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 Oggetto del messaggio: Re: Vittime del Sistema
MessaggioInviato: 28/03/2015, 13:12 
GLI STACCANO L’ACQUA DAVANTI AI SUOI OCCHI: ANZIANO MUORE D’INFARTO DAL DISPIACERE!

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Morto d’infarto davanti agli operai della ‘Girgenti acque’ che gli stavano staccando l’acqua. E’ accaduto a Lucca Sicula, paese dell’agrigentino. La vittima è Salvatore Tafuro, pensionato di 68 anni, che ieri al culmine di una discussione con i due dipendenti che si erano presentati nella sua abitazione, in via Mazzini, per il distacco del contatore, ha accusato un malore accasciandosi a terra.

L’uomo, che era un utente moroso, aveva chiesto una rateizzazione della bolletta alla società. A causa, però, delle difficoltà economiche non sarebbe riuscito a pagare l’ultima rata di ottobre di circa 150 euro. Così quando i due dipendenti si sono presentati a casa sua ha chiesto loro di non staccare la fornitura d’acqua assicurando che avrebbe saldato il proprio debito a novembre. Ne sarebbe nato un diverbio con gli addetti della società idrica e il pensionato, che soffriva di cuore, è stato colto da infarto.

http://www.notiziedalweb.org/anziano-mo ... ato-acqua/



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 Oggetto del messaggio: Re: Vittime del Sistema
MessaggioInviato: 30/03/2015, 15:58 
Pesaro: Casa all'asta per un mutuo di 35 anni fa, coppia di anziani pensionati in lacrime

Banche e finanziarie come sparvieri in picchiata sulla preda. Di fronte ad un debito di 30 milioni di lire (15mila euro) risalente al 1980 e in parte pagato, ora vogliono indietro 200mila euro, ossia il 1000 per cento di ricarico. Ad esser presi di mira sono due anziani pensionati residenti in una casa popolare di Pesaro. Ecco la storia: i coniugi acquistano 35 anni fa, nel 1980, un appartamento a Colbordolo per 30 milioni di lire, pagandolo con un mutuo di pari importo.

Dopo un po’ non ce la fanno a pagare le rate e la banca (la San Paolo) si riprende l’immobile vendendolo all’asta la casa. Che non è stata una cosa rapida visto che ci riescono il 17 febbraio del 2004 per una cifra che non si conosce. Nel frattempo però, quel debito iniziale di 30 milioni di lire non è rimasto tra le sofferenz» della banca San Paolo. E’ stato ‘ceduto’ a circa 16 agenzie finanziarie private che, ad ogni passaggio, hanno cercato di aumentare la pretesa per bussare cassa alla coppia.

La quale non ha saputo più nulla di quella casa venduta all’asta dalla banca o da chi ne aveva titolo fino a quando, qualche settimana fa, si è vista recapitare a casa un atto di pignoramento che gli annunciava il blocco di un conto corrente postale e il pignoramento di un quinto della pensione pari a 70 euro al mese. E questo perché il nuovo creditore di quel mutuo non pagato, a distanza di 35 anni, batte cassa ai pensionati (tenetevi forte) per 200mila euro. Come sia avvenuta questa esplosione del debito rappresenta ancora un mistero, ma c’è un particolare che può spiegare molto: nell’atto di pignoramento i famosi 30 milioni di lire del mutuo originario sono diventati 300 milioni di lire, ossia 150mila euro. E su questa cifra folle e sbagliata, è stato impostato il pignoramento che il 1° aprile verrà esaminato per la prima volta da un giudice.

I coniugi sono corsi dal loro patronato, l’Anmci di Pesaro, chiedendo aiuto per difendersi da un attacco che li ha annichiliti perché ovviamente non hanno quei soldi, non sanno perché dovrebbero pagarli, e non sanno nemmeno quanto ha ricavato la banca con la vendita della loro ex casa di Colbordolo. Sanno solo, perché c’è scritto questo negli atti, che il debito residuo sarebbe di 104 mila a cui aggiungere 28mila euro di interesse, da aumentare di un terzo al momento del pignoramento, tale da raggiungere i 200mila euro.

Spiegavano ieri dal patronato Anmic: «Abbiamo avuto contatti poche ore fa con gli avvocati dell’istituto finanziario per arrivare ad una rinuncia della pretesa creditizia nei confronti di due anziani che hanno pagato 35 anni fa quel debito con la vendita della loro casa. Speriamo di chiudere prima dell’udienza questa storia incredibile».

http://www.crisitaly.org/notizie/pesaro ... n-lacrime/


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 Oggetto del messaggio: Re: Vittime del Sistema
MessaggioInviato: 22/04/2015, 09:00 
Si chiama @hikikomori . E’ considerato il più grande pericolo psico-sociale per la nostra specie.

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Il primo campanello d’allarme ufficiale è suonato una decina di anni fa, nel 2006.

Anche se ne parlavano già alla fine degli anni’80.

E’ accaduto in Giappone, il paese al mondo che più di ogni altra nazione sul pianeta, segue le problematiche sociali della propria popolazioni con grande cura e attenzione e interviene sempre preventivamente.

