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Argomento bloccato

21 dicembre 2012

08/09/2012, 17:47

Che dite, discussione banale...!?!?!?

Eheheheh!

scusate volevo dar fastidio ai mod...


[8D] [:D] [:D] [8D]

08/09/2012, 18:09

Messaggio di EddyCage

Che dite, discussione banale...!?!?!?

Eheheheh!

scusate volevo dar fastidio ai mod...


[8D] [:D] [:D] [8D]







Allora per sopravvivere all'ira dei Moderatori infastiditi [:)] ecco alcuni consigli
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GUIDA ALLA SOPRAVVIVENZA

Vogliamo ringraziare l'amico Fabio per il suo contributo a questa sezione della quale non potremo mai valutarne abbastanza l'importanza fino a quando non ci troveremo nella situazione di averne bisogno

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1 – EQUIPAGGIAMENTO DI EMERGENZA

Essere preparati alle situazioni di pericolo vuol dire anche predisporre delle risorse in grado di venirci in aiuto nei momenti di bisogno. A questo proposito è buona norma tenere sempre a portata di mano un kit in grado di:
Soddisfare le necessità di primo soccorso
Fornirci attrezzatura leggera ed utile per tirarci fuori da situazioni di rischio

Trascurare l'importanza di questo tipo di prevenzione può costare caro nel momento della necessità.

Il Kit di sopravvivenza
Iniziamo dal kit di sopravvivenza:
un piccolo oggetto che potrebbe rivelarsi indispensabile in certe situazioni. Che lo si tenga in auto, in tasca o lo si metta insieme prima di una spedizione, ci sono delle cose che è necessario sapere su questo fondamentale oggetto. Di base un kit di sopravvivenza non si adatta a tutto, e scopriremo nel tempo come è di volta in volta necessario adattarlo al tipo di situazione che ci troveremo ad affrontare. L'approccio ideale è avere una base molto vasta di articoli di sopravvivenza che andremo ad inserire nel kit secondo la necessità di destinazione, peso trasportabile e reperibilità di surrogati dell'articolo stesso. E' comunque sempre una buona scelta assemblare un kit leggero, impermeabile e facilmente trasportabile in ogni situazione.

Il contenitore:
Il contenitore del kit deve essere maneggevole, impermeabile ed il più ridotto possibile.
Le piccole scatole di plastica o metallo sono da prediligere in quanto resistenti ed impermeabili. Queste possono entrare a loro volta nelle tasche, in marsupi o gibernaggi, consentendo un trasporto facile e privo di ingombri. Se non si dispone di questo tipo di contenitore o si vuole realizzare un kit più grande, si possono usare appositi marsupi o custodie come per esempio quelle da macchina fotografica o per piccole telecamere, che hanno anche pratici passanti per la cintura. Nei negozi di articoli militari si possono trovare innumerevoli tipi di marsupio, contenitore per caricatori, tasche da coscia e simili. In ogni caso è buona procedura impermeabilizzare con sacchetti di plastica (come per esempio quelli da freezer) ogni singolo articolo del kit. Non vorremmo ritrovarci a dover guadare un fiume e poi accendere il fuoco con dei fiammiferi bagnati. Il kit deve essere in ogni caso reso poco ingombrante perché deve essere SEMPRE indossato, anche durante il sonno. In una circostanza in cui si è costretti ad abbandonare il proprio bivacco in fretta non è opportuno fermarsi a raccogliere o peggio a cercare la propria roba. Dobbiamo essere sempre mentalmente attivi e pronti ad ogni tipo di situazione.

Vediamo gli elementi essenziali per un buon kit di sopravvivenza.
Survival kit
FUOCO
Fiammiferi (meglio se anti vento) - Candela - Pietra focaia o acciarino - Accendini elettrici e a pietra - Carta e cotone per esca (possono anche essere imbevuti di vaselina o alcol)

RIPARAZIONI
Ago e filo - Fascette di plastica - Nastro isolante / americano / scotch - Stringhe /cordini / spago - Spille da balia - Viti e chiodi di varie dimensioni

SEGNALAZIONE
Specchietto (riflette la luce segnalando la presenza) - Foglio di alluminio (Ottimo riflettente e ha molteplici impieghi) - Fischietto - Petardi

PESCA
Ami - Filo - Galleggiante - Piombi - Campanello

ORIENTAMENTO
Bussola - Carta e penna / matita (per lasciare messaggi e disegnare piccole mappe)

VARIE
Torcia elettrica (meglio se a dinamo per eliminare la dipendenza da batterie) - Coltello multiuso (più accessori ha meglio è) Pugnale - Segaccio - Sega a filo (meno efficace del segaccio ma estremamente piccola e leggera) - Pastiglie potabilizzanti per acqua / amuchina - Sacchetti di plastica ( per impermeabilizzare le scarpe, raccogliere rifiuti e altre) - Bustina di vaselina (utile per ingrassare la sega e prevenirne la rottura, infiammabile per il fuoco) - Guanti - Corda in nylon / paracord - Moschettoni - Tanica di emergenza a sacchetto (occupa poco spazio e trasporta 8 litri) - Poncho tattico (se ne trovano anche di occhiellati, ripara dalla pioggia e aiuta a costruire un buon riparo)

Il settore fuoco deve essere impermeabilizzato con cura. Tra gli articoli troviamo vari oggetti utili ad accendere fuochi. Prediligere SEMPRE l'acciarino o la pietra focaia, lasciando fiammiferi ed accendini per i casi estremi o in cui si ha particolarmente fretta. Scegliere se possibile candele realizzate in grasso animale commestibile che all'occorrenza puo essere ingerito.

Per il settore riparazioni abbiamo vari articoli utili ad effettuare riparazioni e manutenzione su tessuti, scarpe e strutture di fortuna. Ci sono migliaia di oggetti di questo tipo che possono essere inseriti nel kit e che possono essere fondamentali in determinate situazioni. Non vogliamo trovarci lontani dalla civilità con vestiti strappati, scarpe rotte o oggetti utili fuori uso. Questa parte del kit inoltre costituirà un apporto fondamentale (come vedremo piu avanti) per realizzare bivacchi e rifugi di fortuna accorciando anche di molti minuti la loro costruzione.

Gli articoli di segnalazione possono essere utili per farsi rilevare e soccorrere. Ogni superfice riflettente puo essere utile per segnalare la propria presenza. Lo specchio è utile anche per controllare parti del corpo non visibili direttamente e verificare la presenza di corpi estranei nell'occhio ed esaminare la gola. L'alluminio puo essere usato per contenere, avvolgere o creare un piccolo braciere (vedi accensione fuoco)

Il settore pesca è ovviamente un ottimo supporto alla ricerca di cibo. Alcune parti, come in ogni buon kit, hanno più di un utilizzo. Il filo da pesca è ottimo per costruire trappole (vedi trappole). Il campanello, se applicato alla lenza ci avvisa che il pesce ha abboccato mentre ci occupiamo di altre attività, ottimizzando i tempi. Oltre a questo, con filo e campanello si può costruire un ottimo allarme perimetrale (vedi campo base).

Tra gli articoli utili per orientarsi, oltre alla ovvia ed insostituibile bussola, è indispensabile un supporto cartaceo. Non avendo a disposizione una mappa potremo disegnarne una, segnando il percorso effettuato, lasciando eventuali messaggi per i soccorritori e annotando utili informazioni.

Non ultima per importanza è la scelta della torcia, sempre meglio a led (la lampada ha più vita operativa), sempre meglio a dinamo o con pannello fotovoltaico, che eliminano la dipendenza da batterie. Queste torce hanno spesso un output di corrente per la ricarica di dispositivi come il cellulare. Inutile sottolineare quanto può essere utile disporre di un caricabatterie in ogni circostanza. Il poncho è un altro articolo che ingombra poco, costa poco e fa la differenza. Se ne trovano in commercio di vari tipi, tra i migliori è il poncho militare americano, antistrappo, occhiellato ed altamente impermeabile, può servire per coprirsi, costruire ripari o barelle improvvisate. Altro articolo da segnalare è la tanica di emergenza a sacchetto. Ha l'ingombro e il peso di un fumetto e può trasportare fino ad 8 litri di acqua (o altri liquidi) sempre chiusi ermeticamente. Una volta trovata una fonte d'acqua sarai in grado di trasportarla ed allungare di fatto la tua autonomia in territorio ostile. Infine il paracord è la corda usata nei paracadute. Anche di questo ci sono una infinità di tipi con varie specifiche, basti sapere che regge in media 120kg allo strappo (molti di più in tensione) ed essendo molto fino, pesa poco ed ingombra meno.

Per assemblare un buon kit, tenendo conto delle esigenze, usa sempre la fantasia e prediligi articoli meno ingombranti possibile e con più di un utilizzo. OTTIMIZZARE SEMPRE!

