La Groenlandia perde i pezzi
di Clara Gibellini
260 chilometri quadrati di ghiaccio prendono il largo. Colpa del global warming?
Foto del Prof. Andreas Muenchow, Università del Delaware
Una gigantesca isola di ghiaccio, grande quattro volte Manhattan e più dell’isola del Giglio si è staccata dalla Groenlandia e si sta spostando verso gli Stretti di Nares, a circa mille chilometri a sud del Polo Nord. Secondo quanto reso noto dai ricercatori dell’università del Delaware, l’enorme iceberg, di una superficie di 260 chilometri quadrati e di spessore pari a metà dell’Empire State Builduing, si sarebbe staccato giovedì da uno dei principali ghiacciai della Groenlandia, il Petermann. Era dal 1962 che una così grande massa di ghiaccio – la cui acqua potrebbe far mantenere il flusso dei fiumi Delaware e Hudson per più di due anni o rifornire tutti i rubinetti pubblici degli Stati Uniti per 120 giorni – non si muoveva liberamente intorno al Polo Nord.
Impossibile al momento per gli oceanografi, prevedere la traiettoria del vastissimo blocco di ghiaccio, che rischia di creare problemi alla navigazione. “Negli Stretti di Nares, l’isola incontrerà le vere isole che sono tutte molto più piccole per dimensione”, afferma Andreas Muenchow, professore di oceanografia alla Delaware University. “La neonata isola di ghiaccio potrebbe bloccare il canale, o spaccarsi in piccoli pezzi, dopo essere stata spinta a sud dalle correnti prevalenti nell’oceano. Da lì, seguirà probabilmente lungo le coste dell’Isola di Baffin e del Labrador, fino ad arrivare nell’Atlantico entro i prossimi due anni.”
L’indisponibilità di dati sul lungo periodo – le registrazioni nelle acque della zona sono iniziate solo nel 2003 – non permette agli scienziati di esprimersi con certezza sul legame fra la rottura del ghiacciaio e il surriscaldamento globale. “Non si può dire, né dire il contrario” afferma Muenchow. Nella storia delle rivelazioni della temperatura media globale sulla terra e negli oceani, i primi sei mesi del 2010 sono stati però i più caldi di sempre, secondo i dati diffusi di recente dal National Oceanic and Atmospheric Administritation (Nooa). Per Greenpeace, invece, una cosa è certa: “La perdita di ghiaccio dalla lingua fluente del Ghiacciaio Petermann d’ora in poi porterà certamente ad accrescere la velocità nello scioglimento dei ghiacci nella calotta glaciale della Groenlandia”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/08/07/48582/48582/__________________
Russia in fiamme: a rischio un sito nucleare. La Farnesina: “Evitare i viaggi”
Sono già 52 le vittime degli incendi di foreste e torbiere che circondano Mosca da diversi giorni. Una nube tossica oscura il cielo. In azione anche due Canadair italiani
La gente fugge da Mosca. La capitale russa è assediata da diversi giorni dagli incendi delle foreste e delle torbiere intorno alla città, che hanno già causato 52 vittime. Il cielo è invaso da una densa nuvola di fumo acre e nocivo che, secondo i satelliti della Nasa, ha raggiunto la stratosfera a 12 km di altitudine, come se si trattasse di un’eruzione vulcanica.
“Mosca si è trasformata in un vulcano infernale che vomita tonnellate di sostanze pericolose sulla gente”, titola il tabloid Tvoi Dien. Con il pericolo che la nube bianca, estesa per 3.000 km dagli Urali ai confini occidentali del Paese, si diffonda a grande velocità deteriorando la qualità dell’aria lontano dai focolai d’incendio, che nel frattempo continuano a crescere: nelle ultime 24 ore sono stati registrati 290 nuovi focolai che hanno divorato 14 mila ettari più di ieri, per una superficie totale di 751.907 ettari, quasi come l’Umbria.
Vari Paesi, tra cui l’Italia, sconsigliano i viaggi non strettamente necessari, a causa del forte inquinamento atmosferico. I possibili contraccolpi sul turismo fanno tremare autorità e tour operator. Anche gli aeroporti di Mosca, a parte Sheremietevo, sono in difficoltà, con decine di voli dirottati o ritardati e migliaia di passeggeri che attendono.
La capitale è ormai in ginocchio, come gran parte della Russia occidentale, investita da metà giugno da una ondata anomala di caldo torrido e, ormai da due settimane, da roghi di origine naturale. Finora sono scesi in campo oltre 150 mila uomini della protezione civile e da oggi 7.000 soldati con 600 mezzi militari, che hanno posato oltre 40 km di condutture d’acqua nella regione di Mosca e di Nizhni Novgorod. Qui il centro di ricerca nucleare militare di Sarov è stato isolato con lo scavo di un canale lungo 8 km. Intorno alla capitale il problema maggiore sono le torbiere in fiamme: i pompieri hanno deciso di lavorare 24 ore su 24. A rischio anche un centro di allarme contro gli attacchi missilistici, nel distretto di Kolomna, dopo che il 29 luglio scorso sono andate bruciate due basi militari.
Diversi Paesi stranieri hanno inviato aerei ed elicotteri. Da ieri due Canadair italiani sono in servizio a Samara, sul Volga. Ma la situazione peggiora di giorno in giorno, sotto una canicola che oggi ha raggiunto i 38 gradi, e non resta che attendere la pioggia. Ma il meteo non lascia sperare, se non in un cambio del vento tra martedì e mercoledì, che potrebbe spazzare la nube di fumo e ridurre la concentrazione di monossido di carbonio, oggi superiore di 6,6 volte la soglia di sicurezza. Cresce il numero delle persone che si rivolgono all’ospedale, soprattutto gli anziani. Chi è costretto a uscire da casa si applica su bocca e naso un fazzoletto bagnato o una mascherina. Chiudono molti negozi e anche alcuni musei, le auto girano a fari accesi in pieno giorno. La Lega calcistica ha deciso di annullare anche due partite di campionato e di spostare a S. Pietroburgo l’esordio del ct olandese Dick Advocaat sulla panchina della nazionale russa, nell’amichevole contro la Bulgaria.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/08 ... ggi/48564/