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09/06/2012, 17:15
Trattativa Stato-Mafia: Mancino indagato per falsa testimonianza Con questa accusa è stato indagato dalla procura di Palermo l'ex ministro dell'Interno. Aveva deposto a processo Mori a fine febbraio
09 giugno, 14:24
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 07660.htmlPALERMO - L'ipotesi di reato è quella di falsa testimonianza. Con questa accusa è stato indagato dalla procura di Palermo l'ex ministro dell'Interno, Nicola Mancino nell'ambito dell'inchiesta sulla cosiddetta "trattativa" tra Stato e mafia. La posizione di Mancino, scrivono alcuni quotidiani (La Stampa e Il Giornale di Sicilia), è cambiata nelle ultime settimane, dopo la sua deposizione al processo al generale Mario Mori il 24 febbraio scorso. In tribunale quel giorno i pm Antonio Ingroia e Nino Di Matteo avevano detto che "qu
alche uomo delle istituzioni mente". I pm ritengono che Mancino insediatosi al Viminale il primo luglio 1992 sapesse della trattativa che prevedeva di cedere al ricatto dei boss in cambio della rinuncia all'aggressione terroristica e ai progetti di uccisione di altri uomini politici. E che ora l'ex presidente del Senato ed ex vicepresidente del Csm neghi l'evidenza per coprire "responsabilità proprie e di altri".
L'ex ministro della Giustizia Claudio Martelli ha più volte sostenuto di essersi lamentato con lui per il comportamento dei Ros. Nel giugno '92, secondo i magistrati, Mori e il capitano Giuseppe De Donno avrebbero infatti comunicato all'allora direttore degli affari penali del Ministero di via Arenula, Liliana Ferraro l'avvio dell'interlocuzione con Vito Ciancimino "per ottenere una copertura politica - sostengono i pm - dall'ex sindaco mafioso sulla trattativa". Mancino ha sempre negato. Il 24 febbraio aveva però detto che Martelli gli avrebbe accennato di "attività non autorizzate del Ros" e che lui gli avrebbe risposto di parlarne alla procura di Palermo. Mancino inoltre ha sempre negato di avere incontrato il giudice Paolo Borsellino il giorno del suo insediamento al Viminale.
MANCINO: 'NON C'E' UNO STRACCIO DI PROVA. IO INDAGATO? NON MI SORPRENDE MA HO COMBATTUTO COSA NOSTRA? "Non mi sorprende la notizia della mia iscrizione nel registro degli indagati. Il teorema che lo Stato, e non pezzi o uomini dello Stato, abbia trattato con la mafia è vecchio di almeno venti anni, ma non c'è ancora straccio di prova che possa confortarlo di solidi argomenti. Per quanto mi riguarda, sono stato ministro dell'Interno e ho difeso lo Stato dagli attacchi della mafia, che ho combattuto con fermezza e determinazione". Lo sostiene Nicola Mancino in una nota.
Insomma.... meglio tardi che mai eh?
09/06/2012, 19:19
Ooohhhhhhhhh! Eccone un altro BUONO!
09/06/2012, 19:54
Venti anni solo per cominciare a indagarlo... Non c' è che dire, efficienza notevole.
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Comunque come dice giustamente TTE, meglio tardi che mai.
Speriamo solo non ci vogliano altri venti anni per i primi risultati.... sono fiducioso.
12/06/2012, 01:30
I misteri del ’92 e ’93 e i perversi intrecci di oggi Tratto da: Informare per Resistere
http://www.informarexresistere.fr/2012/ ... z1xWwaSWlLdi Nicola Tranfaglia -
Ci sono otto persone indagate nel processo condotto dalla Procura di Palermo, dai pubblici ministeri Di Matteo e Ingoia, nel processo intrapreso sulle trattative del ’92-93 tra mafia e Stato dopo le grandi stragi palermitane di Capaci e di via d’Amelio e dei Georgofili a Firenze.Tra gli indagati ci sono i capi di Cosa Nostra come Riina, Provengano e Cinà ma anche gli ufficiali dei carabinieri del ROS Subranni, Mori e De Donno, il senatore Marcello Dell’Utri, l’ex ministro Calogero Mannino.