Il kit di pronto soccorso
Avvertenze e cautele
Le informazioni qui riportate hanno solo un fine illustrativo: non costituiscono e non provengono né da prescrizione né da consiglio medico.

Quasi nessuno tiene una cassetta del pronto soccorso a portata di mano. Quasi tutti gli altri ne hanno una non sufficientemente attrezzata. Generalmente quando si pensa di acquistarne una si finisce col comprare una cassetta pre-assemblata senza neanche curarsi di cosa contenga, se il materiale possa essere scaduto o scadente o come si utilizzi. Devi invece assemblare da solo il tuo kit di pronto soccorso, perché anche se non sei medico, oltre a risparmiare nettamente, inizierai a prendere confidenza con i vari accessori. Come per l'assemblaggio del kit di sopravvivenza vale la regola di praticità, resistenza ed impermeabilità. E sempre sulla stessa falsa riga possiamo munirci di vari articoli che porteremo con noi secondo necessità. Ricordati di revisionare periodicamente la cassetta in modo da verificare scadenze, rottura degli imballi sterili e presenza di umidità. L'ideale è reperire un contenitore di materiale rigido, a chiusura stagna, facilmente asportabile e galleggiante.

Vediamo allora gli essenziali per un buon kit pronto soccorso

Medicinali per uso esterno: disinfettante a base di ammonio quaternario (un flacone da 250 cc);

Materiale per medicazione: ammoniaca (un flacone), bende di cambric (5 confezioni di varie misure), cerotto adesivo (una confezione), cerotto medicato (una confezione), cotone idrofilo (un pacco da 250 g.), una forbice comune, garza idrofila compresse (una confezione di varia misura), garza vaselinata compresse (una confezione), un laccio emostatico, una stecca per fratture.

Questo è l'equipaggiamento minimo da tenere in una piccola cassetta che può essere trasportata comodamente in macchina o nello zaino. Come per il kit di sopravvivenza puoi comunque allargare la quantità di accessori secondo necessità specifiche o per far fronte a qualsiasi imprevisto.

Vediamo in dettaglio cosa:

Disinfettante a base di ammonio quaternario
Si ritiene che gli impacchi di ammoniaca siano utili se applicati sulle punture d'insetto o sulle ustioni da medusa; ma in realtà si è visto che l'ammoniaca è aggressiva e la sua applicazione su lesioni già dovute a sostanze chimiche non fa che aggravarle; in questi casi è più utile applicare una pomata cortisonica o antistaminica.

Bende di cambric
Sono delle particolari bende di cotone abbastanza resistente, che non si sfilacciano e che presentano una certa versatilità d'impiego; sono infatti di grande utilità per comprimere una zona di emorragia dopo averla medicata; per bendare dall'esterno una medicazione complessa; per fasciare un'articolazione traumatizzata; per praticare la prima immobilizzazione di un arto fratturato, avvolgendola intorno all'arto stesso e alla stecca per fratture che lo tiene in posizione corretta; ed infine per sostenere un arto da mettere a riposo (ad esempio per tenere un braccio pendente dal collo). E' utile anche un fazzoletto a triangolo. (base 50cm X 50cm).

Cerotto medicato
Per cerotto medicato si intende il cerotto di uso comune, che si trova già confezionato sterilmente in diverse misure. Sono di facile e immediata applicazione sulle ferite disinfettate, e non si alterano anche dopo lunga conservazione se la confezione è integra. E' bene avere anche quelli in striscia da tagliare poi a misura al momento dell' utilizzo.

Cotone idrofilo
Il cotone idrofilo può essere in confezioni normali o sterili, anche se per gli scopi medici è preferibile utilizzare quello sterile. È utile per ricavare tamponi per medicazioni imbevuti con il disinfettante, per creare ulteriore protezione esterna alle medicazioni già eseguite con garze e cerotto o per ammorbidire lo steccaggio bendato di fratture e contusioni.

Forbice comune
Le forbici sono indispensabili per qualsiasi manovra medica, per tagliare garze, cerotti ma anche vestiti quando non possono essere sfilati (.. magari lungo le cuciture..). Conviene averle di 2 misure (grandi e piccole) e in acciaio inox.

Garza idrofila compresse
Le garze sterili si trovano disponibili in confezioni di varie misure (cm 10x10, 20x20 ecc.). Le più versatili sono le garze cm 10x10 che servono per coprire le ferite dopo che sono state medicate ed abbiano smesso di sanguinare. Bisogna ricordare che una volta aperta la busta delle garze queste perdono la loro sterilità, ed è allora opportuno rifornirsi di una nuova confezione e non utilizzare le garze residue per un'altra medicazione.

Garza vaselinata compresse
Le garze vaselinate si trovano in confezioni di metallo sterili che ne contengono in genere da 10 a 20. Esse vanno applicate sulle ferite con perdita di sostanza come abrasioni o ustioni, in quanto ricoprono e proteggono le superfici cruente senza attaccarsi. Molte contengono anche sostanze che favoriscono la ricrescita della cute lesa. Una volta poste sulla ferita vanno coperte con cotone o con garze idrofile e poi con un cerotto.

Laccio emostatico
Si tratta di un tubicino di gomma di piccole dimensioni che normalmente serve per determinare una stasi del sangue venoso che ritorna dall'arto per facilitare i prelievi o iniezioni endovenose. In realtà il suo impiego in caso di traumi o ferite è pericoloso in quanto esso, soprattutto in mani non esperte, se non applicato nei punti giusti e stretto a sufficienza, può non risultare realmente "emostatico", cioè in grado di fermare l'afflusso di sangue arterioso all'arto (cosa invece a volte necessaria in presenza di ferite con emorragia abbondante) ma anzi, ostacolando il deflusso venoso, può determinare un effetto paradosso con aumento dell'emorragia (Si strozza il tubo dopo il buco!). (E' meglio frequentare un corso di primo soccorso !!!)

Stecca per fratture
Esistono in commercio diversi tipi di stecche che si utilizzano per la immobilizzazione delle fratture degli arti. È utile averne una di dimensioni adeguate anche per lo steccaggio di un arto inferiore. La stecca serve per mettere in asse e per immobilizzare l'arto, e a questo fine va stretta intorno all'arto stesso mediante un bendaggio da effettuarsi con la benda di cambric. Essendo la stecca ingombrante, è meglio essere in grado di improvvisarla con il materiale di fortuna, anche un giornale arrotolato intorno al braccio è una ottima stecca.

Se stiamo programmando un'uscita, prima di tutto è opportuno conoscere se qualcuno dei componenti del gruppo abbia problemi o assuma farmaci, sia per problemi cronici (Allergie, asma...) che per indisposizioni temporanee che si potrebbero aggravare (mal di denti, dolori mestruali ecc.; in questo caso bisogna assicurarsi di avere a disposizione i medicinali specifici nella giusta quantità; in ogni caso è opportuno integrare la cassetta di pronto soccorso con:
Termometro - Guanti monouso (per evitare contatto con il sangue delle ferite) - Pinzette per estrazione di spini (eccezionali quelle artigliate che si usano in oculistica per l'estrazione di corpuscoli dall'occhio) - Aghi e spille da balia - Bisturi sterile monouso e lamette gilette - Disinfettante in abbondanza, meglio di tipo chirurgico. - Sapone di marsiglia, puro e semplice. - Salviette umidificate e non in abbondanza - Cerotti in tela e bende di varie misure - Cerotti per suture cutanee (anche aghi per suture con filo che si assorbe e non, non si sa mai) Lo sapevate che con un pò di filo da pesca e qualche goccia di Attak si può "suturare" una ferita? - Selsun Blu (eccezionale contro funghi e micosi) - Bicarbonato di sodio (diluito in acqua al 2% azione antibatterica, come digestivo e inoltre neutralizza acidi, molti veleni, pesticidi ed altri aggressivi chimici.) - Potassio permanganato in compresse. Sciolto in acqua serve come disinfettante, ma ha anche altri usi..

Inoltre conviene aggiungere alcuni medicinali tipo:
Analgesici, antipiretici: utili in caso di febbre o di dolori di media entità (reumatismi, dolori muscolari, nevralgia, mal di testa, mal di denti, manifestazioni da raffreddamento o di tipo influenzale); tra i più diffusi e indispensabili quelli a base di acido acetilsalicilico (per es. Aspirina o Novalgina o Tachipirina) - Antispastici: utili in caso di dolori viscerali (coliche epatiche, coliche renali, coliche intestinali, dolori mestruali); per es. Buscopan - Antiacidi: utili in caso di acidità di stomaco; tra i più diffusi quelli a base di idrossido di magnesio e alluminio per es. Maalox compresse ma può andar bene anche il bicarbonato; - Antibiotici: sono un gruppo di farmaci molto ampio, ciascuno con peculiari indicazioni; può essere utile avere a disposizione un farmaco ad ampio spettro tipo Zitromax o Bactrim Forte indicati nel primo approccio alle infezioni con febbre tipo otiti, tonsilliti, bronchiti, e un antibiotico intestinale per es. Bimixin compresse da 25 mg), particolarmente indicato nelle gastroenteriti con diarrea, un spray antibiotico o cortisonico per uso esterno su abrasioni estese o scottature.
Chiedete consigli al vostro farmacista.

