Cita:
barionu ha scritto:
La cosa più particolare , in realtà , sta nel fatto
che Gesù Cristo , da 2000 anni ormai ,
E' uno Zombie .
zio ot
allora, per cominciare a interpretare l' aforisma del titolo.
QUANDO LA CHIESA UCCIDEhttp://dragor.blog.lastampa.it/journal_ ... chies.htmlComunicato ANSA, 13 marzo 2008:
Il prete cattolico rwandese di etnia hutu Athanase Seromba è stato condannato dalla Corte d’Appello del Tribunale Penale Internazionale di Arusha, in Tanzania, alla prigione a vita per avere fatto uccidere 2000 fedeli tutsi che aveva attirato nella sua chiesa promettendo protezione. In prima istanza Seromba era stato condannato a 15 anni.
Come no, un gioco da bambini. Seromba fa fuori 2000 persone, viene arrestato e riceve una giusta condanna. La giustizia trionfa, i buoni sconfiggono i cattivi, l’ANSA fa un bel comunciato pulito, asettico, edificante e tutti ci sentiamo migliori sullo sfondo di uno splendido tramonto dorato. Che bellezza, finalmente le cose vanno come devono andare. A chi credono di darla a bere?
Ecco come viene censurata l’informazione. La vicenda di Seromba è una delle più disgustose che la storia ricordi, ma specialmente in Italia dev’essere censurata e purgata perché potrebbe offendere la sensibilità di troppe persone. Persone che lo hanno accolto, nascosto, protetto e coccolato, che sono tuttora in libertà e che nessuno si sogna di accusare di favoreggiamento, come sarebbe logico visto che questo reato è previsto dal codice penale italiano. Vediamo come sono andate in realtà le cose.
Nell’aprile del 1994 il Rwanda è in preda alla follia. I cittadini di etnia Hutu, aizzati dagli estremisti Interhamwe, si scatenano contro i Tutsi e gli Hutu moderati. I civili armati di machete fanno a pezzi amici, compagni, conoscenti e perfino coniugi, colpevoli di appartenere all’etnia avversaria. Al massacro partecipano molti preti. E’ un genocidio che da anni è stato preparato meticolosamente, si tratta soltanto di attuarlo. Il generale canadese Roméo Dallaire, capo di un piccolo contingente di caschi blu di stanza a Kigali, annuncia l’ecatombe con settimane di anticipo, ma l’ONU ignora i suoi appelli.
Athanase Seromba prepara un piano diabolico per sterminare la popolazione tutsi della zona. Usando la sua autorità di ministro del culto, attira nella sua chiesa centinaia di Tutsi in fuga disperata nelle campagne, promettendo protezione e sicurezza. Intere famiglie si affidano a lui: uomini, donne, vecchi, bambini. Una volta nella chiesa, si scoprono in trappola. La porta è bloccata dall’esterno. Seromba ha deciso che una morte rapida sarebbe troppo piacevole, prima di andare all’inferno i diavoli tutsi devono soffrire. Secondo il capo d’imputazione, dà ordine alla polizia di sparare a chiunque cerchi di calarsi dalla finestra per cercare acqua e cibo. Manca l’aria, mancano i servizi igienici, 2000 persone si accalcano in un luogo che può contenerne al massimo 1500.
Il 13 aprile, stanco di sentire le loro grida, Seromba chiama gli Interhamwe per farla fiinita. I miliziani gettano bombe a mano nell’interno e sparano raffiche di mitra. Nella confusione qualcuno riesce a fuggire, ma viene catturato. Seromba ordina ai soldati di chiudere tutte le porte e giustiziare i 30 Tutsi che erano scappati. Tre giorni dopo, il 16 aprile, Seromba decide per la soluzione finale. In mancanza di forni crematori, decide di far radere al suolo la chiesa: un’idea geniale, così le vittime saranno sepolte dalle macerie e non ci sarà bisogno di sporcarsi le mani per seppellirle.
“Tanto ricostruiremo la chiesa in 3 giorni”, dice. “Se c’è una cosa che da queste parti non manca, è la mano d’opera”. Chiede due bulldozer alla società italiana Astaldi, che sta costruendo la strada da Gitarama a Kibuye, e ordina agli autisti di demolire la chiesa con tutta la gente che contiene. Uno dei due autisti si rifiuta e viene fatto fuori dagli Interhamwe con un colpo di pistola alla nuca, così l’altro si affretta a obbedire. Un Interhamwe che aveva lavorato in Romania sostituisce il morto e i due bulldozer spianano la chiesa.
