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 Oggetto del messaggio: I marziani?alghe fossili
MessaggioInviato: 30/04/2010, 11:10 
Una pellicola di ghiaccio d’acqua misto a una serie di «mattoni della vita», come alcuni composti organici, avvolge 24 Themis, uno dei più grandi asteroidi che si trovano nella fascia compresa fra Marte e Giove. La scoperta, pubblicata su «Nature», rafforza l’ipotesi che gli asteroidi potrebbero aver portato acqua e materiali organici sulla Terra e che potrebbero essere stati loro a dare «il calcio d’inizio» alla vita sul nostro pianeta. A rivelare per la prima volta la presenza di acqua e molecole organiche su un asteroide sono arrivati due gruppi di ricerca Usa delle università Johns Hopkins e della Florida Centrale.

Su Marte vi sono fossili di alghe di acque stagnanti contenuti nel gesso proprio come ne sono stati ritrovati sul letto del Mar Mediterraneo, risalenti a circa sei milioni di anni fa. A svelare l’esistenza sul Pianeta Rosso di quella è considerata la più tradizionale prova di esistenza di forme di vita sono stati i «rover» della Nasa, Opportunity e Spirit, che dal 4 gennaio 2004 si trovano su Marte, durante una recente missione per verificare le prove della presenza di solfati.
A dare l’annuncio è stato William Schopf, direttore del Centro di studi sull’origine della vita all’Università di California a Los Angeles: «I fossili trovati nel gesso includono organismi molto simili a quelli che si trovano nei nostri oceani, come il phytoplankton, i cyanobatteri». E la sorpresa è doppia, tenendo presente che «fino a questo momento nessuno aveva preso in considerazione l’ipotesi che il gesso potesse contenere forme di vita».

Per la comunità scientifica è un risultato che va oltre le più ottimistiche previsioni. «La Nasa si è spinta in avanti come mai prima nel raccogliere prove sull’esistenza di forme di vita su Marte» commenta Jack Farmer, ricercatore dell’Arizona State University a Tempe, dicendosi «ottimista» su possibili nuovi spettacolari passi in avanti. Schopf rende omaggio all’opera dei mini-robot a energia solare che la Nasa lanciò in orbita il 10 giugno 2003: «Dobbiamo ringraziarli per averci fatto sapere, trasmettendo immagini molto chiare, che su Marte vi sono aree molto vaste coperte di diversi tipi di solfati, incluso il gesso, che comprendono fossili di alghe di acque stagnanti». Steve Squyres, capo degli aspetti scientifici della missione dei rover, precisa che «il gesso è composto di solfato di calcio ed è stato ritrovato in una immensa regione di Marte denominata Meridiani Planum».

A suo avviso, presto le sorprese potrebbero moltiplicarsi, perché c’è anche un’altra novità: «Abbiamo riscontrato la presenza di metano nell’atmosfera e ciò pone la reale eventualità che vi siano ancora oggi forme di vita», in quanto «il metano è una molecola che dovrebbe estinguersi molto velocente e, se questo non avviene, è legittimo chiedersi se la fonte sia biologica».
Riguardo alla scoperta dei «rover» la tesi di Squyres è che per essere del tutto certi della sua validità «bisognerebbe riuscire a portare delle pietre marziane sulla Terra». La Nasa ha già pianificato almeno 30 missioni destinate a cercare prove di vita nello spazio, inclusa una per portare sulla Terra pietre marziane attraverso tre navette in sei anni.

E’ Squyres a spiegare il progetto: «La prima dovrà prendere le pietre e parcheggiarle in un posto sicuro su Marte, la seconda prenderle a bordo, decollare e posizionarsi in un’orbita predefinita, dove la terza arriverà per portarle sulla Terra come se fosse un aereo-cargo». E’ lo stesso Squyres ad ammettere tuttavia che si tratta di «un progetto di difficoltà infernale», «ma la posta in palio potrebbe essere più alta». La Nasa ha in serbo missioni anche per esplorare gli oceani sotterranei di Europa, luna di Giove, e dei vulcani di ghiaccio su Enceladus, luna di Saturno. Proprio nell’ambito di queste missioni lo scorso novembre la Nasa ha lanciato il telescopio «Kepler» per poter identificare nella nostra galassia la presenza di pianeti con dimensioni simili alla Terra.