Così la loro cultura e tradizione.

Le cifre parlano chiaro: in Giappone la disoccupazione è intorno all’1%, i poveri sono lo 0,3% della popolazione, gli indigenti lo 0,7%. Non hanno spese militari, hanno il più grande disavanzo pubblico del pianeta (equivalente a circa -235%) e sono la seconda potenza economica della Terra come produzione di ricchezza, pari al quintuplo di quella italiana; il più alto tasso di longevità (87 anni per le femmine e 82 per i maschi) il più basso tasso di natalità -record che condivide con l’Italia- e il più alto tasso di suicidi, circa 3.500 all’anno.
Uno studio dell’istituto di sociologia dell’università di Tokyo, finanziato dalla fondazione studi sociali dell’imperatore, nel 2006 evidenziò e coniò il neologismo che oggi terrorizza il Giappone: “hikikomori”.
E’ una parola che agli italiani non dice nulla, ma molto presto, purtroppo, diventerà un termine familiare

Non soltanto è finito su wikipedia, ma una richiesta ufficiale del Giappone è arrivata prima all’Onu e poi come domanda formale all’Oms, perchè venga rubricata sotto la voce “potenziale piaga sociale che può annicchilire intere nazioni”.

Ecco come wikipedia declina il termine:


“Hikikomori (引きこもり? letteralmente “stare in disparte, isolarsi”,[1] dalle parole hiku “tirare” e komoru “ritirarsi”[2]) è un termine giapponese usato per riferirsi a coloro che hanno scelto di ritirarsi dalla vita sociale, spesso cercando livelli estremi di isolamento e confinamento. Tali scelte sono causate da fattori personali e sociali di varia natura. Tra questi, la particolarità del contesto familiare in Giappone, caratterizzato dalla mancanza di una figura paterna e da un’eccessiva protettività materna, la grande pressione della società giapponese verso autorealizzazione e successo personale, cui l’individuo viene sottoposto fin dall’adolescenza. Il terminehikikomori si riferisce sia al fenomeno sociale in generale, sia a coloro che appartengono a questo gruppo sociale.

Il percorso terapeutico, che può durare da pochi mesi a diversi anni, consiste nel trattare la condizione come un disturbo mentale (con sedute di psicoterapia e assunzione di psicofarmaci) oppure come problema disocializzazione, stabilendo un contatto con i soggetti colpiti e cercando di migliorarne la capacità di interagire. Il fenomeno, già presente in Giappone dalla seconda metà degli anni ottanta, ha incominciato a diffondersi negli anni duemila anche negli Stati Uniti e in Europa


Dal 2009, in seguito all’uso massiccio di facebook e al dominio della comunicazione virtuale via web al posto di quella umana carnale nella vita reale, il fenomeno ha iniziato ad assumere chiari segnali di patologia sociale. In Giappone, il hikikomori, è aumentato dal 2009 al 2014 del 356%. E’ aumentato anche in Europa. Non esistono ancora dati ufficiali per quanto riguarda l’Italia, forse nessuno se ne occupa. Purtroppo, siamo in uno spaventoso ritardo culturale, sociale, imprenditoriale. Questo tipo di studi dovrebbe far parte al primo posto nella annuale legge di stabilità sotto la voce “ricerca e innovazione” come misura preventiva.
Secondo me, bisognerebbe cominciare a parlarne e ad alzare il livello dell’attenzione, prima che sia troppo tardi

Lo fa da tempo il più famoso romanziere giapponese, Murakami.

I suoi racconti, infatti, al di là dei paesaggi socio-onirici che lui crea, hanno tutti in comune un aspetto caratteristico: i giovani protagonisti, sia maschi che femmine, sono sempre soli, vivono da soli, se possono non escono di casa.

Sono, per l’appunto, vittime inconsapevoli del hikikomori.

Una decina di giorni fa, la giornalista Lidia Baratta, ha pubblicato sul quotidiano on-line linkiesta, un reportage proprio su questo tema, visto che in questi giorni sia l’Onu che l’Oms che l’Unicef se ne sta occupando con enorme preoccupazione

Ecco il suo pezzo e il link di riferimento:http://www.linkiesta.it/hikikomori-italia

Controllare il profilo Facebook in piena notte, rinunciare a un aperitivo per restare a chattare. Anche Internet, come l’alcol o la droga, può creare dipendenza. Le uscite fuori casa diminuiscono fino a sparire, le ore davanti a uno schermo aumentano. In Giappone, dove ne hanno contati più di un milione, gli adolescenti ritirati sociali che sostituiscono i rapporti diretti con quelli mediati da Internet si chiamano “hikikomori”. Da noi dati certi non ne esistono. Le ultime rilevazioni parlano di 240mila under 16, ma gli esperti dicono che anche in Italia gli autoreclusi dipendenti dalla Rete sono in continuo aumento.


La finestra di una chat è molto più sicura e controllabile di un bar in centro all’ora dell’aperitivo. Puoi decidere quando aprirla, selezionare cosa mostrare di te ed essere brillante al momento giusto, senza essere colto impreparato. La casa diventa un bunker dove creare il proprio spazio protetto. E il computer connesso è l’unica porta verso il mondo esterno per comunicare senza esporsi troppo.


