
Noi demodé, che amiamo la Patria e i suo eroi.
Siete a corto di insulti da rivolgere ai vostri nemici? Non disperate, potete aggiungere alla vostra lista una nuova offesa: patriottico. “Che è in rapporto con l’amor di patria”, come recitano i dizionari. Eppure questo termine viene inserito, nella concezione odierna, tra il disprezzo e la derisione. Perché patriottico significa amare la propria Nazione, esaltarne la cultura e gli eroi, cose che oggi come oggi sono demodé.
Se non sai la differenza tra sushi e sashimi oppure tra Ghana e Benin, sei arretrato ed ignorante. Eppure, se ignori che all’interno del Palazzo Ducale, a Mantova Capitale Italiana della cultura 2017, Pisanello lasciò incompiuto un affresco oppure che a Roma vi è il bunker più importante d’Italia realizzato tra il 1942 ed il 1943, sei più che giustificato.
Ciononostante, il patriottismo ha avuto i suoi momenti di gloria. Personaggi come Luigi Settembrini o Cesare Battisti hanno portato avanti l’amore verso la Terra natìa. Il passato insegna che un popolo senza basi storiche, non va molto lontano, anzi: “un popolo che ignora il proprio passato non saprà mai nulla del proprio presente”, come scriveva Indro Montanelli.
Sulle fondamenta del passato della cultura italiana, grandi personaggi hanno contribuito a piantare, chi più chi meno, il grande albero della storia del nostro Paese. Ed ora la Sinistra italiana, non più armata di falce e martello bensì di un’enorme motosega, sta tentando di tagliare alla base questa mastodontica pianta.
Ma quel è il reale motivo di tutto questo astio nei confronti dei patrioti? La motivazione, come sempre, va ricercata nella politica che altro non è che il motore di ogni paese. Oggi infatti gran parte degli italiani si sente in dovere di tutelare persone ed etnie differenti dalle proprie perché: “Tutti i fratelli sono uguali ma alcuni più degli altri”, volendo riadattare la celebre frase di George Orwell contenuta ne La fattoria degli animali. Aiutare è bello, ma più bello del bello stesso è la convenienza. Salvaguardare e difendere uno straniero fa sicuramente più notizia che aiutare un semplice cittadino di un paese sperduto di pochi abitanti, che a breve si troverà senza casa.
Tutto ciò si riflette sulla cultura italiana, che inevitabilmente deve lasciare il posto a radici di alberi differenti.
Così da occupare sempre meno spazio, tanto che un domani non troppo lontano i giovani si troveranno a discutere della maestosità delle moschee o dell’Afrikaanse Taalmonument seduti sui gradini del Duomo di Siena oppure della Cattedrale di San Sabino, senza esserne consci.
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