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Marziano
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 Oggetto del messaggio: Re: Mr. President Trump
MessaggioInviato: 20/11/2017, 21:17 
In Usa accade di peggio:ricordate le parole del colonnello allo sceriffo?Ignorare il freddo(infatti lui era in canotta mentre c'era ghiaccio e neve),mangiare cose che farebbero vomitare una capra....Dette da un colonnello Usa e non venitemi a dire che non fosse un film realistico(parlo di Rambo,ovviamente).....


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 Oggetto del messaggio: Re: Mr. President Trump
MessaggioInviato: 21/11/2017, 03:46 
Ufologo 555 ha scritto:
... per non combinare ulteriori gravi CASINI in Medio Oriente!

Non direi ufò ...
Penso che la Clinton era la persona più manipolabile possibile per il sistema, non avrebbe alzato un dito senza il consenso dei "padroni del mondo"
Probabilmente sarebbe stata la presindenza più anonima della storia degli USA ...
Quello che mi rende molto sospettoso è il trattamento che hanno riservato a John Podesta, per quale motivo è stato coinvolto?
Perchè gli hanno hackerato l'email? Perchè è stato coinvolto nel pizzagate? Come la Clinton ...
Podesta era quello che spingeva la Clinton a fare le dichiarazioni sugli UFO ...


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 Oggetto del messaggio: Re: Mr. President Trump
MessaggioInviato: 21/11/2017, 19:27 
Corea del Nord

Stupri, abusi e ciclo interrotto, l'orrore di Kim. Ecco come riduce le sue giovani donne soldato.

Stupri, abusi sessuali, aggressioni, schiavitù. La vita delle donne soldato del regime di Kim Jong un è costellata di sofferenze fisiche e psicologiche. Tanto che dopo qualche mese nell'esercito racconta Lee So Yeon in una intervista alla Bbc ripresa da Corriere.it: "La vita era così pesante che quasi tutte noi non avevamo più il ciclo. E in fondo ne eravamo contente". Perché avere le mestruazioni nell'esercito era un problema: niente assorbenti, che non vengono forniti dall'esercito, solo panni sporchi da lavare.

Scappata in Cina prima e in Corea del Sud dopo, l'ex soldatessa, oggi 41enne, racconta di aver dormito su un letto a castello in una stanza con altre 12 donne: "Sudavamo molto, il materasso era fatto di paglia di riso. Non c'era acqua calda, il tubo da cui scendeva l'acqua per fare la doccia arrivava direttamente da un ruscello di montagna. A volte dal tubo passavano anche rane e serpenti".

I bagni poi erano in comune e questo incentivava gli abusi, le aggressioni e le violenze sessuali: "Il comandante della compagnia rimaneva nelle stanze della truppa per ore e violentava le donne che erano sotto il suo comando". Ovviamente, impossibile denunciare.

http://www.liberoquotidiano.it/news/est ... rotto.html


A volte ... scappano! [:107] (Come una volta dalla Germania dell'Est!)



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 Oggetto del messaggio: Re: Mr. President Trump
MessaggioInviato: 21/11/2017, 19:43 
Ah ... Dimenticavo ... [^]



La repressione
Corea del Nord peggio dell'islam radicale: gli ultimi divieti imposti dal regime di Kim Jong-un


"No ad alcool, balli ed ogni altri attività legata all'intrattenimento": tutto vietato in Corea del Nord. Delle limitazioni imposte dal regime comunista di Kim Jong-un dà conto l'intelligence di Seul. I divieti alla vita dei cittadini stanno diventando sempre più numerosi: oltre alle nuove misure, è infatti fortemente limitata la libertà di viaggiare all'estero e le conversazioni tra i cittadini vengono costantemente monitorate, con dure punizioni a chi viene trovato in possesso di notizie che vengono al di fuori dei confini statali.

