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Re: Il caso di Yara Gambirasio

08/05/2016, 12:53

MaxpoweR ha scritto:Mandatemi i carabinieri anche io sono un assassino perchè ho una certa predilezione per il pube femminile depilato...Sono un mostro :|



amo il cespuglio ... adoro sentire frou frou sulla faccia ...

zio ot [:305]

Re: Il caso di Yara Gambirasio

08/05/2016, 14:49

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Barionuuuu ?.......frou froù




[:)]

Re: Il caso di Yara Gambirasio

08/05/2016, 16:09




[:287]

Re: Il caso di Yara Gambirasio

08/05/2016, 17:18

[:302]

Re: Il caso di Yara Gambirasio

09/05/2016, 13:20

ahahahahahahaahahahaaha mamma mia :°

Re: Il caso di Yara Gambirasio

15/05/2016, 20:09

Vittorio Feltri: "Bossetti è innocente". Ecco perché deve essere assolto

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Processo Bossetti, delitto Yara, Brembate, provincia di Bergamo. Siamo alle ultime fasi concitate. Venerdì, la pm Letizia Ruggeri dopo mesi e mesi di udienze si è lanciata in una requisitoria di otto ore senza terminarla. Ha bisogno di parlare ancora a lungo per chiedere la condanna all' ergastolo dello strambo imputato. Una condanna che dal giorno dell' arresto del muratore è considerata sicura, scontata.

Ovvio. Sul cadavere della vittima è stato trovato il Dna dell' accusato, un frammento minuscolo che è servito, a seguito di una indagine controversa, a inchiodarlo. Già. Il Dna ormai è considerato un dogma e nessuno si sogna di contestarlo. Davanti alla scienza chi osa eccepire? Siamo tutti soggiogati dal potere delle provette, che dicono sempre la verità. Non ci passa per la testa che se la scienza è (forse) esatta, chi la maneggia rischia di sbagliare. Nel caso di specie, l' esame di laboratorio non si può ripetere per insufficienza quantitativa del materiale disponibile. Bisogna accettarne il primo e unico risultato che incastra Bossetti.
Ma se una analisi non è replicabile, come si fa a dire che è decisiva? Dobbiamo ritenerla esatta perché abbiamo fiducia in chi l' ha eseguita? Assurdo. Non ha valore di prova un accertamento che non consenta una controprova. Al massimo trattasi di indizio, peraltro fragile.

Ma non è questo il punto fondamentale, a nostro parere. La requisitoria della pm, dettagliata e sicuramente pronunciata in buona fede, è lacunosa e per nulla convincente. Non risponde a quesiti importanti. Yara sarebbe stata prelevata da Bossetti davanti alla palestra dove si era recata a tarda sera. Domanda: come si spiega il fatto che ella sia salita sul furgone del carpentiere senza opporre resistenza, senza gridare, senza attirare l' attenzione di alcuno nella zona che data l' ora non poteva essere deserta? Conosceva il suo adescatore e quindi ha acconsentito di buon grado ad essere ospitata a bordo del camioncino? Ipotesi da non scartare a priori. Se le cose stanno così vuol dire che i due non erano estranei l' uno all' altra. Si erano già incontrati e avevano stretto una sorta di amicizia? Se diamo per buona la congettura, va da sé che qualche traccia delle loro frequentazioni dovrebbe trovarsi. Invece non si trova: non una telefonata, non un sms.

Ergo si conclude che tra l' uomo e l' adolescente non vi erano rapporti tali da indurre lei a non rifiutare un passaggio sull' autocarro Iveco, che non è suggestivo quanto una Jaguar. Chiaro fin qui?

Ciò detto, come si giustifica che Bossetti sia riuscito da solo a caricare la fanciulla con la forza sul proprio mezzo e a condurla in un campo (percorrendo vari chilometri) evitando una sua ribellione difficilmente contenibile, posto che egli era intento alla guida? Il muratore era un muratore, non un incantatore di serpenti o un seduttore irresistibile. Questi aspetti del problema sono stati trascurati dalla dottoressa Ruggeri.

Quindi si apre un buco logico che fa traballare l' intero impianto accusatorio basato soltanto sul Dna e su ragionamenti non strampalati, ma non supportati da elementi probatori persuasivi. La pm non ha riflettuto che omicidi di questo tipo normalmente sono commessi da un gruppo e non da un singolo individuo? Per bloccare e caricare un ragazza atletica (non una bimba) serve essere almeno in tre persone, presumendo che una stia al volante e altre due la immobilizzino. Altrimenti l' impresa criminale è irrealizzabile. Se poi si tiene conto che Yara è stata trascinata in campagna, seviziata e uccisa da un uomo, è fatale chiedersi come questo sia accaduto. Una fanciulla non è un pupazzo che porti di qua e di là per i fatti tuoi quasi che fosse una bambola.

