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Costruire missili? Meglio la cassa integrazione...

25/07/2012, 19:34

Storie dalla crisi, l’imprenditore e i suoi dipendenti: “Non costruiremo i vostri missili, meglio la cassa integrazione”


di Ignazio Dessì

Una bellissima poesia di Bertolt Brecht contro la guerra si conclude con una nota di speranza nelle capacità umane. Si chiude con la famosa asserzione: “Generale, l’uomo fa di tutto. Può volare e può uccidere. Ma ha un difetto: può pensare”. E l’ingegner Valerio Morellato, titolare della Morellato Energia”, con sede a Ghezzano (Pisa), e i suoi colleghi (così definisce i suoi impiegati e i suoi operai) sembrano aver mirabilmente confermato l’assunto del poeta nel prendere la decisione su quella proposta. Hanno pensato che quella commessa riguardante la costruzione di una vasca di refrigerazione, legata alla costruzione e sperimentazione di missili, proprio non potevano accettarla. Nonostante la crisi, il momento aziendale sfavorevole e la cassa integrazione (vigente per molti di loro) non potevano contribuire a creare strumenti di morte.

Quel lavoro da 30mila euro, con un utile netto sicuro di diecimila, sarebbe stata un toccasana, una boccata d’ossigeno per la salute della piccola ma attivissima azienda e per le tasche dei dipendenti. Ma in Italia, evidentemente, non ci sono solo imprenditori senza scrupoli e speculatori senza cuore, esistono anche persone come Morellato e i suoi dipendenti, anzi “colleghi”. Non che sia stato un passo facile, tutt’altro. E’’ stata una decisione sofferta, perché le occasioni di lavoro in questo periodo sono preziose come l’acqua nel deserto, e soprattutto per chi convive con le restrizioni della cassa integrazione non è facile rinunciare a un aumento della tranquillità per la propria famiglia. Alla fine – forte del pronunciamento dei suoi dipendenti – il 32enne imprenditore toscano ha deciso: ha scelto di dire no. “Mi hanno colpito soprattutto le obiezioni espresse da alcune persone, come il nostro termotecnico Valentina Bonetti, che si sono fortemente opposte a questa commessa dopo aver scoperto che la committente si occupava di produzione di armi da guerra, in particolare di siluri”. In seguito “siamo stati supportati anche dal Distretto di Economia Solidale, di cui facciamo parte, e abbiamo trovato la spinta decisiva per quel diniego impegnativo”, racconta Morellato.

Eppure si poteva anche pensare, con una dose di sano cinismo, che a non prenderla, quella commessa, non ci si sarebbe risolto nulla: tanto qualcun altro l’avrebbe accettata. Ma l’etica, la coerenza e la coscienza non ragionano così. Del resto “è una cosa viscerale, non calcolata”. Per quelle persone, l’atto nobile sta proprio nel dire “io non ci metto il mio contributo” in cose come gli armamenti. Nell’affermare individualmente “io non ci sto”. In pratica nel sostanziare la differenza tra chi è coerente con le proprie idee e chi no. Perché se tutti facessero così, invece di crogiolarsi nell’affermazione di principi di massima, avremo sicuramente un mondo migliore.

Dal punto di vista etico Morellato e i suoi non hanno dubbi: la scelta la rifarebbero mille volte. Dal punto di vista economico forse hanno perso qualcosa. Specie in questo quadro di crisi, “dove – come tiene a sottolineare l’ingegnere – il governo dovrebbe ricordarsi che le rinnovabili sono una delle strade percorribili per uscirne”. Perché in questo momento si “sta facendo qualcosa di sbagliato. Fino al 2010 c’è stata una politica coerente da parte di tutti i governi succedutisi, poi l’aria è cambiata. All’improvviso sono stati sospesi gli incentivi e a marzo 2012 ha cominciato a girare una normativa sul conto energia assolutamente inadeguata - in particolare per quanto riguarda gli aspetti burocratici e le procedure di finanziamento - confermata in definitiva da questo esecutivo”.

