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P4: l'inchiesta su Bisignani una bomba dentro Palazzo Chigi

di: WSI-TMNEws-Agi-Ansa Pubblicato il 17 giugno 2011

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http://www.wallstreetitalia.com/article ... chigi.aspx

Roma - Il capo del governo sostiene di non avere paura di nessuno, tantomeno dei giudici, ma il caso P4 ha gia' sconvolto il paese e rischia di diventare molto dannoso per il governo. Il timore, già emerso nelle scorse ore, è che l'inchiesta possa lambire altri esponenti del centrodestra. Non è un caso che stamane a Palazzo Grazioli si sia tenuto un vertice tra il premier, Gianni Letta, Angelino Alfano e Niccolò Ghedini. La preoccupazione, nell'immediato, è una nuova ondata di rivelazioni sulla stampa, se non addirittura l'emergere di nuovi indagati.

L'indagine e' la prova che dopo il referendum che ha abrogato definitivamente il legittimo impedimento le procure sono tornate all'assalto: Silvio Berlusconi in Cdm ribadisce a Gianni Letta la sua stima e fiducia, ma non nasconde con i suoi interlocutori i timori per l'inchiesta sulla cosiddetta 'P4'. Tutto il Pdl e' schierato al fianco del braccio destro del premier, tirato in ballo nell'indagine che ha portato Luigi Bisignani agli arresti domiciliari.

Naturalmente da parte del partito di via dell'Umilta' c'e' la volonta' nel testimoniare il valore della figura del servitore dello Stato, ma anche il sospetto che siano in arrivo provvedimenti giudiziari che possano provocare un altro scossone all'esecutivo. Nella maggioranza e' scattato l'allarme: se puntano al bersaglio grosso, allora vuol dire che ci sara' un colpo di Stato, si spinge a dire un ministro.

A riprova dell'aria tesa che si respira tra i seggi della maggioranza, e' stato indetto un vertice straordinario. Di buon mattino Silvio Berlusconi, insieme ad Angelino Alfano e Niccolo' Ghedini, si confronta con Letta. La linea e' quella di respingere ogni attacco, ma la preoccupazione resta, anche perche' - riferiscono fonti parlamentari del Pdl - non si conosce ancora la reale portata dell'inchiesta. Il timore e' che ci possano essere sviluppi e che le indagini napoletane possano sfociare anche in un filone romano dell'inchiesta.

Molti parlamentari del Pdl fanno notare come il sottosegretario alla presidenza del Consiglio non goda dell'immunita' parlamentare, "in quanto - sottolinea anche Pier Ferdinando Casini - ha sempre rifiutato di stare in Parlamento per mettersi al servizio gratuito della politica".

Il sottosegretario nel corso della giornata ha avuto colloqui con Napolitano e il presidente della Camera, Gianfranco Fini. A chi lo ha incontrato ha ribadito di essere completamente estraneo alla vicenda. Vicenda ritenuta un teorema giudiziario basato sul nulla. Sono cose che non esistono, e' stata la risposta dell'interessato ad un esponente dell'esecutivo preoccupato per la situazione.

Da tempo il presidente del Consiglio ritiene che ci sia un attacco giudiziario in corso e ha ribadito ai suoi la volonta' di opporsi con tutte le forze ad ogni offensiva dei magistrati. "Io non ho paura di nessuno, la maggioranza tiene assolutamente", ha spiegato anche ai cronisti.

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Bisignani l'uomo dei misteri, da P2 a Enimont


15 giugno, 18:30


ROMA - "Qualunque cosa ti faccia comodo sul serio, la vera forza di Bisignani si chiama Ior". A svelare forse il segreto più importante dell'uomo dei misteri e dei contatti con i potenti finito ai domiciliari nell'inchiesta della procura napoletana sulla P4, fu il banchiere-faccendiere Pier Francesco Pacini Battaglia in una telefonata intercettata con Emo Danesi nel pieno della bufera di Tangentopoli. Due uomini piuttosto addentro ai segreti della Prima Repubblica. Erano gli anni novanta e Luigi Bisignani, già allora, era un nome che contava nella Roma dei Palazzi e del potere. Un nome costruito all'ombra della Dc. Nato nel 1953 a Milano da un importante dirigente della Pirelli per molti anni in Argentina, quando muore il padre riceve una consistente eredità. Ma quel che conta non sono i soldi ma il lascito di relazioni politiche. Tanto che Danesi, sempre in quella telefonata con Pacini Battaglia, racconta così il suo primo incontro con Bisignani: "Ci siamo visti...diamoci subito del tu...volentieri...poi m'ha detto che andava a giocà a carte con Andreotti". Se sia così forte il legame con il sette volte presidente del Consiglio è ancora da dimostrare. Certo è che è Andreotti in persona a presentare nel 1988 'Il sigillo della porpora', sua primo giallo cui fa seguito 'Nostra signora del kgb', nel 1991: bastano le due fatiche letterarie per far dire a qualcuno che Bisignani è il nuovo Ken Follet italiano.

Ex giornalista, consulente aziendale, finanziere, ex direttore delle relazioni esterne del colosso Ferruzzi-Montedison, il suo nome viene trovato nell' '81 negli elenchi della P2 in casa di Licio Gelli a Castiglion Fibocchi: non uno qualsiasi, secondo gli inquirenti, ma un reclutatore. Un colonnello. Nonostante fosse il piu' giovane dell'intero elenco. Gherardo Colombo, il pm che scoprì quella lista, lo colloca nella categoria degli 'inquinatori', uomini sconosciuti ma potentissimi che hanno passato anni ad avvelenare la vita democratica della Prima Repubblica. Lui, allora giornalista dell'Ansa, non fece una piega e replicò con una nota: "seguo da tempo per l'Ansa le notizie sulla massoneria e conosco, pertanto, molti alti elementi della massoneria, compreso Licio Gelli. I quali abitualmente mi fanno avere i loro comunicati in redazione. Smentisco però categoricamente la mia appartenza a qualsiasi loggia massonica, compresa, ovviamente, la P2". Non poté smentire, però, il suo coinvolgimento nella maxitangente Enimont. La madre di tutte le tangenti. L'ordine di arresto del Pool di Milano arriva 6 mesi dopo la sua nomina, a 39 anni, a direttore delle relazioni esterne del gruppo Ferruzzi e direttore generale della sede di Roma: l'accusa è di violazione della legge sul finanziamento pubblico dei partiti. Bisignani quel giorno però è all'estero: ci mette un anno per costituirsi e farsi interrogare da Di Pietro e Colombo. Che dall'ex amministratore della Montedison Carlo Sama avevano già saputo che Bisignani aveva fatto da intermediario con lo Ior, la Banca Vaticana, per la trasformazione in contanti di 92 miliardi in Cct da utilizzare per il pagamento di tangenti "a quella parte della Dc - racconto Sama - che faceva capo a Pomicino e quindi alla corrente di Andreotti". Sul conto aperto da Bisignani allo Ior transitarono 108 miliardi. "Presso la banca Vaticana - ricorda in un libro Angelo Caiola, alla guida dell'istituto dal 1989 al 2009 - disponeva da anni di un conto personale, chiedendo di accreditare il ricavato su un conto cifrato estero".