Tutti interrogativi sui cui la requisitoria sorvola, preferendo addentrarsi in questioni riguardanti la famiglia del presunto assassino, la propensione di questi a mentire, il suo carattere bizzarro, come se vi fosse una stretta attinenza tra il comportamento abituale di un soggetto e la morte violenta di una ragazzina perbene e dall' esistenza impeccabile.

Faccio poi notare che la pm ha sostenuto un concetto stravagante: Bossetti al momento di essere arrestato nel cantiere dove lavorava, constatata la presenza dei carabinieri, avrebbe cercato di fuggire nella consapevolezza di essere l' omicida e quindi ricercato.

Una insensatezza. Difatti egli era sul tetto di un edificio e non sarebbe stato in grado, neppure volendolo, di superare l' accerchiamento dei militari. L' accusato era solo stordito e intimorito, come si evince dalle immagini televisive.
Non ha dato assolutamente l' impressione di voler scappare. Scappare dove? Era assediato.

Infine una constatazione amara. I bambini di Bossetti sono stati trattati con crudeltà: figli di un assassino, figli di una fedifraga (i suoi presunti amanti interrogati in aula), nipoti di una nonna che tradiva regolarmente il marito e di un nonno cornuto. Tutto questo, materia istruttoria. Una vergogna. È stato fatto strame di povera gente e di poveri scolari che oggi sono additati in paese quali appartenenti a una progenie infame. Un processo del genere è una novità respingente.

Vittorio Feltri

http://www.liberoquotidiano.it/news/ita ... rasio.html

Re: Il caso di Yara Gambirasio

19/05/2016, 22:42

19 mag 2016 16:07
BOSSETTI, ULTIMO ATTO - TELESE: “IN DODICI ORE DI REQUISITORIA, LA PM RUGGERI HA RIPETUTO TUTTO QUELLO CHE CI HA GIÀ FATTO SENTIRE - QUANDO SI DIRADA LA NUVOLA DELLE SUE PAROLE SCOPRI CHE MANCA IL MOVENTE, IL LUOGO DEL RAPIMENTO E IL LUOGO DEL DELITTO...”

Telese: “Anche in dodici ore può esserci una autentica perla: ‘Bossetti non si è dimostrato collaborativo con le indagini’. Accusato di omicidio, e dichiarandosi innocente, come avrebbe potuto essere collaborativo? Quando la nuvola delle parole si dirada resta il sospetto che la pm bergamasca stia processando Bossetti. Ma anche se stessa”... -


Continua qui:
Source: luca telese analizza le 12 ore...ro massimo bossetti - Cronache

Re: Il caso di Yara Gambirasio

26/05/2016, 22:27

giovedì 26 maggio 2016

Caso Bossetti: il vero nome di ignotouno è Calliphora vicina... non Massimo Bossetti

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Questa mosca potrebbe essere il famoso "Ignotouno"
Articolo di Annika

Sebbene si sia tentato in mille modi di trovare la prova inconfutabile che Massimo Bossetti abbia davvero ucciso Yara Gambirasio la sera del 26 Novembre 2010, tale prova non è mai venuta a galla né nel corso delle indagini, né del processo a suo carico. L'unico indizio che in qualche modo potrebbe ricondurre a lui è rappresentato da una micro traccia di DNA - monca del suo mitocondriale - rilevata presumibilmente sull'elastico delle mutandine di Yara.

Poco sembra importare che al mondo non esista una singola pubblicazione scientifica che documenti la presenza di una traccia forense di DEPOSITO DIRETTO priva di mtDNA, o di una traccia forense resistente alla colonizzazione batterica di un corpo deposto direttamente sul terreno ed esposto all'esterno ad una serie impervia di intemperie e ad abbondante bagnato/umido, o di una traccia forense per cui l'accertamento del fluido biologico d'origine si sia rivelato impossibile. Come poco sembra importare che esista invece ampia letteratura scientifica che provi l'impossibilità chimica di creare un hydrogen bonding (dipole-dipole) tra un liquido biologico organico contenente DNA e una fibra non organica quale l'elastico di una mutandina. Incredibilmente di queste importanti risposte poco importa.

