16/01/2015, 16:14
05/02/2015, 01:04
I due emisferi così diversi di Marte sono la prova si un’antica catastrofe cosmica
Molto tempo fa, quando i pianeti del nostro sistema solare erano ancora giovani, Marte era un mondo molto diverso: acqua liquida scorreva in lunghi fiumi che terminavano il loro percorso riversandosi in laghi e mari poco profondi. Poi, un terribile impatto cosmico ha messo fine a tutto questo. La prova sarebbe forte dimorfismo fra gli emisferi settentrionale e meridionale del Pianeta Rosso.
Oggi Marte è un mondo freddo e secco. La sua esile e sottile atmosfera fornisce una copertura scarsa ad una superficie segnata da letti di fiumi asciutti e laghi vuoti.
Se esistono ancora i microbi marziani, probabilmente stanno trascorrendo un’esistenza misera da qualche parte del polveroso sottosuolo marziano. Ma cosa è successo al nostro vicino?
Una sofisticata ricerca condotta dal team di geofisici dell’Eidgenössische Technische Hochschule di Zurigo (ETH), guidati da Giovanni Leone, geologo e vulcanologo planetario, suggerisce che un corpo celeste di grandi dimensioni abbia impattato violentemente sul polo sud del Pianeta Rosso, milioni e milioni di anni fa, quando il Sistema solare viveva la sua infanzia.
La crosta marziana, infatti, risulta essere divisa all’equatore in due zone morfologicamente molto diverse, perfettamente distinte e nettamente separate: i basso-piani dell’emisfero settentrionale relativamente lisci e senza crateri, la maggior parte dei quali giace ad almeno 1000 metri sotto il livello dato e gli altopiani dell’emisfero meridionale, massicciamente craterizzati, che in gran parte si innalzano a più di 2 mila metri sopra il livello dato.
La linea di divisione che separa queste due zone elevate descrive un grande cerchio inclinato approssimativamente a 35° rispetto all’equatore marziano.
La causa di questa divisione bassopiano-altopiano, rimane uno dei principali problemi irrisolti di Marte. L’unica certezza è che a un certo punto della sua storia il pianeta fu afflitto da un cataclisma di dimensioni quasi inimmaginabili, un trauma violento, che ha cambiato i connotati e la storia del pianeta in modo irreversibile.
L’ipotesi avanzata dai ricercatori è che un corpo celeste di considerevoli dimensioni, forse una grande cometa o un planetoide vagante, abbia colpito Marte nell’emisfero meridionale.
Come spiega Media Inaf, la simulazione elaborata dai ricercatori svizzeri mostra come questo evento traumatico sarebbe stato capace di generare un oceano di magma che si sarebbe esteso per tutto l’emisfero meridionale marziano.
L’oggetto celeste, in movimento a circa 5 km/s, ha bucato la superficie come fa un cucchiaio con la crema catalana, innescando un’intensa attività vulcanica che ha interessato la geologia marziana per tre miliardi di anni.
Con una massa forse anche superiore a un decimo di quella di Marte, il corpo celeste ha generato energia sufficiente a innescare un processo di cui gli altopiani rocciosi, oggi ben visibili sulla superficie del Pianeta Rosso, sono il risultato finale.
Il forte dimorfismo fra gli emisferi settentrionale e meridionale del pianeta è stato oggetto di altri studi in passato. Il più noto è quello firmato da due ricercatori americani ed è datato 1984, pubblicato da Nature. L’ipotesi, allora, era quella di un impatto sull’emisfero nord.
Questa ipotesi non convince Leone: «Non spiega la distribuzione irregolare dei crateri di origine vulcanica, per lo più diffusi a sud dell’equatore. Il nostro modello è in grado di riprodurre fedelmente l’evoluzione topografica nei due emisferi. È così che siamo arrivati a comprendere la dinamica dell’impatto nella regione polare meridionale, ricostruendo la composizione chimica del corpo che ha impattato il suolo marziano».
