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MessaggioInviato: 08/10/2013, 12:43 
Chi e cosa di cela dietro l'immigrazione
Di Giuli Valli, da: «Il vero volto dell’immigrazione: la grande congiura contro l’Europa», 1993

Un primo consistente indizio per sapere dove andassero cercati i meno occulti promotori di questo grandioso fenomeno ci fu offerto da un articolo apparso sul quotidiano «Alto Adige» del 10 agosto 1989, dal titolo: «Ondata di immigrati africani». Vi si riferiva l’intervista col presidente degli ambulanti trentini aderenti alla «Confesercenti», il quale, tra l’altro, dichiarava: «si calcola che nei prossimi anni, 30-40 milioni di africani verranno in Europa, e i governi centrali, su direttive dell’ONU, (il corsivo è nostro), hanno affidato a Italia, Spagna e Grecia il peso maggiore.
Sembra che l’Italia, nella spartizione internazionale, debba farsi carico dell’immigrazione senegalese, e si stima in 5 milioni la dimensione numerica: quasi una persona ogni dieci italiani»
Dunque l’ONU veniva indicata come la centrale da cui è partito l’ordine che è alle origini di questa vicenda e le si attribuiva un preciso programma che non potrà non incidere in maniera sconvolgente sul prossimo avvenire del popolo italiano, i cui destini, al di là dell’amena tavoletta della sovranità popolare, evidentemente sono in mano di lontani e sconosciuti padroni.
Successive ricerche confermano che la pista era quella giusta: l’Italia, con la legge 10 aprile 1981 n.158, ha ratificato la convenzione n.143 del 1975 della Organizzazione Internazionale del Lavoro (uno degli organi dell’ONU), recante il titolo: «sulle migrazioni in condizioni abusive e sulla promozione della parità di opportunità e di trattamento dei lavoratori migranti». Da qui si vede che già almeno dall’ormai remoto 1975 si venivano addensando sul capo degli ignari italiani fosche nubi foriere di tempesta. In obbedienza a quei patti, il Governo nazionale proponeva e il Parlamento approvava la legge 30.XII.1986 n.943 che sin da allora garantiva (art.1) «a tutti i lavoratori extracomunitari parità di trattamento e piena eguaglianza di diritti rispetto ai lavoratori italiani», nonché il godimento “dei servizi sociali e sanitari” e il diritto “al mantenimento dell’identità culturale, alla scuola e alla disponibilità dell’abitazione”. E all’art.2 prevedeva, proprio come riferito dal citato articolo dell’”Alto Adige”, “accordi bilaterali e multilaterali previsti dalla convenzione dell’OIL n.143 del 24 giugno 1975…per disciplinare i flussi migratori»
Si aprivano, insomma, fin da allora – in nome di una convenzione dell’OIL, e cioè di un istituto specializzato dell’ONU, le porte dell’immigrazione, nonostante che ancora, malgrado le statistiche del CENSIS, il fenomeno non fosse neppur lontanamente così evidente, come è diventato oggi. E, in realtà, l’Italia non era affatto allora, così come non lo è a tutt’oggi, un paese che possa ragionevolmente attirare un consistente flusso immigratorio: di modesta estensione, montagnosa, povera d’acqua e di materie prime, densamente popolata, con grave penuria di alloggi già per i suoi abitanti, grazie anche a mille pastoie burocratiche che ostacolano le nuove costruzioni e persino il restauro di quelle già esistenti, con ancora molti suoi figli emigrati all’estero e una lieve disoccupazione e sotto-occupazione interna, con servizi pubblici e sanitari largamente e spesso drammaticamente inefficienti, e insufficienti anche per la sola sua popolazione, davvero non si vede come potrà fronteggiare i mille problemi posti dalla valanga extracomunitaria.
Invero, come si è visto e si ribadisce, per uno straniero senza arte né parte, le principali offerte di lavoro provengono dalla malavita organizzata, sempre bisognosa di manovalanza a buon mercato, e dall’ambiente dello sfruttamento della prostituzione, a meno di non volersi accontentare di un lavoro nero senza garanzie, della mendicità o di un misero commercio ambulante che, dalla mendicità vera e propria ben poco si distingue. Ma è facile capire come anche queste vie siano anch’esse facile anticamera al delitto!
Cosa, dunque, era necessario fare per mettere in moto verso l’Italia l’immensa ondata di spiantati che la sta sommergendo? Occorreva una duplice disinformazione: una internazionale, volta ad ingannare gente ignorante o, comunque, non al corrente della nostra realtà sociale, presentando, con capillare propaganda, l’immensa menzogna di un’Italia simile a un nuovo Eldorado, un vero e proprio paese di Bengodi; e una all’interno dell’Italia stessa, tendente a fare apparire come un frutto ineluttabile della storia quello che, invece, è l’effetto della cinica e meditata orchestrazione.
A tal fine, con ammirevole improntitudine, si osa parlare di imprescindibili esigenze di mano d’opera nel nostro mercato e di carenza delle nostre forze lavorative, ma su ciò rimandiamo al lettore a quanto si è già detto al capitolo VIII della prima parte di questo studio.
(…)
In tutto questo piano, la parte dell’ONU è primaria ed evidente.
Infatti, la legge Martelli esordisce (art.1 comma 1) presentandosi come emanata in attuazione della convenzione di Ginevra del 28 luglio 1951, che fu appunto promossa dall’ONU, e prosegue riconoscendo a un ufficio della stessa ONU – l’ACNUR, Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati – importanti poteri di ingerenza sulla immigrazione extraeuropea in Italia.
Che poi si tratti di un piano su scala soprannazionale, preciso e programmato, lo si ricava anche dal fatto che da più parti si specificano i numeri e i tempi dell’invasione, così come abbiamo visto fare sulle colonne dell’«Alto Adige» del 10 agosto 1989. Ad esempio anche su un articolo de «Il Giornale» del 9 novembre 1989, intitolato: «L’Italia deve affrontare la mina vagante degli immigrati di colore», si legge che, entro 20 anni, gli immigrati dovrebbero essere 5 o 6 milioni. Ci si domanda come sarebbe possibile formulare previsioni del genere se si trattasse di un fenomeno spontaneo, imprevisto e imprevedibile, e non di un piano controllato, studiato a tavolino.
Similmente il Cardinale Carlo Maria Martini, dando prova di sorprendenti carismi profetici, intervenendo nel corso di una mattinata di «studio e riflessione» sul tema: «Per una società dell’accoglienza verso un’Europa multirazziale», tenuta in preparazione della IX giornata della solidarietà, proclama nella sua diocesi, preconizza, a quanto riferisce Daniela Bozzoli sulle colonne di «Avvenire», che il fenomeno toccherà la sua punta massima nei prossimi vent’anni.
(…)

