sottovento ha scritto:
argla ha scritto:
Scusami Sottovento, magari sto sbagliando, ma da come la metti, anche sopra, sembrerebbe quasi che andare all' università non sia abbastanza educativo, non rappresenti un sacrificio, un IMPEGNO, che prepararsi per un mestiere più intellettuale che manuale non sia un modo per "guadagnarsi la pagnotta".
Io non sono d' accordo, anzi. Oltretutto penso che una persona istruita possa anche decidere di reinventarsi facendo altro, se è ciò che desidera... ma porterà sempre con sé un bagaglio che difficilmente avrebbe avuto senza determinate esperienze formative.
Esiste qualcosa che si chiama " aspirazione personale " e per fortuna sono finiti i tempi in cui i genitori imponevano la loro volontà, decidevano il mestiere, il futuro e il conseguente stato psicologico dei figli.
Il problema del lavoro è proprio un problema di schiavitù e di diritti che vanno diminuendo per tutti, mio modestissimo parere.
Personalmente, avendola frequentata, ritengo che l'Università rappresenti in molti casi un'opportunità in più per acculturarsi e per avere delle chances maggiori sia nelle libere professioni che in termini di carriera c/o enti pubblici e/o privati. Tuttavia sai meglio di me che in Italia la meritocrazia la vediamo col binocolo e molto raramente un avvocato fa carriera se alle spalle non ha un nome con tanto di targa sotto al palazzo. Lo stesso si può dire per medici, notai et similia. Non intendo quindi sminuire la valenza degli studi universitari, dico solo che oggi troppa gente molla attività artigianali redditizie per un futuro universitario spesso incerto, specie se il corso di laurea non è scientifico. Per farti un esempio banale il figlio del nostro macellaio di famiglia è laureato in scienze della comunicazione e dopo anni di tentativi andati a vuoto oggi, siccome lui è laureato e non può sporcarsi le mani macellando animali, si guadagna la pagnotta per così dire stando tutto il giorno alla cassa della macelleria di famiglia.
Quando da studente lavoratore, mi facevo un mazzo mica da poco, ero quasi invidioso dei miei coetanei che potevano frequentare le superiori e poi l'università.
Il 68, vita spensierata e via dicendo.
Poi però mi sono reso conto che, salvo pochi, raccomandati o tosti, sono riusciti a "posizionarsi" bene.
E non ne avevo compassione, ma quasi.
OGGI, con un piede nella fossa, INVIDIO quelli che allora si godettero la vita, perché ciò che è lasciato è perso.
Ma, forse, dico così perché comunque sono in una situazione economica, decente, anche di più.
E tanti che ho detto di invidiare, ORA, però sono con il telefonino in mano, a fare conti prima di acquistare un kilo di frutta in più.
Molto nella vita dipende dalle opportunità, ma penso che di più, dipenda dalle nostre scelte.
IMHO.