L'Huffington post riporta quanto ha scritto il Servizio di Intelligence della Corea del Sud in merito alle ultime mosse del regime: "Pyongyang ha vietato qualsiasi tipo di incontro che abbia a che fare col bere, ballare e qualsiasi altra attività legata all'intrattenimento, rafforzando anche il controllo sulla fuoriuscita del paese di qualsiasi tipo di informazione". Questi nuovi divieti seguono di qualche mese la cancellazione del Festival della birra di Pyongyang: le motivazioni ufficiali erano legate ai pericoli legati alla siccità, ora si scoprono le vere (almeno per la Corea del Sud) motivazioni.

http://www.liberoquotidiano.it/news/est ... gyang.html



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 Oggetto del messaggio: Re: Mr. President Trump
MessaggioInviato: 21/11/2017, 21:12 
Io me la prendo coi nordcoreani. Come si fa a subire così da 50 anni senza ribellarsi? Insomma è proprio assurdo che questa gente sia disposta a sottostare a un dittatore del genere che a quanto dicono fa la bella vita alla faccia loro (donne, yacht, feste, champagne etc.) mentre il popolo è alla fame. E' crollato il Comunismo e non crolla la Corea del Nord? Hanno un esercito di oltre 1 milione di uomini su 25 milioni di persone, se si rivoltassero cambierebbero i giochi in una notte.



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 Oggetto del messaggio: Re: Mr. President Trump
MessaggioInviato: 21/11/2017, 21:45 
Io piuttosto me la prendo con la propaganda anti nordcoreana, specialmente se viene da sud corea e dagli USA.

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"Il comandante della compagnia rimaneva nelle stanze della truppa per ore e violentava le donne che erano sotto il suo comando"

[:302] [:302] Ma che era? un toro?



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 Oggetto del messaggio: Re: Mr. President Trump
MessaggioInviato: 21/11/2017, 21:57 
Wolframio ha scritto:
"Il comandante della compagnia rimaneva nelle stanze della truppa per ore e violentava le donne che erano sotto il suo comando"

[:302] [:302] Ma che era? un toro?


Roccoreano :)



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 Oggetto del messaggio: Re: Mr. President Trump
MessaggioInviato: 22/11/2017, 00:19 
sottovento ha scritto:
Io me la prendo coi nordcoreani. Come si fa a subire così da 50 anni senza ribellarsi? Insomma è proprio assurdo che questa gente sia disposta a sottostare a un dittatore del genere che a quanto dicono fa la bella vita alla faccia loro (donne, yacht, feste, champagne etc.) mentre il popolo è alla fame. E' crollato il Comunismo e non crolla la Corea del Nord? Hanno un esercito di oltre 1 milione di uomini su 25 milioni di persone, se si rivoltassero cambierebbero i giochi in una notte.



APPUNTO DICONO.............e te ci credi come ufologo
p.s un porco senza cuore puo' esserci in tutti gli stati, per un comandante maiale non potete condannare tt l'esercito. ah ufo' ma credi che alle soldatesse americane non succeda di essere violentate, anzi penso sia molto peggio solo che e' meglio non dirlo sai loro sn perfetti( ahahahahha). tesoro, fino al 2010 circa se un ufficiale di qls grado toccava per ... una soldatessa veniva fucilato in piazza. ora gli danno 3 anni. l ho scritto pure in precedenza
e qst anche in corea del sud
certo che gli americani , che sono i piu' bellicosi i piu' immorali, i piu' deficienti del mondo se ne inventano di cazza-te
e conoscendo il popolo/ mentalita' coreana la corea del nord e' legata all'isis come la neve e' legata al sole
p.s cmq aroon se n'e' tornato a seul , beato lui, mi faro' raccontare


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 Oggetto del messaggio: Re: Mr. President Trump
MessaggioInviato: 22/11/2017, 14:38 
Cita:
Trump vuole cancellare la neutralità della rete

La Commissione federale per le comunicazioni annuncia un voto per smantellare le regole a tutela degli utenti. Attivisti sul piede di guerra


http://www.lastampa.it/2017/11/21/ester ... agina.html



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 Oggetto del messaggio: Re: Mr. President Trump
MessaggioInviato: 22/11/2017, 16:21 
Record storico

Trump un anno dopo, in tredici Stati Usa è piena occupazione

L’America di Trump, un anno dopo. Dicevano che sarebbe stato un disastro, ma il numero degli occupati in tredici Stati americani al momento supera tutti i record tracciati nelle serie storiche da quarant’anni a questa parte, più o meno da quando il governo federale ha iniziato a fare queste rilevazioni in modo sistematico. Sono Stati degli Usa “blu”, governati da democratici, e “rossi”, in mano ai repubblicani.