«Stiamo registrando una crescita delle persone che si rivolgono a noi», spiega Valentina Di Liberto, sociologa e presidente dellaCooperativa Hikikomori di Milano. «Soprattutto perché c’è una maggiore consapevolezza delle dipendenze da Internet, in particolar modo da parte degli insegnanti».


L’autoreclusione parte dalla scuola, vissuta spesso come un allontanamento forzato dal mondo del Web. Suonata la campanella, non c’è altra attività che il ritiro in camera davanti a uno schermo. «Prima ci si ritira dalla scuola, poi dalla scena sociale», spiega Matteo Lancini, psicologo e psicoterapeuta presidente della cooperativa sociale Minotauro, specializzata nei disturbi adolescenziali. Anche qui, negli ultimi anni, le cure di adolescenti ritirati sociali e dipendenti dalla Rete sono in continuo aumento. «Di solito l’abbandono scolastico avviene nel biennio delle superiori, ma negli ultimi tempi viene anticipato anche alle medie», precisa Lancini. Si comincia con mal di pancia e mal di testa, per poi scoprire che sono solo sintomi fisici per sfuggire da un ambiente scolastico vissuto come un incubo. E in Italia il tasso di abbandono scolastico è ben sopra la media europea: tra il 2011 e il 2014, 167mila ragazzi hanno rinunciato al diploma.


Ritiro sociale e dipendenza da Internet sono spesso interconnessi e si sostengono reciprocamente. Dove sorge la dipendenza, aumenta il ritiro sociale. Dove c’è il ritiro sociale, aumenta l’uso della Rete come valvola di sfogo. Anche se, come Lancini precisa nel suo libroAdolescenti Navigati, «non tutti i ritirati sociali riescono ad accedere alle esperienze offerte dalla rete».


Un campanello d’allarme è il restare connessi in Rete durante la notte. «Questi ragazzi», spiega Valentina Di Liberto, «spesso invertono il ritmo circadiano, restando svegli la notte e dormendo il giorno, cominciando via via a evitare le relazioni reali, lo sport o altre attività all’aperto». Reclusi nelle loro stanze, frequentano il resto della casa quando tutti dormono. Per procurarsi del cibo, o solo delle sigarette. Poi tornano nell’incubatrice virtuale, dove tutto è più semplice e confortevole. «Non c’è un confronto diretto, non c’è un impatto emotivo né i giudizi, spesso spietati, dei compagni di classe», spiega Di Liberto. Tutto in Rete sembra sotto controllo. «Ci si può scollegare quando si vuole, decidere con chi connettersi, gestire la comunicazione. C’è una forte sensazione di controlloche non c’è invece nella vita reale».


Le modalità di dipendenza dalla Rete sono diverse, in realtà. C’è chi mantiene le relazioni solo online, chi usa i videogiochi senza alcun contatto, chi naviga solitario alla ricerca di informazioni. Qualcuno degli hikikomori, raccontano gli esperti, arriva a rispondere solo se viene chiamato con il nickname che usa in Rete e non con il vero nome. C’è chi si rinchiude per mesi, chi per anni.


Tamaki Saito è stato il primo psicoterapeuta a studiare il disturbo di Hikikomori, evidenziando anche alcune analogie tra i ragazzi giapponesi e i cosiddetti “mammoni italiani”. «Una delle caratteristiche degli hikikomori è lo stretto rapporto con una madre iperprotettiva», spiega Valentina Di Liberto. L’iperprotezione può rendere il figlio narcisista e fragile allo stesso tempo. Se la realtà non coincide con la sua idea di perfezione, c’è il rischio del rifiuto e del ritiro.


Spesso si parte da una sensazione di vergogna e inadeguatezza per il proprio corpo, che porta anche a creare identità diverse da se stessi in Rete. «Su Internet si diventa aggressivi o trasgressivi, al contrario di quello che si è nella realtà», racconta Valentina Di Liberto, «incanalando le emozioni represse che non si usano nella vita reale. Si costruiscono personaggi che hanno anche connotati fisici diversi da quelli della realtà».Ragazzi tanto silenziosi nel mondo reale, quanto disinibiti in quello virtuale. Come Lucia, 13 anni, che viene scoperta dalla nonna davanti al suo portatile mentre fotografa e posta in Rete l’unica parte secondo lei accettabile del suo corpo. O come Stefano, pacato e timido dal vivo, che diventa violento quando entra nel personaggio di un videogioco.


Ma se la Rete «diventa la difesa che la mente sceglie di utilizzare», spiega Lancini nel suo libro, «significa innanzitutto che l’adolescente sta cercando di non cedere a un dolore che, per qualità e intensità potrebbe risultare inaccessibile». E in questo caso, rispetto a chi si aliena anche dalla Rete, Internet è un’àncora di salvezza. La Rete non è la causa del ritiro dalla realtà, ma un tentativo estremo di restare agganciati al mondo esterno, dice Lancini. Non a caso, c’è chi, navigatore solitario senza contatti, comincia a guarire proprio aprendo un profilo su Facebook.«I rischi più grandi da cui si salva un ragazzo immerso nella Rete e ritirato socialmente possono essere dunque il suicidio e il break down psicotico, ovvero la perdita della speranza di riuscire a costruirsi un’identità e un ruolo sociale presentabili al mondo esterno».