Il DNA di Massimo Bossetti è stato rilevato sull'elastico delle mutandine di Yara e tanto è bastato per un arresto alla Spaghetti Western, ciak si gira Lo Chiamavano Il Favola, oltre che per assicurargli una cella d'isolamento per mesi e mesi ancora prima dell'inizio del processo. E infine, davvero poco importa, anzi non importa affatto, che nonostante l'accusa infamante, le maldicenze su sua mamma e su sua moglie, il diffamante strombazzamento mediatico, la morte del padre che gli si è detto non essere suo padre, Bossetti abbia continuato a gridare la sua innocenza.

Mi chiedo come mai tra tanti giornalisti, opinionisti ed esperti che hanno scritto e discusso del caso Gambirasio, nessuno si sia chiesto come sia possibile che tale traccia di natura biologica inesistente (letteralmente inesistente in natura perché se esistesse il RIS avrebbe scoperto di cosa si trattava piuttosto che esaurirla a furia di prove e controprove dall'esito nullo), possa al contempo contenere un DNA talmente ben conservato da rivelare un profilo genetico completo e di ottima qualità. E questo me lo chiedo con lo stesso stupore e la stessa curiosità con cui mi chiesi, a suo tempo, come fosse possibile che ai tanti esperti italiani di scienze forensi fossero sfuggite le sottili implicazioni di una Semenogelina positiva presente nel caso Rea.

Proprio come nel caso Rea, anche di fronte all'arresto di Massimo Bossetti l'opinione pubblica si è spaccata. Da una parte quella più numerosa, i colpevolisti certi che il DNA di Bossetti sull'elastico delle mutandine di Yara provi un sicuro suo coinvolgimento nella vicenda e quindi, molto probabilmente, la totale colpevolezza dell'uomo. Dall'altra quella più scarna, gli innocentisti che ricordano come in Italia un qualunque indagato sia da considerare innocente sino al termine dei tre gradi di giudizio e che comunque nulla lega Bossetti alla vicenda... tranne un DNA di origine incerta, monco di mtDNA (mitocondriale) e analizzato con kit scaduti.

Possibile, però, che tra i giornali, i settimanali, le trasmissioni televisive basate esclusivamente su opinioni più o meno fondate (ma pur sempre opinioni)... e le riviste scientifiche che non sono schierate a favore dell'accusa o della difesa, visto che si limitano allo status quo dei fatti scientifici oggettivi, queste ultime sembrino non interessare neanche gli esperti in materia che dovrebbero, almeno una volta all'anno, tenersi aggiornati? Non sarà forse la lettura più avvincente del mondo, ma se un uomo viene sbattuto in galera accusato di un crimine atroce proprio mentre la sua intera famiglia è diffamata oltre l'indecente... e mentre un paio di hacker si danno pacche sulle spalle... com'è possibile non approfondire oltre su quello strano DNA invece di limitarsi a prendere una parte tra chi accusa l'accusa, chi difende la difesa e chi fa l'esatto contrario?

Non so perché nessuno ne abbia mai parlato, perché si sia detto che non c'è spiegazione scientifica a un Dna monco del suo mitocondriale, anche a processo, ma io mi sento in dovere di scrivere quanto segue, se non altro per chi a certi giornali scientifici non ha accesso, non parla bene l'Inglese o si occupa di tutt'altro ed è tagliato fuori dalla moltitudine di informazioni che le riviste scientifiche offrono in campo forense. Non si tratta né di opinioni soggettive né di informazioni rubacchiate a destra e manca tra algoritmi di 1 e 0, né di pettegolezzi vari su argomenti che in realtà non si conoscono né si capiscono. Si tratta di fatti puri e semplici, frutto di anni (almeno 7 ad essere esatti) di ricerca scientifica internazionale testata, provata, riprovata, accertata e pubblicata su numerose riviste scientifiche in decine di articoli da centinaia di autori di tutto il mondo. Si tratta di raccontare una verità scientifica nascosta sotto un angolo di tappeto nella speranza che nessuno la trovi. Vi avverto: l'argomento è piuttosto disgustoso e, ma non troppo, tecnico, per cui cercherò di limitarmi a un assaggio della materia, fornendo abbastanza referenze a chi volesse saperne di più.