A questi si aggiunge ora l’ex ministro degli Interni e vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura Antonio Mancino. I pubblici ministeri non potevano fare diversamente perché Mancino nel verbale di interrogatorio del primo aprile2011 aPalermo aveva detto: “Non ho mai avuto conoscenza di una trattativa dello Stato con la mafia”. Ma, ora nell’ultima udienza del processo ha ammesso di essere stato informato della trattativa, “non sapendo della decisione di non prorogare i 41 bis per i detenuti” e aggiungendo: “Il mio nome è stato speso per vendicarsi delle scelte di grande rigore che ho fatto.” Ieri, dopo aver ricevuto notizia dell’avviso di garanzia da cui è stato raggiunto, ha dichiarato: “Il teorema che lo Stato, e non pezzi o uomini dello Stato, abbia trattato con la mafia è vecchio di almeno vent’anni ma non c’è ancora straccio di prova che possa confortarlo di solidi argomenti.”
Ma le contraddizioni nella sua testimonianza resa in diversi momenti negli ultimi due anni sono ormai numerose. Dalla negazione assoluta, pur avendo rivestito tra il ’92 e il ’93 l’incarico di ministro degli Interni sia nel governo Amato che nel governo Ciampi – cioè in tutto il periodo delle stragi di cui accennavamo – alle ammissioni sempre più larghe a mano a mano che le sue dichiarazioni appaiono in contrasto sempre più netto con l’ex ministro Enzo Scotti a cui succede e con l’ex ministro della Giustizia Claudio Martelli.
Sia l’uno che l’altro (e il primo ora anche con un libro intitolato Pax mafiosa o guerra che sta per uscire) hanno parlato della sicura conoscenza da parte di Mancino di quelle trattative che andarono avanti per alcuni mesi e si tradussero nella presentazione da parte dei vertici di Cosa Nostra di un papello che conteneva forti e precise richieste da parte dei mafiosi che riguardavano l’allentamento della repressione contro la mafia, di cui l’articolo 41 bis costituiva un requisito importante, e nello stesso tempo un ammorbidimento complessivo dell’azione repressiva pubblica nei confronti dell’associazione siciliana che difatti si realizzò dopo le stragi e che permise a Provengano di proseguire per molti anni la sua lunga latitanza.
Di fronte ai contrasti tra alcuni dei protagonisti di quegli anni e a notevoli elementi oggettivi che è oggi possibile finalmente iniziare a ricostruire sul piano storico, la situazione dell’ex ministro Mancino appare difficilmente difendibile.
Perché l’uomo politico democristiano che ha ricoperto in quegli anni ruoli di primo piano e, in un certo senso, decisivi per le scelte dei governi in materia di giustizia e di lotta alla mafia ha così grande difficoltà ad ammettere di aver saputo e a spiegare le ragioni che lo condussero a restare immobile e silenzioso rispetto a quell’occulto negoziato così importante per il destino del Paese?
Sono interrogativi questi (ed altri che si potrebbero aggiungere) che hanno ancora oggi un peso politico di non scarsa importanza in un momento in cui emergono notizie di conti correnti di Cosa Nostra custoditi dall’Istituto di Opere Religiose del Vaticano presieduto da Gotti Tedeschi? Ed è altresì noto che le associazioni mafiose italiane hanno rapporti indubbi con una parte della classe politica e dirigente presente in Parlamento e negli apparati dello Stato?
A domande di questo genere dovrebbe poter rispondere il processo di Palermo e, per la parte che lo riguarda direttamente, un protagonista politico di quegli anni come fu di sicuro Antonio Mancino. http://www.articolo21.org/2012/06/i-mis ... -e-93-e-i-perversi-intrecci-di-oggi/
12/06/2012, 01:34
diciamo che i non ricordo od omissioni non riguardano esclusivamente mancino,ma pure qualkun altro gia'sentito dagli inquirenti,ma molto vaghi con tanti non ricordo..............................