E spesso proprio dalla Rete comincia la cura per i ritirati sociali. Che per definizione non vogliono incontrare nessuno, tantomeno uno psicologo stipendiato dai genitori. Non esiste un approccio univoco. Alla cooperativa Hikikomori di Milano si fanno sedute di psicoterapia individuale o di gruppo, e il Comune ha finanziato fino a giugno anche un laboratorio di consulenza gratuita per otto adolescenti con dipendenze da internet e dai videogiochi che include la consulenza ai genitori. Anche la cooperativa Minotauro ha un consultorio gratuito per chi non può permettersi sedute di psicoterapia per i propri figli adolescenti in crisi. Le dipendenze da Internet, spiega Lancini, non vengono trattate con un approccio di disintossicazione, sottraendo smartphone, router e pc. Si parte spesso dai genitori, per arrivare ai figli anche dopo molti mesi. E il primo contatto, anche con lo psicologo, molto spesso avviene in chat.

Ma Lidia Baratta non è la prima a parlarne.

Il primo articolo sull’argomento (è considerato il primo in Europa) è stato scritto da una giovane truccatrice italiana che se ne è andata a vivere a Londra dove lavora come make up artist. Si chiama Rosita Baiamonte e il suo pezzo risale al 1 Marzo del 2013, ben venticinque mesi fa, apparso sul suo sito/blog che si chiama “abattoir”.

Lo trovo un pezzo interessante. Un esempio sullo stato di salute del nostro paese, sempre ghettizzato e distratto, a parlare solo e soltanto di danaro e di partiti politici. La Baiamonte, allora, ci aveva provato con più articoli, ma vista la totale indifferenza del pubblico, ha poi lasciato perdere. Rimane il suo accredito, che io le riconosco, per essere stata la prima curiosa ad affrontare l’argomento in lingua italiana.

Ecco il suo articolo di allora con relativo link

http://www.abattoir.it/2012/03/01/hikik ... issolvo-2/



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 Oggetto del messaggio: Re: Vittime del Sistema
MessaggioInviato: 22/04/2015, 14:47 
Atlanticus81 ha scritto:
Si chiama @hikikomori . E’ considerato il più grande pericolo psico-sociale per la nostra specie.


di tutta questa analisi c'è un unica cosa che mi lascia perplesso:

"Ma se la Rete «diventa la difesa che la mente sceglie di utilizzare», spiega Lancini nel suo libro, «significa innanzitutto che l’adolescente sta cercando di non cedere a un dolore che, per qualità e intensità potrebbe risultare inaccessibile». E in questo caso, rispetto a chi si aliena anche dalla Rete, Internet è un’àncora di salvezza."

io c'ho 33 anni e sono stato adolescente quando internet non c'era ma sono ancora vivo, e come me tutti quelli che hanno la mia età o più anni... un ragazzo di 13 anni di oggi secondo me per molti aspetti è molto facilitato rispetto ad un coetaneo già degli anno 70, a quei tempi a scuola mi pare ci fossero ancora le punizioni fisiche (e mi sa pure a casa...).

andando ancora più indietro, chi è stato adolescente in periodo di guerra o nel dopo-guerra si sarà trovato in una situazione davvero difficile. mio padre a 13 anni già lavorava nei campi da un paio di anni, la mattina non c'aveva chi gli preparava la colazione (colazione?! see, magari!) eppure è sopravvissuto.

mi pare che il problema dipenda proprio dal fatto che oggi ci si trova "la minestra pronta ed il letto fatto" senza doversi impegnare un minimo per avere qualcosa...



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 Oggetto del messaggio: Re: Vittime del Sistema
MessaggioInviato: 22/04/2015, 16:45 
Jobs act, il call center licenzia 186 persone a Milano e assume al Sud con le nuove agevolazioni

Chiudere lo stabilimento alle porte di Milano, mandare a casa 186 persone e nel frattempo assumerne altre fra Roma e la Calabria approfittando delle agevolazioni previste dalle nuove norme inserite nel Jobs act. Ottenendo così un doppio risultato: prendere giovani con contratti meno costosi e più flessibili e ottenere gli sgravi fiscali del governo. La denuncia arriva dalle categorie del settore comunicazione di Cgil, Cisl e Uil.

La storia arriva da Cinisello Balsamo e l’azienda è la Call&Call Milano srl, un call center che si occupa dei servizi di customer care per tre importanti società finanziarie e bancarie italiane: Ing Direct, Agos Ducato e Fiditalia. Il gruppo Call&Call nasce nel 2002 proprio a Cinisello (dove tuttora risiede la holding): da qui la società si espande su tutto il territorio nazionale e oggi ha in tutto 2.500 dipendenti e fattura 57 milioni all’anno, come si legge sul sito della stessa società. Solo che il 10 aprile scorso il consiglio di amministrazione dell’azienda ha aperto la procedura di licenziamento collettivo per la chiusura del sito.

