Mentre il mondo guarda la Libia, in Israele e Palestina la situazione precipita ...

Le brigate Qassam, braccio armato di Hamas, da cui il nome dei razzi (Credits: AP Photo/Hatem Moussa)
Anna Momigliano
Mentre gli occhi del mondo sono puntati, e a ragione, su altri luoghi del Medio Oriente, e in particolare sulla Libia, in Israele e Palestina la situazione rischia di precipitare. Davanti a una comunità internazionale indifferente o in altre faccende affaccendate. Nei giorni in cui sono cominciati i bombardamenti alleati contro il regime di Gheddafi, altri raid scuotevano i cieli di Gaza e del Sud di Israele. Dalla Striscia, controllata da Hamas, sono stati lanciati oltre cinquanta tra razzi e missili. Israele ha risposto con bombardamenti aerei e adesso vuole pure chiedere l’intervento dell’Onu.
Cominciamo dai bombardamenti da parte di Hamas. Questa volta non si tratta di “semplici” qassam (i razzi fatti in casa che prendono il nome proprio dalle omonime Brigate, corpo scelto di Hamas), bensì di veri e propri missili a medio raggio, come i Grad, o razzi più potenti di fabbricazione sovietica, come i Katyusha, già utilizzati da decenni da Hezbollah durante le due guerre israelo-libanesi.
I bombardamenti hanno colpito soprattutto la regione meridionale di Eshkol, causando danni e feriti, ma per il momento (e si spera vada avanti così) nessun morto. Anche se il solo fatto che Hamas abbia dimostrato di possedere missili a medio raggio indica che sarebbe in grado di colpire il centro di Israele, ovvero la zona più popolata del Paese.
Dal canto suo, l’esercito israeliano ha risposto bombardando i campi di addestramento di Hamas e alcune officine gestite dall’organizzazione terroristica. Il bilancio è di 17 feriti, tra cui sette bambini, hanno riportato fonti mediche palestinesi.
Il ministro degli Esteri israeliano Avigdor Lieberman ha dichiarato di voler portare in sede Onu la questione dei bombardamenti palestinesi. Ma, tra l’emergenza libica e il fatto che tradizionalmente Israele non riscuote molto successo presso le Nazioni Unite, difficilmente ne uscirà qualcosa.
Intanto anche dalla Cisgiordania, la zona più “tranquilla” della Palestina, controllata da Abu Mazen, arrivano segnali preoccupanti. Lo scorso 11 marzo una famiglia israeliana residente nella colonia di Itamar è stata massacrata nel sonno da un commando palestinese. Oltre al padre e la madre, sono stati uccisi i loro tre figli: due bambini, di undici e tre anni, e un neonato di pochi mesi.
E, quel che è peggio (dal punto di vista politico, s’intende, visto che dal punto di vista umano la cosa è sufficientemente tragica di per sé) il massacro della famiglia è stato rivendicato dalle Brigate Al-Aqsa. Che sono il braccio armato di Fatah, ossia il partito del presidente palestinese Abu Mazen. Che poi sarebbe l’interlocutore del governo israeliano nel cosiddetto processo di pace.
Alla faccia di processo di pace. Tra israeliani e palestinesi soffia il vento di una nuova guerra. Mentre il mondo è troppo preso da altre faccende per tentare di impedirla.
Anna Momigliano è una scrittrice e giornalista milanese. Ha scritto reportage da Israele, Libano e altri Paesi mediorientali.
http://blog.panorama.it/mondo/2011/03/2 ... precipita/Come volevasi dimostrare ... Avevo detto qualche giorno fà che
gli "Hezbollah" non aspettavano altro, con i loro 40 mila missili forniti dall'Iran, per avere l'occasione di riapreire il conflitto con Israele.
Qualcuno mi disse che avevo la "fissa" con l'Iran; ebbene, sì!
Vorrei vedere cosa ci fanno là i 1500, circa, soldati italiani, schiaffati là da Prodi, sul confine tra il Libano e Israele se dovesse succedere qualcosa ...
![Compiaciuto [8)]](./images/smilies/UF/icon_smile_shy.gif)
(Che poi inviò a cose fatte) Altre grane per il Berlusca ...