Il tasso di disoccupazione medio a livello nazionale è del 4,1 per cento, il più basso dal 2000. Ma circa tredici, secondo alcuni quindici, Stati hanno tassi significativamente più bassi della media nazionale, e in almeno quattro casi attorno al 2,5/2,7 per cento.

Sui giornali Usa si vedono foto di operai al lavoro nell’Indiana, mentre Goldman Sachs fa sapere che se il 2017 è stato un anno sorprendente, il 2018 riserverà delle sorprese ancora più esaltanti, con una crescita media a livello globale stimata intorno al 4 per cento. Gli Usa di Trump nell’ultimo trimestre hanno marciato nella giusta direzione, superando le stime di un già roseo 3 per cento.

Ora, dicono gli analisti, tutto si giocherà intorno alla riforma del fisco, la grande promessa trumpista di abbassare le tasse a un’America che sembra essere ripartita alla grande. Se anche stavolta il Congresso, e quei repubblicani che da un anno si leccano le ferite e hanno fatto inciampare Trump sulla riforma della sanità, si metteranno di nuovo di traverso, avranno una grande e negativa responsabilità.

Sarebbe a dire la eventuale sterzata protezionista annunciata tante volte dal Don, un ripensamento generale dei trattati commerciali e di libero scambio, come il NAFTA. Una mossa fatta nella convinzione che la Nuova America, tornata solida e forte, dove si investe e si trova lavoro, può fare da sola, scenario che preoccupa non poco i difensori dell’economia globalizzata.

https://www.loccidentale.it/articoli/14 ... ccupazione



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 Oggetto del messaggio: Re: Mr. President Trump
MessaggioInviato: 22/11/2017, 16:27 
Qualcuno spieghi all'Fbi che il Medio Oriente sta esplodendo

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“Saudi was not like this before '79. Saudi Arabia and the entire region went through a revival after '79. All we're doing is going back to what we were: a moderate Islam that is open to all religions and to the world and to all traditions and people.’ Conference attendees broke into applause. Bin Salman's reference to 1979 was doubtless a nod to a tumultuous year for Saudi Arabia that included Shiite militants overthrowing the secular Shah of Iran and Sunni fundamentalists seizing the Masjid al-Haram, or Grand Mosque, in Mecca. That same year, the country's Shiite minority staged a deadly revolt in Al-Hasa province. The Saudi monarchy responded by shoring up ties with the Wahhabi religious establishment and restoring many of its hardline stances”. Parlando a Riad alla conferenza organizzata dalla Future Investment Initiative il giovane erede al trono Mohammad bin Salmān, come riferisce Eliott C. Mc Laughlin sul sito della CNN del 25 ottobre, ha detto che i sauditi devono tornare a prima del ’79, perché dopo quella data la presa del potere degli ajatollah a Teheran, il susseguente attacco alla grande moschea della Mecca e varie sollevazioni di popolazioni sciite, hanno spinto la monarchia saudita a poggiare eccessivamente su religiosi di tendenza wahabita per contenere l’ondata fondamentalista ispirata dagli iraniani.

Oggi gli arabi devono tornare a essere tolleranti e aperti al mondo. E’ questo un discorso storico nella scia di quelli di Abd al-Fattāḥ al Sisi, del re del Marocco Muhammad VI, della gioventù islamica indonesiana, di tutti coloro che sono impegnati a neutralizzare le posizioni aggressive e repressive ben presenti nel pensiero religioso islamico. Una presa di posizione storica che ha trovato una fondamentale eco innanzi tutto in Israele. Così la considera Benjamin Netanyahu che ha detto al Jerusalem Post il 5 novembre come il mondo debba stare a sentire: “When Israelis and the Arabs, all the Arabs and the Israelis, agree on one thing, people should pay attention. We should stop this Iranian take over “ quando tutti gli israeliani e tutti gli arabi dicono che bisogna bloccare l’espansionismo dell’Iran. Infatti siamo in una fase in cui “Il corridoio sciita è adesso aperto da Baghdad a Damasco”, come scrive sull’Huffington Post Italia dell’11 novembre Umberto De Giovannangeli.

