18.02.2020
CORONAVIRUS/ L’italiano in quarantena: vi racconto la censura di PechinoB.M., italiano, lavora in Cina. È tornato con un volo Shanghai-Mosca-Monaco e con un bus da Monaco in Italia per sfuggire al coronavirus¯
Il coronavirus sta destabilizzando il mondo intero. Ha sconvolto le vite di chi in Cina vive e lavora e l’impatto sull’economia è un’incognita mondiale. Lui è B.M. (iniziali di fantasia), vive a Shanghai. Abita in Cina da quasi vent’anni, ora è in quarantena volontaria, dopo essere tornato con un volo Shanghai-Mosca-Monaco in Europa e con un bus da Monaco in Italia (non diremo la città per questioni di privacy).
Allora B.M., cosa si provava ad essere in Cina durante quest’emergenza coronavirus?
Le sensazione era di stranezza. Una megalopoli vuota. Lavoravo da casa, via chat.
Da quanto eri costretto al telelavoro?
Dal 25 gennaio. Cioè da quando la situazione è precipitata. L’azienda per cui lavoro mi aveva anche prenotato il volo per rientrare in Italia il 22 febbraio, ma ho deciso di anticipare.
Non ti sentivi sicuro?
Lo scenario è spettrale. Uscivo solamente per comprare da mangiare, con la mascherina. Città deserta.
Ma in Cina cosa si dice? I dati sull’emergenza coronavirus sono considerati credibili?
In realtà no. Molti colleghi ed amici cinesi ai dati non hanno mai creduto più di tanto. Certo parlare apertamente è complicato.
I video che circolano?
Ad oggi non sappiamo con certezza quali sono falsi e quali veri. In Cina sono molti gli account chiusi e il controllo è capillare.
Cosa si dice del coronavirus?
Circolano tre ipotesi. La prima è che il coronavirus sia stato creato per destabilizzare Xi dall’interno del Partito, diviso tra conservatori e riformisti. A molti non è chiaro cosa sia successo in Cina dal 2014. La seconda ipotesi è che il virus sia stato creato dagli Usa per destabilizzare il paese. In terza battuta si pensa che sia una fatalità legata appunto al mercato del pesce.
E la censura gioca un ruolo fondamentale?
Assolutamente sì. Dal 26 gennaio è in vigore una legge che punisce con il carcere chiunque divulghi notizie “non ufficiali” cioè non governative. Inoltre i cittadini cinesi sono molto più controllati, per così dire, elettronicamente.
In che senso controllati?
Nel senso che ormai tutte le transazioni, dal supermercato al ristorante, al cinema, eccetera avvengono via wechat. Poi c’è il sistema del credito sociale che sta venendo implementato. Da quello che ho capito è un credito in punti che sale o diminuisce a seconda di quanto la persona è affidabile nel pagare i creditori, ma si estende a quello che uno fa, dice online, addirittura compra: sono anni che il servizio dei corrieri in Cina viene votato dai clienti e ci sono multe nel caso di più di un reclamo, e immagino anche provvedimenti quando il punteggio scende. Ricordate quella puntata di Black Mirror in cui la reputazione online era fondamentale nel quotidiano? In Cina la direzione è questa e proprio quest’anno il sistema verra esteso a tutte le città. Un punteggio basso può cambiare la tua vita: niente crediti, niente treni superveloci, niente vacanza all’estero, e via dicendo. Il “credito statale” si estenderà a tutti gli aspetti della vita personale. Ovviamente sono esclusi i cittadini stranieri, anche se è stata aggiornata la politica sui visti e anche gli stranieri vengono catalogati in base a livello di studio, ruolo lavorativo e vari altri fattori in A, B, C, dove “A” è il valore più alto. I cittadini cinesi però, sono catalogati anche in base a cosa comprano, a cosa guardano on line – il porno è illegale e vengono date multe salate – fino al commento sui social.
Un Grande Fratello sconosciuto in Occidente.
(B.M. non risponde)
Il tuo viaggio come è stato? Hai avuto paura di non tornare?
In realtà avevo sopratutto paura di prendermi il virus in aeroporto o sull’aereo, ma non dai cinesi, che indossavano tutti le mascherine, ma da alcuni stranieri che sottovalutano il problema fidandosi dei dati estremamente bassi snocciolati dal governo. Sono riuscito ad arrivare tramite uno scalo a Mosca.
Controlli?
In Cina tre volte prima di salire in aereo. A Mosca ancora. Il personale dell’aereo spesso non aveva la mascherina, cosi anche molti stranieri, i cinesi invece la indossavano tutti. A Monaco praticamente nulla, ovviamente neanche in bus, con il quale sono tornato in Italia.
Ora sei in quarantena in ospedale?[b]
No, a casa. Domenica non mi sono sentito bene e il giorno dopo ho avvisato i sanitari. Mi hanno ricoverato, prelevandomi con le apposite tute e fatto tutti i test (tre e tutti negativi). Poi sono tornato a casa in un paio di giorni ed ora devo rimanere 14 giorni in quarantena.
[b]Ti annoi?
Lavoro da casa.
Pensi ti tornare in Cina?
Credo e mi auguro che tutto questo si concluda a giugno. Io ho in progetto di tornare, magari a settembre, ovviamente se la situazione non degenera.
Secondo te tutto tornerà come prima?
A mio parere no. Il colpo per Pechino è stato molto duro. Molti torneranno, tanti altri non credo. Inoltre molte aziende non riapriranno. Del resto in Cina si respirava un’aria diversa già dal 2014, una tensione che lasciava ipotizzare che il sogno cinese stesse finendo.
Intendi il sogno di una Cina potenza egemone?
Forse… In parte dipende da come si concluderà questa storia e se i dati erano veritieri. Certo il sistema deve cambiare, ci sono parecchi problemi irrisolti.
(A molte domande B.M. non risponde, forse perché ancora scosso. In realtà la censura in vigore nel paese è assai temuta, quindi sono molte le persone che non dicono esplicitamente o dichiarano ciò che succede in questo periodo in Cina.)
Marco Pugliese
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FonteChi è morto con il covid-19, chi è guarito da esso.... di fatto, tanto letale da ciò che è stato detto lo è se accompagnato da altre patologie più o meno importanti (maggiormente/molto pericoloso se l'ammalato ha superato una certa età)
. No?
Lo sterminio della mia generazionedi Giorgio Cremaschi
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Il Covid19 sta sterminando chi ha dai settant’anni in su, la mia generazione e quelle più vicine. Generazioni nate a cavallo della seconda guerra mondiale, che ne hanno incontrato le sofferenze, le distruzioni, i morti, le lotte o direttamente, o subito dopo nei ricordi dei genitori che ogni tanto si lasciavamo scappare qualche frase, magari mentre si parlava d’altro.