La sentenza definitiva per l'intera vicenda arrivò nel 1998: 2 anni e 6 mesi. Una condanna che gli è costata anche la radiazione dall'albo dei giornalisti. "Ha svolto - è stata la motivazione - con continuità attività lucrose costituenti reato e afferenti a compiti del tutto estranei alla professione giornalistica". Era già fuori, dunque, quando il suo nome fini nell'inchiesta dei pm Colombo e Boccassini sull'Alta Velocità e, anni dopo, in "Why not", l'indagine dell'attuale sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, allora pm a Catanzaro, in cui entrarono anche Romano Prodi e Clemente Mastella. Ora il suo nome torna ad essere accostato ai palazzi del potere: Bisignani, scrivono i magistrati nell'ordinanza, è "ascoltato consigliere dei vertici aziendali delle più importanti aziende controllate dallo Stato (Eni, Poligrafico dello Stato, Rai ecc), di ministri della Repubblica, sottosegretari e alti dirigenti statali".



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P4, Anm: 'premier delegittima Pm'.
Le carte dell'inchiesta venerdi' al Csm

Berlusconi: 'Sereno per Letta, inchiesta sul nulla'

18 giugno, 15:52

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http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 98799.html

MILANO - ''Assistiamo al solito metodo: ancora una volta si tenta di delegittimare i magistrati in indagini che possono in qualche modo investire la politica''. Cosi' il presidente dell'Anm Luca Palamara replica al giudizio negativo espresso dal presidente del Consiglio sull'inchiesta sulla P4. ''Lasciamo lasciare i magistrati'', e' l'invito del leader del sindacato delle toghe. ''La rilevanza penale dei fatti sara' valutata nelle sedi competenti'', conclude Palamara.

Intanto il comitato di presidenza del Csm esaminera' venerdi' prossimo le carte dell'inchiesta napoletana sulle P4, che sono state consegnate a Palazzo dei Marescialli dal pm Henry John Woodckock. L'organo di vertice del Csm, guidata dal vice presidente Michele Vietti, e composto dal primo presidente Ernesto Lupo e dal Pg della Cassazione, Vitaliano Esposito, dovra' decidere a chi trasmettere gli atti, che riguardano il parlamentare del Pdl e magistrato fuori ruolo Alfonso Papa. Quasi certamente ad essere investita sara' la Prima Commissione, competente sui trasferimenti d'ufficio per incompatibilita' dei magistrati. La commissione e' presieduta dal laico del Pd, Guido Calvi, che gia' ieri aveva assicurato chi il Csm si sarebbe occupato della vicenda

P4: BERLUSCONI, SERENO PER LETTA di Serenella Mattera - ''Serenissimo''. Perche' convinto che l'inchiesta sulla P4 e' ''basata sul nulla''. Silvio Berlusconi ribadisce a chi lo incontra di non essere preoccupato. Non teme ci siano accuse fondate negli atti giudiziari dei pm di Napoli, in cui compare anche il nome del suo braccio destro, Gianni Letta. Sul quale, del resto, mette ''le mani sul fuoco''. Certo, la richiesta di arresto per il deputato del Pdl Alfonso Papa e il fatto che anche il nome del sottosegretario Letta sia lambito dall'inchiesta, non contribuiscono a rasserenare il partito e il governo in un momento senza dubbio delicato. Ma alla deputata dimissionaria dal Pdl Michaela Biancofiore, che lo va a trovare a palazzo Grazioli, il premier assicura di non temere nulla per il suo braccio destro, anche perche', nota, ''tutti, anche nell'opposizione, mettono la mano sul fuoco sul fatto che Letta sia non solo una galantuomo, ma anche un gran servitore delle istituzioni''. Lui, il sottosegretario, tace. E a margine della consegna del premio Bellisario, con la consueta cortesia glissa le domande dei giornalisti. Certo, ammette lo stesso Berlusconi, facendo riferimento alle proprie vicende giudiziarie che lo costringeranno a presenziare in Tribunale domani e lunedi', vedere il proprio nome al vaglio dei giudici, non e' piacevole. ''Andare in Aula come imputato - e' la confidenza amara che il presidente del Consiglio consegna alla Biancofiore - e' una delle cose piu' tristi e umilianti che abbia mai provato''. Intanto, mentre continuano a emergere particolari degli atti dell'inchiesta sulla P4, a Letta arrivano nuovi messaggi di sostegno bipartisan. ''Un'attenzione continua all'interesse generale'' gli riconosce il conterraneo Franco Marini (Pd), che si dice sicuro che le notizie che lambiscono il sottosegretario ''verranno sicuramente superate dall'accertamento della verita'''. E' polemica, invece, attorno al coinvolgimento, ben piu' diretto, del deputato Papa, sul quale pende una richiesta di custodia cautelare in carcere (''Contro di me non c'e' niente'', afferma lui). Dovra' pronunciarsi il Parlamento. Ma Maurizio Paniz, avvocato e capogruppo Pdl nella Giunta per le autorizzazioni della Camera, gia' esprime la sua opinione: ''L'autorizzazione a procedere non andrebbe concessa. Se Alfonso Papa non fosse stato un parlamentare, per quella tipologia di reati non sarebbe mai stata emessa una misura cautelare di quella portata''. Nega, Paniz, di ''aver mai parlato con Papa di questa inchiesta''. E mette in dubbio la ''credibilita''' di un'indagine svolta dal pm Woodcock. Tutti altri toni, invece, quelli del presidente dell'Anm, Luca Palamara. E' ''una vicenda inquietante'' quella della cosiddetta P4, afferma, e la magistratura ''ha bisogno di credibilita' e discontinuita' rispetto a comportamenti e fatti con cui non vogliamo avere nulla a che fare'', aggiunge, con riferimento al fatto che Papa e' anche un magistrato in aspettativa. ''Il Csm fara' il suo dovere istituzionale se e quando sara' investito, adottando i provvedimenti di sua competenza'', dice da parte sua il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, Michele Vietti, che si rifiuta pero' di esprimere opinioni personali: ''Sono una persona che rispetta i principi del garantismo. Per questo non valuto mai le inchieste per impressioni''.