Dal libro: «Il vero volto dell’immigrazione: la grande congiura contro l’Europa», Editrice Civiltà, 1993

http://www.disinformazione.it/immigrazione.htm

come si evince e' quanto mai difficile comandare a casa propria,ma una buona parte di colpa e' da riversarsi sui ns governanti,capaci solamente di abbassare il capo ed ubbidire come tanti soldatini..........


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MessaggioInviato: 08/10/2013, 16:18 
I soliti FESSI; (altroché al servizio degli USA!) [xx(]



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MessaggioInviato: 08/10/2013, 20:06 
Buonisti, sì, ma con ... gli altri!



Salvò 40 immigrati dal naufragio
Barca distrutta, ora rischia di fallire


Ha salvato 40 immigrati dal naufragio, ma adesso rischia il fallimento perché durante il soccorso ha distrutto buona parte della propria imbarcazione. E’ l’incredibile storia dell’armatore siciliano Franco Campo. Prima eroe, poi vittima del suo stesso coraggio. Lo Stato gli ha promesso rimborsi ma "è passato quasi un anno e non ho visto nemmeno un euro"

immigrati libia

Ha salvato 40 immigrati dal naufragio, ma adesso rischia il fallimento perché durante il soccorso ha distrutto buona parte della propria imbarcazione.