Io, che sono nato nel dopoguerra, ho conosciuto questa parola per un gioco stupido che avevo imparato in strada, allora i bambini ci vivevano, da miei compagni più grandi. Facevano con la bocca il rumore sempre più forte degli aerei che si avvicinavano: uuuuuuuuu. Mi era sembrato divertente e poi ero bravo a riprodurre quel suono ed una sera lo provai a tavola. Un urlo disperato di mia madre - smettila!- mi ammutolì. Seppi poi che ad altri bambini non era andata così bene, il loro rievocare il rumore dei bombardieri in arrivo era stato interrotto da solenni scapaccioni.
La mia generazione ha visto il mondo cambiare forse come poche altre. Quando ero piccolo il solo mezzo di comunicazione della famiglia con il mondo, oltre ai giornali, era la radio. Telefoni e televisione erano un lusso che sarebbe arrivato dopo, già con l’adolescenza.
La mia generazione non è stata determinante per la ricostruzione del paese, realizzata da quelle precedenti. Però la mia generazione è stata decisiva, questo sì, per la costruzione sociale civile e culturale. Quando ero adolescente la moralità dominante era ancora quella medioevale. La donna era sottoposta all’uomo, vigeva persino il diritto di ucciderla se traditrice dei doveri di matrimonio. E divorzio, aborto, omosessualità, erano proibiti persino come parole, la maledizione ed il sospetto incombevano su chi osasse parlarne senza usare termini spregiativi.
La scuola era un privilegio da cui erano esclusi i figli degli operai e dei contadini. Il primo esame era in seconda elementare e si poteva essere bocciati, ricordo miei compagni di classe che lo furono. Poi dopo l’esame di quinta elementare c’era la vera spartizione sociale. Per entrare nella scuola media - dove si studiava il latino e solo attraverso la quale si poteva accedere al liceo ed all’università - si doveva superare un difficile esame di ammissione, pubblico però senza alcuna preparazione pubblica. Così le famiglie dovevano pagare un’insegnante privata e quelle che non potevano permetterselo mandavano i figli alla scuola di avviamento, che dopo tre anni spediva direttamente al lavoro. La maggioranza della mia classe seguì quella via e a tredici o quattordici anni molti di quei ragazzi erano già apprendisti operai, o semplicemente garzoni, così si chiamavano, in qualsiasi altro posto di lavoro.
Nei luoghi di lavoro vigeva un autoritarismo padronale che si sommava a quello che si era riaffermato in tutta la società, dopo il breve dilagare di libertà seguito al 25 aprile del 45. Giuseppe Di Vittorio lo definì il ritorno del fascismo nelle fabbriche. E anche se il paese cresceva e diventava diverso , lo sfruttamento era gigantesco, come la miseria che spingeva milioni di persone dal Mezzogiorno verso il Nord, ove si accelerava lo sviluppo industriale. Il mondo cambiava e la politica, la grande politica entrava nelle vite della mia generazione da tanti lati. Dal conflitto delle sinistre , comunisti e socialisti, con la democrazia cristiana, che attraversava tutto il paese e che prima o poi ti coinvolgeva Dallo sconvolgimento del mondo dove crollavano gli imperi coloniali e avanzava il socialismo, dalle lotte di liberazione, Cuba, l’Algeria, il Vietnam che ti chiedevano di prendere posizione. Dal cambiamento dei costumi che avanzava e minava l’Italia bigotta, familista e autoritaria che ancora dominava. Magari si cominciava con la musica, il rock contro il melodico, e poi si finiva in piazza. Quelli più grandi di noi lo fecero già nel 1960 scendendo in strada con le loro magliette a righe contro il governo filofascista di Tambroni e furono uccisi a Reggio Emilia, in Sicilia. Poi ci furono il 68 ed il 69, le grandi lotte degli settanta, che davvero trasformarono il paese, spazzarono via tutto l’autoritarismo che ancora lo permeava e provarono a costruire una società giusta.
Negli anni 80 cominciò il riflusso, il giro di boa della storia, e in diversi decenni di restaurazione molte conquiste sociali e democratiche furono cancellate. Nel nome del mercato e dell’impresa, che si presentavano come moderni, rivoluzionari persino. Una parte della mia generazione fu catturata da questi tempi nuovi e se ne fece complice e artefice. In molti però resistemmo, per fermare ciò che vedevamo come il ritorno al passato, mentre si presentava come il futuro. Così da rivoluzionari in fondo diventammo conservatori, e così fummo definiti e dileggiati. Lottammo tanto, ma perdemmo, il mondo diventò ciò che non avremmo mai voluto che fosse, dominato dalla ricchezza e dal denaro. Prima di restare chiuso in casa, girando per Brescia mi capitava spesso di incontrare operai con cui avevo lottato negli settanta e ottanta e tutti mi facevano lo stesso discorso: quanti scioperi quante lotte e ora si è perso tutto, i giovani non hanno più nulla di ciò che avevamo conquistato noi.
Già i giovani, ai quali la mia generazione era additata come causa dei loro guai, da chi ci aveva sconfitto. Noi eravamo considerati dei privilegiati, perché avevamo conquistato un lavoro più sicuro, perché avevamo una pensione, bassa ma dignitosa. Noi avevamo lottato contro la distruzione dei diritti sociali e del lavoro, contro la precarizzazione dei lavori e delle vite, ma paradossalmente, proprio coloro che avevano cancellato le nostre conquiste, ora ci accusavano di essere la causa del fatto che nessuna di esse fosse arrivata ai giovani.
Eravamo i baby boomers, la generazione nata col boom delle nascite del dopoguerra, che viveva alle spalle di tutte le altre. Ok boomers era il termine che si stava diffondendo e che serviva a zittire con disprezzo uno della mia generazione, se provava a dire che il mondo attuale non gli piaceva affatto. Vai all’inferno vecchietto, accontentati dei tuoi privilegi e della tua vita fortunata.
Poi è arrivato il morbo che ha aggredito in particolare gli anziani e ucciso tante e tanti di essi. Come per una tremenda legge del contrappasso, noi che abbiamo lottato per la sanità pubblica e contro i tagli e le privatizzazioni, ora siamo vittime della nostra sconfitta e del successo di chi ci ha battuto.