PM AL LAVORO, LUNEDI' BISIGNANI INTERROGATO DA GIP - Luigi Bisignani sarà interrogato lunedì pomeriggio dal gip Luigi Giordano che nei giorni scorsi ha firmato nei suoi confronti l'ordinanza di custodia agli arresti domiciliari. L'interrogatorio di garanzia, che si svolgerà nell'ufficio del magistrato al dodicesimo piano della Torre B del Palazzo di Giustizia, è l'unico fissato dal gip nell'ambito del procedimento sulla cosiddetta P4, la presunta associazione segreta che, secondo i pm, avrebbe raccolto informazioni riservate da utilizzare per fare pressioni o esercitare ricatti su esponenti delle istituzioni. Non si presenteranno davanti al giudice, infatti, il sottufficiale dei carabinieri Enrico La Monica, che da alcuni mesi si è stabilito in Senegal, né il deputato del Pdl Alfonso Papa per il quale l'esecuzione dell'ordinanza di custodia in carcere è sospesa in attesa delle decisioni della Camera. I legali di La Monica hanno preso oggi contatto con il gip, ma appare azzardata al momento l'ipotesi che l'indagato intenda tornare in Italia per difendersi dalle accuse. Va sottolineato che il gip non ha condiviso la sussistenza di elementi a sostegno dell'accusa di associazione segreta, così come non ha accolto la richiesta di misura cautelare a carico di Bisignani in riferimento a sei dei nove capi di imputazione contestati al 56enne uomo d'affari, in particolare per quanto riguarda la rivelazione di alcune notizie coperte da segreto (per le quali resta comunque indagato). Gli arresti domiciliari sono stati disposti esclusivamente per tre ipotesi di favoreggiamento: ovvero le notizie riservate fornite da Papa su una inchiesta in cui era coinvolta un'amica di Bisignani, Stefania Tucci e in cambio delle quali l'uomo d'affari avrebbe garantito il proprio interessamento per l'elezione di Papa in Parlamento; le informazioni su indagini in corso da parte della magistratura fornite a Lorenzo Borgogni, coinvolto nell'inchiesta Finmeccanica, e all'imprenditore Alessandro Bondanini. L'interrogatorio di Bisignani riveste grande importanza per l'indagine condotta dai pm Henry John Woodcock e Francesco Curcio. E' lui, già al centro di alcune tra e più eclatanti inchieste della prima Repubblica come quella della maxitangente Enimont, il perno dell'indagine secondo i pubblici ministeri che lo definiscono "dirigente d'azienda, mediatore e procacciatore d'affari, di fatto ascoltato consigliere dei vertici di alcune delle più importanti aziende controllate dallo Stato come l'Eni, il Poligrafico dello Stato e la Rai". Le reazioni suscitate dagli sviluppi della vicenda P4 sono un mix di sconcerto e riprovazione negli ambienti del palazzo di Giustizia di Napoli dove Alfonso Papa ha svolto per una decina di anni l'attività di pubblico ministero. Dopo le reazioni ufficiali da parte dell'Associazione nazionale magistrati, che ieri ha sollecitato i probiviri a intervenire sul caso Papa, oggi si registrano le dichiarazioni di Vincenzo Galgano, ex procuratore generale di Napoli. "Che Alfonso Papa fosse una pecora zoppa a Napoli lo sapevano tutti. Infatti lo frequentavano in pochi e io non ero tra questi", ha detto Galgano, ora in pensione, a margine di un convegno al quale ha partecipato il suo successore, Vittorio Martusciello. "Casi come questi, però, sono rari - ha aggiunto - il collega Martusciello, che torna a Napoli dopo 29 anni, trova una situazione che è cambiata in meglio".



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P4, ora indaga Roma su Bisignani-Masi e appalti
Possibile stralcio per filone Masi-Santoro

22 giugno, 12:39

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 98799.html

ROMA - L'appalto da nove milioni di euro per l'informatizzazione degli uffici di Palazzo Chigi, i contratti tra la Ilte, società cartiera piemontese e le Poste, i rapporti tra Luigi Bisignani e l'ex dg della Rai Mauro Masi circa il contenzioso con Michele Santoro per la chiusura di Annozero. Di questo si dovranno occupare i pm romani che vaglieranno le carte, poco più di un centinaio di pagine, qualche brano di interrogatorio e delle intercettazioni, giunte alla Procura capitolina da quella partenopea. Il "plico" napoletano, inviato dai pm Francesco Curcio e John Woodcock, i titolari dell'inchiesta napoletana sulla cosiddetta P4, è finito in un fascicolo aperto come modello 45, ossia senza indagati e ipotesi di reato.

"Al momento è poco il materiale giunto da Napoli - affermano gli inquirenti capitolini - e non sappiamo se in futuro arriveranno altre cose". In sostanza i pm napoletani hanno inviato ai colleghi "spunti di indagine" su eventi di competenza romana. Tra gli atti posti all'attenzione del procuratore aggiunto, Alberto Caperna, c'é soprattutto l'appalto per la informatizzazione di Palazzo Chigi. In particolare si fa riferimento al contratto dell'Italgo di Anselmo Galbusera. Non é escluso che i pm romani affidino un'ampia delega agli uomini della guardia di Finanza al fine di chiarire le vicende dell'appalto che fu vinto nel giugno del 2010. Nello scorso mese di marzo, su richiesta della procura di Napoli, furono effettuate delle perquisizioni negli uffici della società di cui Galbusera, che sarebbe molto legato a Bisignani, è socio al 20%. Negli atti giunti a Roma potrebbero esserci anche brani dell'audizione che lo stesso Galbusera ha svolto con i pm titolari dell'inchiesta napoletana, Francesco Curcio e John Woodcock.