Inutile dirlo, per il giovane imprenditore sarebbe stato meglio rinunciare all’acquisto degli F35 ed utilizzare quei soldi per lo sviluppo delle fonti alternative e per lo stato sociale. “Anche se facessi finta di non essere pacifista – precisa – direi che non è assolutamente il momento per questo tipo di spese e sarebbe molto meglio puntare sullo sviluppo sostenibile. I legislatori dovrebbero rendersi conto di quanto nel settore delle energie alternative si è costruito, investito, creato strutture, professionalità e competenze, anche grazie ai finanziamenti pubblici. Nel settore del fotovoltaico, col passare degli anni, il ricorso agli incentivi si stava riducendo eppure si continuava a crescere e perseguire l’autonomia. Mancava insomma poco al fatidico ultimo passo e invece si è tolto l’ossigeno al settore vanificando gli sforzi fatti e il valore creato, e questo alla faccia dello sviluppo ecosostenibile di cui tanto si parla e ci sarebbe bisogno”.

Ma probabilmente la giustizia divina esiste e la provvidenza ci mette sempre lo zampino se è vero che “la risonanza della vicenda della Morellato Energia è sicuramente superiore a qualsiasi nostra attesa e ci sta portando un ritorno di immagine eccezionale”, dice Morellato. Molto è dovuto, per quanto riguarda tale aspetto, al Distretto che ha divulgato la notizia, nonostante l’ingegnere toscano, dalle chiare ascendenze venete (i bisnonni provenivano da quella regione) e i suoi dipendenti avessero tirato dritto, senza proferire parola. “Non ritenevamo giusto dare enfasi a una scelta che alla fine riguardava essenzialmente la nostra coscienza”, rivela Morellato. Ma il tam tam è partito sollevando il velo su una bella storia, presto rimbalzata di bocca in bocca ed adottata dal Web. Una storia che colpisce, di questi tempi. Di quelle da raccontare, per poter continuare a credere che nel mondo e in quest’Italia devastata da scandali e corruzione, opportunismi e speculazione finanziaria, c’è anche del buono. Una di quelle che spesso non si conoscono perché il gossip e gli eventi negativi vanno di più, destano più attenzione e trovano più spazio sulle pagine patinate dei giornali.

Così negli uffici della società toscana è arrivata più di una richiesta di lavoro. E’ presto per dire se diventeranno effettivamente dei contratti, ma è importante. L’azienda di Morellato (20 dipendenti più collaboratori esterni e agenti) ha ricevuto richieste per l’installazione di pannelli solari, impianti fotovoltaici, climatizzatori e caldaie e ciò potrebbe fornire il giusto apporto di risorse a questa coraggiosa realtà imprenditoriale. Con la speranza che anche altre aziende seguano il suo esempio e preferiscano occuparsi di energia rinnovabile anziché di strumenti di morte.


http://www.stampalibera.com/?p=49644



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L'azienda Morellato rifiuta una commessa militare. La ditta pisana ha detto no a una commessa da 30mila euro della Wass, azienda del gruppo Finmeccanica che contribuisce allo sviluppo di tecnologia militare. Nonostante i dipendenti in cassa integrazione a rotazione e una crisi del settore che quasi inevitabilmente porterà a una riduzione del personale, i lavoratori e la proprietà hanno condiviso la scelta: "Non ce la sentiamo di mettere le nostre competenze al servizio di un'opera che potrà sviluppare tecnologia bellica"


[:)]Bravo, facessero tutti cosi, il mondo sarebbe migliore [:)]

25/07/2012, 20:35

Messaggio di Wolframio

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L'azienda Morellato rifiuta una commessa militare. La ditta pisana ha detto no a una commessa da 30mila euro della Wass, azienda del gruppo Finmeccanica che contribuisce allo sviluppo di tecnologia militare. Nonostante i dipendenti in cassa integrazione a rotazione e una crisi del settore che quasi inevitabilmente porterà a una riduzione del personale, i lavoratori e la proprietà hanno condiviso la scelta: "Non ce la sentiamo di mettere le nostre competenze al servizio di un'opera che potrà sviluppare tecnologia bellica"


[:)]Bravo, facessero tutti cosi, il mondo sarebbe migliore [:)]



Che spettacolo....... ImmagineImmagineImmagine

Re: Costruire missili? Meglio la cassa integrazione...