E’ l’incredibile parabola di Franco Campo, armatore di Mazara del Vallo. Prima eroe, poi vittima, beffato dal coraggio del suo equipaggio. Ieri paladino degli ultimi, oggi dimenticato da tutti. “Soprattutto dallo Stato” s’infervora lui. “Il ministero dell’Interno mi aveva promesso rimborsi, ma non ho ancora visto niente”. Un salvataggio rocambolesco, rischiosissimo anche per i soccorritori, diventato paradossalmente una sciagura. Un gesto d’umanità che si ritorce contro.

L’episodio risale al 22 febbraio 2011, nel periodo in cui decine di nordafricani sbarcavano sulle coste di Lampedusa in seguito alle rivolte della rivoluzione araba. L’imbarcazione dei fratelli Campo, 33 metri di lunghezza e 8 metri di larghezza, si trovava in una battuta di pesca al largo dell’isola siciliana. Erano le 10 di mattina, quando improvvisamente un elicottero della guardia di finanza si avvicinò ai pescatori. “Ci ordinarono di recuperare le reti e andare a venti miglia di distanza, dove una carretta di migranti rischiava di affondare”. I siciliani partirono a tutta velocità. Franco Campo non si trovava a bordo ma seguì passo passo gli spostamenti del suo equipaggio. Pochi minuti e i pescatori raggiunsero i profughi. A bordo c’erano anche gli scafisti. Trentotto persone complessivamente. Momenti di panico, anche perché la barca di Campo era predisposta per ospitare un massimo di 12 persone. Poi l’ordine dal Comando generale della Capitaneria di Roma: “Trasferite a bordo della vostra imbarcazione gli immigrati”. Le operazioni di salvataggio, eseguite dai nove pescatori dipendenti dei fratelli Campo, durarono oltre un’ora. Poi il tentativo di approdo verso Lampedusa, la terra più vicina, dove arrivarono il giorno dopo. Giunti nelle vicinanze dell’isola, il mare era molto agitato. “Era rischioso entrare in porto ma la Capitaneria ci ordinò di entrare ugualmente”. Durante l’avvicinamento all’isola, l’imbarcazione sfiorò una falla, complice il mare mosso, quindi colpì uno scoglio. “Eravamo molto vicini a terra, la barca si è inclinata, i migranti si sono buttati a mare e sono arrivati i sommozzatori”. Si salvarono tutti, ma la barca riportò ingenti danni: motore fuori uso, scafo spaccato.

Quasi 200 mila euro di danni. “Finora ho pagato le riparazioni di tasca mia. I creditori mi hanno fatto un’istanza di fermo e per tutto lo scorso agosto non ho potuto utilizzare l’imbarcazione”, una delle più importanti del suo parco barche, composto da sette barche. Niente pesca per buona parte dell’estate con quella imbarcazione. Calano gli affari, complice anche la crisi economica. Anche perché, spiega Campo, “quella barca era la più competitiva, l’unica che poteva effettuare uscite a Cipro, Algeria, Libia”. Il ministero dell’Interno, nel 2011 guidato da Roberto Maroni, promise rimborsi. Franco Campo, dopo i lavori di riparazione, ha mandato tutte le fatture a Roma, ma “è passato quasi un anno e ancora non ho ricevuto rimborsi”. E adesso si sente abbandonato: “Mi hanno sbattuto al muro” ripete con la voce affranta. “Sono a un passo dal fallimento”. In tanti esprimono solidarietà a Campo, ma lui ormai non ci crede più: “E’ soltanto retorica”.

http://www.affaritaliani.it/sociale/sal ... 81013.html


[:107] [:106] [:109]



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MessaggioInviato: 08/10/2013, 20:14 
Ufologo io non vedo soluzioni per il problema immigrazione a meno che non si voglia indagare realmente e identificare con precisione chi ci lucra veramente sopra,intendo chi sta in cima alla piramide.