Un colloquio durante il quale gli inquirenti hanno chiesto dell'appalto vinto, circa 9 milioni di euro spalmati in tre anni, e che riguarda i servizi informativi presso la presidenza dei Ministri. Tra i documenti giunti a Roma anche le questioni legate ai contratti tra la Ilte, società cartiera piemontese legata a Bisignani, e le Poste per la stampa e la spedizione di bollette e fatture in Italia. Curcio e Woodcock hanno ritenuto di competenza romana anche la vicenda della pubblicità al sito di Roberto D'Agostino, Dagospia. Nella richiesta di applicazione delle misure cautelari nei confronti di Bisignani, i pm scrivono che attraverso l'uomo d'affari il sito di gossip ha ottenuto pubblicità per centomila euro all'anno". La circostanza emerge nel paragrafo in cui Papa e Bisignani parlano della cena di Vietti con "quattro avvenenti ragazze". Una notizia che viene "proposta e presentata al Bisignani per Dagospia - scrivono i pm - e ciò a conferma della cogestione occulta da parte del Bisignani medesimo del noto sito scandalistico, al quale lo stesso Bisignani, come lui stesso ha ammesso, ha fatto ottenere dall'Eni pubblicità per oltre 100 mila euro all'anno".

Nel procedimento aperto dai pm romani è presente anche il filone di indagine sul rapporto tra Bisignani e l'ex dg della Rai, Mauro Masi. In particolare il riferimento è al contenzioso, esploso nei mesi scorsi, tra l'ex dg e Michele Santoro in relazione alla chiusura del programma Annozero. Da piazzale Clodio non escludono che su questo punto possa essere disposto uno stralcio e conseguente trasmissione degli atti al Tribunale dei Ministri. Al vaglio del Tribunale dei Ministri, da tempo, c'é il fascicolo che vede indagato Silvio Berlusconi per concussione e minacce con riferimento alle pressioni esercitate nel 2009 sull'allora commissario Agcom Giancarlo Innocenzi affinché venisse sospeso Annozero. In questa vicenda, l'Autorithy, Innocenzi e Masi sono considerati parti offese.



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P4/ Bisignani, rete di contatti e ‘speso’ per Santanchè

«Mi sono speso oltremodo per far ottenere la nomina a Sottosegretario a Daniela Santanche» racconta ai pm. «Confermo che nella prima fase, e cioè fino al maggio 2009, ho cercato di dare una mano alla società di pubblicità della Santanchè». E sulla nomina a sottosegretario «soprattutto chiesi a Bocchino, a Ronchi e a La Russa di far cadere il ‘vetò di Fini sulla nomina».

I rapporti della politica con l’uomo d’affari sono all’ordine del giorno, ma Bisignani ha un ruolo forte, com’è ormai emerso, anche nel rapporto con Paolo Scaroni, ad dell’Eni. Nell’ottobre 2010, è Scaroni a chiamare Bisignani per chiedergli: «Il presidente Berlusconi mi vuole vedere, mi ha chiesto di andare da lui mercoledi, non so cosa voglia. Forse vuole parlarmi dei rapporti con la Russia, cosi tu lo sai». «Perfetto – risponde Bisignani – io domani cerco di capirne un po’ di piu tu dove sei?». Poi via sms. Bisignani: «No mettere a punto bene la lettera russa». E Scaroni chiede nuovi lumi: «Bene, gli parlo d’altro?»Eppoi: «Mi ha anticipato oggi alle 4 ad Arcore. Novità?».

Bisignani avverte Scaroni: «Senti calcola che lui è abbastanza giù, molto polemico, molto polemico col tuo diretto interessato. Pero lascerei perdere».

Scaroni: «Eh lo so oggi Draghi mi ha detto cose pazzesche di Giulio» – che fa pensare a Tremonti – « pazzesche non so se ripetergliele perché ho paura che glielo dica». Bisignani: «Eh lo so la situazione ormai è fuori controllo. Tu da esterno gli devi dire qual è l’urgenza maggiore che hai? Se è quella di fare l’accordo sulla giustizia, mettiti d’accordo con Fini e falla finita».

Sono quindici i politici che avevano rapporti assidui con l’uomo d’affari. Li ha individuati la Guardia di Finanza, che ha inserito i loro nomi in un’informativa inviata ai pm. I contatti più frequenti erano con il sottosegretario Daniela Santanchè e con il ministro Franco Frattini. Seguono, nella classifica dei suoi frequentatori: Lorenzo Cesa; Raffaele Fitto; Mario Baccini; Salvatore Nastasi; Alfonso Papa; Stefania Prestigiacomo; Elisabetta Gardini; Denis Verdini; Michaela Biancofiore, Alberto Michelini; Clemente Mastella; Giuseppe Galati; Roberto Sambuco.

«Chiedono ripetutamente un appuntamento o di interloquire anche solo telefonicamente con Bisignani – si legge ancora nell’informativa – alti ufficiali dell’Arma dei carabinieri e della Guardia di Finanza nonchè prefetti della Repubblica» quali: il generale di corpo d’armata dei carabinieri Lucio Nobili; il generale dell’arma dei carabinieri Vittorio Savino (in rapporti anche con Sabatino Stornelli, ad di due società del gruppo Finmeccanica indagato a Napoli nell’ambito dell’inchiesta sul Sistri, il sistema di monitoraggio dei rifiuti); il capitano dei carabinieri Florindo Rosa; il generale della Guardia di Finanza Fabrizio Lisi; il tenente colonnello della Guardia di Finanza Fabrizio Gentilini; il prefetto Mari Esposito; il prefetto Francesco La Motta, vicedirettore vicario dell’Aisi, il servizio segreto civile, che usava lo pseudonimo «Imperia». Tra i magistrati in stretto contatto con Bisignani è citato il consigliere della Corte dei conti Antonello Colosimo.

Tra i contatti nel mondo della finanza, infine, nell’informativa compaiono i nomi di Ernesto Monti (Unicredit); Alessandro Daffina (Banca Rotschild); Enrico Tommaso Cucchiani (Unicredit); Cesare Geronzi (Mediobanca); Massimo Ponzellini (Banca popolare di Milano e Impregilo).

http://ildemocratico.com/2011/06/23/p4- ... santanche/


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MessaggioInviato: 25/06/2011, 02:15 
Cita:
nemesis-gt ha scritto:

P4/ Bisignani, rete di contatti e ‘speso’ per Santanchè

Sono quindici i politici che avevano rapporti assidui con l’uomo d’affari. Li ha individuati la Guardia di Finanza, che ha inserito i loro nomi in un’informativa inviata ai pm. I contatti più frequenti erano con il sottosegretario Daniela Santanchè e con il ministro Franco Frattini. Seguono, nella classifica dei suoi frequentatori: Lorenzo Cesa; Raffaele Fitto; Mario Baccini; Salvatore Nastasi; Alfonso Papa; Stefania Prestigiacomo; Elisabetta Gardini; Denis Verdini; Michaela Biancofiore, Alberto Michelini; Clemente Mastella; Giuseppe Galati; Roberto Sambuco.