Nel 2009, la Dr Annalisa Durdle, PhD e forensic scientist per il dipartimento di servizi forensi della polizia dello stato di Victoria, Australia, specializzata nel recovery del DNA evidence nei major crimes, si accorge che nella scena criminis i conti delle tracce forensi spesso non tornano. Ricerca, analizza e pubblica:

The transfer of human DNA by Lucilia cuprina (Meigen) (Diptera: Calliphoridae), Durdle et al 2009

Durdle scopre che parte del DNA umano terzo rilevato sul cadavere di una scena criminis può non esservi stato depositato per contatto diretto da un assassino o un aggressore ma, tenetevi forte, da una banalissima mosca colonizza-cadaveri. Durdle comincia i suoi studi dalla Lucilia cuprina ma, come vedremo in seguito, anche la Calliphora vicina (ricordate la mosca del caso Rea?) fa esattamente la stessa cosa. Ovvero, le mosche volano e, entro un raggio di qualche chilometro, si posano su tutto. E le mosche si nutrono. Tra tante cose si nutrono di cibo di cani e gatti lasciato dai padroni nelle ciotole; si nutrono di spazzatura e animali morti, che si tratti di carcasse al macello o uccelli, ratti e quant'altro. Ma tra le cose che preferiscono di più ci sono i liquidi biologici umani, con lo sperma al primo posto, al secondo il sangue (preferiscono quello secco ma non snobbano quello fresco) e a chiudere la saliva:

The Food Preferences of the Blow Fly Lucilia cuprina Offered Human Blood, Semen and Saliva, and Various Nonhuman Foods Sources, Durdle, Mitchell & van Oorschot 2015

Praticamente, le stesse mosche che poi colonizzano i cadaveri umani sono ghiottissime dei fluidi, pure umani, di persone anche vive (saliva da un mozzicone di sigaretta, sangue da un fazzoletto di carta, sperma da un preservativo). Fluidi che ingeriscono e rigurgitano o depositano sotto forma di "poop" sui cadaveri umani che colonizzano. Il termine scientifico di tali depositi è "artifact". Un artifact di mosca che si sia nutrita di fluidi biologici umani è letteralmente pieno di DNA umano intatto. Non solo. Al termine del suo studio, Durdle scrive: "The DNA from one randomly selected sample containing >0.1 ng from each group was genotyped. The DNA profiles from all samples tested corresponded to the profile of the biological material donor"

Ovvero,

il DNA presente nei campioni di artefacts da lei esaminati ha generato un profilo genetico corrispondente a quello contenuto nel materiale biologico del donatore. Ovvero, non solo le mosche sono in grado di ingerire, conservare al loro interno e poi espellere DNA umano ancora intatto, ma da tale DNA contenuto negli artifacts di mosca è possibile ricavare un profilo genetico completo attribuibile alla persona a cui originariamente apparteneva il liquido biologico di cui la mosca si è nutrita prima di colonizzare il cadavere dove in seguito lo ha depositato, falsamente incriminando un innocente. E conclude: "These findings may provide lawyers with the opportunity to raise doubt in the minds of a jury in regard to DNA evidence", ovvero, l'esito della ricerca può fornire alla difesa l'opportunità di sollevare un dubbio nella mente dei giurati riguardo a una traccia forense di DNA.

Questo nel lontano 2009. Parallelamente nel 2010 un gruppo di studiosi entomologi del Nebraska si occupa dell'interferenza delle mosche (e dei loro beneamati artifacts) in una scena criminis:

Alteration of Expirated Bloodstain Patterns by Calliphora vicina and Lucilia sericata (Diptera: Calliphoridae) Through Ingestion and Deposition of Artifacts, Striman et al 2010

Al termine della prima decade del terzo millennio è ormai accertato: le mosche che colonizzano i cadaveri possono fungere da vettori di trasporto su una scena criminis di DNA umano precedentemente ingerito da depositi biologici umani di persone che nulla hanno a che fare con quel crimine.

Molto più di recente, anche dal freddo Canada arriva la conferma che le scene del crimine non sono mai picture perfect, ma un ammasso confuso di DNA e sangue spesso alterato e trasportato dalle mosche:

Confounding factors of fly artefacts in bloodstain pattern analysis, Langer & Illes 2015

Anche la Germania rafforza tale ricerca, provando che un artifact di mosca depositato di fresco, in analisi forense appare come un'ottima, piccola traccia di liquido biologico umano pieno di DNA umano. Non solo; grazie ai componenti stessi dell'artifact (un conservante tutto naturale!), il DNA umano e la presunta 'traccia biologica' possono resistere fino (attenzione attenzione) a 300 giorni post mosca-deposito:

Blow fly artifacts from blood and putrefaction fluid on various surfaces: a source for forensic STR typing, Kulstein et al 2015

Ma seppure possa essere erroneamente confuso per liquido biologico umano, l'artifact della mosca è un ibrido composto in parte dal liquido biologico, ovvero dal DNA umano, e in parte da materiale organico originario della mosca stessa (non dimentichiamo che si tratta o di vomito, o di poop). Pertanto, un artifact di mosca testerà positivo ad analisi presuntive sull'origine della traccia biologica, ma negativo a test accertativi. Come fare allora per distinguere tra un deposito biologico umano di deposito diretto e un artifact di mosca contenente DNA umano?

