme batteriche?,i laboratori viking lo affermarono.


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Cita:
ubatuba ha scritto:

sappiamo ke il metano puo' essere prodotto da attivita'vulcanica o da essere vivienti,quindi.diciamo forme batteriche?,i laboratori viking lo affermarono.


Sicuramente batteri ma anche piccoli organismi piu' complessi che vivono nel sottosuolo...



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MessaggioInviato: 06/10/2011, 10:32 
Cita:
tommaso ha scritto:

Cita:
ubatuba ha scritto:

sappiamo ke il metano puo' essere prodotto da attivita'vulcanica o da essere vivienti,quindi.diciamo forme batteriche?,i laboratori viking lo affermarono.


Sicuramente batteri ma anche piccoli organismi piu' complessi che vivono nel sottosuolo...



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MessaggioInviato: 06/10/2011, 18:29 
il bello di tutto cio'consiste nel fatto ke dopo i primi risultati(positivi) dei laboratori viking,si lascio perdere,e la maggior parte dei dati neppure studiata,con il risultato ke prob si sono persi anni x conoscere certe possibili verita'


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