«Chiedono ripetutamente un appuntamento o di interloquire anche solo telefonicamente con Bisignani – si legge ancora nell’informativa – alti ufficiali dell’Arma dei carabinieri e della Guardia di Finanza nonchè prefetti della Repubblica» quali: il generale di corpo d’armata dei carabinieri Lucio Nobili; il generale dell’arma dei carabinieri Vittorio Savino (in rapporti anche con Sabatino Stornelli, ad di due società del gruppo Finmeccanica indagato a Napoli nell’ambito dell’inchiesta sul Sistri, il sistema di monitoraggio dei rifiuti); il capitano dei carabinieri Florindo Rosa; il generale della Guardia di Finanza Fabrizio Lisi; il tenente colonnello della Guardia di Finanza Fabrizio Gentilini; il prefetto Mari Esposito; il prefetto Francesco La Motta, vicedirettore vicario dell’Aisi, il servizio segreto civile, che usava lo pseudonimo «Imperia». Tra i magistrati in stretto contatto con Bisignani è citato il consigliere della Corte dei conti Antonello Colosimo.

Tra i contatti nel mondo della finanza, infine, nell’informativa compaiono i nomi di Ernesto Monti (Unicredit); Alessandro Daffina (Banca Rotschild); Enrico Tommaso Cucchiani (Unicredit); Cesare Geronzi (Mediobanca); Massimo Ponzellini (Banca popolare di Milano e Impregilo).



Ma quanta bella gente eh?

Cosa diceva Alfano? Ah già..... diceva di "non dare la caccia alle streghe".

Patetico......

Come tutti quelli che non credono alle "regie occulte"...
italiane, internazionali e transnazionali.



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MessaggioInviato: 27/06/2011, 00:52 
Tratto da:
http://www.altrainformazione.it/wp/2011 ... rluscones/



C’è un filo rosso “cardinalizio” che lega le sorti e le attività dei protagonisti dalla P2 alla P4, in 40 anni di storia repubblicana. E’ la perversa, strana, devastante ed anticostituzionale “Santa Alleanza” tra gli ambienti della massoneria deviata, i vertici del Vaticano, alcuni settori del potere politico e affaristico un tempo socialista e democristiano, ultimamente orbitante nell’area del berlusconismo, ma con addentellati anche in salotti ben frequentati del centrosinistra.