Lassativi: indicati nelle stitichezze prolungate (per es. glicerina in supposte), in condizioni di sopravvivenza, a causa del regime alimentare può diventare un problema serio (avete letto il libro TABU'?) - Anti cinetossici: utili in caso di mal di mare ma efficaci soprattutto se assunti prima di salpare, possono indurre sonnolenza; tra i più diffusi gli antistaminici (per es. Xamamina compresse) e i sistemi a cerotto a base di scopolamina (per es. Transcop cerotto retroauriculare). Non fate gli eroi il mal di mare è tremendo, meglio assumerli preventivamente. - Antiemetici: Utili in caso di nausea e vomito di notevole entità; tra i più diffusi quelli a base di metoclopramide per es. Plasil compresse o Biochetasi (Quello che usano le donne in cinta) - Antistaminici: Utili in caso di crisi allergiche, come l'asma, o di lesioni urticanti, come il contatto con una medusa Es. Trimeton o Polaramin, quest'ultimo da avere anche in pomata è eccezionale contro punture di insetti, pesci e altre bestie. (nessuna efficacia nei confronti di morsi di serpenti.) - Pomate al cortisone: utili in caso di eritema solare o lesioni urticanti per Es. Ecoval 70 pomata - Pomate antinfiammatorie: utili in caso di traumi o distorsioni Es. Lasonil o Reparil

L'uso dei medicinali va sempre condizionato ad alcune norme di prudenza: intanto ricordati che quello di cui parliamo è una cassetta di pronto soccorso per emergenze e noi non siamo medici.

- NON ASSUMERLI SE NON E' VERAMENTE NECESSARIO (gli ipocondriaci è meglio che restino a casa), anche perché generalmente non si portano quantità industriali e quindi è meglio risparmiare.
- Non assumere alcun farmaco in caso di accertata o sospetta allergia ad esso in quanto si potrebbe aggravare la situazione (malattia +shock anafilattico)(in reale emergenza si prova con piccolissime dosi);
- Leggere accuratamente le avvertenze di ciascun farmaco, anche per ciò che riguarda la posologia;
- Consultare un medico appena possibile
è quindi assolutamente sconsigliato far uso di strumenti o medicinali di cui non si è pratici o di cui non si conoscono gli effetti/applicazioni.

2- SOPRAVVIVERE FUORI DALLA CIVILTA'

Ci si trova tagliati fuori dalla civiltà per scelta o per incidente. Nel primo caso abbiamo la fortuna di essere organizzati ed equipaggiati, nel secondo potremmo non essere così fortunati, per quanto previdenti siamo. Dobbiamo sempre riuscire a sopravvivere ed aiutare chi non è in grado di sostentarsi.
In ogni caso il primo requisito della sopravvivenza è nella mente.

È FONDAMENTALE sempre mantenere una mente lucida e reattiva per fronteggiare le necessità e trasformare gli imprevisti in circostanze di favore, aggirare gli ostacoli, risolvere i problemi. Dobbiamo sempre essere in grado di usare la fantasia e la logica, uniti all'intuito per adattarci all'ambiente in cui ci troviamo, acquisire risorse e gestire momenti critici. In questo modo sopravviveremo ad una scampagnata come ad una spedizione nei posti più inospitali della terra. Per chi ama l'avventura arriva sempre un momento nella vita in cui un passo falso, delle circostanze impreviste o semplicemente l'eccessiva sicurezza nelle proprie capacità ti mettono nei guai.
Per quanto siamo bravi nell'orientarsi o per quanto sembri facile il percorso dobbiamo saper gestire una situazione di emergenza, in cui, persi, abbiamo di fatto interrotto i contatti con la civiltà.

Vediamo ora cosa fare e cosa non fare mai in caso di smarrimento:

Se si è in gruppo è sempre meglio rimanere uniti, mai separarsi.
Mai disperarsi, è controproducente: serve sempre una mente lucida per potersi salvare (se possibile infondere fiducia nei compagni scoraggiati).
Se possibile indossare qualcosa di visibile e chiaro, che attiri l'attenzione anche a distanza.
Non mangiare/toccare niente di cui non si è più che certi.
Stare a debita distanza da pericoli quali: corsi d'acqua (torrenti, laghi, ecc.), dirupi, terreni non stabili e animali.
Mantenersi sempre idratati
Razionare le eventuali provviste
Rimanere caldi e ben coperti nelle ore fredde, evitare di esporsi a troppo sole
Se necessario spostarsi, farlo durante le ore più temperate del giorno, sempre meglio di giorno, anche nei climi aridi in cui di norma si preferisce spostarsi la notte.

Se c'è speranza che i soccorsi ci trovino in tempi ragionevoli

Ci sono dei casi in cui si può contare in un soccorso più o meno tempestivo. Se siamo attesi, se interrompiamo inaspettatamente i contatti con amici e parenti, se abbiamo la possibilità di telefonare, è certo che i soccorsi si attiveranno per trovarci. Per questo motivo è sempre meglio avvisare più persone quando iniziamo un escursione, cercando di tenere se possibile un contatto quotidiano e segnalando i nostri spostamenti prima e durante il viaggio.
Per prima cosa, appena ci accorgiamo di esserci dispersi, proviamo a chiamare e urlare con tutte le nostre forze (se ciò non dovesse avere esito positivo entro 10-15 minuti, smettiamo immediatamente e sediamoci per recuperare le energie).
Stare in un posto fisso ed evitare di allontanarsi (i soccorsi e gli ultimi che ci hanno visti saranno facilitati nel ritrovarci).
Trovare un posto sicuro e comodo per aspettare, l'attesa non ci spaventa (niente luoghi nascosti, meglio anzi optare per aree che garantiscano visuale, sicurezza e un riparo).
In assenza di aree sicure approntare un riparo temporaneo.

Se siamo certi che nessuno ci troverà

La più oscura di tutte le possibilità è quella in cui ci troviamo tagliati fuori, certi che nessuno verrà ad aiutarci. Valutando attentamente questa circostanza, quando decidiamo di attivarci per uscire da questo tipo di emergenza dobbiamo essere CERTI che rimanere fermi equivalga a morte certa, senza speranza di essere trovati.
In questo caso:
Memorizzare dei punti di riferimento il più possibile stabili (aiutandosi a memorizzare con la fantasia e/o lasciando segni), cercando di salire in alto per avere una buona visuale dell'area e decidere quale direzione prendere.
Prendere una direzione (preferibilmente quella da cui siamo venuti e/o quella che ci sembra più corta) e seguirla senza cambiare mai (se ci si trova ad esempio in un bosco, seguendo questo metodo prima o poi se ne uscirà); in montagna ad esempio cercare di scendere a valle (in aree non ripide, dalle quali sia possibile fare eventualmente "retromarcia").
Orientarsi con i punti cardinali.
Proseguire su sentieri e/o luoghi in cui troviamo segni di civiltà (oggetti, asfalto, luoghi abitati, ecc.).
Mantenere un passo regolare: "lungo e ben disteso".
Di tanto in tanto riposarsi approfittando ad esempio della pausa per lasciare qualche segno che resista alle intemperie (una freccia, una scritta, ecc.).
Mantenere un conteggio del tempo e dello spazio percorso (es. contando i passi e i movimenti del sole).

La Marcia

La nostra marcia , sia essa in cerca di aiuto che parte di una escursione programmata, può durare più di un giorno, e la notte può sorprenderci in qualsiasi momento. Dobbiamo fare in modo che non ci trovi impreparati perché non si marcia MAI al buio, sopratutto su un territorio sconosciuto e potenzialmente ostile. Per questo motivo dobbiamo sempre programmare gli spostamenti aiutandoci con un orologio o se non è disponibile, osservando lo spostamento del sole, di modo da capire quali ore del giorno è meglio marciare, quali momenti sono adatti per la sosta, e quando fermarsi per preparare un eventuale bivacco.

Secondo le circostanze ambientali dobbiamo valutare con cura quando mettersi in cammino e quando è meglio fermarsi. La mattina presto è ottima per incamminarsi nei luoghi caldi o temperati perché il clima è fresco e si è riposati. Ma nella stagione invernale ci si può imbattere in infide lastre di ghiaccio che uccidono ogni anno escursionisti esperti in tutto il mondo. Le ore calde del giorno come il primo pomeriggio sono sconsigliabili d'estate e più percorribili in inverno, mentre prima che faccia buio dobbiamo considerare l'idea di fermarsi e creare un riparo.