Ora di fronte allo sterminio delle generazioni anziane l’opinione verso di noi sta mutando, e una società che ha colpito i diritti ed il futuro dei giovani dandone la colpa a noi, ora riscopre le parole e le idee della nostra gioventù. Il conflitto generazionale quasi scompare e tornano le differenze di classe, le ingiustizie sociali, la divisione tra ricchi e poveri, anche quelle tra stati nel mondo. E la solidarietà e l’eguaglianza riconquistano improvvisamente la ribalta, i politici che le hanno sempre ignorate e dileggiate ora si nascondono ipocritamente dietro di esse.
La mia generazione e quelle più vicine pagano con migliaia di morti il ritorno di ciò per cui si sono battute fin dalla gioventù e per cui bisognerà riprendere a lottare. Coloro che ce l’avranno fatta in fondo torneranno giovani e ci auguriamo che essi siano il più possibile.
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FonteSe il coronavirus fosse veramente pericoloso come qualcuno dice...... si potrebbe parlare di strage.
Ogni anno muoiono un certo numero di persone per l'influenza. Ma se ne parla quanto lo si fa con il covid-19?
Quindi da oggi, trascorsi dodici mesi, tanto per stare più tranquilli, un bel tampone faringeo a tutti.
Qualche linea di febbre ed ecco il prosimo virus-killer.
Intanto on and on...
Spegnerla ogni tanto farebbe bene. Oppure, come sempre:
Formato file:
phpMo ve lo buco sto #coronavirus Ahahah Stupenda!
Sul coronavirus è stato detto troppo di tutto. Tanta confusione che non ci si capisce nulla (addirittura dei veri idioti cominciarono a puntare il dito verso i cinesi in Italia -Whuan città molto lontana ma molto vicina e pericolosa con il covid-19. Però fino al giorno prima c'è chi andava ad ingozzarsi nei loro ristoranti. Basta che il primo testa di caciucco inizi a dire boiate, ed ecco che cinese=virus-letale
).
Il disordine aiuta coloro che dall'alto de li peggio/mejo m_*_*_*i loro restano nell'ombra, al sicuro
e vedere di nascosto l'effetto che fa.
Con il coronavirus SARS-CoV-2 che fa da catalizzatóre a ciò che stiamo vivendo, possiamo considerare tutto questo una guerra.
Molto probabile (ad ogni modo aspettiamoci sempre l'ennesima porcata da parte di chi senza scrùpoli siede in “regìa” mietendo vittime, se le cose stanno così come sono.
Per la maggiore è economica (la crisi epidemiologica o è di cornice o fa da sfondo -una sorta di nènia ipnotica-). IMHO!
Il debito ai tempi del Coronavirus: la borsa e la vita¯
La rapida diffusione della Covid-19 ha creato una situazione di emergenza, non solo in Italia, che rende necessario un tempestivo intervento pubblico per sostenere il settore sanitario e l’economia nel suo complesso. La violenza di questo shock, manifestatosi nel mezzo di una situazione economica già precaria, con l’Italia in stagnazione e la locomotiva tedesca in frenata, ha indotto persino i più ferrei sostenitori dell’austerità ad ammettere la necessità che lo Stato faccia immediatamente ricorso alla spesa in deficit per arginare l’imminente crisi. Quando a rischiare non sono solo i lavoratori e i loro salari, ma anche i profitti di imprese e banche, il debito pubblico è il benvenuto: i soldi, che non ci sono mai, come per miracolo ora ci sarebbero. Alfieri del neoliberismo e maître à penser dell’austerità di matrice europea (Mario Monti, Carlo Cottarelli, Elsa Fornero, Alesina e Giavazzi, e la neo-insediata commissaria Von der Leyen) incoraggiano i governi a fare tutto il possibile, ricorrendo al malum necessariumdella spesa in deficit, contro la Covid-19. Possiamo dire che la prima vittima del nuovo virus sia dunque l’austerità? Purtroppo, no. Perché l’austerità è un progetto politico teso a trasformare la nostra organizzazione economica e sociale che va ben oltre le politiche restrittive imposte negli anni recenti: questo disegno di governance può ricorrere all’uso spregiudicato della crisi quando deve scardinare le conquiste di decenni di lotte dei lavoratori, lo stato sociale, i diritti e i salari, ma può anche far ricorso a strumenti di stabilizzazione, quando ritiene che la crisi possa compromettere i profitti di imprese e banche. In sintesi, l’austerità non è solo recessione: l’austerità è controllo e disciplina, e in questo frangente proverà ad arginare la caduta della produzione senza per questo ammorbidire un modello di crescita che continuerà a fondarsi sulla precarietà, lo sfruttamento e la disoccupazione di massa.
Dalla crisi greca all’epidemia di Covid-19, il sistema produttivo non è mai stato infatti abbandonato al totale fallimento: i soldi sono sempre stati trovati, ma solo alla fine, all’ultimo momento, ed a determinate condizioni. La Grecia, a tal proposito, è un caso di scuola: il tempismo con cui le autorità monetarie europee, BCE in primis, gestiscono fin dal principio le crisi, rivela la natura intima del meccanismo dell’austerità. Il sostegno finanziario è necessario affinché il sistema produttivo non collassi e continui a produrre, ma quel sostegno deve essere condizionato all’applicazione delle politiche di austerità, delle riforme, cioè quell’insieme di misure economiche che modellano il sistema economico favorendo il profitto a discapito dello stato sociale. Nel contesto europeo, la politica monetaria è usata come un’arma per disciplinare i singoli Paesi e costringerli sulla via dell’austerità. Per questo, gli aiuti finanziari devono essere offerti solo quando la crisi è acuta, immediatamente prima del collasso, perché solo un Paese sull’orlo del precipizio accetterà qualsiasi condizione pur di salvare il proprio sistema economico. In conclusione, la cifra di questa stagione dell’austerità non è la scarsità di risorse in sé, ma piuttosto il fatto che chi gestisce le risorse ne subordina la disponibilità all’attuazione di un preciso progetto politico: i soldi ci sono sempre, se accetti di tagliare lo stato sociale, i salari, le pensioni. Per questo, i soldi ci vengono concessi solo quando abbiamo l’acqua alla gola. O il virus alle porte.