Una denuncia della tentacolare rete di potere e dei pericoli per il sistema democratico l’avevamo anticipata un anno fa su questo sito (“Stragi, mafia e P2. Chi c’è dietro la Santa Alleanza”, 4/6/2010). La politica, specie quella di centrosinistra, dopo un primo momento di indignazione, fece “spallucce”, come accadde alla metà degli anni Settanta, quando in pochissimi giornalisti denunciavamo i pericoli della loggia P2.
Proprio 30 anni fa (il 17 marzo 1981) vennero alla luce a Castiglion Fibocchi (Arezzo), grazie ai magistrati di Milano, Gherardo Colombo e Giuliano Turone che indagavano sullo “scandalo Sindona”, gli elenchi della loggia segreta P2, diretta dal Maestro venerabile Licio Gelli, ex-repubblichino, neofascista, amico di potenti di mezzo mondo, di politici italiani, e frequentatore degli ambienti dei servizi segreti deviati. Nella lista, piuttosto “taroccata” (solo 962 nomi, rispetto ai 2.400 registrati originariamente), furono rinvenuti alti ufficiali delle forze armate, dei Carabinieri e della Guardia di finanza, politici di tutti i colori da destra a sinistra, uomini d’affari (tra cui “l’emergente” Silvio Berlusconi), grand commis dello stato, ecclesiastici. Più che la vastità dei nomi, colpiva la rete a cerchi concentrici. Non tutti sapevano degli altri, ma alcuni avevano la possibilità di estendere le conoscenze da un “cerchio” all’altro. Era da almeno 6 anni che in 4/5 giornalisti svolgevamo inchieste contro questo “cancro della democrazia”, osteggiati da magistrati, forze dell’ordine e servizi segreti, derisi dai partiti di sinistra (PCI e PSI).
Se, in seguito al rapimento e all’assassinio del leader DC, Aldo Moro da parte delle BR, ma “gestito” da settori deviati dei servizi e da esponenti piduisti, non fossero intervenuti alcuni settori della massoneria internazionale, sotto l’egida della Trilaterale,e il “corpo sano” paramassonico di alcuni “poteri forti” italiani, lo scandalo difficilmente sarebbe uscito alla luce, deflagrando nella “morta gora” del regime del vecchio “centrosinistra”, guidata dal CAF (Craxi, Andreoti, Forlani); ma sarebbe restato solo un filone di inchiesta di quel manipolo di giornalisti, visti come i soliti “rompiscatole”, i “dietrologi”, dai partiti del cosiddetto “arco costituzionale”. Dopo lo scandalo, il Parlamento istituì una Commissione d’inchiesta, presieduta dalla democristiana, ex-partigiana , Tina Anselmi, che nel 1984 decretò la loggia P2 come “un’associazione segreta, costituita per sovvertire l’ordine democratica e costituzionale” e ritenne gli elenchi “veritieri”. Alcuni degli iscritti furono perseguiti, specie nelle forze armate e dell’ordine. La maggior parte, però, ricorse alla giustizia civile e ai tribunali amministrativi. Riuscirono a “rifarsi una verginità”. La P2 e i suoi elenchi furono immersi in una nube solfurea di oblio.
La stragrande parte di quei personaggi ritornarono ai loro affari di sempre, mentre si andava riorganizzando e rafforzando la rete circolare della “Santa Alleanza”, tra quelli scampati al “dileggio mediatico” degli elenchi taroccati di Gelli, e i nuovi emergenti. La Rete, che alcuni di noi consideravamo la P1, senza documenti cartacei e senza un vero responsabile si stava di nuovo allargando sui destini del nostro paese, approfittando del declino dei partiti tradizionali, con le inchieste su Tangentopoli, e lo strapotere mediatico del partito berlusconiano. Questa volta, però non c’era più il “ragionier” Gelli, troppe volte ritenuto un “millantatore di credito”, un “burattinaio di secondo livello”, lo stilatore di elenchi, ma un nugolo di personaggi per lo più di estrazione cattolica, molto addentro alle ovattate stanze del Vaticano e ben inseriti nelle società a partecipazione statale, un tempo gestite dall’IRI (Finmeccanica, Alitalia, Fincantieri, Finmare, SME-GS, Autostrade, Breda, Tirrenia, ecc.). Grand commis di stato che avevano più capacità di “relazioni” che di gestione manageriale, ancora oggi una generazione di ultrasettantenni, affiancati da new entries più giovani, che tesse rapporti tra i potenti del Vaticano, dalla Segreteria di Stato fino all’anticamera del Papa, e il mondo della politica governativa, delle grandi società ancora partecipate dal Tesoro (ENI, ENEL, Ferrovie dello stato, ecc.). Bisignani era finora una delle "giovani risorse", altro che un millantatore o un gran "parolaio", come alcuni testimoni (tra questi proprio Gianni Letta) vorrebbero far credere ai magistrati e ai media.
A suo tempo il professor Prodi, presidente dell’IRI, parlò di essere stato come “in un Vietnam”, per la guerriglia che gli veniva condotta da queste personalità sia in Via Veneto, dentro le mura arcigne dell’IRI, sia tra i palazzi delle società controllate, poi privatizzate. Tutto ciò che lui discuteva, organizzata, stilava, veniva riportato in altre “stanze segrete”, a cominciare dal Vaticano per finire in alcuni archivi sei servizi, della Guardia di finanza e in faldoni di qualche giudice aderente alla “Santa Alleanza”. Uno di quei top manager pubblici “ati-prodiani” era stato “cacciato” dalla P2 di Gelli, perché si era messo in concorrenza con il Maestro venerabile, ma tutt’oggi gode di prestigiosi incarichi imprenditoriali e stabili alleanze in Vaticano e nella magistratura e, sembra, anche di tante carte in mano per determinare le scelte di molti potenti. La Rete nasce agli inizi degli anni Settanta, quando le due “famiglie massoniche”, quella laica di Palazzo Giustiniani e quella “cattolica” di Piazza del Gesù, decidono di riunificarsi e di “scremare” la parte più “nobile” dagli elenchi pubblici delle logge, dirottando gli iscritti “coperti e all’orecchio del Gran Maestro”, verso la P2. Altri, però, furono inseriti in due logge dalla parvenza regolare: la Lira e Spada e la Giustizia e Libertà. Su queste 2 logge né la magistratura, né i commissari della Commissione d’inchiesta indagarono mai. Come sul “Capitolo segreto” del Sovrano Gran Commendatore del Rito Scozzese Antico ed Accettato, la Crème della massoneria. Sta di fatto che in questi elenchi appartenevano personalità tutt’ora operative e, soprattutto, “pontieri” tra gli ambienti cattolici oltranzisti del Vaticano, dello IOR, la banca del Papa, e quelli tradizionalmente “laici” di Mediobanca, IRI, EFIM.
Nell’era di Internet e dei supertelefonini cellulari, Bisignani e i suoi, non avevano bisogno certo di brogliacci ed elenchi dattiloscritti. Basta una fornita mailing list, un programma di archiviazione compresso e securizzato nel proprio computer. Ecco perché sarà molto difficile ripetere l’accusa per la P4 del reato di organizzazione segreta contro lo stato, come fu per la P2. Semmai si dovrà costituire una Commissione d’inchiesta che faccia luce su ambienti, aziende, personaggi che da decenni ne fanno e disfano sorti e fortune. Nomi di personaggi che sono stati già toccati dall’inchiesta sulla “cricca” e la P3, facevano parte fino al 2010 dell’elenco prestigioso e riservato dei Gentiluomini di Sua Santità, come Angelo Balducci (dal 1995), ex-presidente del consiglio superiore dei lavori pubblici, implicato dello “scandalo G8”. E come non dimenticare Umberto Ortolani (Gentiluomo dal 1963 al 1983), piduista, legatissimo al Cardinal Lercaro, per molti anni arcivescovo di Bologna?
Ci sono poi Associazioni senza nessun rapporto con le istituzioni finanziarie, della politica o del governo, ma dentro le quali “navigano” sempre le stesse persone, alcune oggi all’onore della cronaca, come quella prestigiosa musicale di Roma, dove vi si trovano personalità quali: Cesare Geronzi, ex-patron di Mediobanca, Generali, Banca di Roma, e grande amico di Bisignani; il fratello del Papa, monsignor Georg, celebre organista; il parlamentare berlusconiano, editore e patron di cliniche private, Antonio Angelucci e suo figlio Giampaolo; il solito Antonio Balducci; ex- presidenti e direttori generali dell’IRI; il capo di Finmeccanica, Pierfrancesco Guarguaglini e quello di Fintecna, Maurizio Prato, anche lui Gentiluomo; il “plenipotenziario” di Berlusconi dentro Palazzo Chigi e in Vaticano, Gianni Letta; un influente senatore del PD ed altri top manager pubblici e privati. Questi benemeriti appassionati di musica barocca, e non solo, non sono certo dei “golpisti” o degli esponenti di una “cricca”, ma la loro vicinanza ad ambienti così “paludati” è il sintomo di una “trasversalità” che può spingersi a segnalare persone per incarichi in società ex-pubbliche o, ancora, intavolare discorsi su strategie politiche, su opportunità di tessere alleanze, di stringere o meno rapporti per aiutare in determinati affari amici o conoscenti.
E’ questa trasversalità tra cattolici ben introdotti in Vaticano, al soglio di San Pietro come nella Segreteria di Stato, e personalità filomassonicche, grand commis, top manager che passano per “tecnici indipendenti”, buoni per i governi di centrosinistra come per quelli berlusconiani, che come cerchi concentrici, come una matassa elettrica, generano sempre nuova energia per sé stessi e per coloro che vi entrano a far parte. Si può essere stati segnalati da un cardinale, da un vescovo, o da un plenipotenziario di una potente organizzazione cattolica italiana o spagnola, o ancora dai salotti buoni, in cui si muovono a loro agio professori universitari di chiara fama, top manager pubblici e privati, finanzieri e banchieri, gerarchie militari o delle forze dell’ordine. E si fa strada, tanta strada! Questo sistema, che ultimamente parte da settori dei Gentiluomini di Sua Santità per arrivare a quelli più propriamente politici del Bisignani, non ha bisogno di sedi, di elenchi, di riunioni semiriservate, ma si svolge con telefonate, magari con reti criptate, via email, in incontri conviviali, serate musicali, cene private.
La RAI, da sempre nodo nevralgico di questi “giochi potere” non può che essere una delle “prede preferite” dalla Santa Alleanza. Si spiegano così nomine e avanzamenti di carriera impensabili un tempo o anche definizioni di contratti per appalti di programmi e fiction o di coproduzioni di film. E si capisce anche la preponderante influenza degli ambienti vaticani sulle scelte di alcuni vertici e nelle decisioni di politica industriale, oltre che nella strana trasversalità per le nomine di livelli intermedi, da destra a sinistra. La politica, finchè avrà le mani sulla RAI, userà questa “Rete parallela” per continuare a gestire le sorti della più grande azienda pubblica multimediale europea, per determinarne le sorti, facendo finta di non interferire direttamente. Ma la trasversalità di questa Santa Alleanza è la vera cancrena che rischia di affossare il Servizio pubblico. Servirebbe una leggina veloce e con pochissimi articoli, che dovrebbe introdurre criteri di valutazione oggettivi come i CV e una commissione esterna, europea, per selezionare nelle varie aziende dell’orbita pubblica assunzioni e scelte di manager, fino ai più alti livelli. Servirebbe una nuova "governance" per gestire l’azienda e un regolamento per evitare che la quasi totalità delle produzioni finiscano in mano a 4/5 società private, che monopolizzano il mercato anche loro legate al mondo Mediaset e ai salotti vaticani.
Un anno fa scrivemmo di condividere una proposta formulata dal magistrato Giancarlo De Cataldo, autore di “Romanzo criminale”, ovvero che: “per uscire da questa crisi di cui percepiamo i pericoli, ma non ancora scorgiamo la luce per uscire dal tunnel, ci vorrebbe una Commissione parlamentare d’inchiesta, senza potere sanzionatorio, per far luce su questi ultimi anni terribili e, quindi, lasciare una via d’uscita a coloro che verrebbero coinvolti politicamente. E perché non pensare ad un salvacondotto per Berlusconi e i suoi "dignitari" del Califfato? Forse l’unica strada da percorrere per riportare l’Italia nel novero delle nazioni democratiche, liberali e costituzionalmente affidabili. A meno che non si voglia ritornare ad essere un paese " a sovranità limitata", vassallo degli Stati Uniti, i quali, come "Lord protettore", ultimamente hanno però iniziato a lanciare avvertimenti all’establishment italiano e fatto trapelare i primi dossier scandalistici, pur di scompaginare i settori ancora invischiati nella Santa Alleanza.”.
I tempi stringono, la crisi politica, economica, istituzionale sta portando alcuni nodi al pettine dell’orologio della storia patria. Anche questa volta verremo etichettati dagli ambienti della sinistra come "visionari", adepti della "fantapolitica" o il “Vento del Nord” sta davvero cambiando l’aria della politica?


