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Le Sante Privatizzazioni

23/08/2011, 15:51

Privatizzazioni e liberalizzazioni.
Ne sentiamo parlare continuamente, sia dalla politica che dal giornalismo (anche se di solito quest'ultimo si limita a rilanciare comunicati stampa).
In Italia negli ultimi giorni c'è un fremere di rinnovata voglia di privatizzazioni e liberalizzazioni. Sto seguendo con curiosità i vari TG nazionali per vedere come viene trattato questo tema.
Ho notato un'insolita leggerezza e quasi-entusiasmo di fronte alla paventata possibilità di svendere il patrimonio pubblico, siano essi immobili, che rami di azienda o intere aziende pubbliche (o controllate).
Negli altri paesi si scatenano moti di piazza per contrastare tutto ciò (in Grecia, in Spagna è accaduto in passato in Francia), spesso sobillati da forze politiche e da sindacati.
In Italia invece c'è una sorta di tabu ora, praticamente tutti i partiti, tutti i sindacati (resta un po' timida la CGIL sull'argomento mentre è contraria solo FIOM e altri sindacati minori), sono favorevoli o non prendono posizione.
Addirittura si sente dire nei TG cose che sentivamo negli anni '90 quando ancora bisognava istruire il popolino ad accettare l'idea della svendita del patrimonio pubblico, con argomenti del tipo: aumenterà la competizione, miglioreranno i servizi, caleranno le tariffe... insomma come parlare di pioggia nel deserto.
Ci sono stati che non si sognerebbero minimamente di privatizzare, come la Francia e in parte la Germania, dove anzi i settori strategici per una nazione sono saldamente in mano allo Stato, sia come proprietà che come amministrazione o controllo diretto-indiretto (con tanto di lobbying spudorato a livello internazionale per piazzare i loro prodotti)
Sento parlare con leggerezza della privatizzazione di Finmeccanica, di ENI addirittura delle Poste Italiane (il giornalista dice... in questo caso ci sarebbe la necessità di modificare la normativa vigente, ma non sarebbe un problema... [:D]).
Ora, che cosa siano state le cessioni di aziende di stato lo abbiamo visto tutti: la qualità del servizio spesso peggiorata, le tariffe aumentate in modo spropositato, riduzione spesso dei servizi (es. nel trasporto pubblico locale), creazione di oligopoli o feudi, immobili ceduti a privati per poi essere ripresi pagando affitto agli stessi.
Insomma è stato un disastro, con qualche rara e sparuta mosca bianca.
Chi si può permettere di acquistare? Chi ha accumulato capitali in modo illegale o pseudo-legale o legalizzato (evasioni condonate, scudi fiscali, etc...), chi ha giovato di sovvenzioni statali per decenni, accumulando ricchezze, banche e finanza mondiale, e multinazionali.
Mi chiedo.
Perché in Italia c'è ancora questo "velo" soporifero che copre ogni cosa?
Comunque nutro speranza nel futuro.

24/08/2011, 08:02

ma cosa vuoi nutrire scusa? si va in giro (i nostri governanti) a fare i fighi e poi qua si è nella preistoria della politica dove c'è un mangia mangia inimmaginabile e ormai incontrollabile (finchè non moriranno tutti sti truffatori legalizzati del governo). è inutile sperare

24/08/2011, 13:44

Sì forse hai ragione. Se però toccheremo il fondo, qualcosa dovrà cambiare per forza, spetterà poi a noi decidere in che direzione.

24/08/2011, 18:39

a noi? no toccherà sempre ai governanti, e loro faranno qualche manovra che durerà relativamente poco giusto il tempo di far credere che ci hanno salvato il sedere, poi di nuovo a fregare soldi, è sempre stato così

26/08/2011, 18:27

beh se il problema è quello, è sufficiente abolire i governanti

27/08/2011, 12:53

Perchè le aziende di stato sono state "privatizzate" e non liberalizzate (che poi, per finta, spesso, privatizzate). Può migliorare il servizio postale se trasformi una società pubblica in una di diritto privato di proprietà al 100% dello stato e senza liberalizzare il mercato?

Privatizzare significa esercitare il monopolio in altro modo, liberalizzare non è mai stato fatto, in Italia. Anche liberalizzare le licenze dei taxi porta alla rivolta capeggiata dai presunti liberisti liberali, figuratevi parlare di ferrovie, finmeccanica, o anche solo di professioni, di avvocati, di notai...
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