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25/10/2010, 14:11
Sul caso di Sara sono stati versati fiumi di parole, molte inutili e ricadenti nel morboso, tanto che nelle ultime settimane il televisore di casa è rimasto più spento del solito. Ma l'informazione, quella essenziale, l'ho avuta. Non essendomi riempita la testa di tutto quello che hanno detto migliaia di persone, ho avuto modo i fare alcune riflessioni, forse sbagliate ma almeno un po' fuori dal coro.
Vedendo le foto di Sara, bionda, esile, giovanissima, non ho potuto non fare un paragone con Noemi Letizia e, quindi, con un modello femminile che, al tempo stesso, è un po' protagonista ma anche vittima di questi ultimi tempi ma forse di sempre. La storia di Sara sembra evocare una sorta di maledizione di Lolita che si ripete nel tempo, con sfaccettature sempre diverse.
Da un lato c'è il desiderio di indipendenza, di protagonismo, di non passare inosservata, di ragazzine che si apprestano a sbocciare. Dall'altro c'è l'immaturità, l'eccessiva precocità di certe esperienze, i modelli stereotipi imposti dall'esterno.
Il tutto immerso in uno scenario che, apparentemente, sembra sempre diverso ma che pesca nell'mmaginario collettivo e in archetipi stratificati nelle parti più profonde di ciascuno.
Quando non c'erano i pokemon o alcuni cartoni animati senza capo né coda di oggi, ai bambini si raccontavano soprattutto favole. Tutte le favole iniziavano con il fatidico "C'era una volta" e ai bambini sembravano storie di fantasia ma oggi sappiamo che dietro molte delle storie che narravano di vari mostri, orchi o lupi cattivi o sorellastre maligne e streghe varie si nascondevano fatti di violenze terribili che avevano lasciato un segno così profondo, al punto che per essere esorcizzati venivano ripuliti con simboli vari e si concludevano con l'immancabile lieto fine.
I giovani (e le giovani di oggi) sono apparentemente più scaltri. In realtà, sono sempre più soli ed indifesi ed hanno perso il contatto con quegli insegnamenti o quella saggezza popolare, assumendo come modelli di comportamento, certi modelli che non gli appartengono e che seguono per imitazione. Questa riflessione non giustifica assolutamente chi se ne approfitta ma vuole essere un invito a guardarsi dai mostri di oggi che, seppure camuffati da padrini ricchi e famosi o da zii troppo premurosi o da cugine un po' invidiose, sono ugualmente pericolosi.