Già da luglio il personale di Cinisello era in contratto di solidarietà di tipo difensivo, riuscendo così a evitare il licenziamento di 41 persone. «Ma con una mossa spregiudicata — dice Sara Rubino (Slc Cgil) — la proprietà, senza aver mai comunicato le difficoltà legate alla gestione del contratto di solidarietà, ha dirottato parte del flusso di lavoro su altre sedi del gruppo, anche assumendo nuovo personale con il contratto a tutele crescenti e senza averci dato risposte rispetto a ciò che già vedevamo e di cui chiedevamo informazioni».

Ma come fa un’impresa che attiva la legge 223, cioè la procedura per i licenziamenti collettivi, ad assumere contemporaneamente nuovi lavoratori in altre zone d’Italia? «Il sistema sta in piedi perché Call&Call ha costituito più società, come in un gioco di scatole cinesi: c’è Call&Call Milano srl, Call&Call La Spezia srl, Call&Call Lokroi srl», spiega Adriano Gnani (Uilcom Uil). Quindi quella milanese può risultare effettivamente in crisi, a differenza di quella di Roma, o di Locri, o della Spezia. La perdita annuale su Cinisello sarebbe di 500mila euro: «Colpa dei costi eccessivi del lavoro, secondo l’azienda. Questo nonostante lo stipendio medio degli operatori sia sui 1.200 euro mensili, che però con i nuovi assunti possono scendere a 1.000».

La versione della holding è che «negli ultimi anni ci sono state perdite di esercizio significative non più sostenibili a seguito di un calo delle commesse e in presenza di costi generali incompatibili con il nuovo contesto di mercato, soprattutto per una fra le pochissime imprese del settore che ha scelto di non spostare lavoro italiano in offshoring e, dunque, non ha potuto mediare l’incidenza del costo del lavoro ricorrendo alla delocalizzazione. Da qui la necessità non più rinviabile di attivare la procedura di mobilità, trattandosi di una situazione strutturale e non congiunturale». Già lo scorso 10 aprile i lavoratori avevano reagito alla comunicazione con uno sciopero: adesso l’intenzione è trasformare una vertenza locale in una questione che riguardi nel complesso la società.

http://m.repubblica.it/mobile/r/locali/ ... /?ref=fbpe


Alle prossime elezioni voglio vedere il PD all'80%... così almeno uscendo di casa e sputando in faccia al primo che passa avrò 8 probabilità su 10 di aver fatto bene!



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 Oggetto del messaggio: Re: Vittime del Sistema
MessaggioInviato: 22/04/2015, 16:48 
Massimo Falciani ha scritto:
io c'ho 33 anni e sono stato adolescente quando internet non c'era ma sono ancora vivo, e come me tutti quelli che hanno la mia età o più anni... un ragazzo di 13 anni di oggi secondo me per molti aspetti è molto facilitato rispetto ad un coetaneo degli anni '70


E' una questione complessa... non credo che le nuove generazioni siano più o meno facilitate rispetto a quelle passate... di certo il mondo è cambiato e con esso la società nel suo insieme.

E onestamente, a mio avviso, sotto molti aspetti, il mondo di oggi è peggiore di quello di ieri...

PS... siamo coetanei...



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 Oggetto del messaggio: Re: Vittime del Sistema
MessaggioInviato: 22/04/2015, 17:13 
Atlanticus81 ha scritto:
Massimo Falciani ha scritto:
io c'ho 33 anni e sono stato adolescente quando internet non c'era ma sono ancora vivo, e come me tutti quelli che hanno la mia età o più anni... un ragazzo di 13 anni di oggi secondo me per molti aspetti è molto facilitato rispetto ad un coetaneo degli anni '70


E' una questione complessa... non credo che le nuove generazioni siano più o meno facilitate rispetto a quelle passate... di certo il mondo è cambiato e con esso la società nel suo insieme.

E onestamente, a mio avviso, sotto molti aspetti, il mondo di oggi è peggiore di quello di ieri...

PS... siamo coetanei...


non so, ho avuto molti compagni di classe alle medie vittime di "soprusi" da parte di ragazzi più grandi che in quel periodo oltre a fare i bulli si dedicavano alla malavita vera e propria (e considera che abito a Firenze che è una mezza isola verde dal punto di vista della criminalità); i compagni hanno avuto parecchie difficoltà nella vita ma sono tutti cresciuti più o meno con le loro gambe, i bulli... alcuni sono morti, alcuni in galera, alcuni sono in centri di riabilitazione.

quindi non era una facile neanche prima per noi. io ho avuto la fortuna di essere un tipo talmente depresso che facevi paura alla gente, siccome credevano che fossi matto (ehh, un pò in un certo senso...!) avevano letteralmente timore di me e mi lasciavano in pace, ma tutti gli altri si sono trovati in situazioni anche pericolose.

concordo comunque che sia una situazione molto complessa.


p.s. avevo capito che sei "giovane" come me ma da come scrivi ti ho sempre immaginato come una specie di saggio maestro della comunicazione, la tua proprietà di linguaggio è degna dei grandi scrittori!