05/02/2015, 09:54
vimana131 ha scritto:I due emisferi così diversi di Marte sono la prova si un’antica catastrofe cosmica
Molto tempo fa, quando i pianeti del nostro sistema solare erano ancora giovani, Marte era un mondo molto diverso: acqua liquida scorreva in lunghi fiumi che terminavano il loro percorso riversandosi in laghi e mari poco profondi. Poi, un terribile impatto cosmico ha messo fine a tutto questo. La prova sarebbe forte dimorfismo fra gli emisferi settentrionale e meridionale del Pianeta Rosso.
Oggi Marte è un mondo freddo e secco. La sua esile e sottile atmosfera fornisce una copertura scarsa ad una superficie segnata da letti di fiumi asciutti e laghi vuoti.
Se esistono ancora i microbi marziani, probabilmente stanno trascorrendo un’esistenza misera da qualche parte del polveroso sottosuolo marziano. Ma cosa è successo al nostro vicino?
Una sofisticata ricerca condotta dal team di geofisici dell’Eidgenössische Technische Hochschule di Zurigo (ETH), guidati da Giovanni Leone, geologo e vulcanologo planetario, suggerisce che un corpo celeste di grandi dimensioni abbia impattato violentemente sul polo sud del Pianeta Rosso, milioni e milioni di anni fa, quando il Sistema solare viveva la sua infanzia.
La crosta marziana, infatti, risulta essere divisa all’equatore in due zone morfologicamente molto diverse, perfettamente distinte e nettamente separate: i basso-piani dell’emisfero settentrionale relativamente lisci e senza crateri, la maggior parte dei quali giace ad almeno 1000 metri sotto il livello dato e gli altopiani dell’emisfero meridionale, massicciamente craterizzati, che in gran parte si innalzano a più di 2 mila metri sopra il livello dato.
La linea di divisione che separa queste due zone elevate descrive un grande cerchio inclinato approssimativamente a 35° rispetto all’equatore marziano.
La causa di questa divisione bassopiano-altopiano, rimane uno dei principali problemi irrisolti di Marte. L’unica certezza è che a un certo punto della sua storia il pianeta fu afflitto da un cataclisma di dimensioni quasi inimmaginabili, un trauma violento, che ha cambiato i connotati e la storia del pianeta in modo irreversibile.
L’ipotesi avanzata dai ricercatori è che un corpo celeste di considerevoli dimensioni, forse una grande cometa o un planetoide vagante, abbia colpito Marte nell’emisfero meridionale.
Come spiega Media Inaf, la simulazione elaborata dai ricercatori svizzeri mostra come questo evento traumatico sarebbe stato capace di generare un oceano di magma che si sarebbe esteso per tutto l’emisfero meridionale marziano.
L’oggetto celeste, in movimento a circa 5 km/s, ha bucato la superficie come fa un cucchiaio con la crema catalana, innescando un’intensa attività vulcanica che ha interessato la geologia marziana per tre miliardi di anni.
Con una massa forse anche superiore a un decimo di quella di Marte, il corpo celeste ha generato energia sufficiente a innescare un processo di cui gli altopiani rocciosi, oggi ben visibili sulla superficie del Pianeta Rosso, sono il risultato finale.
Il forte dimorfismo fra gli emisferi settentrionale e meridionale del pianeta è stato oggetto di altri studi in passato. Il più noto è quello firmato da due ricercatori americani ed è datato 1984, pubblicato da Nature. L’ipotesi, allora, era quella di un impatto sull’emisfero nord.
Questa ipotesi non convince Leone: «Non spiega la distribuzione irregolare dei crateri di origine vulcanica, per lo più diffusi a sud dell’equatore. Il nostro modello è in grado di riprodurre fedelmente l’evoluzione topografica nei due emisferi. È così che siamo arrivati a comprendere la dinamica dell’impatto nella regione polare meridionale, ricostruendo la composizione chimica del corpo che ha impattato il suolo marziano».
http://www.ilnavigatorecurioso.it/2015/ ... e-cosmica/
... Obiettivo della missione? Fiutare (come i famosi cani beagle da cui prendeva il nome) nell'atmosfera tracce di metano, esaminare le rocce e raccogliere campioni di terreno per individuare residui organici.
