LA FACCIA SU MARTE E' REALE - PAROLA DI GIANNI VIOLAIn merito all’articolo apparso su questo blog dal titolo “fisico USA: gli alieni hanno distrutto la civiltà di Marte“, Gianni Viola, autore tra l’altro del libro La Civiltà di Marte. Osservazione, esplorazioni, geografia, esseri intelligenti ed edito da Edizioni Mediterranee nell’anno 2002, ci tiene a fornire alcune precisazioni in merito al “pianeta rosso” e, in special modo, sulla “faccia marziana” che tante polemiche ha causato negli anni passati tra i ricercatori.
Essendo questo blog uno spazio libero e dove chiunque può fornire contributi in merito, qualunque siano le convinzioni personali, pubblichiamo ciò che Gianni Viola ha da dire, sperando di fare cosa gradita all’utenza. Buona lettura.
“Gentile Sig. Antonio De Comite, ho letto il suo interessante intervento e sono contento che lei abbia accolto prontamente il mio invito al dialogo.
Conosco per esserne stato in corrispondenza (tanto tempo fa) il dr. Brandenburg. Questi ha fatto parte, in passato (ora credo che il gruppo non sia più attivo) del “Mars Research”, di cui facevo parte, ma solo idealmente, anch’io…
Gli altri componenti erano Vincent Di Pietro e Gregory Molenaar (oltre a Mark Carlotto), nomi noti come gli scopritori della famosa “Face on Mars”, di cui dirò più avanti.
I due ricercatori, entrambi italo -americani (mentre il Brandenburg è di lontane origini tedesche), furono poi scioccamente e devo dire, vilmente, scalzati da uno scozzese (naturalizzato statunitense), in cerca di gloria, tale Richard Hoagland, che naturalmente, e ciò sia detto con molto rispetto, in quasi quasi 40 anni di ricerche, non è andato più in là per appunto della “Face on Mars”, e di cui (e fra poco spiegherò il perché e il per come), non ha capito granché, e purtroppo, nella confusione che ha provocato e ha messo in giro, ha indirettamente favorito valutazioni del tipo di quelle che lei, sig. De Comite, ha espresso nel suo intervento, e in merito alla quale, sottolineo, lei non ha alcuna colpa, per la semplice ragione che la valanga di disinformazione presente su tale questione è davvero mostruosa…
E veniamo al dunque. La “Face on Mars” è una struttura di km 2 x 2,5 presente nella regione di Cydonia Mensae. Fu inizialmente rilevata, non come si pensa usualmente dalla sonda Viking 1 nel 1976, bensì dalla Mariner 9 nel 1972, ma si intende che all’epoca non fu notata, stante la troppo bassa risoluzione dell’immagine. Le rilevazioni del 1976, due riprese della stessa sonda (Viking 1) furono effettuate secondo termini “ottimali”, ovvero da distanze adeguate (meno di 2.000 chilometri) in rapporto a strutture di dimensioni rapportabili alle distanze di ripresa e con risoluzioni geometriche “adeguate” (meno di 50 metri per pixel).
Quando si può dire che una data ripresa satellitare sia ottimale? La risposta a questa domanda è molto semplice, ma altrettanto “sconosciuta” alla generalità dei ricercatori imbevuti di mentalità “istituzionale” (anch’io ho operato “dentro” le istituzioni, ma per fortuna non ne sono rimasto contaminato).
La risposta è la seguente: se la rilevazione satellitare marziana è stata effettuata nelle medesime condizioni osservative (distanza di ripresa e risoluzione geometrica ottenuta) in cui sulla Terra è stata ottenuta una immagine fotografica, di una struttura nota (ad esempio il Colosseo, La Piramide di Cheope, ecc.) e la qualità ottenuta dell’immagine terrestre è innegabile, altrettanto non potrà essere negata la qualità dell’immagine ottenuta dalla rilevazione operata su Marte. Questo si chiama “principio di analogia”.
In pratica significa che in tali condizioni quello che si vede nella fotografia è ciò che esiste nella realtà… e a quel punto non valgono e anzi sono indici di retorica, termini o espressioni quali “illusione ottica”, “gioco di luci e ombre”, e meno che mai “pareidolia” e via discorrendo.
Il termine base della rivoluzione copernicana fu per l’appunto l’estensione, al resto dell’Universo, delle leggi sperimentate sulla Terra. Ovverosia: Marte non è un mondo magico, bensì è un pianeta tale e quale lo è la Terra e lì valgono a tutti gli effetti le leggi della fisica ottica sperimentate sulla Terra.
Tuttavia…. nella inconsapevolezza di tali principi (e nella mala fede conseguente) la NASA, e con lei tutto l’esercito di ricercatori privi di conoscenza scientifica, si sono bevuti tutti i trucchi che la stessa NASA produsse nel 1998 e nel 2001, strumentalizzando la missione Mars Global Surveyor, attribuendo a quest’ultima la produzione di immagini “impossibili”, trucchi da baraccone prodotti da un istituto, a tal uopo incaricato, il Malin Space Science Systems, che produce trucchi su commissione. Una vera associazione a delinquere…
Ma come si sa, il diavolo fa le pentole e si scorda i coperchi… Infatti nel 2004 la stessa NASA si è “autosmentita”, poiché due riprese della sonda Mars Odyssey hanno rilevato di nuovo, anzi in termini più definiti, la struttura rilevata nel 1976 dalla sonda Viking 1, però anche questo particolare è sconosciuto ai più…
Potrei continuare ancora a lungo (e penso avremo modo di discutere), ma per il momento concludo dicendo che la faccenda della “Face on Mars” è una questione chiusa e conclusa da molti decenni, poiché rispettando le leggi della fisica ottica e il metodo scientifico sperimentale, essa è una struttura obiettivamente esistente ed artificiale, tale e quale lo è la Piramide di Cheope. Se poi invece ci si volesse porre al di là dei principi scientifici e di ogni logica formale (e sostanziale) si potrebbe dire la qualunque.
Gentile Sig. De Comite. spero di averle fatto cosa gradita fornendole i primi elementi scientifici di base per l’analisi della questione in oggetto, ma si intende che sarò a sua completa disposizione per qualunque ulteriore chiarimento in merito.
Un cordiale saluto.
Gianni Viola”.
Responsabile Commissione Scientifica
“Free Lance International Press” – Roma
Curatore “Fototeca della NASA” RPIF
Area di Ricerca Roma2 – Tor Vergata
Istituto di Astrofisica e Planetologia Spaziale – IAPS-INAF
Tel. 095-7791560
Cell. 348-2477366
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