E’ un processo quello avviato da sauditi e israeliani non semplice. A questo si oppone, ad esempio, quella che era una nazione islamica ampiamente laicizzata come la Turchia prima che l’amministrazione Obama pasticciasse e la spingesse su posizioni parzialmente fondamentaliste (in realtà più nazionaliste). Recep Tayyip Erdogan di cui Affari italiani del 12 novembre raccoglie una dichiarazione antisaudita, ha detto: “Lo scopo di usare tale termine è quello di indebolire l’Islam” questo sarebbe l’effetto di dividere i musulmani tra moderati e estremisti. Ma intanto il Cairo è al lavoro: “Egypt is brokering a reconciliation between Mahmoud Abbas, who presides in the West Bank, and Hamas wich controlls Gaza”. Peter Baker sul New York Times dell’11 novembre scrive che l’Egitto sta cercando di conciliare l’Olp e Hamas in Palestina per isolare gli Hezbollah. I cambiamenti più tumultuosi avvengono nel frattempo a Riad: “Al Arabiya said that the anti corruption committee has the right to investigate, arrest, ban from travel, or freeze the assets of anyone who deems corrupt” David Kirkpatrick sul New York Times del 4 novembre cita al Arabiya che informa sulla commissione anticorruzione saudita che ha messo agli arresti domiciliari un bel pezzo delle élite di Riad.

A questi avvenimenti si può dare una spiegazione un po’ cinica: “To understand the upheaval that is taking place in Saudi Arabia today, you have to start with the most important political fact about that country: The dominant shaping political force there for the past four decades has not been Islamism, fundamentalism, liberalism, capitalism or ISISism. It has been Alzheimer’s” per capire il rivolgimento che sta avvenendo in Arabia saudita bisogna considerare che la forza principale che lì ha agito per decenni non è l’Islamismo, il fondamentalismo, il liberalismo, il capitalismo o l’Isisismo bensì l’Alzheimer , così scrive sul New York Times del 7 novembre Thomas L. Friedman. Forse però è meglio ascoltare l’esperto Gilles Kepel intervistato dal Corriere della Sera sempre il 7 novembre “Siamo giunti allo scontro frontale tra Arabia saudira e Iran. Ma il sistema di governo di Riad è troppo diviso, non organizzato per sostenere il confronto con quello centralizzato di Teheran” da qui la centralizzazione organizzata dal principe ereditario.

Intanto tutto il Medio Oriente è sottoposto a intense e diffuse scosse. “Il premier libanese Saad Hariri si è dimesso accusando Iran e Hezbollah di aver cercato di ucciderlo” scrive Alberto Stabile sulla Repubblica del 7 novembre. L’Iran “has deployed thousands of shiite afgan as shock troops in Syria’s sectarian war” ha inviato migliaia di sciiti afghani come truppe d’assalto nella Guerra siriana, scrivono Muijib Mashal e Fatima Fifth sul New York Times dell’11 novembre. “Thousand of iranians gathered for the anniversary of the 1979 seizure of the United States embassy” migliaia di iraniani hanno manifestat in occasione dell’anniversario della presa dell’ambasciata statunitense avvenuta nel 1979 scrive Marillia Brocchetto sul sito della Cnn, il 4 novembre. “A ballistic missile fired from Yemen closet yo the Saudi capital, Riyadh” un missile balistico è stato sparato contro Riad dallo Yemen scrivono Shuaib Amosawa e Anne Barnard sul New York Times del 4 novembre. “Via le sue (dell’Iran, ndr) milizie dall’Irak” così la Stampa del 23 ottobre registrava una dichiarazione di Rex Tillerson, segretario di Stato americano che spiega “Let’s see if we cannot address the flaws within the [Iran] agreement” vediamo se riusciamo a rimediare alle pecche che ci sono nell’accordo per bloccare la bomba nucleare iraniana così un’altra dichiarazione di Tillerson raccolta da Tom Mc Carthy il 15 ottobre sul Guardian.