Una volta accertato che le mosche trasportano DNA di persone innocenti e ignare sulla scena criminis, Dr Durdle ha studiato in particolare la morfologia specifica degli artifacts, ricercando un modo per distinguere questi ultimi dai depositi diretti (o meglio dai depositi di chi ha personalmente lasciato tracce genetiche sulla vittima o sulla scena criminis tramite deposito diretto):

The Morphology of Fecal and Regurgitation Artifacts Deposited by the Blow Fly Lucilia cuprina Fed a Diet of Human Blood, Durdle et al 2013

The Use of Forensic Tests to Distinguish Blowfly Artifacts from Human Blood, Semen, and Saliva, Durdle et al 2014

Durdle e il suo team scoprono che, a meno di riuscire a distingure morfologicamente un artifact di mosca da un liquido biologico genuino (e nel caso si tratti di artifact di riuscire a comprendere quale liquido la mosca possa aver ingerito, se sangue, sperma o saliva), trascorsi 3 giorni dal deposito dell'artifact della mosca, nessuno dei vari test accertativi dell'origine del fluido biologico - ripeto nessuno, e la Durdle ne testa davvero tanti - è in grado di distinguere un artifact di mosca da un deposito umano.

Presuntivamente, quindi, sono la stessa cosa! Anzi, ancora meglio, NESSUN TEST SARA' IN GRADO DI ACCERTARE L'ORIGINE DEL FLUIDO BIOLOGICO DI PROVENIENZA DEL DNA UMANO CONTENUTO NEL SAMPLE. Non solo. L'artifact della mosca produrrà sempre un DNA umano completo o quasi completo in grado di fornire un profilo genetico certo... di una persona totalmente estranea al delitto!

E adesso traduciamo il tutto in termini 'Yara-Bossetti'. Prendiamo una mosca. Una mosca vola nei suoi giri di qualche km di raggio e si nutre del liquido biologico che Massimo Bossetti ha lasciato su un preservativo usato o su un bicchiere di plastica o su un fazzoletto di carta intriso di sangue perso dal naso (abbiamo visto che secco o fresco non fa differenza). In seguito la mosca, come tante altre mosche nel raggio di qualche chilometro, viene attratta dall'odore del corpo di Yara, arriva a destinazione e si intrufola un po' dovunque vi sia da mangiare. Poi, forse direttamente su una traccia di DNA di Yara già presente o forse dopo essersi nutrita anche del DNA di Yara, fa poop poop poop a ripetizione sull'elastico delle mutandine. E' anche possibile che nelle ultime ore la nostra mosca si fosse nutrita anche di liquido biologico, e pertanto di DNA, di altri malcapitati, il che spiegherebbe la presenza di micro tracce di ulteriore DNA non appartenente né a Yara, né a Bossetti. Et voila', quella strana minuscola traccia di DNA umano misto, di straordinaria conservazione, altamente cellularizzata, di origine impossibile da determinare nonostante i ripetuti test svolti dal RIS, avrebbe potuto resistere alle intemperie, agli enzimi, ai soil nitrogens, al pH alterato della zona industriale (gli artifacts delle mosche, abbiamo visto da Kulstein et al 2015, si conservano intatti fino a 300 giorni post deposito), alle scivolose fibre sintetiche (gli artifacts si appiccicano come colla) e a tutto l'ambaradan di Chignolo d'Isola.

Grazie alla poop della mosca non serve entrare nei dettagli cavillosi del nDNA/mtDNA, meno che mai del mRNA, né in quelli del mancato accertamento dell'origine del liquido biologico o dei discussi tempi di permanenza del DNA all'aperto, e neppure della permanenza di una traccia forense su tessuto sintetico. Non bisogna accedere al sample, né chiedere di riesaminarlo, e né occorre più puntare il dito contro qualcosa (kit scaduti, contaminazione) o qualcuno (lab assistants incompetenti, polizia corrotta, esperti disonesti, pacche sulle spalle tra hackers). Il DNA di Bossetti c'é, é vero, ma è un DNA anomalo dalla composizione "umanamente impossibile" e dalla persistenza contraria alla realtà scientifica di un DNA di deposito naturale.