Poi bisognerebbe scoprire se chi sta in cima alla piramide ha contatti ed amicizie all'interno di qualche organo statale.(probabile nei film di solito è cosi)


Ultima modifica di Ronin77 il 08/10/2013, 20:15, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 08/10/2013, 21:54 
Cita:
Ronin77 ha scritto:

Ufologo io non vedo soluzioni per il problema immigrazione a meno che non si voglia indagare realmente e identificare con precisione chi ci lucra veramente sopra,intendo chi sta in cima alla piramide.

Poi bisognerebbe scoprire se chi sta in cima alla piramide ha contatti ed amicizie all'interno di qualche organo statale.(probabile nei film di solito è cosi)







Cita:
Thethirdeye ha scritto:


Domandiamoci piuttosto come mai, in Parlamento, nessuno abbia
mai affrontato la cosa in questi termini.....


Mi era sfuggito il post di TTE ma ecco il punto,anzi la domanda esatta che dobbiamo porci.


Ultima modifica di Ronin77 il 08/10/2013, 21:57, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 08/10/2013, 22:12 
caro TTE,
Cita:
Per il semplice fatto che quanto detto è una verità storica accertata


Purtroppo, i giovani non la conoscono, e i vecchi l'hanno dimenticata! [;)]

ciao
mauro


Ultima modifica di mauro il 08/10/2013, 22:12, modificato 1 volta in totale.


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Ora con la scusa di quei morti (mi spaice per loro, la morte è sempre una tragedia, ma non li ho obbligati io a pagare 4mila dollari per fare quel viaggio, potevano usare altri canali con quei soldi o spenderli meglio) cederemo anche la sovranità sui nostri confini nazionali.

Addirittura è Alfano che INVOCA l'europa di prendersi carico del controllo delle nostre frontiere... Siamo al teatrino dell'assurdo, ormai certe cose ce le fanno davvero sotto il naso e nessuno se ne rende conto. Cioè io il pensiero "cattivo" l'ho fatto, nessun altro?


Ultima modifica di MaxpoweR il 08/10/2013, 22:17, modificato 1 volta in totale.


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Vi ricordate di questo?,qual'e' stato il motivo che gli Albanesi non sono più sbarcati in massa sulle coste Italiane,non è per il fatto che l'Italia a cominciato ad aiutare l'Albania?.
Ora fin'quanto l'Occidente farà guerra a questi popoli affamandoli sempre di più,non ci saranno frontiere che tengono,perhè saranno così numerosi che non sapremo mai quale frontiera parare.
Nel caso delle popolazioni Africane l'unico primo aiuto che possiamo dargli è quello di lasciarli in pace e non sfruttarli.



LA STORIA
Vent'anni fa lo sbarco dei 27.000
Il primo grande esodo dall'Albania
A bordo di decine di imbarcazioni, nel porto di Brindisi arrivarono migliaia di profughi. Fuggivano da un paese in crisi e sognavano un futuro migliore. Ma l'Italia non era preparata ad accoglierli e il paese si trovò di fronte a un'emergenza umanitaria
di VALERIA PINI
Vent'anni fa lo sbarco dei 27.000 Il primo grande esodo dall'Albania La prima ondata di profughi albanesi nel porto di Brindisi, nel 1991
Era il 7 marzo del 1991 quando l'Italia scoprì di essere una terra promessa per migliaia di albanesi. Quel giorno arrivarono nel porto di Brindisi, a bordo di navi mercantili e di imbarcazioni di ogni tipo, 27mila migranti. Fuggivano dalla crisi economica e dalla dittatura comunista in Albania. Un esodo biblico, il primo verso l'Italia: in un primo momento se ne contarono 18mila, ma con il passare delle ore il numero di profughi salì a 27mila. Dopo il crollo del Muro di Berlino, l'ondata della crisi aveva colpito anche gli albanesi. Già nel nei primi mesi del '91 diverse persone erano scappate verso le coste pugliesi, ma fino a quella mattina non si era ancora visto un flusso così ampio di sbarchi.

