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Il prezzo della partita si è alzato. Vertiginosamente. È scritto nero su bianco nel comunicato diramato al termine della riunione straordinaria del consiglio di amministrazione che ha dettato la linea: 14,5 miliardi. Quelli che Autostrade per l’Italia doveva utilizzare sotto forma di investimenti straordinari su tutta la rete. Doveva. Il piano è congelato. La casa madre Atlantia ha deciso così. Eccolo il prezzo, che ha un destinatario: il Governo. Perché l’esecutivo non ha ancora deciso se revocare o no la concessione, non si esprime sul prestito che la società ha chiesto nel frattempo, non risponde alle richieste di chiarimento. I Benetton non possono e non vogliono più aspettare. I danni provocati dal virus diventano il grimaldello per riprovare a scardinare il mutismo e l’immobilismo di Giuseppe Conte e della sua squadra. Il numero sostanzia il prezzo, il prezzo si traduce in una minaccia.
Le mosse dei Benetton per smuovere il Governo
La lista delle accuse è lunghissima. Esplicitate, punto per punto, nel comunicato. L’elemento che fa da cornice è il Covid perché il virus e il lockdown, che ha di fatto azzerato gli spostamenti sulle autostrade, hanno aggravato ulteriormente la situazione finanziaria di Autostrade. Ma questa non è ovviamente una colpa del Governo. Tutto il resto sì. A iniziare dall’articolo 35 del decreto Milleproroghe, che ritorna a essere il terreno di scontro che ha animato mesi di tensione prima dello scoppio della pandemia. Quell’articolo mette mano alle penali che lo Stato dovrà pagare in caso di revoca della concessione e delinea uno scenario futuro dove Autostrade è fuori dalla gestione della rete autostradale.
I Benetton hanno sempre visto in quel passaggio lo strumento che il Governo ha scelto di proposito per prepararsi la strada alla scelta finale, quella della revoca. E ancora oggi, nel comunicato, si fa riferimento a quell’articolo come l’origine di tutti i mali: “Le modifiche normative introdotte in modo unilaterale e retroattivo con l’articolo 35 del decreto Milleproroghe, stravolgendo il quadro di riferimento previsto nella Convenzione Unica, che è stato un chiaro punto di riferimento per gli investitori e gli istituti finanziatori, hanno determinato il downgrade” del rating di Atlantia e Aspi. Tradotto: l’incertezza che si è generata con quell’articolo ha fatto sì che gli investitori iniziassero a vedere le società dei Benetton come dei rischi invece che opportunità.
Quindi Milleproroghe, danni finanziari ingenti, e poi il virus. Il lockdown ha generato una perdita di ricavi stimata in 1 miliardo solo per il 2020. Quindi crisi acuita. E allora Autostrade è dovuta ricorrere ai prestiti. Ad aprile ha chiesto 200 milioni alla Cassa depositi e prestiti. Non sono arrivati. Da fonti vicine a questa partita viene sottolineato che al momento ci sono “motivazioni oggettive” che non permettono di concedere il prestito, ma è comunque in corso un dialogo con la società. Poi, appena qualche giorno fa, è stata inoltrata la richiesta di un prestito da 1,25 miliardi con la garanzia dello Stato. Ma la società è ancora è in attesa di sapere da Sace se questi soldi arriveranno o meno. Intanto da alcuni esponenti del Governo sono arrivate bordate. Stefano Buffagni, viceministro allo Sviluppo economico in quota 5 stelle, appena due giorni fa: “Domandare è lecito, rispondere è cortesia: no grazie”. Quella risposta non è piaciuta affatto ai Benetton. Tanto è vero che nel comunicato si fa riferimento a una dichiarazione resa nota da un esponente di governo il 20 maggio e si parla come di una frase che ha destato “fortissima preoccupazione”.
In questo contesto da spalle al muro è maturata la decisione di convocare una riunione straordinaria del consiglio di amministrazione e di passare al contrattacco. Atlantia darà 900 milioni ad Autostrade per permetterle di fatto di continuare a svolgere la propria attività ordinaria. Come a dire: caro governo, sopravviviamo anche senza i vostri soldi. Ma non faremo gli investimenti promessi, non metteremo in campo i 14,5 miliardi per i lavori straordinari sulla rete. E in più - altra mossa in modalità barricata - la società valuterà di intraprendere azioni legali per tutelare i suoi 31mila dipendenti, di cui 13mila in Italia oltre all’indotto.
Il Governo non ha fretta: deciderà a metà giugno. L’ira dei 5 stelle: “Quello dei Benetton è un ricatto”
L’affondo dei Benetton era dato per atteso da una larga parte del Governo. Ma non per questo è stato meno indolore. Non sono piaciuti i toni, prima ancora che i contenuti. I 5 stelle sono i più furibondi. “Questo è un ricatto bello e buono”, commenta una fonte di governo del Movimento di primissimo livello. La mossa di Atlantia viene letta come la volontà di mettere pressione su una decisione che non è ancora stata concordata all’interno dell’esecutivo
La decisione sulla revoca, infatti, si è persa per strada. Il lavoro di accertamento del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, guidato da Paola De Micheli, si è concluso da tempo, ma manca una decisione politica. Quella che il governo deve prendere collegialmente, in un Consiglio dei ministri paventato da mesi e che non ha mai preso forma. Le divisioni interne alla maggioranza hanno impedito di arrivare a una scelta. Poi è arrivato il Covid che ha ribaltato le priorità e ha congelato tutto. Il dossier, sul tavolo del premier, dovrebbe arrivare in Consiglio dei ministri entro metà giugno. Non subito. Il che mette in evidenza che il Governo non ha intenzione di decidere in base alle pressioni dei Benetton. Ma la quadra va trovata prima in casa. I 5 stelle puntano alla revoca, anche parziale. Il Pd ondeggia tra una posizione dura e una più soft. E poi ci sono i renziani. Ecco cosa dicono fonti di Italia Viva dopo che il comunicato di Aspi è stato reso pubblico: “Pensiamo che vada messa da parte la demagogia: non si può far morire un’azienda come Atlantia. Aspi deve poter accedere nel rispetto della legge al credito come agli altri”. Sipario.

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Non arriva liquidità porelli. Dai, gli si fa una colletta tutti assieme. .....Si... di calci in culo!
A me lasciate gengive e denti. Acquisto un paio di anfibi appositamente per loro.............. anche un paio per la famiglia Elkann (di cui ho una certa “simpatia” -compreso Ambrogio-).
Lapo tu i calci sai dove li prenderai. La cocaina sarà solo un bel ricordo. Bel ricordo per te.