Il buio cala diversamente secondo la latitudine e la stagione dell'anno. Arriva un momento in cui dobbiamo decidere se proseguire o accamparci. Costruire un bivacco senza l'ausilio di attrezzatura richiede circa 3 ore. Se si possiede una sega ed attrezzi elementari si può ridurre questo lasso di tempo a circa un ora e mezza in condizioni ideali. Se siamo attrezzati con tenda e sacco a pelo il tutto si riduce alla scelta di un luogo adatto. In base a questo dobbiamo valutare:
se siamo certi che prima del buio avremo raggiunto i soccorsi, possiamo valutare di proseguire.
se non siamo certi o siamo sicuri che non ci riusciremo, dobbiamo prendere tempo e accamparci.

L'accampamento

Dove:

L'idea di accamparsi è vecchia come l'uomo. I primi uomini creavano rifugi, accampamenti e bivacchi aiutandosi solo con ciò che la natura forniva. Se il genere umano è sopravvissuto fino ad oggi è grazie a questi espedienti, uniti ad una buona valutazione del luogo in cui disporsi per la notte.
Consideriamo quindi:
La pendenza: il luogo deve essere il più pianeggiante possibile, meglio se in una posizione elevata
L'ingombro: scegliamo in base a come vogliamo disporci, se vogliamo accendere un fuoco dobbiamo (vedi la sezione fuoco) scegliere un luogo a distanza di sicurezza da piante sia in alto che sui lati. Eliminiamo i sassi e legni che potrebbero disturbarci.
La posizione: Mai accamparsi dove il vento può portare il nostro odore in giro, attirando predatori o animali affamati e curiosi. Sia che usiamo una tenda, sia che costruiamo un bivacco, orientiamo a sud il riparo se è inverno (sfruttando il calore del sole) o a nord se vogliamo stare freschi in estate. Evitiamo letti di fiumi secchi o caverne troppo profonde. Se decidiamo di occupare una caverna controlliamo sempre se ha già un'inquilino in base alle tracce ed ai residui che lascia.
EVITARE gli alberi durante i temporali. In quel caso liberarsi di tutti gli oggetti metallici e accovacciarsi in posizione fetale in campo aperto, se possibile coperti ovviamente. Se siamo in un bosco evitare gli alberi predominanti. Evitare la vicinanza ai corsi d'acqua, per via della conformazione infida del terreno e se sappiamo che ci sono carnivori pericolosi in circolazione.

COME COSTRUIRE UN RIPARO

Quando si ha una tenda è sufficiente saperla piantare. Nel caso in cui si disponga solo di un telo o magari neanche di quello, sarà necessario saper costruire un riparo con ciò che si ha a disposizione.
Costruire un riparo temporaneo non è un'impresa impossibile ma a volte, in situazioni di pericolo e/o sopravvivenza, può essere piuttosto problematico se del tutto inesperti; complice l'agitazione si rischia di non impostare il corretto "rifugio di fortuna". A questo proposito analizzeremo di seguito alcune tra le più semplici ed efficaci strutture di ricovero realizzabili con materiali di fortuna:

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1. A copertura - 3 sostegni appoggiati in modo equilibrato di cui 2 lunghi (della stessa lunghezza) e 1 corto o 2 corti e 1 lungo, legati in un unico punto e con una piccola apertura (ottimo per dormire).

2. A tettoia - 5 sostegni di cui 1 lungo e 4 corti legati in due punti con un'apertura ampia (per brevi soste o riparo di oggetti utili).

3. Tenda "indiana" - Un minimo di 3 sostegni della stessa lunghezza legati insieme in un unico punto con apertura ad appoggio (ideale per soste di media durata).

4. Tenda comune - 5 sostegni di cui 1 lungo e 4 corti legati in due punti con apertura piccola (per soste prolungate e necessità di stoccaggio risorse).

5. Ad appoggio - Un minimo di 4 sostegni appoggiati ad un grosso ostacolo o parete preesistente senza alcun legame (ricovero rapido di fortuna).

6. Copertura - Copertura di tessuto o di altro materiale legato ad almeno 3 sostegni, può essere completata con tessuto spiovente ai lati (adatto a riparare dal sole e/o da piogge leggerissime).

7. Tenda ampia - 22 sostegni (di cui 6 più lunghi da posizionare intorno all'esagono) legati in 8 punti con apertura media (struttura più complessa, per soste lunghe e/o in presenza di più persone).

Scegliamo il ricovero più adatta alle condizioni climatiche, ambientali, psicofisiche personali e temporali. In tutte le strutture esposte è importante (se è possibile):

Servirsi di materiale resistente, durevole e isolante (testiamolo).
Perdere tempo nella verifica di eventuali cedimenti o falle
Valutare quanto ci soffermeremo
Piantare nel terreno i sostegni e legarli saldamente tra loro (testiamoli).
Mettere qualcosa che separi dal terreno in modo da non esserne a diretto contatto.
Mantenere una piccola feritoia dalla quale poter vedere cosa accade all'esterno.
Prevedere un'apertura dalla quale uscire rapidamente senza demolire tutto il riparo.
Non usare sostegni/coperture troppo pesanti, in caso di crollo potrebbero esserci letali. Progettare i pesi in modo equilibrato affinché il ricovero non crolli (anche sotto stimoli).
Dislocare dei tiranti (legati a dei picchetti) per mantenere in posizione la copertura.
Non sollecitare la costruzione quando si è all'interno/sotto di essa.
Può essere opportuno realizzare un allarme perimetrale usando il filo da pesca e i campanelli del kit, o, se non ne siamo provvisti, utilizzando rametti secchi o scavando piccole trappole intorno al campo.

Una volta selezionato il posto sarà fondamentale quando possibile scaldarsi e ripararsi.

ACCENDERE UN FUOCO

La fiamma: perché e come

Senza usare mezzi termini il fuoco è ciò che ha permesso all'uomo di sopravvivere all'interno di un ambiente ostile e pieno di pericoli. Il fuoco non è una magia, ma una comune reazione chimica tra comburente ed ossigeno. Il suo apporto è fondamentale, le sue applicazioni innumerevoli. Con un fuoco potrete bollire l'acqua e potabilizzarla, cuocere alimenti, scaldarvi, disinfettare una lama, cauterizzare una ferita, segnalare la vostra presenza, illuminare e scoraggiare eventuali animali pericolosi. Gli antichi insediamenti umani si svilupparono intorno ai fuochi, ed è il fuoco che fa la differenza tra il sopravvissuto e la vittima, tra la vita e la morte.
Passiamo subito alla pratica: ci sono molti modi di ottenere un fuoco. Assemblando il survival kit abbiamo dedicato una sezione proprio agli articoli necessari, ma potrebbe venire il momento in cui, sprovvisti di ogni accessorio, dovremo accendere un fuoco con ciò che l'ambiente ci fornisce.

Dobbiamo essere pronti ad ognuna di queste evenienze.

Vediamo ora in alcuni semplici passaggi come è possibile appiccare un fuoco:
Come e dove – In primo luogo dobbiamo capire che tipo di fuoco vogliamo realizzare, quanto durerà e a cosa ci serve. In base a questo ne stabiliremo le dimensioni e l'entità. E' buona norma scegliere con cura il punto dove accendere; lontano da vegetazione secca o altri materiali che potrebbero incendiarsi e sfuggire al controllo, sempre in piano e preparando opportunamente l'area, tenendo conto della forza e della direzione del vento che potrebbero toglierci il controllo della fiamma. Dobbiamo quindi spazzare la superficie da rami e foglie secche, e preparare con delle pietre un braciere per contenere il nostro fuoco. Il prossimo passo sarà reperire la materia prima per i vari stadi di accensione.

La materia prima – Per la ricerca della materia prima bisogna tenere presente che ci sono 3 stadi attraverso i quali si ottiene una fiamma solida e consistente. Il primo stadio è costituito da un esca che trasformi la scintilla in fiamma. Per questa fase saranno preziosi foglie secche, pagliericcio, nidi di uccello, la carta del nostro kit se ne siamo in possesso (ma prediligere sempre le fonti ambientali).
Il secondo stadio è costituito da quei comburenti che trasformano la fiamma rapida e debole dell'esca in una fiamma più stabile ed adatta ad accendere i ceppi più grandi e duraturi, che sono lenti a prendere fuoco e consumarsi. Prediligete rami e rametti di media entità, sempre secchi, raccoglierne in quantità e disporli sull'esca prima dell'accensione in modo da fare un sostrato in grado di accendersi quasi subito dopo l'innesco. Preparata la base dobbiamo procurarci il terzo stadio, quello duraturo. Cerchiamo una grande quantità di legni più grandi (più ne troviamo, più a lungo potremo alimentare il fuoco), ceppi o grandi rami, aiutandoci se possibile con il seghetto del kit. Raccogliendo i grandi legni verifichiamo che siano secchi sia esternamente che internamente spaccandoli e toccandoli. Spezzare sempre la legna in modo che sia della misura giusta per il fuoco e non sporga dal cerchio di sassi. Il terzo stadio si tiene da parte e si inserisce nel fuoco successivamente, quando dal secondo otterremo una fiamma viva e stabile.
Evitare sempre di raccogliere legna di proprietà venefiche come quercia, edera od oleandro, in quanto i fumi scaturiti dalla loro combustione sono tossici. Dedicate molto tempo alla scelta della legna in quanto una buona scelta di qualità e quantità vi consentirà di non dover allontanarvi successivamente dal fuoco per reperire materie prime più adatte, lasciando il campo incustodito.