Come c'è arrivato sulle mutandine di Yara? Semplice, come già in altre major crimes e crime scenes di altri stati della terra, e come dimostrato da tanti studi scientifici inoppugnabili, è stata la mosca.

Davvero? Forse. Di certo è scientificamente impossibile provare il contrario.

Source: Volandocontrovento - il blog d...vicina... non Massimo Bossetti



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Sarà meglio riscrivere il libro invece di perder tempo in TV seduto dietro ad un microscopio ed un modellino che rappresenta il dna

Re: Il caso di Yara Gambirasio

28/05/2016, 21:45

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«Lorusso sotto giuramento ha detto di averla vista, ... Adesso sappiamo che non è vero, ha giurato il falso, per un ufficiale è gravissimo»

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Re: Il caso di Yara Gambirasio

29/05/2016, 13:09

Riporto l'articolo di cui sopra in formato testo.

Telese, perché Bossetti va assolto. Il crollo in aula: mai successo prima

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E alla fine, incredibilmente, arrivarono le lacrime più inaspettate del processo Yara, quelle dell' imputato. Come uno schianto, un crollo, qualcosa che si rompe, un cristallo che si sgretola. Il coordinatore della difesa, Roberto Bianco, seduto al fianco gli porge un fazzoletto, lo rincuora. Nulla. Lui, imbottito di psicofarmaci, sorvegliato a vista in queste ore (dopo le lettere in cui manifestava propositi suicidi) se ne sta con gli occhi stretti come per trattenere i goccioloni, che invece corrono giù senza rimedio, come se non si potesse far nulla, come un rubinetto che perde. Nessuno le avrebbe anche solo immaginate, queste lacrime, sorvegliando durante le interminabili udienze il volto di Massimo Bossetti, marmoreo, imperscrutabile. Mai scalfito dalle emozioni in questi lunghi mesi, tranne due volte in cui era stato preso dall' ira. Ma dolore e commozione, quelli fino a ieri mai. È vero che un processo è sempre un viaggio, e che ieri a Bergamo si avvertiva il dramma della fine che sta per arrivare. È qualcosa nell' aria, qualcosa di impalpabile. Ormai qui si conoscono tutti, sembra quasi una riunione di famiglia, ecco Marita, vedi dove si è seduta oggi Laura Letizia, e quelli sono i bossettiani, quelle le studentesse di giurisprudenza diventate innocentiste, quello il vicino di Brembate che prende sempre appunti, quelle le signore milanesi appassionate di gialli. Vero, ma di mezzo c' è il cadavere di una bimba, e ora anche la vita di un uomo sul filo, la sua libertà a rischio. Si sorride, in Aula, sì: ma con la premonizione del dramma, e con l' orologio interiore di ognuno che scandisce il grande conto alla rovescia.

Forse Bossetti non rivedrà più i suoi figli da cittadino libero, penso mente Paolo Camporini parla. E deve averlo immaginato anche lui, se è vero che quando l' avvocato tratteggia le biografie che non si incrociano mai, quella dell' operaio e quella di Yara, e quando dipinge l' acquarello felice del ritorno a casa, dai suoi bambini, "Massi" alla fine crolla. Lacrime silenziose, salate e amarissime. Benvenuti in questo processo che finisce come una crociera in cui si brinda e insieme si paventa il naufragio. Qualunque sentenza arrivi, qualcuno si farà male, forse tutti. La difesa lo sa, ma ieri anche l' accusa cominciava a capirlo.

E dire che la mattina era iniziata così: Bossetti come sempre al suo posto, nell' aula di Bergamo, in polo a maniche corte. A prima vista granitico, come sempre. Solo la demenzialità e la fame di notizie della nostra categoria può trasformare in un titolo per i contenitori della mattina un passaggio offerto alla moglie dall' investigatore Ezio Denti: «Marita arriva in Porsche».
La grande accusatrice Letizia Ruggeri, invece, è lì vagamente cotonata, soffre e sbuffa, sul banco, per le accuse che le piovono sulla testa, durante la durissimo e sorprendente esordio di Claudio Salvagni: deve attendere le repliche a denti stretti. Una arringa come il bombardamento di un B52. Salvagni si appassiona, va all' attacco, accusa: «Questa inchiesta è una follia! Una follia!». Ha messo tutto il cuore, nel suo j' accuse contro le tante falle dell' indagine, ha raccontato anche i dilemmi del collegio di difesa, i dubbi, il percorso consapevole che ha portato i difensori di Bossetti alla loro battaglia: «Sono padre di una ragazza, mi sono fatto tutte le domande: se avessimo trovato un solo elemento di colpevolezza, sia io che i miei colleghi avremmo abbandonato la difesa». Pausa: «Qui lavoriamo tutti gratis, non ci importa di diventare famosi, crediamo all' innocenza di un uomo».