Proviamo a riportare questa lettura ai fatti di questi giorni. Il 12 marzo scorso, quando l’Italia era l’unico paese europeo in piena emergenza Covid-19, il Presidente della BCE Lagarde, ad un giornalista che le chiedeva se l’autorità monetaria europea avrebbe fatto qualcosa per contenere lo spread, dunque per aiutare l’Italia a finanziare il proprio debito pubblico a costi moderati, ha risposto candidamente: “useremo tutta la flessibilità a nostra disposizione, ma non siamo qui per contenere gli spread”. Fondi speculativi e banche d’investimento hanno subito interpretato queste parole come la conferma che la BCE si sarebbe comportata come sempre ha fatto, negando qualsiasi aiuto al Paese in difficoltà, e dunque hanno iniziato a vendere titoli italiani, nella consapevolezza che il loro valore non sarebbe stato difeso dalla BCE. Prima che la Lagarde rispondesse a questa domanda, verso le 14.40, i BTP decennali mostravano un rendimento dell’1,22%, balzato dopo la dichiarazione all’1,88%. Contro le parole del Presidente della BCE è addirittura intervenuto il Capo dello Stato Mattarella, in un gioco delle parti che – come accadeva ai tempi di Salvini – si sviluppa a uso e consumo dell’opinione pubblica, senza alcun riflesso concreto. Difatti, la Lagarde ha detto la pura e semplice verità, ribadendo quello che prima di lei Trichet e Draghi hanno operativamente messo in pratica dall’inizio della crisi europea: la BCE non presta soldi ai Paesi in difficoltà, il suo compito non è quello di contenere il costo del debito pubblico dei singoli Paesi.
Ma la Lagarde è stata ancora più precisa nella sua dichiarazione. Nessuno sembra infatti aver prestato attenzione alla chiosa, che concludeva la risposta del Presidente della BCE sul tema del contenimento degli spread: “Questa non è né la funzione né la missione della BCE; vi sono altri strumenti per fare questo, altri attori che possono gestire questo problema”.
A cosa allude la Lagarde? Evidentemente, allude agli strumenti sviluppati negli anni della crisi per erogare prestiti agli Stati in difficoltà, cioè esattamente per contenere il costo del debito pubblico dei Paesi che finiscono nel vortice della speculazione e dell’instabilità finanziaria. Già, perché in tutto l’arco della lunga crisi europea la BCE non ha mai prestato il denaro direttamente agli Stati in difficoltà. L’architettura istituzionale europea ha introdotto, mentre la casa era in fiamme, nuovi attori e nuovi strumenti, per l’appunto, specificamente destinati alla gestione delle crisi del debito pubblico. In principio fu il Greek Loan Facility (GLF), un fondo destinato a raccogliere le risorse da prestare alla Grecia, a condizione che il Paese sottoscrivesse un Memorandum of Understanding, cioè un documento in cui si impegnava ad applicare rigidissime politiche di austerità negli anni a venire. È la nascita del paradigma europeo della condizionalità: lo strumento del GLF ha poi subito numerose evoluzioni (EFSM, EFSF), intervenendo in Portogallo, Irlanda e Spagna sotto stretta condizionalità, ed oggi esiste sotto forma di Meccanismo Europeo di Stabilità, il fatidico MES di cui tanto si è discusso nei mesi scorsi. Ecco spiegate le parole non troppo criptiche della Lagarde: se volete salvarvi dall’instabilità finanziaria e dalla speculazione, accomodatevi pure, chiedete aiuto al MES. Richiesta che comporterebbe la sottoscrizione di un Memorandum of Understanding da parte dell’italia, l’impegno a realizzare negli anni a venire una serie ulteriore di riforme di precarizzazione del mercato del lavoro, tagli alla spesa pubblica, aumenti delle tasse, smantellamento dello stato sociale, sotto la minaccia di non ricevere la tranche periodica di aiuti. È questo l’ennesimo addentellato mefistofelico dell’austerità, a cui dovremmo sottoporci per avere subito quei soldi che ci servono ad evitare, oggi, il collasso economico e sociale paventato dall’emergenza sanitaria.
Le avanguardie italiane di questo ricatto sono già all’opera per caldeggiare l’operazione. Sul Sole 24 Ore, Galli e Codogno hanno indicato chiaramente la via. È in procinto di essere varata una riforma del MES che rende più agile il ricorso a quelle linee di credito precauzionale in favore di Paesi che non hanno ancora perso l’accesso ai mercati. Si tratterebbe di uno strumento perfetto, secondo Galli e Codogno, per la situazione italiana attuale: si firma un Memorandum e si ottiene un prestito che evita la spirale speculativa. Sarebbe sufficiente posporre, a detta di Galli e Codogno, l’attuazione del Memorandum alla fine dell’epidemia (che anime candide!), in modo da evitare di ammazzare il paziente con la medicina, e il gioco sarebbe fatto. In questo modo, la riforma del MES viene presentata come salvifica per il nostro Paese, mentre fino a poche settimane in molti, persino lo stesso Galli, sottolineavano i possibili rischi per l’Italia del nuovo modello di MES.
Tornando all’emergenza innescata dalla pandemia, un disastro che pare aver messo tutti d’accordo sulla necessità di fare spesa in deficit e debito, occorre fare attenzione alle modalità con cui si contrae questo nuovo debito, perché la fregatura sta nelle condizioni a cui avremo accesso a tali risorse: puoi fare debito se trovi qualcuno disposto a prestarti denaro, e dunque puoi indebitarti solo alle condizioni richieste dai creditori.
Esistono essenzialmente due tipologie di creditori per lo Stato. La prima tipologia è il mercato: uno Stato emette titoli del debito pubblico sui mercati finanziari (BOT, BTP) che vengono sottoscritti da banche e fondi di investimento, i quali trovano tanto più conveniente prestare il loro denaro quanto maggiore è il tasso di interesse che posso ottenere. Da quando è esplosa l’epidemia, da quando cioè si è reso evidente che l’Italia avrebbe avuto bisogno di raccogliere risorse aggiuntive sui mercati, gli investitori privati hanno preteso un tasso di interesse sempre più elevato, dallo 0,8% di inizio febbraio a oltre il 2,4% di questi giorni sui titoli di Stato decennali. Il fatidico spread, che misura la differenza tra il costo del debito pubblico italiano e quello tedesco, si è ampliato nello stesso intervallo temporale da poco più dell’1% a oltre il 2,8% della metà di marzo: questo è il sovrapprezzo, rispetto alla Germania, che i mercati pretendono dall’Italia per comprare BTP. Il mercato, in parole povere, si sta comportando da mercato, con banche e fondi di investimento che ci prestano denaro, in questo momento di difficoltà, ad un tasso d’interesse sempre più alto, come farebbe qualsiasi usuraio che si rispetti.