In generale tenete sempre conto delle caratteristiche del legno:

La legna secca è adatta per accendere fuochi, la sua fiamma è consistente e fa molta luce, specialmente se legno tenero.
La legna umida produce fumo e scoppio, tende a tenere lontani gli insetti ed è ottima per segnalare la propria presenza.
Essendo meno infiammabile è opportuno aggiungerla ad un fuoco già ben innescato.
La legna verde brucia piu difficilmente ma anche piu' lentamente. Produce un fumo acre che tiene lontani gli animali dal campo.
Tutta la legna di consistenza dura tende a fare una fiamma meno luminosa.
Fate SEMPRE attenzione durante la raccolta a dove mettete le mani. Il bosco è popolato da molti animali, spesso velenosi come ragni, scorpioni e serpenti, che abitano in mezzo alla legna e non gradiscono essere toccati. Si difenderanno colpendo con tutto il loro potenziale. Se possibile indossate i guanti del kit.

Accendere il fuoco – Con l'accendino, le pietre focaie o i fiammiferi del kit innescare l'esca sarà un gioco da ragazzi. Ma ci sono casi in cui non si dispone di questa risorsa. È allora necessario imparare come accendere un fuoco usando solo ciò che abbiamo intorno. Il metodo più comune ed efficace per accendere un fuoco è quello dell'archetto. Anche in questo caso è fondamentale essere pazienti, metodici e lucidi per accorciare i tempi ed ottenere un buon risultato.
Prepariamo in primis l'occorrente: abbiamo bisogno di un legno rigido lungo almeno come una mano, e possibilmente piatto come una tavoletta (se siamo in possesso del kit possiamo crearne uno col coltello). Su questo legno di base dobbiamo (come da figura) incidere una tacca laterale larga come tutto lo spessore del legno. Sulla base di essa creeremo un foro (che non passi la tavoletta da parte a parte). A questo punto ci procureremo un ramo dritto, il piolo, abbastanza robusto spesso almeno come un indice. Dobbiamo limare bene la punta in modo che faccia più attrito possibile durante lo sfregamento. Ci serve quindi un'altra superfice da porre a contrasto col piolo nella parte superiore, come un sasso piatto o un altro pezzo di legno.
Trovato questo dobbiamo procedere a costruire l'archetto. Basta legare ai capi di un ramo (non necessariamente curvo come in figura) una stringa che puo essere presa dal kit o da una scarpa. Se non la possedete potete sempre girare a mano, magari proteggendovi i palmi con foglie o vestiti (è necessaria molta frizione per ottenere una buona riuscita).

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Come ultimo accessorio sarà utile fabbricare un piccolo braciere con una foglia o con l'alluminio del kit, dentro il quale metteremo trucioli di legni, pagliericcio o erba secca, e lo collocheremo sotto la tacca. A questo punto, come da figura bisogna far scorrere circolarmente l'archetto (o le mani) sul piolo in modo da creare attrito sul legno. Per aumentare le chances di successo si puo mettere un pizzico di sabbia nel foro che aumenterà l'attrito. La vostra pazienza nello sfregare sarà premiata da una piccola colonna di fumo che scaturirà dal braciere. Soffiate lentamente per ottenere una fiamma da collocare nella zona fuoco per l'innesco. Conservate i legni preparati per accensioni future.

Una variante alla tecnica dell'archetto è quella del solco:

Prendiamo due legnetti rigidi (lunghi una ventina di centimetri circa), su uno (quello più spesso) facciamo una tacca piuttosto marcata per la sua lunghezza con un oggetto tagliente (coltello o pietra affilata); sbucciamo poi i due legni e teniamo quello con il solco fisso orizzontalmente al terreno, con l'altro incominciamo a strofinare energicamente nel punto del solco producendo così il calore che, avvicinato al combustibile (paglia da posizionare nel solco), si incendierà; ogni tanto verifichiamo la temperatura nel solco con le dita e pian piano che il fuoco si amplia aggiungiamo pezzi di legna sempre più grandi (tentando il più possibile di non soffocare la fiamma che per bruciare necessita di molto ossigeno).

La tecnica della lente:

Una tecnica di accensione relativamente rapida ed efficace anche se con ovvi limiti è quella della lente di ingrandimento. Si può utilizzare una lente di ingrandimento, una lente degli occhiali da vista, la lente di un quadrante dell'orologio, l'obiettivo di una macchina fotografica, il fondo di una bottiglia o qualsiasi altro oggetto di vetro che possa concentrare i raggi solari. Posizionata l'esca in sede, con la lente, cerchiamo di concentrare i raggi del sole sull'esca in modo da vedere un piccolo punto di luce. A questo punto, rimanendo il più fermi possibile, bisogna attendere la comparsa di fumo e di una piccola fiamma pilota.

La torcia svedese:

La tecnica della torcia svedese è un'ottima alternativa all'accensione di un fuoco che richiede di norma piu tempo e dispendio di energie. Avendo una durata minore di un fuoco standard è particolarmente indicata per necessità immediate di riscaldamento, per cucinare un pasto o bollire dell'acqua. La tecnica consiste nello spezzare in 4 sezioni verticali un ceppo, tenere le 4 sezioni a una piccola distanza (in genere 2 o 3 cm) l'una dall'altra, e riempire questo spazio di legnetti, trucioli e materiale da esca e secondo stadio in generale. Una volta accesa sarà un ottima base per cucina e riscaldamento e nel giro di pochi minuti l'interno dei ceppi stessi prenderà fuoco. A quel punto potrete allontanare ed avvicinare le sezioni regolando la fiamma a piacere.

Una volta usufruito del fuoco è necessario SEMPRE assicurarsi che sia spento e che le braci non covino altra fiamma nel momento in cui ci allontaniamo. Usare acqua, orina o altri liquidi non infiammabili per sopprimere le braci e ricoprire tutto con sabbia, terra e sassi.
Non lasciare MAI un fuoco incustodito
Non accendere MAI un fuoco che potremmo dover abbandonare in fretta.
E' necessario esercitarsi a lungo e con pazienza ad accendere un fuoco di modo da acquisire confidenza. Accendere un fuoco è spesso frustrante e faticoso. È quindi necessaria pazienza ed un atteggiamento mentale lucido e positivo.

ACQUA E CIBO

E' fondamentale per la sopravvivenza garantirsi in ogni modo possibile acqua e cibo.
Senza acqua si sopravvive in media 10 giorni. In realtà questo lasso di tempo si accorcia drasticamente tenendo conto di età, peso e presenza di patologie. Un bambino piccolo potrebbe non sopravvivere più di 3 giorni. Il clima e la disponibilità di cibo da cui ricavare acqua possono incidere ulteriormente su questo già tetro scenario. Il sangue diventa più denso, ed il cuore fa sempre più fatica a svolgere la sua funzione di pompa, fino ad arrivare al collasso.
Senza cibo si può resistere più a lungo, molto a lungo se ben idratati. La resistenza media varia ovviamente secondo il sesso (le donne consumano meno e immagazzinano di più) e la stazza.

Acqua

L'acqua è alla base della vita. Più del 70% del nostro corpo è fatto di acqua e necessitiamo di una costante idratazione. Normalmente si raccomanda di bere almeno 1 litro di acqua al giorno e le situazioni di stress, di fatica e di tensione, unite alle circostanze ambientali, possono aumentare drasticamente questa necessità, fino a 3 litri in zone particolarmente aride.

Come reperirla?

Pioggia - L'acqua piovana può essere raccolta in più recipienti (il più possibile puliti) in grado di non disperdere il liquido (barattoli puliti, cavità nella roccia, vestiti in plastica, ecc.); in situazioni di rischio, se possibile, far bollire l'acqua sul fuoco prima di berla o potabilizzarla.