Quando c' è la prima interruzione è come se suonasse il gong di un incontro di pugilato. Salvagni si alza, si gira, si toglie la toga. Ha la camicia azzurra di cotone ritorto metà celeste e metà blu scuro, perché zuppa di sudore. L' aula è gremita come sempre, anzi di più: c' è la fila fuori, per prendere il posto di chi esce. Salvagni sceglie una formula efficace: mettere in fila tutti gli episodi incongruenti, tutte le accuse cadute perché non hanno retto in dibattimento, illustrarne la debolezza.

Non si dilunga. Ma spiega e demolisce, punta l' indice accusatore: «Sapevate che sulla sabbia comprata da Bossetti quello che stavate suggerendo, che servisse per una sepoltura, non era vero! Lo sapevate, anzi peggio: voi avevate la prova che non fosse così. Avevate l' agenda del direttore dei lavori del cantiere di Bossetti, persino le foto della gettata. Ma - affonda l' avvocato - non l' avreste mai resa nota se non lo avessimo scoperto nel controinterrogatorio del teste. È grave!». Pausa: «Si conoscevano Yara e Bossetti? Non si conoscevano, ci dice il processo». Pausa: «Si sono parlati? Non c' è traccia. Il giorno del rapimento Yara non comunica, nessun messaggio. Si sarebbero incontrati per una coincidenza?».

Mentre Salvagni si indaga i dettagli, l' imputato-iguana, il muratore di Mapello, non mostra le emozioni che rivelerà durante l' arrivo di Camporini. Parlotta con Bianco. Sussurri, brevi commenti. Salvagni diventa un caterpillar: «La calce nei polmoni di Yara non c' è! Non c' era! L' avete messo nell' ordinanza della custodia cautelare, e adesso sappiamo anche noi che non era vero!». Pausa. «E allora perché lo avete fatto? Anche qui vi serviva una suggestione. Poter dire che era stata rapita da qualcuno che lavorava nel mondo dell' edilizia. Invece era solo silicio - aggiunge Salvagni sarcastico - il quarto elemento più diffuso sulla terra! Volevate dirci che era qualcuno che lavorava in cantiere».

Pausa, battuta ad effetto: «Invece avrebbe potuto essere benissimo anche un direttore di banca che ha portato il corpo in un cantiere! Ma a voi serviva quella suggestione». Salvagni e Camporini hanno messo a punto una strategia di attacco chiara. Si dividono in temi, si alternano, portando in Aula i loro diversi carismi, si compensano: uno passionale e duro affilato, l' altro tecnico e riflessivo, concavo.

Per fortuna dell' uditorio, non leggono, seguono un timone che è nelle mani di Bianco: 31 diversi temi, cinque pagine di sommario.
Salvagni e Camporini usano un' immagine: «Avete costruito un puzzle suggestivo, pieno di tasselli. Ma quando una tessera non torna, l' avete buttata via. Ebbene - attacca sarcastico - le celle telefoniche non tornano, la sabbia non torna, le testimonianze, gli orari non tornano: a furia di buttare via quello che non vi serviva nel vostro puzzle non combacia più nulla!». Non torna il famoso video dei furgoni illustrato in Aula dal colonnello Lago: «È stato un pacchetto dono, per tranquillizzare la gente, per avere il mostro, il pedofilo, il mentitore seriale».Non torna la famosa «erba radicata», che serve all' accusa per individuare il campo di Chignolo come luogo del delitto: «Lorusso sotto giuramento ha detto di averla vista, e persino che c' è una foto agli atti. Bene, sapete che non c' è!