Fonte: http://www3.lastampa.it/scienza/sezioni ... tp/202772/


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MessaggioInviato: 09/11/2010, 07:50 
Troveremo i fossili su Marte?

Una nuova teoria elaborata da Alexis Palmero Rodriguez, del Planetary Science Institute americano, mostra come i laghi e gli oceani di Marte possano essersi formati attraverso acqua che affiorava da fratture della crosta planetaria, e che questo processo avrebbe potuto sostenere grandi masse d'acqua per millenni. Ma lo studio suggerisce anche che questi antichi laghi e oceani potrebbero ospitare fossili, resti di ipotetiche forme di vita marziane.

Se la vita si è sviluppata sul Pianeta Rosso, è assai probabile che sia nata e cresciuta in ambiente acquatico. Protetti dagli effetti dell'atmosfera ostile di Marte, dalle temperatre estreme del pianeta e dal bombardamento di raggi ultravioletti provenienti dal sole, alcuni ipotetici organismi marziani avrebbero potuto evolversi per millenni, o forse milioni di anni.

Ma come scoprire, sempre che esistano, questi fossili? "Dobbiamo cercare regioni del pianeta in cui l'acqua sarebbe potuta rimanere stabile. Nel caso di Marte, si tratta dello strato sotto la superficie" dice Rodriguez. "L'acqua che sgorga nelle zone settentrionali di Marte sarebbe stata acqua molto antica intrappolata sotto la superficie per miliardi di anni. E' un ambiente molto stabile per lo sviluppo e l'evoluzione di organismi".

Secondo i modelli di simulazione di alcune regioni di Marte, come Gemini Scopuli, e l'analisi chimica di rocce e minerali, si suppone che l'acqua possa essere affiorata da sotto la superficie per circa due miliardi di anni, creando un ambiente acquatico stabile per almeno qualche migliaio di anni. "Le masse d'acqua sarebbero rimaste stabili per tutta la durata dello sgorgare dell'acqua da sotto la superficie. Laghi altamente salini possono rimanere liquidi a temperature di congelamento, e sulla Terra ne sono stati osservati alcuni contenenti organismi viventi" spiega Rodriguez.

La stabilità di queste masse d'acqua potrebbe aver consentito ad alcuni organismi di migrare da sotto la superficie fino agli oceani. "Sappiamo che l'evoluzione e l'adattamento delle forme di vita a nuovi ambienti si verifica più facilmente quando ci sono lunghi periodi geologici disponibili. Per cui, l'emergere graduale e prolungato di acqua avrebbe aumentato le possibilità di adattamento all'ambiente di superficie".

In futuro, quindi, i robot che invieremo su Marte potrebbero scoprire depositi fossili all'interno di ciò che consideriamo antichi laghi e oceani prosciugati. Il tutto starà nel scegliere le giuste località su cui concentrare la ricerca.
"Ci sono ambienti sub-superficiali su Marte, anche oggi, che sono senza dubbio non molto differenti dal punti di vista chimico, delle temperature e della pressione, allo stesso tipo di ambienti terrestri che contengono vita" dice Victor Baker, scienziato planetario della University of Arizona. E continua: "Aspettarsi che Marte abbia raggiunto qualcosa di simile all'esplosione Cambriana terrestre sarebbe una forzatura. Ma aspettarsi che Marte possa avere organismi simili a quelli presenti nelle prime fasi della vita terrestre non lo è".