14/06/2012, 12:23
Per me le cose sono molto più complesse del semplice 41bis. E' chiaro che i vertici dello Stato sapessero cosa stava succedendo (sennò, erano degli incapaci), e non capisco perchè il ministro dell'interno e della giustizia siano coinvolti mentre il ministro della difesa (da cui dipendevano i carabinieri che per primi si mossero in cerca di agganci) sia al di fuori di tutto.
La fase stragista comincia con Falcone: il 41bis all'epoca NON C'ERA (il 41bis per la mafia viene inserito l'8 giugno del 1992, Falcone salta in aria il 23 maggio). Evidentemente, quindi, le stragi sono cominciate non per chiedere l'eliminazione di qualcosa di inesistente, ma per qualcos'altro. E infatti le trattative proseguono anche dopo la famosa sospensione a 400 mafiosi del carcere duro (che evidentemente serviva solo da esca per "rompere il ghiaccio" e partire con la VERA trattativa).
Ancora, Martelli critica Conso, ma Conso, come ministro della giustizia, subentra a Martelli solo nel 1993, e io a Martelli povera vittima sacrificale, scusate, ci credo poco.
Lo stragismo non è altro che politica: non c'entrano nè appalti, nè carcere duro, la mafia col terrorismo ha fatto direttamente politica, e dunque occorre capire com'era la situazione politica di quei mesi.
Leghe meridionali, con dietro ovviamente la mafia ma anche Gelli. Una prima repubblica al tramonto, i partiti di riferimento della mafia sono finiti (e la mafia si sarà chiesta: ma perchè far eleggere dei politici quando possiamo essere noi la politica?), pochi mesi prima viene ammazzato Lima, ci sono contatti tra Lega Nord e leghe mafiose del sud, ci sono trattative con Berlusconi (sempre per appalti? O per creare un nuovo partito in mano mafiosa, che realizzasse il piano della P2?)
Caspita, il discorso è evidentissimo: la trattativa tra Stato e mafia è servito in definitiva a creare la seconda repubblica, per far nascere Berlusconi, per far governare assieme vecchi residui di PSI, di DC, di MSI e lega, altro che 41bis...
14/06/2012, 13:40
Buttiamola sempre sul berlusca. Non importa stabilire la verità
ma alle illazioni dei singoli e ai teoremi dei pm , ci sono i fatti come le dichiarazione dello stesso ex ministro della giustizia Conso che dichiarò nel 2010 davanti ai giudici di aver rinnovato il 41bis nel '93 per evitare altre stragi. Oppure ha smentito nel frattempo?
La mafia ha preparato il terreno a Berlusconi?
ok, e con Berlusconi in campo le stragi finiscono? erano finite già prima, ma va bene lo stesso.
Vince Berlusconi, ma dopo 9 mesi cade e resta all'opposizione per 7 anni di fila. Quindi per 7 anni di fila dal dicembre '94 alla primavera del 2001 abbiamo governi di sinistra o governi tecnici espressione della sinistra.
In quei 7 anni le stragi sono riprese? No.
Non è che forse il legame stragi di mafia e berlusconi in politica abbia pochi punti di contatto?
no eh?
Si può convenire che vi sia stato e vi sia ancora un legame tra politici locali del pdl e la mafia, come lo si può concordare per qualsiasi altro partito, PD compreso.
Ma sulle stragi invece fu una partita tutta giocata tra mafia e governo in carica nel periodo '92 -'93, quando berlusconi non era ancora un politico ma solo un imprenditore.
14/06/2012, 15:06
Ufologo 555 ha scritto: Ooohhhhhhhhh! Eccone un altro BUONO!
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La pubblicità sammontana dice: "I buoni non si fermano mai!"

Profetica
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Aztlan ha scritto: Venti anni solo per cominciare a indagarlo... Non c' è che dire, efficienza notevole.
![Clown [:o)]](./images/smilies/UF/icon_smile_clown.gif)
E dì pure grazie che se ne sono accorti ora, i ghiri.