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 Oggetto del messaggio: Re: Vittime del Sistema
MessaggioInviato: 23/04/2015, 11:38 
Io penso che Massimo abbia sicuramente ragione sul fatto che in generale le nuove generazioni siano più facilitate di quelle di ieri. Ma ci sono le eccezioni.


Inoltre questo non è vero per tutti gli aspetti: ieri i laureati erano una manciata, e il lavoro per questi ultimi si trovava non appena terminati gli studi;

anche per gli altri con poca fatica (e nel sistema italico qualche raccomandazione che nella Prima Repubblica avevano tutti) si trovava una sistemazione.

Si poteva persino trovare un lavoro molto ben pagato col solo diploma, lavorando in banca.


E parlo sempre di veri lavori, a tempo indeterminato fin da subito, con paga buona e diritti non ancora smantellati.

Se guardiamo allo sfruttamento odierno dei giovani di questa generazione di cui faccio parte, diventa facile dire chi fossero i fortunati.


Questa è a mio avviso la prima metà del problema: la seconda è il cambiamento nella spinta della società sull' individuo descritta nell' articolo stesso.

Ieri a tutti era richiesto in pratica solo di campare e non diventare un barbone: trovati un lavoro, sposati, fai dei figli e portali al battesimo, comunione e e cresima, il ciclo si ripeterà.

Invece al prossimo giro hanno completamente cambiato le regole:

oggi la spinta sull' individuo al successo inteso proprio nel senso generale e non personale ha superato il limite, quasi potessimo essere tutti calciatori miliardari:

la televisione propone un modello di vita inarrivabile per il 99% delle persone,
un modello che non tiene conto dei pregi e difetti di ognuno ma che pretende che ognuno sia più che umano,
una star con un aspetto fisico da modello da fotografare ogni giorno con tremila selfie anche quando sei al cesso,
i soldi che devi avere non sono più solo quelli per mantenerti, non sono mai abbstanza per comprare macchine, Iphone e altri status symbol sempre migliori da sfoggiare.

Questo modello viene veicolato subdolamente nella pubblicità, dove per rappresentare l' uomo comune in cui dovresti rispecchiarti
e che invece capovolgendo l' assioma implicitamente è quello "giusto" e per riconoscerti in esso sei tu che devi rispecchiarlo,
chiamano modelle e modelli baciati dalla fortuna che non capita a tutti di essere nati così,
li fanno vivere in case progettate da Renzo Piano con dei figli anch' essi bellissimi, persino il cane avrà vinto un concorso di bellezza per poter entrare nello spot.

Prova a comprare solo una rivista su salute e benessere e guarda la copertina: dovresti essere tu? Dovrei essere io? No, è un modello ungherese (nazionalità a caso, ma siamo da quelle parti).

Nemmeno se facessi 3 ore di ginnastica al giorno sarei così, avrei i suoi muscoli ma sopra ci sarebbe sempre la mia faccia e non quella di uno che potrebbe fare il toy boy di Madonna.


Questo è quello che la società pretende oggi, mentre al contempo ti ha tolto tutte le possibilità per poter avere anche solo una vita normale:

oggi viviamo in un Paese in cui tra pochi anni alla morte dei genitori di coloro che hanno oggi venti anni o poco più, sarà un' impresa non ritrovarsi barboni,

non essendoci lavoro e avendo avviato un sistema per cui arrivano a pignorare anche la prima casa se non paghi tasse sempre in aumento anche per chi non ha nulla.


Come dice l' articolo "la differenza tra l' aspettativa di perfezione e la realtà" conduce alla vergogna le persone più deboli.

Io credo che sia questa la causa del problema.

Mi spiace non essere riuscito ad essere più sintetico.

Aztlan



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Per quanto possa essere buia la notte sulla Terra, il sole sorgerà quando è l' ora, e c' è sempre la luce delle stelle per illuminarci nel cammino.

Non spaventiamoci per quando le tenebre caleranno, perchè il momento più buio è sempre prima dell' alba.

Noi siamo al tramonto, la notte è ancora tutta davanti, ma alla fine il sole sorgerà anche stavolta. Quello che cambia, è quello che i suoi raggi illumineranno. Facciamo che domani sotto il Sole ci sia un mondo migliore.
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 Oggetto del messaggio: Re: Vittime del Sistema
MessaggioInviato: 23/04/2015, 14:42 
Aztlan ha scritto:
Inoltre questo non è vero per tutti gli aspetti: ieri i laureati erano una manciata, e il lavoro per questi ultimi si trovava non appena terminati gli studi


per quanto riguarda i laureati erano sì una manciata, ma secondo me erano anche più preparati di oggi.
i tempi standard per laurearsi in molte facoltà va tra gli 8 e i 10 anni (Ingegneria, Fisica ed Architettura le ho avute tutte sott'occhio)

comunque l'articolo postato da Atlanticus mi pare si riferisse agli adolescenti, quindi molto prima dell'età universitaria

Aztlan ha scritto:
Come dice l' articolo "la differenza tra l' aspettativa di perfezione e la realtà" conduce alla vergogna le persone più deboli.