Fonte: http://www.ditadifulmine.com/2010/11/tr ... marte.html - http://news.nationalgeographic.com/news ... ls-oceans/


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MessaggioInviato: 13/11/2010, 17:38 
Dove cercare i resti di antiche forme di vita esistite su Marte? Una nuova teoria sulla formazione degli oceani suggerisce le aree del pianeta rosso da esplorare a caccia di fossili.

La ricerca, condotta da J. Alexis Palmero Rodriguez del Planetary Science Institute, in Arizona, analizza la geologia delle pianure a nord del pianeta per spiegare come, miliardi di anni fa, si formarono gli oceani marziani: fu l'acqua delle falde sotterranee a sgorgare in superficie attraverso spaccature della crosta marziana. Questo processo avrebbe consentito la formazione di mari e laghi in tempi brevi - pochi anni - ma anche la loro sopravvivenza per millenni.

Marte però, anche a quell'epoca, aveva un'atmosfera molo sottile. L'acqua liquida - e le eventuali creature viventi che ospitava - erano costantemente esposte a fortissime escursioni termiche e ai danni causati dalle radiazioni ultraviolette provenienti dal Sole. Se su Marte si sono evolute forme di vita, "dovremmo cercarle lì dove l'acqua sarebbe rimasta stabilmente in forma liquida: cioè nel sottosuolo", dice Palmero Rodriguez.

Una brutta notizia
per i cacciatori di fossili, perché scavare sotto la superficie del pianeta richiederebbe tempo e attrezzature non ancora disponibili per i rover, i robot telecomandati che finora sono stati inviati a esplorare la superficie marziana. È il nuovo studio a dare speranze: nella parte nord di Marte, sostiene Rodriguez, "a risalire in superficie fu acqua molto antica, rimasta intrappolata nelle falde sotterranee per miliardi di anni: un ambiente molto stabile per la nascita e l'evoluzione di organismi viventi". I sedimenti lasciati da quell'acqua sulla superficie del pianeta potrebbero rivelarsi depositi di fossili accessibili ai rover.


Emersione lenta
L'analisi dei minerali evidenzia come in alcuni periodi del passato parte della superficie di Marte sia stata sommersa dall'acqua. E nelle pianure a nord del pianeta, molti depositi di sedimenti ricordano agli scienziati il fondo degli oceani terrestri.

Già in passato, alcune teorie hanno ipotizzato che gli oceani di Marte si siano formati in seguito a improvvise e massicce fuoriuscite d'acqua dal sottosuolo. Ma c'è una questione ancora aperta: "Si pensa che queste 'scariche' improvvise d'acqua abbiano scavato sulla superficie marziana un particolare tipo di canali, che però sono rari e diffusi solo in poche regioni del pianeta", spiega Rodriguez.

Inoltre, "non c'è un vasto sistema di canali che colleghi le alture di Marte ai grandi bacini che, si ritiene, un tempo contenevano gli oceani", aggiunge lo studioso. "Ma se questi canali non esistono, come ha fatto l'acqua ad accumularsi fino a formare mari e laghi?"

Gli autori del nuovo studio, pubblicato questo mese dalla rivista Icarus, hanno esaminato una regione della parte settentrionale di Marte che si trova a sud di una scarpata chiamata Gemini Scopuli. Qui un deposito di sedimenti si trova in cima a un bacino pesantemente inciso da crateri di impatto e crepe dovute a terremoti. Analizzando i dati spettroscopici ottenuti dalle sonde orbitanti, gli studiosi hanno esaminato le rocce e i minerali presenti, concludendo che l'acqua sia sgorgata dal sottosuolo per circa due miliardi di anni.

Il paesaggio complessivo, inoltre, fa pensare che non si sia trattato di zampilli improvvisi, ma che l'acqua sia affiorata lentamente e a lungo attraverso le fratture della crosta. Gli studiosi ritengono che l'acqua provenisse da una vasta falda sotterranea che si estendeva dalle pianure fino a zone più elevate. Nelle pianure, a causa dell'innalzamento della fald, l'acqua non era riassorbita dal suolo, ma stagnava formando mari poco profondi o catene di piccoli laghi, simili a quelli che si formano nelle regioni settentrionali dell'Alaska in primavera alla fusione delle nevi.