Vegetali - Molti frutti/legumi/piante commestibili possono essere ingeriti perchè contenenti considerevoli dosi d'acqua (cocco, anguria, ecc.); le piante possono inoltre aver immagazzinato (internamente o esternamente) il prezioso liquido o un suo composto (es. la cima di cactus può essere pulita e spremuta - senza essere ingerita - le canne di bambù verdi se piegate possono fornire acqua o ancora tronchi cavi/tagliati).

Scavare - In determinati luoghi (letti di fiumi/laghi secchi, valli, aree umide, aree molto verdi, ecc.) potrebbe essere possibile riuscire a far accumulare dell'acqua all'interno di buche o comunque di concentrare piccoli rigagnoli d'acqua quel tanto che basta per potersi dissetare; per bere occorre comunque purificare l'acqua.

Acqua di mare - Mai bere acqua di mare direttamente, il sale che contiene può danneggiarci notevolmente; se le condizioni lo permettono è tuttavia possibile farla bollire e raccogliere il vapore con i propri vestiti per poi strizzarli e bere; esistono poi sostanze atte a desalinizzare l'acqua per renderla bevibile.

Ghiaccio/neve - Sciogliere la neve con una fonte di calore (non corporea onde evitare di raffreddare il corpo e peggiorare la situazione); se il ghiaccio arriva dal mare e risulta grigiastro/opaco significa che contiene sale, non usarlo in assenza di possibilità di desalinizzazione.

Acqua condensata - In condizioni di buona igiene è possibile usare i propri vestiti per bere l'acqua condensata (su superfici come vetro, metallo, foglie di piante non velenose, ecc.).

Corsi d'acqua - Per trovare fiumi, laghi e corsi d'acqua di vario genere è utile seguire i punti dove la vegetazione si fa più rigogliosa o ad esempio gli animali (uccelli, mammiferi, ecc.); ove possibile far bollire l'acqua prima di berla al fine di eliminare eventuali germi.

Animali - Seguire gli animali e le loro tracce (su una roccia ad esempio, la presenza di escrementi vicino ad una crepa può significare una presenza idrica).

Cosa non fare

Vediamo ora cosa non bere in sostituzione dell'acqua potabile (anche in situazioni estreme):
Bevande alcoliche - L'alcol disidrata il corpo e offusca la mente.
Urine - Contengono organismi scartati dal corpo perché nocivi e il 2% di sale.
Sangue - Contiene sale, richiede fluidi per essere digerito e può provocare vari disagi.
Acqua di mare - Contiene il 4% di sale, alla lunga può portare alla morte.
Acqua non potabile - Con animali morti o sostanze sconosciute, stagnante o di cui non si è certi della fonte.
I danni derivanti dall'ingerimento di acqua non potabile comportano situazioni quali: dissenteria, grave e prolungata diarrea sanguinosa, febbre, debolezza, virus/malattie gravi (colera, tifo, ecc. - indipendentemente dalle vaccinazioni) o presenza di parassiti nel corpo.

Come purificare l'acqua

Per purificare l'acqua il metodo più rapido è usare pastiglie potabilizzanti, iodio o cloro (nelle quantità indicate ). Un valido sostituto può essere amuchina in soluzione all'1,5%.
Non avendo a disposizione questo tipo di sostanze possiamo fare affidamento su metodi più rudimentali ma comunque efficaci.
Se è possibile si può bollire l'acqua per 10 minuti, garantendo l'eliminazione dei germi.
Si può creare un filtro a più strati di sabbia, vestiti, carbone, rocce, ecc. all'interno di una bottiglia di plastica asportandone il fondo.
Una tecnica comune usata con l'acqua di mare consiste (come già detto) nel bollirla e filtrarne i vapori con uno straccio, da strizzare poi in seguito per ricavarne acqua desalinizzata.

TUTTI QUESTI METODI SI RIFERISCONO ALLA PURIFICAZIONE BIOLOGICA E NON SONO EFFICACI SULLA CONTAMINAZIONE CHIMICA DELLE ACQUE.

Cibo

Percepire la fame è soggettivo. Se siamo abituati a pasti regolari avremo fame intorno alle stesse ore del giorno e le reazioni chimiche nel nostro corpo ci faranno sentire i cosiddetti crampi da fame. È importante tenere a mente che reperire cibo non è urgente come idratarsi e che a mente lucida possiamo resistere alla fame senza compromettere troppo la nostra efficienza fisica, almeno nei primi giorni di digiuno. In caso si disponga di cibo “civile” è quindi preferibile razionare le scorte in maniera più drastica possibile, allungando di fatto l'autonomia del gruppo o individuale. In ogni caso la natura offre una fonte di cibo illimitata per chi sa servirsene, anche se è fondamentale sapere cosa stiamo mangiando.
QuindiMAI MANGIARE CIBO DI CUI NON SI E' ASSOLUTAMENTE CERTI è di sicuro preferibile la fame alla dolorosissima morte per ingestione di sostanze velenose. Persino esperti di flora sono rimasti vittime di questo tipo di incidenti. Dobbiamo rispettare l'ambiente che ci ospita o esso finirà per distruggerci.

COSTRUIRE UNA CORDA

L'efficacia di una corda
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Quando ci si trova improvvisamente in situazioni avverse è importante sapersi costruire e/o ricavare utensili base, uno di questi è appunto: la corda.
Con una fune si possono fare parecchie cose: scalare, calare, legare, tenere insieme e molto altro ancora. Perchè tuttavia questi utilizzi siano possibili è di vitale importanza approntare una corda elastica, resistente e adatta all'uso che ne vogliamo fare; a tale scopo, nella presente trattazione, cercheremo di imparare una tecnica semplice ed efficace.
Una buona corda è fatta di più "fili" intrecciati più volte tra loro a formare un'unica fune dalla resistenza notevolmente superiore ai singoli elementi che la compongono. In sostanza la forza applicata in tensione non si concentra parallelamente alla lunghezza della corda ma si potrebbe (impropriamente) dire che si ripercuote obliquamente e frazionata su più cordicelle; il risultato è quindi che la forza disperde la sua intensità in una spirale.

Come costruire una corda

Vediamo ora come costruire una corda, quali gli accorgimenti e i materiali:
Quali materiali - Perchè la corda risulti robusta è fondamentale scegliere materiali lunghi, asciutti, lievemente elastici e resistenti come: spago, piante rampicanti, alghe, erbe (ortiche, caprifoglio, ecc.), giunchi, liane, radici, fusti verdi (non secchi), scorza, canne verdi, tessuto, fronde/foglie (palma, rami, ecc.), crini o tendini di animali (bagnati);

Quali steli - Scegliamo sempre gli steli più lunghi, grandi, elastici e ragionevolmente spessi; evitiamo parti ammuffite, danneggiate e/o marce; per avere la certezza di aver scelto bene leghiamo con un nodo semplice due steli e proviamo a tirare dai due lati (con una forza media): se la fibra si spezza è debole, se il nodo si scioglie è troppo liscia e/o viscida.

Elasticità - A riguardo dell'elasticità possiamo dire che anche componenti rigidi possono essere "elasticizzati": spellandoli, immergendoli in acqua per alcune ore, esponendoli a vapori o in taluni casi al calore del sole; detto questo occorre naturalmente pensare anche all'uso che si intende fare della corda (una canna di bambù per esempio potrebbe essere piuttosto rigida ma comunque utile a dati scopi).

Resistenza - Se la corda ci serve per sollevare (o peggio sospendere) carichi è importante optare per fibre più "poderose": testiamone l'efficacia piegando la fibra in quattro direzioni diverse e osserviamo come e se si danneggia, in seguito sottoponiamola a tensione e riflettiamo nuovamente sulla sua fruibilità; evitiamo, se dobbiamo utilizzare la fune per più giorni, materiali che alla lunga tendono ad irrigidirsi seccandosi.

Intrecciare - Per costruire una corda davvero resistente è necessario per prima cosa creare delle specie "spaghi" attorcigliando (in senso orario) più filamenti; in secondo luogo legare tra loro tre di questi e infine procedere ad intrecciarli l'uno con l'altro (in senso antiorario, come descritto nell'immagine a fianco); ricordiamo di mantenere costante: direzione, simmetria e spessore; cerchiamo inoltre di stringere il più possibile la treccia.

Lavorare agevolmente - Per intrecciare con più facilità si possono posizionare dei piccoli legnetti legati alle estremità dei tre spaghi; allo scopo di lavorare con una corda corta e piuttosto tesa è utile invece avvolgere attorno ad un albero la parte già ultimata e tenere solo la parte che si sta elaborando.

Allungare - Siccome è raro trovare filamenti lunghi 20 o 30 metri è quasi consequenziale pensare di doverne legare più blocchi attraverso dei nodi (per imparare a fare vari tipi di nodi: pagina 1 e pagina 2). Per creare invece una corda più spessa è sufficiente aumentare il numero di filamenti o intrecciare più corde già ultimate.