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Fonte: http://www.articolo21.org/3429/notizia/ ... eanza.html



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MessaggioInviato: 27/06/2011, 12:33 
Mah... Come vedete non ho ancora scritto niente qui, perchè ci sono troppe cose che non mi tornano. La P2 funzionava bene perchè? Perchè quel cretino analfabeta di Gelli era una persona contro ogni previsione ed apparenza piena di idee brillanti, soldi suoi e, che so, fascino personale alla Hitler? Mmm, forse perchè dietro il burattino Gelli c'era qualcun altro che tirava i fili di ben più potente (e ovviamente parlo di gente americana, la stessa che "non sapeva nulla" dei vari tentativi di colpi di stato delle Gladio, delle Rose dei Venti eccetera).

Qui io vedo un faccendiere anonimo, un vero e proprio nulla, che è in realtà il punto di snodo e di soluzione delle tensioni politiche "affaristiche" italiane. Perchè mai dovrebbero chiamare tutti questo Bisignani? Perchè dietro c'è qualcuno di più importante? E, secondo, la P2 era un'organizzazione puramente politica, aveva piani di riforme costituzionali, strategie politiche, insomma, era un superpartito occulto, questa P4, come la P3, sembra più un ufficio di collocamento.

Non so, davvero, ci devo pensare bene ancora un po' per riuscirmi a fare un'idea precisa. Non riesco a credere che il "movente" sia solo quello di favorire gli amici: DEVE esserci un piano politico, dietro, che ancora non è venuto alla ribalta, sennò non trovo giusto richiamare la P2, al cui confronto questa terza e quarta sono solo una banda di delinquenti comuni.


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MessaggioInviato: 27/06/2011, 15:19 
questa e' una P figlia dei tempi.... una P che serve a gestire cricche , mafie, capitali, ad uso e consumo dei soliti soggetti. piu' una associazione per delinquere che una cupola massonica..... insomma una berlusconata.



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MessaggioInviato: 28/06/2011, 01:57 
Cita:
sezione 9 ha scritto:
Perchè mai dovrebbero chiamare tutti questo Bisignani?
Perchè dietro c'è qualcuno di più importante?


Esatto.... e ti sembra tanto strano?

I politici passano. I presidenti pure.
Mentre il potere vero è sempre lo stesso...
e si muove nell'ombra, a nostra insaputa.



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MessaggioInviato: 30/05/2013, 12:56 
Luigi Bisignani: le verità (?) sui misteri d’Italia

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Dai tentati tradimenti di Alfano e Schifani a Berlusconi, fino ad Andreotti e la finanza che voleva bloccare Tangentopoli: la versione del lobbista

di Alberto Sofia - 29/05/2013

http://www.giornalettismo.com/archives/ ... i-ditalia/

Dai tentativi di tradimento di Alfano e Schifani nei confronti di Silvio Berlusconi, ai corteggiamenti del Cavaliere a Matteo Renzi. E poi la grande finanza che voleva fermare il pool di Mani Pulite, i segreti del Parlamento, Andreotti inedito, gli intrighi Ior e i presunti rapporti tra l’intelligence americana e Beppe Grillo. Luigi Bisignani, l’ “uomo che sussurra ai potenti”, ha deciso di raccontare le sua “verità”. Confessioni che provano a raccontare uno spaccato dell’Italia degli ultimi trent’anni, in un intreccio tra finanza e politica. Giornalista, faccendiere e lobbista, condannato a 2 anni e mezzo nel caso Enimont e poi coinvolto nell’inchiesta sulla ‘P4#8242; (dove ha patteggiato una pena di un anno e sette mesi) ha presentato ieri con Paolo Madron il libro-intervista con il quale ha fornito la sua versione dei fatti. Ma, come ricordano il Giornale e il Corriere della Sera sono tante le questioni non affrontate, così come i silenzi. Nessuna parola sull’Eni e Scaroni, che lo stesso Bisignani aveva definito “l’azienda a lui più vicina”. Mentre Statera di Repubblica parla di “veleni e piccola spazzatura” presenti nel libro, mentre l’ex piduista avrebbe tenuto per sé i veri segreti del Paese.