Colin Pillinger, lo scienziato inglese noto anche per le sue basette e a capo della missione non è riuscito purtroppo a sufficienza per scoprire il destino della sua "bambina": è morto nel maggio del 2014...
http://www.focus.it/scienza/spazio/ritr ... a-su-marte
05/02/2015, 10:15
05/02/2015, 11:14
Poi, un terribile impatto cosmico ha messo fine a tutto questo. La prova sarebbe forte dimorfismo fra gli emisferi settentrionale e meridionale del Pianeta Rosso.
05/02/2015, 11:49
05/02/2015, 13:37
Atlanticus81 ha scritto:Si parla sempre di catastrofi avvenute milioni e milioni di anni fa... ma se invece fosse avvenuta in un tempo più recente?
Ovvero, come sostenuto da Colin Pillinger attraverso il suo studio sui meteoriti di Marte, intorno a 400-500mila anni fa, periodo che gli amanti di mitologia sumera ricorderanno bene?
05/02/2015, 14:10
05/02/2015, 16:33
05/02/2015, 17:14
05/02/2015, 21:59
07/02/2015, 16:57
07/02/2015, 17:24
mauro ha scritto:cari amici,
pur essendo citato in molti topic,il pianeta Mallona,(citato sopra) non compare in nessun topic specifico
search.php?keywords=mallona&terms=all&author=&sc=1&sf=all&sk=t&sd=d&sr=posts&st=0&ch=300&t=0&submit=Cerca
vedrò se riesco ad aprirne uno.
ciao
mauro
06/03/2015, 18:30
Su Marte 4,5 miliardi di anni fa c’era un oceano
La Nasa: l’acqua ricopriva il 20% della superficie, ma l’87% è evaporata
Un’immagine del “pianeta rosso” scattata dalla sonda della Nasa Curiosity
Quando era un pianeta giovane, Marte era caldo e ricco di oceani: già 4,5 miliardi di anni fa ricoprivano oltre il 20% della sua superficie e l’acqua che li costituiva è rimasta nell’atmosfera del pianeta rosso molto più a lungo di quanto si credesse. Nel corso del tempo, però, ben l’87% dell’acqua marziana è andata perduta. Lo hanno calcolato i ricercatori del Goddard Space Flight Center della Nasa guidati da Geronimo Villanueva, che hanno realizzato la prima mappa bidimensionale delle acque marziane.
A questo risultato, pubblicato sulla rivista Science, i ricercatori sono arrivati utilizzando i dati raccolti tra il 2008 e 2014 da 3 potenti telescopi terrestri, l’Eso Paranal in Cile, il Keck observatory e il Nasa Infrared telescope facilitiy delle Hawaii. Le mappe mostrano infatti che la distribuzione dell’acqua presente nell’atmosfera e degli elementi che la costituiscono (tra cui idrogeno pesante o deuterio) varia da stagione a stagione e anche da regione a regione. A far capire ai ricercatori che Marte è stato bagnato dalle acque per molto più tempo di quanto immaginato è stata l’analisi della proporzione tra l’acqua pesante (cioè ricca di deuterio) e quella normale, in alcune aree fino a 5-7 volte più alta di quella degli oceani terrestri.
«In sostanza, gli atomi di idrogeno dell’acqua normale si sono persi nello spazio, mentre quelli di deuterio sono rimasti su Marte», spiega Geronimo Villanueva. «Ciò significa che l’87% della sua acqua si è persa nello spazio, e che quella che è rimasta, pari al 13%, si trova immagazzinata nella sua calotta polare». Ma all’inizio della sua storia «abbiamo calcolato - continua - che sul pianeta ci fosse abbastanza acqua da coprire oltre il 20% della sua superficie. C’era un oceano profondo circa un chilometro, una profondità simile a quella del Mar Mediterraneo. Dati questi che aumentano la probabilità dell’abitabilità di Marte».
Grazie a questi risultati sarà possibile ricostruire la perdita di acqua che ha subito Marte nel tempo e cercare in modo più preciso le riserve acquifere sotto la sua superficie. «Le nostre mappe - conclude Villanueva - unite ai dati che si raccoglieranno con le prossime missioni su Marte ci permetteranno di capire cosa è successo. Per il lancio della missione dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa) ExoMars, nel 2016, stiamo infatti sviluppando uno strumento che misurera’ la `firma´ e segni distintivi di processi biologici e geologici attivi».
07/03/2015, 12:03