Sarà allora il caso di guardare alla seconda tipologia di creditore a cui lo Stato può affidarsi per emettere debito pubblico, la banca centrale, cioè l’autorità pubblica che ha il potere di creare moneta. Dovremmo ormai sapere tutti che la BCE non può prestare soldi direttamente agli Stati; al più, acquista titoli di Stato sui mercati (il cosiddetto Quantitative Easing, QE), cioè titoli già emessi dai governi dei vari paesi e detenuti da banche e fondi di investimento, ma lo fa solo per amministrare la stabilità finanziaria dell’insieme dell’Unione monetaria. Nella notte tra il 18 e il 19 marzo, la BCE ha introdotto una nuova misura straordinaria atta a fronteggiare l’instabilità finanziaria. Si tratta di un vero e proprio QE, parallelo al programma originario (l’Asset Purchase Programme, APP), denominato Programma di acquisti per l’emergenza pandemica (PEPP dall’acronimo inglese) che prevede l’acquisto di 750 miliardi di euro di obbligazioni pubbliche e private entro la fine del 2020. Il nuovo programma ricalca esattamente le modalità operative del vecchio APP, e può quindi essere considerato a tutti gli effetti un rafforzamento del QE. Oggi la BCE può opporre alle vendite speculative una massa molto più consistente di acquisti, in modo da contenere la caduta delle quotazioni dei titoli di Stato e, con essa, il costo del debito pubblico per i governi europei. In parole povere, dopo il varo del PEPP la BCE esercita un dominio indiscusso e palese sui mercati finanziari, perché dispone di una capacità di acquisto che non è commensurabile a quella degli speculatori. Questa potenza di fuoco permette alla BCE, oggi più che mai, di decidere a tavolino il tasso di interesse sul debito pubblico di ciascun Paese europeo. Per rendersi conto di questa capacità, basta guardare alla dinamica dello spread tra BTP e Bund: mentre nei giorni scorsi questo valore oscillava costantemente (tra 245 a 280 il 17 marzo, addirittura tra 240 e 320 il 18 marzo), nel giorno in cui è stato varato il PEPP lo spread si è miracolosamente fissato nell’intorno del valore 200. Un equilibrio che non ha evidentemente nulla di naturale, ma è il risultato dell’azione della BCE, che sta esercitando la sua autorità monetaria in tutta la sua potenza.
Il fatto che la BCE possa controllare a suo piacimento gli spread non significa, però, che questo potere si tradurrà in un’azione conseguente. La BCE potrebbe, in linea teorica, esercitare pienamente la sua capacità di tenere a bada gli spread attraverso un QE potenziato, consentendo a governi come quello italiano di indebitarsi per decine di miliardi di euro ad un tasso calmierato e fare fronte, così, agli effetti recessivi dell’emergenza Covid-19. Sarebbe bellissimo, ma non per questo meno improbabile. Questo scettiscismo non sembra essere prerogativa nostra o di chi ha in uggia la gabbia dell’austerità. Lo stesso Governo italiano sembra pensarla allo stesso modo: il Tesoro, infatti, non sta emettendo nuovo debito pubblico per reperire sul mercato, sotto lo scudo del QE, le risorse necessarie a fronteggiare l’emergenza. Evidentemente, a Palazzo Chigi e dintorni non sono così certi che la BCE intenda proteggere con il suo scudo ulteriori manovre in deficit. A conferma di ciò, il Presidente del Consiglio Conte, piuttosto che azzardarsi a contrarre nuovo debito sui mercati, ha chiesto all’Unione Europea di mettere in campo le risorse del MES per fronteggiare l’emergenza. Cosa teme Conte?
Ci sembra molto probabile che a Francoforte prevarrà la tentazione di sfruttare questo contesto per rafforzare la disciplina delle singole economie nazionali, e questo il Governo italiano lo sa bene. Si profila dunque un secondo scenario ben più plausibile: l’intervento della BCE si limiterà a contenere gli effetti più deteriori e drammatici della pandemia, mantenendo comunque l’Italia (e qualunque altro Paese si facesse venire strane idee) sotto il ‘controllo’ del ricatto del debito. Il QE, secondo le peggiori tradizioni, sarebbe usato non per fermare la speculazione ma, piuttosto, per governarla, guidarla e calibrarla meglio ai fini dell’imposizione dell’austerità. Questo significa che, se l’Italia provasse a indebitarsi massicciamente per uscire dalla recessione in tempi rapidi, lo spread tornerebbe a crescere immediatamente, e l’Italia si troverebbe nuovamente in balia dell’instabilità finanziaria. Ecco allora che si palesa l’unica via d’uscita lasciata aperta al Paese: accettare la riforma del MES, e dunque l’imposizione di una condizionalità che garantirà alle istituzioni europee la rigida applicazione dell’austerità in Italia. Sembrerebbe la strada che Conte ha intrapreso dal giorno successivo al varo del nuovo QE…
Così, dopo aver sofferto l’epidemia con un sistema sanitario devastato da decenni di tagli e definanziamenti, ci troveremmo condannati a nuovi e ulteriori sacrifici per i prossimi anni. La trappola è predisposta. Otterremmo, oggi, il denaro necessario a superare la burrasca innescata dalla Covid-19, ma ci condanneremmo a lustri di rigida austerità. Una tragica emergenza sanitaria trasformata in un’opportunità d’oro per estendere il controllo delle istituzioni europee sull’economia italiana, costringendo il nostro Paese nella camicia di forza dell’austerità per i prossimi anni. La borsa e la vita.
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Fonte... Una guerra senza bombe (visto che i materiali per produrle non sono a gratis
).
Le bombe non sono prettamente necessarie (almeno per ora) in questo tipo di guerra.
Invece:
Guerra economica (Pem!
!! sui denti) e i prezzi salgono.
Un'articolo (in inglese).
Covid-19 e crisi economica: dalle virate linguistiche alla possibilità di reagireL'editoriale di Sara Reginella - Minacce connesse all’impoverimento globale, stimolano paure primordiali
di Sara Reginella
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In queste settimane si è parlato molto delle conseguenze psicologiche dovute all’isolamento per l’epidemia da covid-19, meno di quelle dovute alla crisi economica che sta attraversando i paesi.
Accanto al disagio di chi è isolato nella propria abitazione e a quello di chi, nell’isolamento, è coartato in convivenze familiari difficili, vi è il dramma di chi, nell’interrompere bruscamente il lavoro, rischia il fallimento della propria attività e sopravvive ora con limitate risorse economiche. Crisi identitaria, vissuti penosi e crolli interiori di varia entità possono essere esperiti da coloro che, oltre a subire le pene dell’isolamento, attraversano le difficoltà di un buco nero finanziario.