Chi cerca di fuggire viene inesorabilmente tagliato a fette dagli abitanti del paese che hanno circondato la chiesa. I 2.000 Tutsi vengono sepolti dalle macerie, qualcuno morto, qualcuno vivo.
Ovviamente Athanase punta sulla vittoria del governo, invece i 10.000 Tutsi del Front Patriotique di Paul Kagame, con una disciplina prussiana, riescono a sconfiggere i 50.000 della corrotta armata governativa appoggiata dalla Francia. Athanase deve tagliare la corda. Con l’aiuto dei francesi scappa in Zaire, dove si nasconde da una missione all’altra. Poi passa in Kenya e da lì va in Europa, per la precisione a Firenze (Italia Centrale), dove si presenta con il nome di Anastasio Sumba Bura.
La Curia di Firenze gli trova un posto di parroco a Montughi, a 2 passi della città e Athanase crede di averla fatta franca. Ma è una delle persone più ricercate del pianeta:
il Tribunale Internazionale dell’Aja, nella persona di Carla del Ponte, ha spiccato un mandato di cattura. Tutti conoscono la sua faccia, perfino i cani sanno che è un assassino tranne, guarda caso, il vescovo di Firenze che gli ha trovato il posto e il papa da cui il vescovo prende gli ordini. O meglio, lo sanno benissimo ma fanno finta di non saperlo. I giornalisti non tardano a identificarlo e a loro si aggiunge una ONG, Human Rights. Il tribunale Internazionale chiede l’estradizione e a questo punto la Chiesa di Roma mostra il suo vero volto.
Tutti fanno quadrato attorno a Seromba. Il vescovo, il papa, i parroci, il governo Berlusconi che è imbottito di baciapile e mira al voto cattolico. Ha ammazzato 2000 persone, e allora? Tanto erano africani. Che cosa sono 2000 miserabili morti africani in confronto al prestigio della Chiesa di Roma? Lui era un prete, gli altri no.
Athanase NON deve essere arrestato, NON deve essere estradato, NON deve essere giudicato. Si accende una battaglia feroce, il Vaticano si batte con le unghie e coi denti, fa pressione sui magistrati che devono decidere per l’estradizione, ricatta, minaccia, grida, supplica, aiutato da Berlusconi che vuole fare un favore al papa per ingraziarsi i cattolici. “Attraverso Seromba si vuole colpire la Chiesa!”, strepita monsignor Navarro. Scende in campo la stampa internazionale, il Vaticano si vede stretto in angolo e alla fine deve negoziare la resa. E va bene, Seromba sarà estradato. Ma per favore, dategli una cella singola e non troppo scomoda… ATTENZIONE, qui non si parla di un furto di arance. Quel tizio ha ucciso 2000 persone. Vi rendete conto? Dopo 64 anni state ancora piagnucolando sui 955 morti di Marzabotto, il più grande massacro delle Waffen-SS in Europa Occidentale. Da 64 anni state piagnucolando sui 355 morti delle Fosse Ardeatine, ma quel tizio li batte tutti e da solo ne fa fuori quasi come gli attentati dell’11 settembre. Con un Dio che ti spazza via tutta l'umanità con un diluvio, non c'è da stupirsi che un prete si senta autorizzato ad ammazzarne 2000. Guardate il bordello che si è fatto per i morti delle Torri Gemelle. Siccome erano in maggioranza bianchi e per di più americani, per vendicarli Bush si è sentito in dovere d'invadere un paio di paesi scatenando altrettante guerre. Siccome le vittime di Athanase Seromba sono africane, il colpevole viene accolto con tutti gli onori e nessuno paga per averlo nascosto.
Il 6 febbraio 2002 viene arrestato e tradotto in Tanzania, dove il 12 marzo 2008 il Tribunale Penale Internazionale lo condanna all’ergastolo. Ma se a questo mondo c’è giustizia, deve essere giudicato e condannato anche chi lo ha accolto, nascosto e protetto. Non si tratta soltanto di favoreggiamento ma di complicità in genocidio. Se a questo mondo c’è giustizia, anche il vescovo di Firenze Ennio Antonelli, il papa Joseph Ratzinger e Silvio Berlusconi devono essere trascinati davanti al Tribunale Internazionale per ricevere la punizione che meritano. Se a questo mondo c’è giustizia.
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zio ot
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