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finanziamenti ai privati con soldi pubblici

15/09/2010, 10:05

Lazio, protesta contro i finanziamenti ai consultori privati



Si discute in Regione la proposta della consigliera regionale Pdl per abrogare la legge del 1976 e finanziare le strutture private accreditate. Molte adesioni in pochi giorni per la petizione della Casa internazionale delle donne



Non più solo consultori pubblici e laici, ma anche finanziamenti a associazioni private che tutelino la vita. La proposta di legge presentata da Olimpia Tarzia (Pdl) alla Commissione primaria delle Politiche sociali della Regione Lazio intende cambiare lo scenario dell'assistenza alle donne. Partendo dall'abrogazione della legge regionale del 1976, la volontà è quella di riformare la disciplina dei consultori laziali riconoscendo le strutture private attive sul territorio (costituite da associazioni familiari o che fanno capo alle diocesi) e - se accreditate - finanziandole con risorse pubbliche. La proposta di legge prevede inoltre un assegno di sostegno mensile rinnovabile fino al raggiungimento del quinto anno di età del bambino, nel caso in cui la donna scelga di non abortire e abbia un reddito non superiore alla soglia di povertà.



Ma il nuovo progetto suscita non poche critiche da parte dell'opposizione e del mondo associativo. "Secondo questa proposta - spiega Lisa Canitano dell'associazione Vita di Donna - i servizi dei consultori verranno affidati alle associazioni di famiglie che hanno come scopo la difesa della vita fin dal suo concepimento e il servizio pubblico andrà in subordine rispetto a queste associazioni private. Entreranno nei consultori l'esperto in bioetica, di antropologia della famiglia, di metodi naturali di contraccezione, tutti senza un titolo riconosciuto. Le donne avranno 'il dovere di collaborare' (testuale) e dovranno mettere per iscritto quando rifiutano di dare in adozione il bambino invece di abortire". Inoltre, rileva Canitano, "le associazioni che faranno tutto questo verranno ricompensate con apposite detrazioni fiscali e finanziamenti".



Ha già raccolto duemila adesioni la petizione promossa dalla Casa internazionale delle donne, su cui converge un'assemblea di associazioni che si è appositamente formata nelle scorse settimane, fra cui Cgil, Cisl, Uil, Udi, Idv, Sinistra ecologia libertà, Zeroviolenzadonne. Lo scopo dell'iniziativa è salvaguardare la legge in vigore, il carattere pubblico e laico dei consultori, come recita lo slogan: "Salviamo i consultori delle Regione Lazio dalla proposta di riforma".



E la presentazione della proposta in commissione è anche l'occasione, per le forze di opposizione, per esprimere un no secco. "La proposta è irricevibile e anticostituzionale, Pd e opposizioni hanno fatto muro", ha dichiarato il consigliere regionale Pd Tonino D'Annibale. "Viene messa in discussione una legge dello Stato, la 194. Con la proposta Tarzia si torna al passato. Non lasceremo che un percorso di civiltà voluto trasversalmente da tutte le forze sane della nostra Repubblica, siano esse laiche o cattoliche, venga interrotto da una visione tanto fanatica".



Dissente anche il Partito radicale per voce del consigliere regionale Rocco Berardo: "Come ha detto Emma Bonino a proposito della proposta di legge sulla riforma dei consultori di Olimpia Tarzia si vuole davvero passare 'dallo Stato etico alla Regione etica'. E con questo primo atto politico si dà un segnale inquietante: hanno fretta di farlo. Ma qualche consigliere del centrodestra ha letto quel che è scritto in questa proposta?". Giulia Rodano e Anna Maria Tedeschi, consigliere regionali di Italia dei Valori, sottolineano inoltre che "la proposta non prevede una procedura di accreditamento che prescriva garanzie chiare e oggettive sui requisiti e i controlli necessari, anzi consente anche di derogare alle poche regole oggi esistenti per l'accreditamento dei servizi sanitari di cui i consultori fanno parte".<span> </span>Non più solo consultori pubblici e laici, ma anche finanziamenti a associazioni private che tutelino la vita. La proposta di legge presentata da Olimpia Tarzia (Pdl) alla Commissione primaria delle Politiche sociali della Regione Lazio intende cambiare lo scenario dell'assistenza alle donne. Partendo dall'abrogazione della legge regionale del 1976, la volontà è quella di riformare la disciplina dei consultori laziali riconoscendo le strutture private attive sul territorio (costituite da associazioni familiari o che fanno capo alle diocesi) e - se accreditate - finanziandole con risorse pubbliche. La proposta di legge prevede inoltre un assegno di sostegno mensile rinnovabile fino al raggiungimento del quinto anno di età del bambino, nel caso in cui la donna scelga di non abortire e abbia un reddito non superiore alla soglia di povertà.Ma il nuovo progetto suscita non poche critiche da parte dell'opposizione e del mondo associativo. "Secondo questa proposta - spiega Lisa Canitano dell'associazione Vita di Donna - i servizi dei consultori verranno affidati alle associazioni di famiglie che hanno come scopo la difesa della vita fin dal suo concepimento e il servizio pubblico andrà in subordine rispetto a queste associazioni private. Entreranno nei consultori l'esperto in bioetica, di antropologia della famiglia, di metodi naturali di contraccezione, tutti senza un titolo riconosciuto. Le donne avranno 'il dovere di collaborare' (testuale) e dovranno mettere per iscritto quando rifiutano di dare in adozione il bambino invece di abortire". Inoltre, rileva Canitano, "le associazioni che faranno tutto questo verranno ricompensate con apposite detrazioni fiscali e finanziamenti".Ha già raccolto duemila adesioni la petizione promossa dalla Casa internazionale delle donne, su cui converge un'assemblea di associazioni che si è appositamente formata nelle scorse settimane, fra cui Cgil, Cisl, Uil, Udi, Idv, Sinistra ecologia libertà, Zeroviolenzadonne. Lo scopo dell'iniziativa è salvaguardare la legge in vigore, il carattere pubblico e laico dei consultori, come recita lo slogan: "Salviamo i consultori delle Regione Lazio dalla proposta di riforma". E la presentazione della proposta in commissione è anche l'occasione, per le forze di opposizione, per esprimere un no secco. "La proposta è irricevibile e anticostituzionale, Pd e opposizioni hanno fatto muro", ha dichiarato il consigliere regionale Pd Tonino D'Annibale. "Viene messa in discussione una legge dello Stato, la 194. Con la proposta Tarzia si torna al passato. Non lasceremo che un percorso di civiltà voluto trasversalmente da tutte le forze sane della nostra Repubblica, siano esse laiche o cattoliche, venga interrotto da una visione tanto fanatica". Dissente anche il Partito radicale per voce del consigliere regionale Rocco Berardo: "Come ha detto Emma Bonino a proposito della proposta di legge sulla riforma dei consultori di Olimpia Tarzia si vuole davvero passare 'dallo Stato etico alla Regione etica'. E con questo primo atto politico si dà un segnale inquietante: hanno fretta di farlo. Ma qualche consigliere del centrodestra ha letto quel che è scritto in questa proposta?". Giulia Rodano e Anna Maria Tedeschi, consigliere regionali di Italia dei Valori, sottolineano inoltre che "la proposta non prevede una procedura di accreditamento che prescriva garanzie chiare e oggettive sui requisiti e i controlli necessari, anzi consente anche di derogare alle poche regole oggi esistenti per l'accreditamento dei servizi sanitari di cui i consultori fanno parte".



http://roma.repubblica.it/cronaca/2010/ ... e-7072355/
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