Il benessere di ognuno, di fatto, non è connesso solo a bisogni sociali e relazionali. Il benessere è connesso prima di tutto a quella sicurezza economica che in questa società permette, citando lo psicologo Abraham Maslow, il soddisfacimento di bisogni primari: fisiologici e di sicurezza, dalla disponibilità di cibo a quella di un tetto.
Riflettere perlopiù limitatamente sui rischi dell’isolamento e quindi sui bisogni sociali insoddisfatti, allontana dalla consapevolezza di un dramma altrettanto grave, quello vissuto dalla moltitudine di persone, nel Mondo, che stanno subendo i contraccolpi di un collasso economico dovuto a un virus che ha evidenziato, in primis, le disparità sociali.
È meno spaventoso maneggiare la frustrazione legata al disagio conseguente la perdita del soddisfacimento di bisogni sociali, rispetto al toccare con mano la paura che deriva dall’insoddisfazione di bisogni arcaici, legati alla sopravvivenza.
Minacce connesse all’impoverimento globale, stimolano infatti paure primordiali.
Ma è di fronte a queste paure paralizzanti che occorre reagire, lottando con forza contro i rischi di un immobilismo e di un annichilimento interiori.
In tal senso, occorre vigilare, restando consapevoli di ciò che sta accadendo, e mantenere la cognizione che le persone, se necessario, hanno il diritto di opporsi.
In un simile contesto, in questi giorni, si è molto discusso di fondi economici per la stabilità finanziaria.
Da un punto di vista della consapevolezza dei meccanismi comunicativi, colpisce subito il linguaggio utilizzato mediaticamente in queste giornate.
Si è spesso fatto riferimento a un piano di “aiuti” per contrastare lo shock economico provocato dall’emergenza covid. Lo stesso presidente dell’Eurogruppo, Centano, ha usato il termine “reti di salvataggio”.
La terminologia utilizzata sembra sottendere un atto di umanità e generosità rispetto a un bisogno urgente.
Può essere utile una riflessione lucida sull’uso dei termini utilizzati che, di fronte alle paure ataviche esperite da molti in questo periodo, sembrano voler rassicurare, fornendo un messaggio protettivo che risponde al soddisfacimento dei bisogni primari sopra citati.
Ed è proprio di fronte a tali messaggi apparentemente rassicuranti, in risposta a emozioni come la paura, che occorre mantenersi particolarmente vigili.
Giova, in tal senso, rievocare fatti ultra noti, ma che rischiano di essere minimizzati, come quelli legati alla catastrofe economica che negli anni ha sfregiato la Grecia. Quest’ultima, dopo l’apertura del credito al consumo su larga scala, si è ritrovata schiacciata da politiche di austerità volte a recuperare un debito contratto a favore del creditore.
Tali meccanismi sono tristemente noti, in particolare, allorquando l’eventuale liquidità è data in mano a sistemi bancari, bypassando organi statali che dovrebbero tutelare il cittadino.
Un simile gioco perverso rischia di penetrare ora più che mai in paesi in difficoltà come l’Italia, potenziali vittime di meccanismi che possono legare al collo della popolazione il cappio dell’austerità, mostrando come innocuo un sistema scellerato di depauperamento del paese. Quando quest’ultimo è impoverito, sarà più facile impadronirsene in una vera e propria forma di colonizzazione, fatta di espropri di beni pubblici dati in mano a privati votati alla logica del profitto.
Attualmente, il rischio che si corre è dunque che, attraverso un classico meccanismo di manipolazione di massa, inserendo cambiamenti graduali, per esempio a mezzo di ulteriori misure di austerità sempre più drammatiche, introducibili in risposta a “piani di aiuto”, si abituino le persone, step by step, a tollerare l’intollerabile, ancor più di quanto non stia già avvenendo.
Occorre quindi potenziare l’auto-consapevolezza del rischio di un nuovo massacro economico.
È necessario altresì che alle persone sia offerta la possibilità di essere supportate, anche su un piano psichico, affinché siano sventati esiti autodistruttivi e “depressivi” di parte della popolazione.
Tali reazioni, legate a un vissuto di perdita, possono innescarsi anche allorché si rinuncia a comprendere razionalmente quanto sta accadendo, si cede alla paura, si smette di vigilare e si disinveste dalla facoltà agire e opporsi a eventuali politiche annientatrici.
Se viene meno la salvaguardia da parte dello Stato dei diritti dei cittadini e la resa delle persone coincide con una cieca e inconsapevole fiducia verso chi dice di prestare aiuto, diventa altissimo il pericolo di una morte tra le “reti di salvataggio” gettate da quegli stessi poteri che, in questi anni, hanno affamato popoli come (si cita qui il caso più eclatante) quello della Repubblica Ellenica.
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FonteLieve passo indietro in questo mio post:
Cita:
Una guerra senza bombe...
Guerra senza bombe?
Mah! Vedremo in futuro, nel caso.
Intanto:
Sconfiggeranno la pandemia con i bombardamenti? Covid-19 o meno, la macchina da guerra statunitense vuole sempre vuole più soldi¯
Segue l'analisi di Darius Shahtahmasebi. Analista politico e legale della politica estera degli Stati Uniti in Medio Oriente, Asia e regione del Pacifico. Esercita la professione di avvocato in due giurisdizioni internazionali.
Nonostante l'impatto che Covid-19 ha avuto sull'economia globale, gli Stati Uniti stanno cercando maggiori finanziamenti per contrastare e affrontare la Cina nel Pacifico, oltre a migliorare la loro preparazione militare per gli scenari che coinvolgono la guerra nucleare.
L'epidemia di coronavirus ha avuto un impatto sull'economia globale in un modo unico e senza precedenti mai visto dalla seconda guerra mondiale. Circa il 63 percento delle aziende giapponesi ha previsto un impatto negativo sulla performance aziendale a causa della pandemia di Covid-19. Dall'inizio della pandemia, i mercati azionari hanno registrato un calo di oltre il 20 percento, le vendite di auto cinesi sono diminuite dell'86 percento e i tassi di interesse globali sono stati ridotti. Più di 16 milioni di americani hanno recentemente presentato domande di disoccupazione, che dilaga in tutto il paese. L'industria dei viaggi è quasi completamente crollata.
Cosa dovremmo fare allora della recente lista dei desideri da $ 20 miliardi che è stata presentata al Congresso dal capo del comando Indo-Pacifico degli Stati Uniti, l'ammiraglio Phil Davidson? Secondo Defence News, questa lista dei desideri è stata specificamente richiesta dai membri del Congresso che sono alla ricerca di un'offerta di denaro incentrata sul Pacifico per scoraggiare la Cina nella regione indo-pacifica.