Adesso sappiamo che non è vero, ha giurato il falso, per un ufficiale è gravissimo».
Per Salvagni non torna nemmeno l' uso delle intercettazioni: «Avete fatto credere che Bossetti sapesse che quella sera c' era il fango, che si fosse tradito dicendolo alla moglie in carcere. Eppure leggendo la stessa trascrizione sapevate che spiegava a Marita: "Salvagni dice". È una follia, una follia!». Non torna la scena del delitto: «Usando la stessa perizia dell' accusa, vi abbiamo dimostrato che ci sono indizi per dire il corpo è stato manipolato!». Non tornano le perizie autoptiche: «Il corpo è parzialmente mummificato, corificato. Ma, curiosamente, lo è dall' avambraccio in giù, e sul collo, per una porzione di pelle "a V", come se Yara avesse una maglietta. Eppure quando è stata ritrovata indossava la felpa! È stata rivestita. Ma non potete dirlo - aggiunge l' avvocato - perché sapete che Bossetti non avrebbe avuto in tempo di farlo». Non torna l' idea del ritorno sulla scena del delitto: «Secondo voi l' imputato andava lì rischiando di rimanere impanato? Oppure fermava il Daily e poi faceva su e giù con la carriola per coprire il cadavere di sabbia? Dopo quindici giorni?

Non ha senso! Ma vi serviva un' altra suggestione». Non torna l' inclusione sull' osso mandibolare: «È quella più chiara.
Ma la può realizzare un destrorso come Bossetti? A me - scuote la testa Salvagni - pare molto strano, anzi impossibile».
Insomma, in questa aula in cui si ride, si piange e si combatte, ieri per la prima volta si è visto la grana dei due puzzle: quello mediatico del grande racconto, la tesi dell' accusa. E quello delle tante «tessere gettate», le prove processuali che non tornano. Ma quando Camporini spiega lo studio maniacale fatto sugli orari delle telecamere, è una tessera importantissima che inizia a ballare. Se la tesi che vi spiego domani è vera, i conti non tornano più.

Luca Telese

Source: Telese, perché Bossetti va as...a - Italia - Libero Quotidiano

Re: Il caso di Yara Gambirasio

29/05/2016, 19:24

Comunque sinceramente non vedo come possa cavarsela Bossetti.

Per salvare la sua testa (come in qualunque paese civile dovrebbe essere) dovrebbero caderne tantissime a partire da quella del ministro degli interni che quando fu arrestato andò in TV dicendo PRIMA CHE VI FOSSE PROCESSO E QUINDI ACCUSANDO DI FATTO UN INNOCENTE che il colpevole era stato preso.

Dunque se Bossetti fosse assolto LittleAngel andrebbe denunciato per diffamazione ed a cascata tutti gli altri.

Pura utopia :)

Bossetti R.I.P. e buonanotte al secchio.

Re: Il caso di Yara Gambirasio

30/05/2016, 08:50

MaxpoweR ha scritto:Comunque sinceramente non vedo come possa cavarsela Bossetti.

Per salvare la sua testa (come in qualunque paese civile dovrebbe essere) dovrebbero caderne tantissime a partire da quella del ministro degli interni che quando fu arrestato andò in TV dicendo PRIMA CHE VI FOSSE PROCESSO E QUINDI ACCUSANDO DI FATTO UN INNOCENTE che il colpevole era stato preso.

Dunque se Bossetti fosse assolto LittleAngel andrebbe denunciato per diffamazione ed a cascata tutti gli altri.

Pura utopia :)

Bossetti R.I.P. e buonanotte al secchio.


straquoto

nemmeno se si presenta uno che si autoaccusa con tanto di filmato di prova lo salvano Bossetti....

Re: Il caso di Yara Gambirasio

31/05/2016, 23:31

Wolframio ha scritto:Immagine
Barionuuuu ?.......frou froù




[:)]

Non c'è che dire...... La PM rimane sempre un bell'uomo

Re: Il caso di Yara Gambirasio

01/06/2016, 10:33

MaxpoweR ha scritto:Comunque sinceramente non vedo come possa cavarsela Bossetti.

Per salvare la sua testa (come in qualunque paese civile dovrebbe essere) dovrebbero caderne tantissime a partire da quella del ministro degli interni che quando fu arrestato andò in TV dicendo PRIMA CHE VI FOSSE PROCESSO E QUINDI ACCUSANDO DI FATTO UN INNOCENTE che il colpevole era stato preso.

Dunque se Bossetti fosse assolto LittleAngel andrebbe denunciato per diffamazione ed a cascata tutti gli altri.

Pura utopia :)

Bossetti R.I.P. e buonanotte al secchio.



Quindi il prossimo potrebbe essere uno di noi .

uno di quelli che sta scrivendo in questo topic.

Bossetti non va assolutamente abbandonato .


zio ot

Re: Il caso di Yara Gambirasio

01/06/2016, 11:16

ma qui si esagera..
perchè dovrebbero trovare il mio dna
a brembate?
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