Finitura - Affinchè la nostra fune non si sfilacci deve essere "impalmata" (fissata) alle estremità (si veda la figura a fianco, punto 6); leghiamo quindi i tre filamenti sospesi attraverso una cordicella più sottile (in modo deciso, compatto e con più giri).

Precauzioni - Mai usare una corda prima di averne testato l'effettiva resistenza in condizioni simili a quelle di impiego; cerchiamo inoltre di fare calcoli ampi: se possibile, usiamo più corde, più spesse, insomma non facciamo completo affidamento su una corda messa insieme alla buona e con materiale di fortuna.

I NODI

Nodi: perchè farli

In questa spiegazione verranno analizzati alcuni dei più importanti nodi utili alla sopravvivenza: come farli e a cosa possono servire (costruire ripari, ponti, scale, effettuare salvataggi, legare, ecc.).

Nodi: come farli

La caratteristica che deve essere comune a tutte le tipologie di nodi è la resistenza in relazione all'utilizzo per il quale sono stati creati, un nodo deve inoltre essere facile da sciogliere. Per provare la teoria che andiamo ad esporre è utile replicare con una corda o una fune (niente lacci o spago) ciò che viene descritto. A ciascun nodo corrisponde un'immagine numerata:

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Nodo semplice (fig.1) - E' il punto di partenza di molti altri nodi più articolati.
Nodo del cappuccino (fig.2) - Utile per dare peso all'estremità di una corda, per evitare che fuoriesca da un anello o da una carrucola, o ancora per approntare una corda da arrampicata.
Nodi di giunzione (o piano, fig.3) - Per unire due corde che hanno il medesimo spessore; non va usato tuttavia per sostenere forti tensioni (potrebbe sciogliersi).
Nodo della rete (fig.4) - Utile per fabbricare una rete o per unire due corde (anche di spessore differente, questa volta adatto anche a forti pesi). Nel caso di funi di spessore differente, è la corda più piccola che va incrociata poichè la trazione la fa immobilizzare contro quella più grande. Con due corde dello stesso spessore il nodo della rete risulta più sicuro del nodo di giunzione.
Nodo della rete doppio (fig.5) - Il nodo migliore per unire due corde di spessore differente.
Nodo del pescatore (fig.6) - Per unire due corde di uguale spessore, specialmente se ci si trova in un ambiente umido. Si scioglie facilmente anche se le corde sono bagnate. I due nodi semplici devono incastrarsi uno nell'altro e non opporsi.
Nodo del chirurgo (fig.7) - Per unire due estremità di funi di uguale spessore, in particolare se sono "sfrangiate". Utile ad esempio per lacci emostatici.
Nodo di rosetta (fig.8) - E' una variante particolare del nodo di giunzione. Si disfa facilmente tirando i capi liberi della corda.
Nodo di carrick (fig.9) - "Carrick" in irlandese significa roccia e questo nodo, molto solido, serve per unire corde di almeno 20mm di diametro, sottoposte a sforzi intensi. Va completato con due piccole legature a fascia. In caso contrario, sotto trazione il nodo si aggroviglia e risulta inefficace.
Nodi di Salvataggio (o di bolina, fig.10) - Forma un anello che non scorre. indispensabile ad esempio per far salire o scendere una persona lungo una parete verticale, o per portare aiuto a qualcuno in pericolo in un posto di difficile accesso.
Nodo di bolina doppio (fig.11) - Ha gli stessi impieghi del bolina semplice, ma è molto più efficace poichè ha due anelli che sostengono meglio ad esempio una persona.
Nodo bolina triplo (fig.12) - Si fa come la bolina semplice, ma la corda deve essere doppia. Ha gli stessi impieghi del bolina semplice e di quello doppio, ma la sua efficacia E' ancora maggiore, poichè gli anelli per sostenere la persona sono addirittura tre.
Nodo del tessitore (fig.13) - Può servire a costruire un sedile, come nodo di ancoraggio, o ancora per accorciare una corda (utile ad esempio in caso di soccorso).
Nodo a testa di turco (fig.14) - Stretto fino in fondo e realizzato con una corda piuttosto sottile, può sostituire un bottone.
Nodo di Ancoraggio e galera (fig.15) - Si tratta di un nodo scorrevole utile per costruire ad esempio una scala a pioli, per "impacchettare" qualcosa (cibo o altri oggetti).

Descritta questa serie di nodi è importante dire che per arrivare ad avere manualità occorre esercitarsi più e più volte in maniera da poter poi replicare a memoria la tecnica con efficacia e rapidità nel momento del bisogno. Se possibile testare sempre la resistenza di un nodo prima di impiegarlo nell'operazione a cui E' destinato.

3- PRINCIPI DI ORIENTAMENTO

Orientarsi

Riuscire ad orientarsi è sempre molto importante e spesso significa salvarsi la vita. Le nostre energie, sia che si tratti di una situazione di pericolo o di media emergenza, sono comunque limitate e non allungare la strada (o addirittura sbagliarla) è fondamentale. Non sempre le condizioni sono ottimali per un orientamento basato unicamente sul diretto resoconto visivo (si veda nebbia, notte, assenza di punti di riferimento, ecc.) e, se si dispone anche solo di una vaga direzione da seguire occorre saperla sfruttare efficacemente. Se provvisti quindi di indicazioni cardinali, si deve per prima cosa individuare il Nord, stabilire la direzione giusta e scegliere (in base a difficoltà e lunghezza) il percorso più consono alla propria persona e allo stato ambientale.

La rosa dei venti

I punti cardinali (N = nord, S = sud, E = est e W = ovest) fanno parte di quelle nozioni che tutti possiedono, individuandone uno soltanto se ne possono difatti ricavare tutti gli altri. Una loro efficace rappresentazione grafica è data dalla cosiddetta Rosa dei venti i cui quadranti principali sono:

1. Da Nord (0°) a Est (90°)
2. Da Est (90°) a Sud (180°)
3. Da Sud (180°) a Ovest (270°)
4. Da Ovest (270°) a Nord (0°/360°)

Questa schematizzazione venne ideata dalla Repubblica di Amalfi (nel periodo delle Repubbliche Marinare) ed è interessante sapere che, nel Mediterraneo, ha come punto centrale l'isola di Malta. Ne esistono di più tipi, con più o meno suddivisioni (a 4 punte, a 8 punte e a 16 punte, ecc.). La rosa a 8 punte offre, oltre alle tipiche indicazioni dei punti cardinali, utili informazioni sui venti:
Da Nord (settentrione o mezzanotte) soffia la Tramontana
Da Nord-Est (45°) soffia il Grecale
Da Sud (meridione) soffia il Mezzogiorno/Ostro
Sud-Est (135°) soffia lo Scirocco
Da Est (oriente o levante) soffia il Levante
Da Sud-Ovest (225°) soffia il Libeccio
Da Ovest (occidente o ponente) soffia il Ponente
Da Nord-Ovest (315°) soffia il Maestrale

La rosa dei venti a 16 punte si suddivide invece in Nord-Nord-Est, Est-Nord-Est, Est-Sud-Est, Sud-Sud-Est, Sud-Sud-Ovest, Ovest-Sud-Ovest, Ovest-Nord-Ovest e Nord-Nord-Ovest; nella sua massima estensione può persino arrivare a 128 punte:
Quattro quadranti da 90° (suddivisione in 4 punti)
Ogni quadrante si divide in 2 venti di 45° (8 punti)
Ogni vento si divide in due mezzi venti da 22°30' (16 punti)
Ogni mezzo vento si divide in due quarte (o rombi) da 11°15' (32 punti)
Ogni quarta si divide in due mezze quarte da 5°37'30" (64 punti)
Ogni mezza quarta si divide in due quartine da 2°48'45" (128 punti)

Sembra banale ma occorre capire che per quanto possiamo cambiare la nostra posizione i punti cardinali rimangono costanti come tutti i possibili ostacoli (montagne, colline, laghi, valli, ecc.); da ciò si evince ad esempio che se stiamo camminando verso nord e di fronte a noi c'è una montagna quella che vediamo non è la parete nord ma la parete sud (perchè rivolta verso sud); il versante verso cui si sale ha insomma orientamento corrispondente al punto cardinale che ci sta alle spalle.

Inclinazioni del terreno

Come per la rosa dei venti e possibile misurare in gradi anche la pendenza di salite e discese: ben diverso è infatti camminare su pareti scoscese piuttosto che in aree pianeggianti e ben diversa è la distanza che si percorre in linea d'aria rispetto a quella effettiva di marcia. Avere insomma a disposizione indicazioni sulla pendenza di un dato tratto può farci desistere/procedere e/o farci decidere di aggirare l'ostacolo. Il metodo più diffuso per indicare l'inclinazione di un sentiero/parete è quello di far corrispondere ai gradi la percentuale di pendenza (come spesso accade nei cartelli stradali).