Il risveglio di Brindisi. Quel giorno la città di Brindisi al suo risveglio si ritrovò di fronte a un'emergenza umanitaria. Nel porto c'erano decine le piccole navi gremite di migranti, provenienti dall'altra sponda dell'Adriatico. Nel pomeriggio precedente si erano affacciate sul porto di Brindisi due grosse navi mercantili albanesi, cariche di 6.500 persone che furono bloccate dalla Capitaneria. A queste due grosse imbarcazioni, durante la notte, se ne aggiunsero altre. Quelli che furono definiti "i boat people" albanesi erano un fiume inarrestabile. Il governo aveva dato l'ordine di fermarli, in attesa della fine delle trattative tra parlamentari italiani e autorità albanesi, in corso a Tirana. Alla fine non fu possibile rimandare indietro i migranti. Fu solo verso le 10 del mattino del 7 marzo che venne permesso alle navi di attraccare e ai profughi di scendere a terra.

L'accoglienza difficile. Venti anni dopo la città ricorda quel momento con una serie di iniziative. Il Comune ha organizzato una serie di incontri dal titolo: "La città ospitale Albania-Brindisi, 20 anni dopo". Quel 7 marzo 1991, il paese non era preparato ad accogliere un esodo di quel tipo. I brindisini si trovarono di fronte a un fiume di persone stremate e senza forze, affamate e assetate. Molti cittadini di Brindisi scesero in campo per fornire aiuti alimentari, vestiario e medicinali. Dalle navi scendevano donne, bambini e uomini in condizioni disperate. Fuggivano da un paese in piena crisi economica e per loro l'Italia rappresentava un futuro migliore. Avevano immaginato la loro 'terra promessa' guardando i programmi televisivi italiani che arrivavano nelle loro case in Albania. Film e talk show che descrivevano benessere e ricchezza e avevano contribuito a costruire quel sogno.

Il viaggio tra speranza e paura. Dopo ore di paura durante la traversata, si trovavano di fronte a un paese che gli apriva le porte con difficoltà. Un accoglienza fredda per migliaia di persone che avevano bisogno di assistenza. Quel marzo di 20 anni fa i pugliesi reagirono con grande umanità ad un evento che mise a dura prova istituzioni, forze dell'ordine e molti volontari. Ma l'Italia non era pronta ad accogliere un flusso migratorio così ampio. Mancavano le strutture dove portare i profughi. Scuole, parrocchie, centri sociali diventarono punti d'accoglienza.

I minori. Alcuni dei profughi sbarcati a Brindisi furono poi trasferiti, in Sicilia, in Basilicata, alcuni addirittura ospitati in abitazioni private o ex istituti di assistenza sparsi in tutta Italia. Numerose le persone che avevano bisogno di cure e assistenza igienico-sanitaria. L'emergenza non riguardava solo l'assistenza e la sistemazione dei migranti, ma anche la presenza di molti minori che si erano imbarcati senza i genitori, ma che attendevano di ricongiungersi a loro .

Lo sbarco di agosto, in 20.000 su una nave. Qualche mese dopo con l'arrivo, questa volta a Bari, di un altra ondata di migranti su una nave che arrivava dall'Albania. L'8 agosto 1991 attraccò nel porto di Bari il mercantile partito da Durazzo con ventimila clandestini a bordo. Fu il secondo grande sbarco in Puglia. Gli albanesi furono trasferiti dalla banchina del porto allo stadio della Vittoria. Quel giorno lascia impresso nella memoria collettiva le immagini della nave "Vlora" con a bordo migliaia e migliaia di persone. La nave dei profughi, prima respinta a Brindisi e dirottata a nord verso Monopoli, fu poi agganciata da rimorchiatori e ormeggiata nel porto del capoluogo pugliese
http://www.repubblica.it/solidarieta/im ... alia-13263


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MessaggioInviato: 09/10/2013, 14:38 
Cita:
MaxpoweR ha scritto:

Ora con la scusa di quei morti (mi spaice per loro, la morte è sempre una tragedia, ma non li ho obbligati io a pagare 4mila dollari per fare quel viaggio, potevano usare altri canali con quei soldi o spenderli meglio) cederemo anche la sovranità sui nostri confini nazionali.

