Una B-story, dalla grande Tanith lee:
La vampira di Marte (titolo originale: Sabella)
INCIPIT
Parte Prima: I lupi
La notte in cui zia Cassi morì, io ero fuori a caccia. Quando lei trasse il suo ultimo sospiro di atmosfera Aerana rivitalizzata, mi trovavo lassù, sul-l'Altopiano di Capomartello, sotto quarantamila stelle che ardevano come pire di diamanti. Probabilmente, proprio nell'istante in cui lei esalava l'ul-timo respiro, io uccidevo. Non volevo uccidere e forse era un presagio. Ma ho forse sentito che lei mi raggiungeva nell'oscurità bruciante di stelle e mi toccava con un dito freddo, mi indicava, mi segnava, mi condannava? Op-pure ho creduto che non fosse altro che il vento gelido di Novo Marte? Era appena sorto il sole. A Novo Marte il sole sorge come una bomba di luce che schizzi su nel cielo: un'alba di sessanta secondi. Era sorto il sole, e il postino suonò all'ingresso. Era proprio un vero uomo, il postino. Voglio dire, era un umano, insomma. La meccanizzazione non è troppo avanzata nello Styx di Capomartello. Il postino se ne stava diritto sullo sfondo di un fresco cielo rosa, con il dolly elettrico della posta accanto. Andai ad aprirgli e lui mi guardò come sempre, fissò la mia vestaglia nera e gli occhiali scuri, i miei capelli neri come caffè che mi fosse stato versato addosso dalla cima del capo fino alle spalle. Lui crede che io sia una balorda, una drogata suonata. Crede? Credeva. Ma forse lo crede ancora, chissà. «Miss Quey? Stellagramma registrato. Un'impronta digitale qui.» Pareva arrabbiato, come sempre. Si chiedeva se un giorno o l'altro avrei tentato di sedurlo con la mia vestaglia di seta, ma non c'era pericolo. Lui era sicuro che il mio nome Quey (si pronuncia Key) fosse fasullo. Il nome sulla ricevuta era Koberman, il nome Cassi. «Grazie», dissi, apponendo l'impronta. «Spiacente di svegliarla», disse il postino, ma i suoi stupidi occhi cattivi mi dicevano: suppongo che tutte voi prostitute dobbiate dormire fino a tardi al mattino. Io non dissi niente, non in quel momento in cui il pallido sole rosa liquido fluiva dalla mia porta, quando le mani mi tremavano leggermente e il leggerissimo stellagramma mi pareva un foglio di piombo. «Non si preoccupi», dissi, poi chiusi la porta con il vetro affumicato e mi rifugiai tra le piacevoli ombre della casa. Tutte le persiane di carta azzurra erano abbassate, come pure quelle di cotone viola. Era tutto molto bello e occorreva fare di necessità virtù, ma quello schiaffo di luce in faccia mi aveva fatto venire in mente qualcosa: il cervo striato, e tenere lacrime sgorgarono dai miei occhi. Fuori dalla sala, sopra le scale, la finestra di vetri colorati urlava e macchiava il pavimento con una pozzanghera di luce rossa. Finalmente mi decisi ad aprire lo «stellagramma». Non provavo interesse, ciò che provavo era ben altro. In principio pensai che fosse di Cassi e mi chiesi come mai improvvisamente si fosse ricordata di me e per quale ragione mi inviasse un telegramma stellare. Cosa significava? Chissà se anche gli altri aprono la posta con la stessa trepidazione, a volte con paura. Preferivo di gran lunga ricevere volantini pubblicitari, o circolari, cose che si possono gettare, o dimenticare. Poco dopo scoprii che non era stato mandato da Cassi, ma dal cognato di Cassi. Era un documento di tipo legale con tante frasi formali. Cassi era morta eppure mi invitava al suo funerale. Un invito davvero sentito e, per essere sicura che partecipassi, mi lasciava parecchie migliaia di Nuovi Crediti Marziani, al netto delle tasse. Solo allora mi ricordai che era stata una donna ricca. Come mai si erano ricordati dove abitavo? Era strano sapessero che ero su quello stesso pianeta. Non capivo il suo gioco, ma ebbi la sensazione che Cassi intendesse sacrificarmi su una specialissima Croce Cristiana Revivalista. Ma allora, in tutti questi anni, anche lei sapeva? Perché la gente doveva amare il denaro a quel punto? Io non ero ricca, e tutti si aspettavano che desiderassi diventarlo e, se non era così, allora era bene indagarne le cause. Cassi si era ricordata dove abitavo e quelli mi avevano scovato. Potevo scappare. A un certo momento pensai di farlo, ma quelli mi avrebbero trovata di nuovo. Sabella Quey, questi soldi sono tuoi, avrebbero detto, lì nel sole luminoso e rosato di Novo Marte. Un'ora dopo andai nella stanza da musica e selezionai una fonia adatta. Il funesto stupore di una sinfonia di Prokofiev invase la casa e tutto il mio corpo, mentre gli spruzzi della doccia mi purificavano. Povera Sabella Quey, la croce è preparata. Quel funerale di dopodomani mi trascinava, mi risucchiava di nuovo nel mondo.
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