Pensatela come una versione pacifica della European Deterrence Initiative, il fondo del Dipartimento della Difesa che copre progetti che dissuadono l ' "aggressione" russa in Europa. Fino a quando il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato un taglio a questo programma all'inizio di quest'anno, vale la pena sottolineare che per un po' Trump ha fatto tranquillamente un lavoro infernale promuovendo questa iniziativa anti-russa.
L'attuale lista dei desideri è puntuale e si potrebbe persino sostenere che è necessaria a causa del Covid-19, non che gli Stati Uniti lo richiedano nonostante la pandemia. Ad esempio, abbiamo già visto le molte accuse secondo cui la Cina sta cercando di sfruttare la pandemia per espandere la sua crescente influenza. Come ha sottolineato il Lowy Institute , gli analisti temono che Pechino "emergerà dalla pandemia con la sua influenza globale rafforzata, mentre quella americana sarà ridotta". Il think tank australiano riporta il pensiero numerosi commentatori che condividono questa preoccupazione.
Come tipico, l'approccio americano chiarisce al resto del mondo che, con la recessione globale o meno, l'esercito americano continuerà sulla sua strada senza sosta.
Non sto dicendo che questi soldi potrebbero essere spesi meglio, ma visto che tutte queste spese militari riguardano la Cina e ciò che gli Stati Uniti credono siano le azioni intrinsecamente malvagie della Cina nel Pacifico, non posso ignorare il fatto che la Cina ha recentemente impostato su un fondo di cooperazione anti-COVID-19 da 1,9 milioni di dollari per i paesi della Cina-Pacifico. Pechino ha anche inviato attrezzature mediche nella Polinesia francese, oltre a fornire assistenza alle Isole Salomone, Tonga e Vanuatu.
Covid-19 o no, le armi nucleari sono pronte
Il piano da 20 miliardi di dollari presentato al Congresso è molto più di un episodio isolato del Pentagono che continua la sua missione dell'impero senza fare concessioni di fronte alla pandemia globale. Proprio la scorsa settimana, la US Air Force ha messo in atto un "reset" a livello di servizio con l'intenzione di isolare le missioni più essenziali dalla crisi di Covid-19. Una di queste missioni "essenziali" è il Global Strike Command, che ha confermato che le armi nucleari americane sono pronte a volare come e quando richiesto.
Non sorprende, quando il comandante dell'Air Force Global Strike Command crede sinceramente che le bombe atomiche di Washington rimangano "il fondamento della [struttura] di sicurezza del mondo libero". Mi chiedo se ciò includa le bombe nucleari delle case e dei negozi statunitensi in Turchia , che in tutta onestà non sembrano contribuire troppo alla sicurezza globale .
Allo stato attuale, gli equipaggi dell'ICBM ruotano costantemente per garantire che ci sia sempre una "squadra pulita" che può subentrare quando il personale si ammala. Risulta irrilevante, dal momento che almeno un membro militare attivo sta già morendo a causa del coronavirus.
Secondo quanto riferito, Hans Kristensen, direttore del Nuclear Information Project presso la Federazione, afferma che anche gli Stati Uniti stanno cercando di potenziare e modernizzare la fornitura di armi nucleari in Germania, una mossa così costosa che "sarebbe più economico costruire la bomba in oro massiccio" secondo gli scienziati americani.
La guerra USA-Iran è ancora all'orizzonte
Mentre i punti di cui sopra si riferiscono alla preparazione degli Stati Uniti alla guerra, c'è ancora un sospetto che l'amministrazione Trump stia usando la copertura del Covid-19 per avanzare sempre più vicino a una guerra calda con Teheran. Ciò nonostante il numero crescente di appelli da parte di funzionari britannici, ex funzionari mondiali , diplomatici e leader europei, Human Rights Watch (HRW) e persino Joe Biden per allentare il regime di sanzioni contro la massima pressione sull'Iran.
Non solo non hanno accolte le pressioni internazionali, ma gli Stati Uniti hanno dispiegato il loro sistema di difesa aerea Patriot in Iraq verso l'inizio di aprile. L'Iran ha immediatamente respinto la mossa, sostenendo che gli Stati Uniti non avevano l'approvazione del governo iracheno per farlo. Allo stesso tempo, gli Stati Uniti hanno anche avvertito che l'Iran ha pianificato attacchi alle forze statunitensi nella regione, un'affermazione che l'Iran ha anche negato categoricamente.
Proprio questa settimana, un altro attacco missilistico avrebbe colpito una compagnia americana di servizi petroliferi nel sud dell'Iraq, anche se non è chiaro chi fosse il responsabile. Indipendentemente dal fatto che le forze sostenute dall'Iran siano o meno responsabili dell'attacco, non mi aspetto che la retorica di Washington cambierà così tanto nei confronti dell'Iran, né mi aspetto un declino nella sua sete di sangue.
Nel frattempo, oltre 16.000 americani sono morti a causa di Covid-19. Al momento della stesura di questo articolo, gli Stati Uniti hanno il maggior numero di casi di coronavirus al mondo, superando l'Iran, l'Italia e la Cina. Non posso fare a meno di pensare che invece di dichiarare guerra all'Iran, potenziare e preparare le sue bombe atomiche e richiedere più soldi per andare in guerra con la Cina nel Pacifico, forse gli Stati Uniti potrebbero volgere lo sguardo su un problema che il governo degli Stati Uniti potrebbe concepibilmente e giustamente esercitano una certa influenza e controllo.
A meno che l'amministrazione Trump non stia pianificando di sconfiggere la pandemia con i bombardamenti, è tempo che gli Stati Uniti si concentrino per un po' su qualcosa che sia diverso dalla guerra.
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FonteSi viene quotidianamente aggiornati sul bollettino-virus che riguarda il numero di morti, guariti, contagiati e, in prima fila, tele-bovini-cronici
(con la quarantena quest'ultimi sono aumentati di numero in modo esponenziale
).
Più avanti nel tempo... forse, ci si prenderà a sassate? Potrebbe essere un'idea per sconfiggere la noia o abbàttere il vicino di casa... quello antipatico e rompi @@ come la móglie e i suoi due carlini (incapaci di abbaiare..... infatti tartagliano).
______________________________________________In quanti hanno perso o perderanno il posto di lavoro (e non solo)?
Licenziato per coronavirus. Lo stato intervenga immediatamentedi Giorgio Cremaschi
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Eccolo qua il primo atto di solidarietà sociale dal mondo delle imprese. Dopo i richiami autorevoli a stare tutti uniti ecco un lavoratore licenziato in tronco causa crisi economica da #CoronaVirus.