ALFANO, SCHIFANI E I TENTATI TRADIMENTI – Bisignani non è uomo molto conosciuto al grande pubblico, avvolto – spiega il Giornale – “da una nebbia di mistero anche per chi gli passa più vicino”. Ma si muoveva a suo agio dietro le quinte della politica italiana, tanto che lo stesso Berlusconi lo avrebbe definito “l’uomo più potente d’Italia”. Nel volume edito da Chiarelettere, Bisignani racconta di come Angelino Alfano e Renato Schifani avrebbero tentanto di disfarsi di Silvio Berlusconi, che a sua volta avrebbe corteggiato più volte il sindaco di Firenze Matteo Renzi. Per Bisignani i big del Pdl lavoravano a un’alleanza senza Berlusconi. O meglio, il faccendiere parla di “piccoli uomini creati da Berlusconi dal nulla e improvvisamente convinti di essere diventati superuomini”. Ma chi erano i traditori presunti? Bisignani tira in ballo Renato Schifani, l’ex presidente del Senato. Sarebbe stato proprio lui a “lavorare con il segretario del Pdl per far fuori il Cavaliere. E poi ci sarebbero anche diversi ex An, come La Russa e Mantovano. Non Altero Matteoli, giudicato “sempre leale”. Alfano si sarebbe mosso soltanto dopo l’insediamento del governo Monti, cercando la sponda con Casini. Ma l’esponente dell’Udc lo avrebbe “sempre illuso”. Allo stesso modo non sarebbe mai stato interrotto un rapporto sottorraneo con l’attuale presidente del Consiglio Enrico Letta (all’epoca vicesegretario del Pd). Per eliminare dalla scena politica Berlusconi ci sarebbe stato un asse con Roberto Maroni. Eppure il Cavaliere puntava già oltre, avendo cercato – secondo quanto racconta Bisignani – di corteggiare Matteo Renzi.

DALLA FINANZA AD ANDREOTTI – Nel libro-intervista, Bisignani racconta anche il tentativo del grande capitalismo finanziario di fermare i pm di Tangentopoli. Il Giornale ricorda come la strategia sarebbe stata elaborata durante una riunione segreta nella sede di Mediobanca ,presieduta da Cuccia. Bisignani spiega chi sarebbero stati i presenti: “Da Agnelli e Romiti, Pirelli accompagnato da Tronchetti Provera, fino a De Benedetti, Pesenti ,Samaper il Gruppo Ferruzzi e anche l’amministratore delegato dell’istituto Maranghi”. Quest’ultimo avrebbe fatto sparire i documenti scottanti dietro una libreria dell’Istituto con «un pulmino». Si sarebbe concordato una linea per togliere ogni forma di collaborazione con i pm di Milano, così come si volevano denunciare “i metodi che stavano destabilizzando il paese e la sua economia”. Il piano sarebbe poi fallito per il silenzio rotto da un dirigente della Fiat e perché i tg di Berlusconi avrebbero cavalcato la questione. Ci sono poi nel libro altri racconti inediti, come quelli che riguardano Giulio Andreotti. Nel racconto emerge come lo storico esponente democristiano ritenesse che, dietro le stragi del 1992 in cui morirono Giovanni Falcone e Paolo Borsellino “non si dovesse cercare a Palermo, ma fra Mosca e Roma”. Il sette volte presidente del Consiglio sarebbe stato convinto che la morte di Falcone fosse collegata alla sua presunta collaborazione con una “spinosa indagine della magistratura russa sui finanziamenti del Kgb al Partito comunista”. Ma non solo: Bisignani svela presunti rapporti di Beppe Grillo con i servizi segreti americani: viene raccontata una vicenda già conosciuta, come il pranzo tra il comico e alcuni agenti diplomatici degli Stati Uniti, così come il dispaccio dell’ex ambasciatore Ronald Spogli.”C’è qualcosa che andrebbe approfondito”, spiega Bisignani, che ha letto lo stesso rapporto. Questioni sulle quali non sono però fornite prove.

SILENZI E SPAZZATURA – C’è spazio anche per “Scalfari che regalava champagne a Bisignani per gli scoop” e per le questioni dello Ior, con il faccendiere che ritiene come il nuovo papa riformerà l’istituto in un banca della solidarietà. Statera di Repubblica boccia il libro-intervista:

[i] “Stando alle anticipazioni del libro, si è guardato bene dal rivelarli a Madron, consegnandogli invece tanta piccola spazzatura, qualche veleno e molte vendette personali, come fece qualche mese fa il suo sodale Cesare Geronzi nel librointervista con Massimo Mucchetti. Bisignani «rivela» che dietro le stragi di mafia ci fu non la mafia, ma proprio il servizio segreto sovietico. Così, almeno, la pensavano Andreotti e pure Cossiga, purtroppo entrambi deceduti. Prove non ne porta, ma ci racconta — guarda un po’ — dei finanziamenti del Pcus al Pci, una notizia ben nota anche ai ragazzi di quinta elementare. La Cia, invece, sta studiando da anni il Movimento 5 Stelle e si è presa la briga di riassumere in 16 punti la «filosofia » di Beppe Grillo. Ora, che gli analisti americani si occupino attivamente della politica italiana lo sanno pure i chierichetti in sagrestia e, comunque, l’incontro tra l’ambasciatore degli Stati Uniti Thorne e quei «cittadini» pivelli capigruppo dell’M5S è stato reso pubblico con squilli di tromba e fanfara”.


Anche il Giornale spiega come siano state tante le cose che Bisignani non dice, così come i nomi non fatti.[/i]



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