08/06/2015, 15:12

Non avevo letto questa vecchia e bellissima notizia L'Amore di cui parlavamo nell'altro topic è anche questo... [^] [:91] [:111]
Post da inserire nel topic delle buone notizie [:I]

Re: Costruire missili? Meglio la cassa integrazione...

08/06/2015, 15:31

(Andatelo a dire quelli che costruivano le mine anti uomo, qui, a Brescia! Vedi come quel lavoro fosse avanti a tutto ...
Sordi docet: "finché c'è guerra ...") [8D]

Re: Costruire missili? Meglio la cassa integrazione...

08/06/2015, 15:45

Un bell'articolo per i "pacifinti":

Così l’Italia distrugge il suo esercito, pezzo dopo pezzo

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Roma, 8 giu – È un pugno nello stomaco, l’editoriale che Gianandrea Gaiani, direttore responsabile della testata Analisi Difesa, dedica allo sfascio dell’italico apparato militare.

Un collasso materiale, prima di tutto, con un bilancio per le forze armate (Funzione Difesa) passato dai 14,3 miliardi di euro del 2010 ai 13,2 di quest’anno, per scendere ai 12,7 previsti per l’anno prossimo di cui parallelamente aumenta la percentuale destinata alle retribuzioni: 65,4% nel 2010, 73,3% quest’anno e 75,7% cioè oltre tre quarti, nel 2017. Tra i residui, appena 2,3 miliardi per acquisire nuovi mezzi, oltre al paio di ulteriori miliardi stanziati da altri ministeri, e poco più di un miliardo per esercitazioni, addestramento, manutenzioni di mezzi e infrastrutture. Interi capitoli di bilancio azzerati e chi può si arrangi.

Alla faccia delle dichiarazioni dell’improbabile ministro della Difesa, Roberta Pinotti, che l’anno scorso aveva sbottato: “Il bilancio della Difesa non può essere il bancomat del governo”. Invece è proprio così. Alla faccia anche del “Libro bianco” dell’ex ministro Giampaolo Di Paola che prevedeva la diminuzione degli effettivi a fronte del ribilanciamento delle risorse.

Solo agli ingenui, ignari del bisogno di difendere più o meno attivamente le frontiere della Nazione, non correrà un brivido lungo la schiena pensando come mai potremmo far fronte a un attacco organizzato: “Abbiamo irrisolta da oltre tre anni la penosa vicenda dei fucilieri Salvatore Girone e Massimiliano Latorre mentre in Italia non riusciamo neppure a difendere Piazza di Spagna da 200 tifosi olandesi ubriachi né il centro di Milano da altrettanti teppisti black-bloc, ridicolizzando agli occhi del mondo e dell’opinione pubblica italiana il ruolo di militari e forze dell’ordine, ormai ridotti al ruolo di mute comparse, non protagonisti della difesa e sicurezza nazionale”, scrive Gaiani nel suo fondo, aggiungendo: “Figuriamoci se in queste condizioni possiamo impensierire terroristi e jihadisti oppure anche solo pirati e trafficanti, criminali seri con tanto così di pelo sullo stomaco”.

L’analisi comparativa delle spese militari in relazione al Pil, effettuata su dati Sipri, è impietosa.

Tra sette paesi importanti dell’Unione europea l’Italia è oggi terzultima con l’1,48% di spese militari rispetto al prodotto interno lordo, appena meglio di Spagna e Germania (ambedue con forze armate da barzelletta), peggio della Polonia (1,95%), Regno Unito, Francia e Grecia (tutte intorno al 2,2%), condividendo con tutti questi paesi (eccetto, recentemente, la Polonia in chiave anti-russa) una sostenuta diminuzione (in Italia, meno 26% in 10 anni).

Allargando lo sguardo, non c’è proprio confronto rispetto alla Cina (2.06%) e alla Turchia (2,17%), per non parlare di Usa (3,5%) e Russia (4,47%), con quest’ultima che ha aumentato le spese per la difesa del 50% dal minimo (3%) del 1998.

Se, poi, si considera che l’Italia ha perso intorno al 30% del Pil dal 2007, è presto fatto il conto di un disastro che si somma agli altri accumulati dagli ultimi governi.