Addirittura è Alfano che INVOCA l'europa di prendersi carico del controllo delle nostre frontiere... Siamo al teatrino dell'assurdo, ormai certe cose ce le fanno davvero sotto il naso e nessuno se ne rende conto. Cioè io il pensiero "cattivo" l'ho fatto, nessun altro?




Questa sì che sarebbe unacosa grave, altroché Basi in ... prestito! [:(!]



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Dopo la strage dei migranti

Lampedusa contesta Letta e Alfano: "Assassini, vergogna"
Fischi e urla all'arrivo dei politici che accompagnavano Barroso all'hangar con i corpi delle vittime del mare



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"Vergogna, assassini", con queste grida i cittadini lampedusani ha accolto l'arrivo di Enrico Letta, di Manuel Barroso, e di Angelino Alfano a Lampedusa. "Andate via", hanno urlato i cittadini tra salve di fischi contro il capo del governo e il presidente della commissione europea. I lampedusani per protesta mostrano grandi fotografie dei naufragi precedenti. "Il problema -dice uno di loro- è in Africa. La prima cosa che si deve fare è istituire corridoi umanitari. Proporre il Nobel per Lampeusa è solo ipocrisia da parte della politica. Lo sanno che in quei paesi ci sono torture, violenze". Ai cronisti non è stato consentito di accere nel perimetro dell'aeroporto. "Dovete andare al centro d'accoglienza -gridano dalla recinzione dell'aeroporto ai delegati Ue e dell'Italia- vergognatevi. Dovete vedere le condizioni dei profughi. Assassini".

http://www.liberoquotidiano.it/news/ita ... ogna-.html



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MessaggioInviato: 15/09/2014, 11:54 
Sta diventasndo uno SCEMPIO! [B)]


Libia, affonda un barcone: oltre 200 immigrati morti

La tragedia non lontano da Tajoura, ad est della capitale. Dei 250 clandestini a bordo ne sono stati soccorsi soltanto 26. La Marina libica: "Tanti cadaveri galleggiano in mare"



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"Ci sono cosi tanti cadaveri che galleggiano in mare". L'urlo del portavoce della Marina di Tripoli, Ayub Qassem, esprime tutto il dolore di una tragedia annunciata.

L'ennesima tragedia della disperazione che macchia di sangue il Mare Mediterraneo. Non lontano da Tajoura, ad est della capitale, è affondato un barcone con 250 immigrati a bordo. Di questi le autorità libiche sono riusciti a trarre in salvo appena 26 persone. Tutte le altre sono morte.

Mentre l'Unione europea continua a tergiversa ed è sotto gli occhi di tutti il fallimento dell'operazione Mare Nostrum, un nuovo barcone è affondato. E con esso centinaia di disperati che hanno tentato la via del mare per cercare fortuna in Italia e nel Vecchio Continente. La furia delle onde non ha risparmiato nemmeno le donne e i bambini che si trovavano a bordo. Quando la Marina libica ha raggiunto il luogo della tragedia si è trovata davanti una distesa di cadaveri che, a causa degli scarsi mezzi a disposizione della Guardia costiera di Tripoli, non è stato possibile ripescare immediatamente. Tanto che sono stati presi in prestito dal ministero del Petroli anche diversi battelli da pesca e alcuni rimorchiatori.

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 51680.html


Ecco, dai! facciamoli venire ... E' ora di smetterla con le false promesse! [:(!] [8)]



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..queste stragi sono a carico di chi ha ordinato effettuare l'operazione mare nostrum,poi e da sottoscrivere in pieno quanto affermato da maxpower poco sopra.........[;)]


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Quell'ebete di ministro! Ma cosa pensava di fare? Scipione l'Africano? Mamma mia in mano a chi siamo (e quei poveretti)! [8)]



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