E a proposito di scuole chiuse si segnalano casi di lavoratrici e lavoratori precari che non possono stare a casa per accudire i figli, perché temono che al ritorno il lavoro non ci sia più. Non sono effetti collaterali della malattia, sono effetti diretti del Jobsact e di tutte le leggi che hanno distrutto i diritti del lavoro. Che come quelle che hanno tagliato miliardi alla sanità pubblica, ora diventano il brodo di coltura per allargare gli effetti devastanti del virus.
Il liberismo è un’infezione sociale che aggrava quella sanitaria. Ora se si vogliono contenere entrambe bosogna prendere subito misure sociali, ed una di queste è BLOCCARE PER LEGGE I LICENZIAMENTI. Siamo in guerra ? Bene nel 1945 per legge furono a tempo bloccati i licenziamenti. Ci vuole un provvedimento analogo perché i padroni, come il mercato, non sono capaci di autoregolarsi, nemmeno di fronte ai più elementari doveri di umanità.
Grazie a Giuliano Granato per la denuncia
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FonteCoronavirus: licenziato causa calo delle vendite, si uccideAveva 26 anni. E' accaduto in zona Navigli a Milano ¯
Aveva appena ricevuto la chiamata del suo datore di lavoro, proprietario di un negozio di alimentari in zona Navigli, che gli comunicava di averlo messo in cassa integrazione per via del calo delle vendite dovuto all'emergenza Coronavirus. Poco dopo, un 26enne di origini senegalesi ha aperto la finestra del bagno del suo appartamento, che si affaccia su un cortile interno, e si è gettato di sotto togliendosi la vita. E' accaduto ieri sera, intorno alle 19.50 in via Pastorelli a Milano.
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Fonte¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯Fantasticando e ad essere pessimisti (parlo per me), più si andrà avanti e più questa faccenda scaglierà il mondo al centro di un film fantasy-horror (si, forse qualcosa alla ‘Resident Evil’
,
come è stato già scritto su questo forum). Magari un fischio al grande Dario Argento... .
Solo che il virtuale qui non c'entra.
Niente movie da guardare stando in tutta comodità stravaccati o seduti difrónte a un monitor abbracciando un recipiente colmo di pop-corn (meglio le patatine
) da ingurgitare bevendo una birretta.
L'umanità deve ogni volta, per forza di cose, sfanc@l#re se stessa.
Certo, l'umanità non si smentisce mai e si sp@##an@ a valanga.
Usa. “Non hai i soldi?”, e un ragazzo muore di Covid-19¯
Chi ci dipinge gli Stati Uniti come il regno della libertà e delle opportunità “dimentica” sempre che in un sistema del genere “uno su mille ce la fa”. E gli altri crepano.
Non è un pregiudizio ideologico o una “inferenza” arbitraria. E’ un fatto. E il coronavirus ha se non altro il “pregio” di farlo vedere a tutti.
Un ragazzo di 17 anni, di Lancaster, in California, ha contratto come tanti altri il Covid-19 ed è stato quindi portato in un ospedale. Il “piccolo problema” è stato che quella era una struttura privata. E visto che il ragazzo non era coperto da un’assicurazione sanitaria – o perlomeno non di quelle così costose da coprire anche i rischi di infezione – è stato semplicemente lasciato morire.
La denuncia di questo omicidio per mancato soccorso – molto frequente in questi giorni in cui i contagiati aumentano esponenzialmente, e anche i decessi – non è arrivata da un pericoloso sovversivo, ma dal sindaco della città, Rex Parris, in un video pubblicato su Youtube.
“Il venerdì prima della sua morte, era in salute. Mercoledì è morto”.
Ha poi riferito che i medici della struttura avevano “invitato” il ragazzo ad andare a farsi curare da un’altra parte, visto che non aveva abbastanza soldi. Ma durante il trasferimento il cuore ha ceduto e a nulla sono servite le manovre di rianimazione.
Il moltiplicarsi di casi come questo, anche negli Stati Uniti, stanno dimostrando la superiorità assoluta dei sistemi sanitari pubblici su quelli privato. Almeno, se l’obiettivo è la salvaguardia della salute e della vita delle persone. Qualunque cifra abbiano sul conto in banca.
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FonteChi può permettersi di pagare, forse si salva. Ma se non si possiede moneta.................. si schiatta con certezza quasi sicura.
Coronavirus, 3 milioni e mezzo di persone negli Usa hanno già perso l'assicurazione medicadi Francesco Erspamer*
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Neanche due settimane dopo aver cominciato a prendere sul serio (si fa per dire) l'epidemia, negli Stati Uniti ci sono tre milioni e mezzo di disoccupati in più, e il numero crescerà in fretta. Buona parte di loro insieme al lavoro ha perso l'assicurazione medica; per cui chi verrà contagiato dal virus e avrà bisogno di essere ricoverato, riceverà un conto sui 35mila dollari, salvo complicazioni.
Questo è il liberismo, baby, quello che il 90% dei giornalisti italiani promuove ogni giorno e che Draghi si accinge a difendere; questa è l'America a cui Salvini e Renzi guardano come un modello. Una forza di lavoro quasi interamente costituita di precari molti dei quali pagati a cottimo; medie e piccole imprese che per competere con multinazionali che di fatto non pagano tasse, devono indebitarsi e al primo incidente falliscono. Un servizio sanitario privato e costosissimo, parecchie volte di più di quanto sia in Canada o in Europa, perché la mancanza di un sistema pubblico gli dà il monopolio e il mercato è mercato Un sistema educativo con un 5% di assoluta eccellenza, a cui accedono tutti i ricchi, i migliori della classe media e qualche rappresentante delle minoranze per far contenti i liberal e alimentare la leggenda dell'America come terra dell'opportunità; e un 80% di scuole e università di imbarazzante mediocrità. Una società senza radici e tradizioni, che non ha fatto altro che esaltare l'individualismo, il consumismo e la competizione e da cui è scomparsa ogni solidarietà.
Vi piace? Meno male perché è il vostro destino: basta che continuiate a non fare nulla e verrà da solo, non in un giorno ma in una decina d'anni, forse meno. Se invece non vi convince, bè, allora bisogna proprio che cominciate a darvi da fare, sul serio, prima che sia troppo tardi anche per la rabbia e per l'impegno.
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Panico da Coronavirus. L'incredibile preveggenza del film V per VendettaLeggi tuttoUn giro di ipocondria cronica:
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