In una situazione così in movimento l’attività diplomatica su scala internazionale si intensifica. La Francia tradizionalmente legata a Libano e Siria, con recenti rapporti con Riad -a cui, in un momento di difficoltà delle relazioni americane-saudite dovute a uno dei soliti pasticci dell’amministrazione obamiana, aveva venduto armamenti sofisticati- e insieme coinvolta in intensi affari con Teheran, non è sicuramente un soggetto decisivo ma è particolarmente attiva. Emmanuel Macron si è recato a Riad. Saad Hariri il premier libanese dimessosi per paura di attentati degli Hezbollah, ricoverato (prigioniero, secondo alcuni) in Arabia Saudita è a Parigi “Viene ricevuto con tutti gli onori di un premier in carica. Per la prima volta, dopo le sue dimissioni, parla fuori dalla ‘custodia saudita’" scrive Umberto de Giovannelli su Huffington Post Italia del 18 novembre. "Nei confronti dell'Iran, il nostro augurio è che abbia una strategia regionale meno aggressiva e che si possa chiarire oggi la sua politica missilistica che sembra non sotto controllo. Ma l'Iran è una potenza con la quale noi ci auguriamo di dialogare, con la quale continueremo a dialogare": così dichiara il presidente francese secondo una citazione delle sue parole registata da una nota del Sole 24 Ore on line del 17 novembre. “France should not interfere in Iran’s missile program, Ali Akbar Velayati, a senior adviser to Iran’s supreme leader, said on Saturday according to state media”. La Francia non dovrebbe interferire con il programma missilitico iraniano dice un consigliere dell’ajotallah Alì Khamenei secondo una nota della redazione della Reuters del 18 novembre. Mentre “Saudi Arabia has summoned its ambassador in Germany home for consultations over comments allegedly made by German Foreign Minister Sigmar Gabriel during a meeting with his Lebanese counterpart, the Saudi Foreign Ministry said on Saturday", Riad ha richiamato il suo ambasciatore a Berlino dopo alcuni commenti del ministro tedesco in alcuni suoi incontri libanesi. Così una nota della Reuters del 17 novembre

Intanto “Russia, Turkey and Iran will hold summit talks on Syria next week as Ankara threatens a possible attack on U.S.-allied Kurdish forces and tensions rise between Moscow and Washington over the future of the war-torn state”. Russia, Turchia e Iran hanno convocato un vertice per discutere ad Ankara degli sviluppi della situazione curda in Siria. Scrivono Henry Meyer e Taylan Bilgic su Bloomberg del 16 novembre. “Distruggere militarmente lo Stato Islamico è un’ottima cosa ma se poi non si gestisce politicamente il dopoguerra, si preparano nuove catastrofi. Dall’America sarebbe stato lecito aspettarsi un’iniziativa politico-diplomatica ambiziosa. Qualcosa di simile, per intenderci, a un Congresso di Vienna (quello originale ricostruì l’Europa dopo le guerre napoleoniche) in salsa mediorientale. Coinvolgendo, ovviamente, anche quella Russia che, grazie agli errori americani, è ormai stabilmente insediata nell’area” Ha scritto Angelo Panebianco sul Corriere della Sera del 4 novembre. Qualcosa nel frattempo si è mosso. America e Russia “the two countries have agreed that Syria must eventually hold UN-supervised elections to bring new leadership to the country as part of the process of ending its multi-year civil war, according to two senior State Department officials” si sono accordate per trovare una soluzione gestita attraverso un processo elettorale per dare stabili assetti alla Siria nel post guerra all’Isis, scrive Nancy Cook su Politico del 12 novembre.