Io credo che sia questa la causa del problema.


riguardo a questo la colpa è delle persone: con me il messaggio "se non sei un superfico deluxe non sei nessuno" mostrato da tv e riviste non ha mai funzionato.

ho sofferto tanto per questo a causa del fatto che da piccolo - dai 13 ai 19 - in alcuni periodi mi sono ritrovato circondato solo da ebeti (unici argomenti: calcio, discoteca, donne/uomini, scopare) e siccome non ero fico, odiavo/odio il calcio e la discoteca ero sempre solo...

la mia perseveranza nell'essere me stesso, oggi, mi consente di rifarmi di tutto con anche gli interessi!

il voler seguire o meno la massa come pecoroni non dipende dal periodo storico, dipende dalle volontà dei singoli individui, altrimenti credo che nessuno di noi sarebbe qui sul Forum oggi ma saremmo magari sul forum della gazzetta dello sport a commentare l'ultimo gol tizio o caio



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 Oggetto del messaggio: Re: Vittime del Sistema
MessaggioInviato: 24/04/2015, 15:44 
Sul tuo ragionamento non ci piove!


Anche con me l' omologazione non ha mai funzionato, e direi così per tutti noi qui dentro.

Scegliere se essere un uomo o una pecora dipende dalle persone, e a questo mondo è una delle prime scelte che si fanno, io penso già da piccoli confrontandosi coi propri compagni.

Ma a spingere nella direzione del gregge è la società.


Senza dubbio i laureati di ieri erano più preparati di oggi, ma questo poi non ha nessuna conseguenza sul piano delle opportunità in quanto il sistema cerca sempre i giovani per poterli sfruttare a lungo.



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 Oggetto del messaggio: Re: Vittime del Sistema
MessaggioInviato: 12/05/2015, 16:18 
Disoccupato e a rischio sfratto, barman 40enne papà di due figli si uccide in casa

Da tempo era senza occupazione e per questo era caduto in una profonda depressione: sarebbero questi i motivi che hanno spinto Carlo Sibilli, 40enne di Gragnano a togliersi la vita. Un dramma del lavoro consumato tra le mura di casa dove l’uomo viveva insieme alla moglie e ai due figli minorenni. Sul posto il personale del 118 proveniente dall’ospedale «San Leonardo» di Castellammare, che però non ha potuto fare altro che constatare il decesso del 40enne. Ad effettuare i rilievi e a ricostruire l’intera vicenda, invece, i carabinieri della stazione di Gragnano. La disperazione dei familiari di Sibilli si è accompagnata per le ore successiva alla tragedia all’incredulità di amici e conoscenti.

http://leggo.it/NEWS/ITALIA/lavoro_grag ... 8904.shtml


E colgo l'occasione per denunciare la pratica oscena indegna di un paese civile con cui avviene il tentativo di recupero del credito da parte degli istituti finanziari, banche e finanziarie, a volte ai limiti della decenza e della legalità, che possono portare veramente in persone fragili a pensare al suicidio...

Recupero crediti, l’esattore pentito: “Ossessionare il debitore paga sempre”

Il racconto di chi ha passato anni a convincere i consumatori a saldare i conti anche con "avvisi per screditare la reputazione, minacce di pignoramenti, pratiche scadute riattivate. Solo per soldi". Da “libero”, ha deciso di denunciare questi meccanismi su un blog

Ha passato gran parte della vita professionale tra gli agenti del recupero crediti, un ambiente che “prima o poi collide con chiunque abbia un’etica”. A lui è successo sei anni fa e ha chiesto di farsi trasferire in una divisione corporate, dove si recuperano mancati pagamenti delle amministrazioni “che un volto, una voce e una famiglia almeno non ce l’hanno”.

E tuttavia la vita dell’esattore, se non sei fatto di pasta di squalo, ti segna nel profondo. Da “libero”, ha deciso di denunciare i meccanismi perversi e violenti del recupero su uno dei blog più frequentati della rete, indebitati.it. E con il nick name Samantha fornisce (gratuitamente) informazioni, consigli, e strumenti di autodifesa ai disperati che cercano aiuto sul web.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/06 ... re/615338/


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 Oggetto del messaggio: Re: Vittime del Sistema
MessaggioInviato: 12/05/2015, 16:30 
Atlanticus81 ha scritto:
Disoccupato e a rischio sfratto, barman 40enne papà di due figli si uccide in casa

Da tempo era senza occupazione e per questo era caduto in una profonda depressione: sarebbero questi i motivi che hanno spinto Carlo Sibilli, 40enne di Gragnano a togliersi la vita. Un dramma del lavoro consumato tra le mura di casa dove l’uomo viveva insieme alla moglie e ai due figli minorenni. Sul posto il personale del 118 proveniente dall’ospedale «San Leonardo» di Castellammare, che però non ha potuto fare altro che constatare il decesso del 40enne. Ad effettuare i rilievi e a ricostruire l’intera vicenda, invece, i carabinieri della stazione di Gragnano. La disperazione dei familiari di Sibilli si è accompagnata per le ore successiva alla tragedia all’incredulità di amici e conoscenti.

http://leggo.it/NEWS/ITALIA/lavoro_grag ... 8904.shtml


E colgo l'occasione per denunciare la pratica oscena indegna di un paese civile con cui avviene il tentativo di recupero del credito da parte degli istituti finanziari, banche e finanziarie, a volte ai limiti della decenza e della legalità, che possono portare veramente in persone fragili a pensare al suicidio...