La nuova teoria ipotizza che laghi e oceani marziani siano rimasti stabili anche per migliaia di anni, sottoposti a cicli stagionali di congelamento e fusione. "Dovrebbero essere rimasti stabili finché continuava l'affioramento dell'acqua dal sottosuolo", spiega Rodriguez. "I laghi molto salini restano liquidi anche se la temperatura scende sottozero; sulla Terra abbiamo constatato che possono ospitare organismi viventi. L'acqua stagnante, poi, diventa ancora più stabile se viene coperta dal ghiaccio". Nei laghi stabili, le creature del sottosuolo affiorate insieme all'acqua avrebbero avuto più possibilità di sopravvivere all'impatto con il nuovo ambiente, bombardato dai raggi ultravioletti.

"Sappiamo che le forme di vita si evolvono e si adattano meglio ai nuovi ambienti se hanno a disposizione un periodo di tempo lungo in termini geologici", continua lo studioso. "Se l'affioramento dell'acqua è stato lento e graduale, gli adattamenti successivi alla vita in superficie hanno avuto più probabilità di successo".

Ossa su Marte? Difficile
Secondo questa teoria, i prossimi robot inviati su Marte dovrebbero essere in grado di trovare fossili sulle pareti dei crateri o nelle crepe che si aprono sulle pianure settentrionali, nei bacini che un tempo ospitavano gli oceani marziani.

Il sito di atterraggio del Mars Science Laboratory, la prossima missione della NASA sul pianeta rosso, non è ancora stato scelto, ma uno dei candidati, la Mawrth Vallis, soddisfa bene i parametri evidenziati dalla nuova ricerca.

Secondo Victor Baker, planetologo della University of Arizona che non ha partecipato allo studio, "Rodriguez e i suoi colleghi hanno messo insieme una teoria che lega tra loro molti fenomeni diversi, che altrimenti sembrerebbero anomali. È un'idea che senza dubbio va presa in considerazione".

Anche per Baker l'acqua presente nel sottosuolo di Marte era potenzialmente in grado di sostentare la vita. "Anche oggi, subito sotto la superficie marziana, esistono ambienti che dal punto di vista chimico, della pressione e della temperatura, non sono affatto molto diversi dagli ambienti del sottosuolo terrestre dove è presente la vita", sostiene.

Ma, avverte lo scienziato, non aspettiamoci di trovare su Marte fossili che somiglino a quelli che conosciamo. "Un fossile può essere qualsiasi segno dell'attività di forme di vita esistite in passato. Non dev'essere per forza un osso. Può essere una traccia, la prova di una reazione chimica che può essere legata a un processo biologico. Pensare che anche Marte abbia vissuto qualcosa come l'esplosione del Cambriano - il periodo più intenso dell'evoluzione della vita sulla Terra - vorrebbe dire spingersi troppo in là. Non sarebbe troppo azzardato, invece, aspettarci di trovare tracce di microrganismi simili a quelli vissuti sulla Terra all'inizio della sua storia".

Fonte: http://www.nationalgeographic.it/


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Video bellissimo ed interessante oltre ogni immaginazione.
Davvero davvero bello.
[;)]


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MessaggioInviato: 27/01/2011, 12:59 
L'ho preso da questo sito:

http://www.shultslaboratories.com/

Ci sono anche delle bellissime foto di oggetti che ricordano molto conchiglie e resti di piccoli animali acquatici.
Non ho ancora avuto il tempo di visitarlo tutto.



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Peccato che il video non sia sottotitolato per noi poveri ignoranti che al massimo l'inglese lo leggiamo a malapena....


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