Però il problema è come trasformare queste iniziative in un disegno strategico che non può non avere l’obiettivo di contenere l’azione destabilizzatrice dell’Iran. Ma come si fa a portare avanti quanto detto finché l’Fbi impedisce a Washington di svolgere un’adeguata politica estera?

https://www.loccidentale.it/articoli/14 ... esplodendo



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 Oggetto del messaggio: Re: Mr. President Trump
MessaggioInviato: 22/11/2017, 16:37 
Cita:
Trump un anno dopo, in tredici Stati Usa è piena occupazione

Questa è una cosa positiva e non ci piove ma un paese non si guarda solo per l'occupazione. Se questo dato è positivo non lo sono tante altre cose della politica di Trump. Mettiamo il malaugurato caso di un golpe militare o di una guerra civile in Usa cosa se ne farebbero di una miglior occupazione? O credi che siccome hanno più lavoro non imbraccerebbero le armi? In Usa ci sono più fucili che persone, significa che in caso di rivolte una volta accesa la miccia sarebbe difficile tornare indietro anche perché gli americani sono un po diversi (e molto più orgogliosi di noi) e se gli vanno le scarpe strette s'incazzano di brutto.



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 Oggetto del messaggio: Re: Mr. President Trump
MessaggioInviato: 22/11/2017, 19:20 
Ma quale "golpe" negli States! Quando la gente lavora lascia perdere chi cerca di sputta.narlo ... [;)]



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 Oggetto del messaggio: Re: Mr. President Trump
MessaggioInviato: 24/11/2017, 12:59 
Ecco cosa rivelò Trump a Lavrov nell’incontro alla Casa Bianca

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I rapporti tra Donald Trump e la Russia sono al centro dell’attenzione mediatica dai tempo in cui il tycoon ha iniziato la sua carriera politica per diventare prima candidato e poi presidente degli Stati Uniti d’America. Il Russiagate nasce proprio dall’esigenza di trovare questo filo conduttore che legava la Trump Tower al Cremlino e formare un impianto accusatorio chiaro con cui accusare Trump e tutti i suoi principali collaboratori di essere in qualche modo legati al centro di potere della Federazione Russa. Le accuse si diramano su diverse direttrici. Una prima vede Trump direttamente collegato ai russi. Una seconda direttrice vede le persone più legate al presidente come ponti tra lui e il circuito di potere intorno a Vladimir Putin. Una terza direttrice vede invece l’interessamento di Mosca a far sì che Trump venisse eletto al posto di Hillary Clinton attraverso una serie di meccanismi economici e mediatici in grado di creare un terreno fertile per la sua elezione. È dall’inizio della presidenza Trump che non si parla d’altro e, molto probabilmente, questo sistema accusatorio rimarrà in piedi fino alla fine del mandato presidenziale.

Per quanto riguarda i legami fra Trump e i russi e il presunto rapporto privilegiato del presidente americano con i funzionari del Cremlino, fece scalpore a suo tempo la notizia che il presidente Usa avrebbe condiviso con i russi alcune informazioni d’intelligence contro il terrorismo internazionale. In America furono tutti molto preoccupati da questa mossa del presidente, vista la già poca fiducia riposta dai grandi media nei suoi confronti. E adesso, proprio riguardo quella notizia, la rivista Vanity Fair è riuscita ad avere informazioni dettagliate su cosa avrebbe rivelato effettivamente il presidente Trump durante l’incontro con il ministro russo Sergei Lavrov e con Sergei Kislyak, ambasciatore russo presso gli Stati Uniti. Stando a quanto rivelato dalla rivista americana, il presidente americano avrebbe condiviso con i due alti diplomatici russi un’informazione d’intelligence classificata di un’operazione del Mossad in Siria, sulle rive dell’Eufrate.

Secondo quanto confermato da due fonti dell’intelligence israeliana alla rivista, la missione israeliana è stata compiuta dal Sayeret Maktal, una delle principali unità delle forze speciali israeliane. Il commando sarebbe giunto nella località siriana obiettivo della missione a bordo di due elicotteri Sikorsky Ch-35. Qui gli agenti del Sayeret Maktal, insieme ad alcuni agenti del Mossad, avevano individuato una cellula dello Stato islamico che aveva ottenuto la tecnologia adeguata per la creazione di un’arma estremamente pericolosa che si riteneva fosse stata creata da Ibrahim Al-Asiri, un saudita considerato una delle menti di Al Qaeda in Yemen. I servizi israeliani avevano ricevuto informazioni dettagliate, presumibilmente da un loro agente sotto copertura infiltrato nell’Isis, che il Califfato stava creando un sistema per trasformare i computer portatili in bombe e che questi sarebbero passati inosservati ai controlli degli aeroporti. Non a caso, proprio in quei giorni, Stati Uniti e Regno Unito ordinarono di creare una sorta di black-list di Paesi da cui era impossibile trasportare in aereo laptop o strumenti elettronici superiori a un certo peso.