Non farà quindi impressione quanto scrive ironicamente Gaiani, che non c’è bisogno degli F-35 per disporre di aerei “stealth”, dal momento che i Tornado di stanza in Iraq risultano di fatto “invisibili” al nemico jihadista perché disarmati, e che nella loro carriera operativa sono stati a lungo e per colmo d’ipocrisia “mediaticamente invisibili” ai cittadini-contribuenti italiani quando impegnati in missioni belliche in Iraq nel 1991, in Kosovo, nella sciagurata avventura libica e oggi di nuovo Iraq.

Tanto più che anche il più grande ma solo presunto ammodernamento della nostra dotazione bellica – appunto il plurimiliardario acquisto di una trentina di F-35 entro il 2020 e poi probabilmente tutti i 90 previsti per far contento l’alleato Usa – secondo Analisi Difesa non è solo un errore strategico e industriale che ci metterà del tutto nelle mani di Washington ma è anche inutile: a cosa serve, infatti, avere un bombardiere “invisibile” se non abbiamo neppure il coraggio di mettergli le bombe a bordo, né i soldi per farli volare, così come non potremo gestire la nuova flotta che stiamo costruendo con i fondi della “legge navale” dell’anno scorso.

Per non parlare dei dubbi sulla effettiva competitività degli F-35 nello scenario internazionale, recentemente illustrati anche su queste colonne.

Nel frattempo, continua Gaiani, le caserme cadono a pezzi e manca il carburante, l’olio e i ricambi per le manutenzioni e per addestrare il personale, i piloti non hanno mai volato così poco, l’aviazione dell’Esercito è alla paralisi, interi reggimenti non sparano un colpo da molto tempo per mancanza di munizioni e per molti l’unico addestramento attuabile è rappresentato dalla marcia zaino in spalla, adatta per una guerra di trincea ma non certo per i teatri moderni.


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Il premier Matteo Renzi che, alla sfilata degli Alpini a L’Aquila (metà maggio 2015) saluta… con la mano sbagliata

Un collasso morale, inoltre, ben sintetizzato dal premier Matteo Renzi che alla parata degli alpini a metà maggio all’Aquila si faceva beccare a salutare meno che militarmente con la mano… sinistra, e poi in evidente imbarazzo indossando la divisa nel corso della visita-lampo al contingente italiano a Herat in Afghanistan il 2 giugno. Lo stesso giorno in cui si teneva a Roma un simulacro di parata, per la festa della Repubblica ma anche per il centenario dell’entrata nella grande guerra: eccetto le frecce tricolori, infatti, tra crocerossine e bambini con ombrellini tricolori, non si è visto un solo mezzo, forse per non apparire “guerrafondai”, come suggerisce Gaiani.

Fino a prova contraria, guerrafondai non si sentono nemmeno i russi o i francesi (soprattutto i primi?), ma le parate del 9 maggio e del 14 luglio, rispettivamente, costituiscono occasione di sfoggio per i più avanzati armamenti in un tripudio di orgoglio nazionale e patriottico (condito, senza dubbio, di sana promozione commerciale). Da noi invece meglio evitare, “così boy scout e pacifinti, antagonisti e catto-comunisti non si indignano”, scrive l’esperto di difesa.

Eppure qualche luce c’è – le Scuole militari per esempio, un’eccellenza di cui scrivemmo su questo giornale – che nonostante i posti troppo limitati (circa 270 ogni anno) riscuotono sempre più successo tra i giovanissimi liceali, mentre qualche dubbio fa sorgere il sistema di reclutamento degli ufficiali attraverso le Accademie, non fosse altro per il fatto che una percentuale stranamente troppo bassa dei poco più di 300 posti disponibili è coperta dagli allievi delle Scuole militari.

È tuttavia una goccia nel mare, e ci sentiamo di condividere per intero lo sfogo di Gaiani: “Il dilemma in realtà non riguarda le dotazioni militari ma la totale incapacità della politica di difendere, anche con le armi, gli interessi nazionali e le frontiere stesse della Nazione”.

http://www.ilprimatonazionale.it/cronac ... ale-24987/
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