Recupero crediti, l’esattore pentito: “Ossessionare il debitore paga sempre”

Il racconto di chi ha passato anni a convincere i consumatori a saldare i conti anche con "avvisi per screditare la reputazione, minacce di pignoramenti, pratiche scadute riattivate. Solo per soldi". Da “libero”, ha deciso di denunciare questi meccanismi su un blog

Ha passato gran parte della vita professionale tra gli agenti del recupero crediti, un ambiente che “prima o poi collide con chiunque abbia un’etica”. A lui è successo sei anni fa e ha chiesto di farsi trasferire in una divisione corporate, dove si recuperano mancati pagamenti delle amministrazioni “che un volto, una voce e una famiglia almeno non ce l’hanno”.

E tuttavia la vita dell’esattore, se non sei fatto di pasta di squalo, ti segna nel profondo. Da “libero”, ha deciso di denunciare i meccanismi perversi e violenti del recupero su uno dei blog più frequentati della rete, indebitati.it. E con il nick name Samantha fornisce (gratuitamente) informazioni, consigli, e strumenti di autodifesa ai disperati che cercano aiuto sul web.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/06 ... re/615338/


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mi sono sempre domandato: perchè dal momento che ritieni di non aver più nulla da perdere invece di uccidersi le persone non tentano altri gesti "estremi"?

probabilmente nella maggioranza dei casi queste persone non hanno un'indole violenta e preferiscono sparire piuttosto che sparare, ma trovo strano che nessuno o forse pochissimi abbiano pensato di fare "giustizia" se non tanto per se almeno per gli altri che sono nella stessa situazione.



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MessaggioInviato: 12/05/2015, 16:44 
Magari non vogliono lasciare nei guai i propri famigliari...

[B)]



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MessaggioInviato: 12/05/2015, 16:58 
Atlanticus81 ha scritto:
Magari non vogliono lasciare nei guai i propri famigliari...

[B)]


beh, ma il padre dei due bimbi dell'articolo da te postato ha lasciato 2 orfani, ai quali il trauma resterà.
se per dire entrava in una banca e la rapinava, se anche lo beccavano, lasciava meno problemi e traumi ai parenti, o no?



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MessaggioInviato: 12/05/2015, 17:00 
Massimo Falciani ha scritto:
Aztlan ha scritto:
Inoltre questo non è vero per tutti gli aspetti: ieri i laureati erano una manciata, e il lavoro per questi ultimi si trovava non appena terminati gli studi


per quanto riguarda i laureati erano sì una manciata, ma secondo me erano anche più preparati di oggi.
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comunque l'articolo postato da Atlanticus mi pare si riferisse agli adolescenti, quindi molto prima dell'età universitaria

Aztlan ha scritto:
Come dice l' articolo "la differenza tra l' aspettativa di perfezione e la realtà" conduce alla vergogna le persone più deboli.

Io credo che sia questa la causa del problema.


riguardo a questo la colpa è delle persone: con me il messaggio "se non sei un superfico deluxe non sei nessuno" mostrato da tv e riviste non ha mai funzionato.

ho sofferto tanto per questo a causa del fatto che da piccolo - dai 13 ai 19 - in alcuni periodi mi sono ritrovato circondato solo da ebeti (unici argomenti: calcio, discoteca, donne/uomini, scopare) e siccome non ero fico, odiavo/odio il calcio e la discoteca ero sempre solo...

la mia perseveranza nell'essere me stesso, oggi, mi consente di rifarmi di tutto con anche gli interessi!

il voler seguire o meno la massa come pecoroni non dipende dal periodo storico, dipende dalle volontà dei singoli individui, altrimenti credo che nessuno di noi sarebbe qui sul Forum oggi ma saremmo magari sul forum della gazzetta dello sport a commentare l'ultimo gol tizio o caio


Massimo, con un 15ina di anni in anticipo rispetto a te ho vissuto da adolescente le medesime cose ( disagi) che hai vissuto tu..Anche io come te riluttante alle discoteche e a tutto quello che le mie amiche e amici invece accettavano spesso con passività, tanto per sentirsi nel mucchio..Ho avuto però la fortuna di non essere circondata esclusivamente da ebetini modaioli, e questi amici li ho ancora adesso che siamo anzianotti... [^]
Se non avessimo perseverato ad essere noi stessi probabilmente non ci saremmo ritrovati tutti qui su ufoforum!! [:264] [:o)]



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