La missione ebbe grande risalto anche nei palazzi della Cia, che da decenni collabora con le forze israeliane condividendo informazioni riservate. E si pensava che dovesse rimanere tra i corridoi di Langley, sede della Cia, e della Casa Bianca. Invece i funzionari Usa si dovettero ricredere. A maggio, quando Lavrov giunse a Washington e fu accolto da Trump alla Casa Bianca, il presidente Usa, raggiante per quella notizia ricevuta, si presentò agli interlocutori russi parlando di questa missione israeliana che qualche mese prima aveva dato un duro colpo al terrorismo internazionale. Da quello che si è potuto apprendere, Lavrov e Kislyak rimasero in silenzio per un po’, probabilmente anche loro colpiti da questa rivelazione che aveva effettivamente del sorprendente. E va detto che, in quello stesso incontro, Trump comunicò ai due funzionari russi l’informazione sull’avvenuto siluramento di James Comey da capo dell’Fbi. Quel James Comey che stava indagando proprio sui presunti legami fra Trump e la Russia.

Ora, esistono almeno tre ipotesi a riguardo. La prima è che il presidente Trump fosse veramente convinto di consegnare ai russi un’informazione utile nella lotta al terrorismo e magari di mostrare a Mosca che il sistema di alleanze Usa in Medio Oriente funzionava. Il che non va sottovalutato, perché Trump, prima di essere un politico, è un uomo d’affari. E molto spesso l’uomo d’affari tende a mostrare subito la propria forza di fronte all’interlocutore per far vedere di essere in una posizione di vantaggio. Come dice la stessa rivista americana, può darsi che Trump abbia sfruttato l’idea del “sei ricco se gli altri credono che tu lo sia” e quindi ha dato ai russi l’informazione per far capire che gli Stati Uniti sono la principale potenza mediorientale insieme ai loro alleati. Questa è l’ipotesi “innocentista”. Poi c’è una seconda ipotesi, e cioè che Trump fosse effettivamente ignaro del potenziale dirompente di questa informazione data ai russi. Si ritiene che, colpito dal terrorismo internazionale e memore dell’aereo russo abbattuto in Sinai, Trump abbia voluto fornire a Lavrov e all’ambasciatore quest’informazione dettagliata che riguardava proprio una minaccia sugli aerei. Infine, terza ipotesi, quella che i media americani e la procura del Russiagate vaglia come ipotesi quasi di scuola, è che sia la prova cristallina che Donald Trump abbia legami con la Russia tali per cui il presidente Usa si senta in diritto, o in dovere, di consegnare ai funzionari del Cremlino report classificati dell’intelligence americana e israeliana.

Da un punto di vista nostro, internazionale, che Trump condivida informazioni d’intelligence con i russi nell’ambito della lotta al terrorismo internazionale, non può che essere un dato positivo di distensione. Se la guerra è comune, come ci viene detto, è chiaro che Russia e Stati Uniti combattano il medesimo nemico. Pertanto, perché non condividere le informazioni che potrebbero essere utili nella guerra? Anzi, questa prova di fiducia nei confronti di Mosca è chiaro che sia un segnale di come Trump, almeno a quei tempi, non avesse alcuna intenzione di congelare i rapporti con la Russia come poi il Congresso ha obbligato a fare. Tuttavia, inutile negarlo, dietro questa notizia c’è un problema, e cioè l’assoluta divergenza di politiche fra la presidenza Usa e l’establishment americano.

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 Oggetto del messaggio: Re: Mr. President Trump
MessaggioInviato: 24/11/2017, 15:07 
"... c’è un problema, e cioè l’assoluta divergenza di politiche fra la presidenza Usa e l’establishment americano."

In una frase è riassunto tutto. :)



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