Vediamo ora i rapporti gradi/percentuale:

0°: pendenza allo 0% (innalzamento di 0m in verticale ogni 100m)
10°: pendenza al 17,6% (innalzamento di 17,6m in verticale ogni 100m)
15°: pendenza al 26,8% (innalzamento di 26,8m in verticale ogni 100m)
20°: pendenza al 36,4% (innalzamento di 36,4m in verticale ogni 100m)
25°: pendenza al 46,6% (innalzamento di 46,6m in verticale ogni 100m)
30°: pendenza al 57,7% (innalzamento di 57,7m in verticale ogni 100m)
35°: pendenza al 70% (innalzamento di 70m in verticale ogni 100m)
40°: pendenza al 83,9% (innalzamento di 83,9m in verticale ogni 100m)
45°: pendenza al 100% (innalzamento di 100m in verticale ogni 100m)
50°: pendenza al 119,2% (innalzamento di 119,2m in verticale ogni 100m)
55°: pendenza al 142,8% (innalzamento di 142,8m in verticale ogni 100m)
60°: pendenza al 173,2% (innalzamento di 173,2m in verticale ogni 100m)
65°: pendenza al 214,5% (innalzamento di 214,5m in verticale ogni 100m)
70°: pendenza al 274,7% (innalzamento di 274,7m in verticale ogni 100m)
75°: pendenza al 373,2% (innalzamento di 373,2m in verticale ogni 100m)
80°: pendenza al 567,1% (innalzamento di 567,1m in verticale ogni 100m)
85°: pendenza al 1143% (innalzamento di 1143m in verticale ogni 100m)
90°: pendenza verticale (innalzamento "infinito" in verticale ogni 100m)

Come trovare il Nord

Trovare il Nord vuol dire sapere anche tutti gli altri punti cardinali e quindi, se in definitiva si conosce la direzione del luogo che si vuole raggiungere, capire quale strada prendere.

Di giorno

Tramite il Sole - Come è risaputo il sole sorge a Est e tramonta a Ovest: all'alba il sole sarà a Est, a metà mattina a Sud-Est, a mezzogiorno a Sud, a metà pomeriggio a Sud-Ovest, al crepuscolo a Ovest e a mezzanotte a Nord (ma chiaramente non sarà possibile vederlo). Occorre tuttavia specificare che il sole nasce esattamente ad est soltanto negli equinozi di primavera (21 marzo) e autunno (21 settembre), negli altri giorni possono esserci delle variazioni proporzionalmente considerevoli.

Usare un orologio analogico - Mettiamo l'orologio ben orizzontale, prendiamo uno stelo (o un fiammifero) e appoggiamolo al quadrante; ruotiamo poi l'orologio finchè l'ombra dello stelo non ricoprirà esattamente la lancetta delle ore; dividiamo poi per due l'ora segnata dell'orologio (contando le ore da 0 a 24) e, senza muovere l'orologio, mettiamo un altro stelo, in maniera che tocchi sia il centro dell'orologio, sia l'ora che è la metà di quella segnata. Se ad esempio la lancetta delle ore segna le otto del mattino, il Nord sarà nella direzione delle quattro. Se l'orologio segna le sedici, il Nord sarà nella direzione delle otto. In un periodo dell'anno con l'ora legale è importante ricordarsi di regolare le lancette sull'ora legale, portandole indietro di 1 ora.

Con un bastone - Infilziamo nel terreno un bastone (il più dritto possibile) e puntiamolo verso il sole in maniera che non faccia ombra sul terreno. Dopo una ventina di minuti circa apparirà un'ombra alla base del bastone, questa ombra punta verso Est; aspettiamo quindi fino a quando questa non sarà lunga almeno una quindicina di centimetri, tracciamo poi una linea perpendicolare alla direzione dell'ombra (verso sinistra) e otterremo l'ubicazione del Nord.

Di notte

Con l'Orsa Maggiore - Le stelle sono un'ottima guida per trovare il Nord, nel nostro emisfero ad esempio la Stella Polare (una delle più luminose) indica il Nord. Essa fa parte della costellazione del Piccolo Carro, o Orsa Minore ed è la prima stella del timone del Carro (quella ubicata sulla punta della "coda" dell'Orsa). La Stella Polare non è tuttavia sempre ben visibile: per individuarla si ricorre allora, alla costellazione del Grande Carro, o Orsa Maggiore, che ha una forma simile a quella del Piccolo Carro ma è più; grande, luminosa e risulta quindi maggiormente visibile. Il Grande Carro è costituito da quattro stelle che formano il carro e da tre che formano il timone. Se riportiamo sul prolungamento delle due stelle alla base del carro un segmento pari a cinque volte la loro distanza, troviamo la Stella Polare.

Con Orione - Individuata la costellazione di Orione e tracciata una linea immaginaria fra la stella centrale della cintura e il centro della testa, prolunghiamola sino alla Stella Polare. Questa linea dà con una buona approssimazione, la direttrice Sud-Nord. Alle nostre latitudini, però Orione è visibile di sera solo dall'autunno all'inizio della primavera.

Con Cassiopea - Se l'Orsa Maggiore non è visibile, possiamo ricorrere a Cassiopea, una costellazione formata da cinque stelle a forma di W (d'estate) o di M (d'inverno), che si trova nel cielo dal lato opposto dell'Orsa Maggiore. La stella centrale di Cassiopea è inoltre rivolta verso la Stella Polare.

Tramite la Luna - La Luna è illuminata dal sole e quindi può aiutarci a controllare la nostra posizione in maniera approssimativa. La luna impiega ventinove giorni a ruotare intorno alla terra, questo periodo si chiama mese lunare, in questo periodo il nostro satellite passa attraverso quattro fasi, ognuna delle quali dura poco più di sette giorni. le fasi lunari sono: primo quarto: luna crescente, riconoscibile per la gobba a ponente (la luna assomiglia ad una "D"); Luna piena; ultimo quarto, luna calante, riconoscibile per avere la gobba a levante (la luna assomiglia ad una "C"); Luna nuova, non è visibile.

La Luna

Un "trucchetto" per ricordare le fasi lunari è la seguente: "DC" quando la luna è "a forma di D" cresce, "CD" quando è "a forma di C" essa diminuisce. La Luna, come il Sole, sorge a Est, sei ore dopo si trova a Sud e tramonta a Ovest, tuttavia, a differenza del Sole (che ogni mattina alle sei si trova a Est) essa sorge a orari differenti a seconda delle fasi.

Regole generali su come comportarsi in caso di smarrimento

Nella maggior parte dei casi ci si perde per questioni di disorganizzazione (l'idea di base dovrebbe difatti essere: prevenire piuttosto che curare). In luoghi "ostili" e/o lontani dalla civiltà è quindi sempre meglio fare in modo che:
Tutti siano puntuali ai ritrovi (se ci si allontana dal gruppo: avvisare sempre).
Ciascun componente del gruppo abbia qualcuno da sorvegliare.
Senza esperienza non ci si trovi ad affrontare soli zone impervie.
Se si viaggia in luoghi sconosciuti è sempre buona norma munirsi di bussola e kit di sopravvivenza.
Il nostro occhio evidenzi dei riferimenti, magari lasciando dei segni riconoscibili (bastoni piantati, ecc.).

Source: GUIDA ALLA SOPRAVVIVENZA
Ultima modifica di Wolframio il 08/09/2012, 18:12, modificato 1 volta in totale.

08/09/2012, 18:34

Wolframio genio!

Me la sto mettendo da parte in caso di necessità!

Eheheh

( credo che la userò anche per il 21 dicembre in caso... eheheh! [:D] )

08/09/2012, 18:39

P.S. @Wolframio questa guida è favolosa...!

Vi consiglio di rimediare The Zombie Survival Guide, di Max Brooks... un'altro libro geniale

eheheh!
Ultima modifica di EddyCage il 08/09/2012, 18:40, modificato 1 volta in totale.

08/09/2012, 19:00

Noto con disappuntoche la voglia di s...e
mentali a quattro mesi del "Countdown fatidico" incominci prepotentemente a salire
....pertanto mi riprometto che ogni post a riguardo.....sarà da parte mia
inevitabilmente e totalmente ignorato...senza se e senza ma

inzomma una beata ignoranza....dalle stupidaggini [;)]

08/09/2012, 19:34

Con questo topic, siamo a 43 discussioni aperte su questo tema... [:83]

Si continua qui.....
http://www.ufoforum.it/topic.asp?TOPIC_ID=13552

Chiudo

08/09/2012, 19:55

mettiamo in rilievo il topic "ufficiale" 2012 così anche se non ci sono risposte recenti non ne viene aperto un altro?
Argomento bloccato