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MessaggioInviato: 29/01/2011, 12:59 
questa è una fuga, non una risposta. Forse in politica è accettabile schivare le domande in questo modo, ma non qui. Rispondi o rinuncia ad insinuare che la nostra cattiva opinione riguardo alla lega si basa sull'ignoranza.

Te lo dissi già e te lo ripeto, non credere che della politica non abbia un esperienza diretta, ho amici che hanno curato direttamente campagne elettorali, genitori che hanno militato per anni in segreterie politiche, a me direttamente è stato chiesto più volte di mettermi in lista, sono stata corteggiata da piccoli politici che mi hanno fatto le loro offerte, mio cugino poliziotto ha fatto la scorta ad Arcore, conosco i retroscena per averli sentiti dai protagonisti.

Dunque non pensare di essere il solo ad avere un accesso privilegiato ai fatti.

Ora te lo richiedo, dicci quello che secondo dovremmo sapere per avere una visione completa dei fatti.



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MessaggioInviato: 29/01/2011, 13:03 
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greenwarrior ha scritto:

Colgo la sottile provocazione e ti rispondo che il conoscere come lo intendi tu, necessita di un serio approfondimento sulla cultura politica del nostro paese, che non deve basarsi solo sugli articoli scritti dai quotidiani, ma anche sulle esperienze personali e da quelle condivise con la gente.



Vero.... ma da come parli tu, sembra che solo tu abbia delle esperienze personali, che solo tu abbia esperienze condivise con la gente e che solo tu sia in grado di percepire e vivere ciò che la politica esprime in tutte le sue manifestazioni.

Per il resto, mi sento di condividere ciò che dice Bliss.... se non fossi accecato, e il termine - concedimenlo - non potrebbe essere più azzeccato, avresti almeno una volta detto (ripeto, almeno una volta detto) che quella data cosa è una vera e propria puttanata.

Invece no.... stando a quello che dici, non ci sono errori, tutto ciò che viene fatto da "loro" è giusto, saggio ed incontestabile. Quando ci sono fior fiori di elementi in grado di dimostrare il contrario.

Il vero osservatore, o opinionista che dir si voglia, per essere obiettivo, realmente obiettivo, deve essere in grado di mettere in discussione gli eventi INDIPENDENTEMENTE dal credo politico.

Senza rancore caro Grenn....... [;)]



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

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MessaggioInviato: 29/01/2011, 13:17 
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Thethirdeye ha scritto:

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greenwarrior ha scritto:

Colgo la sottile provocazione e ti rispondo che il conoscere come lo intendi tu, necessita di un serio approfondimento sulla cultura politica del nostro paese, che non deve basarsi solo sugli articoli scritti dai quotidiani, ma anche sulle esperienze personali e da quelle condivise con la gente.



Vero.... ma da come parli tu, sembra che solo tu abbia delle esperienze personali, che solo tu abbia esperienze condivise con la gente e che solo tu sia in grado di percepire e vivere ciò che la politica esprime in tutte le sue manifestazioni.

Per il resto, mi sento di condividere ciò che dice Bliss.... se non fossi accecato, e il termine - concedimenlo - non potrebbe essere più azzeccato, avresti almeno una volta detto (ripeto, almeno una volta detto) che quella data cosa è una vera e propria puttanata.

Invece no.... stando a quello che dici, non ci sono errori, tutto ciò che viene fatto da "loro" è giusto, saggio ed incontestabile. Quando ci sono fior fiori di elementi in grado di dimostrare il contrario.

Il vero osservatore, o opinionista che dir si voglia, per essere obiettivo, realmente obiettivo, deve essere in grado di mettere in discussione gli eventi INDIPENDENTEMENTE dal credo politico.

Senza rancore caro Grenn....... [;)]


Nessun rancore, ci mancherebbe altro, ognuno vede le cose dal suo punto di vista.

Non sono egocentrico malgrado certi miei post possano averlo fatto pensare, sono solo perplesso dalla poca attenzione che riscuotono i post "non allineati" alla guerra al governo, dal quel fare di tutta un erba un fascio.

Prendere coscienza di ciò che avviene nel nostro paese, non significa condividere per forza delle analisi politiche basate su articoli di quotidiani.
Secondo il mio parere, i poteri forti stanno lanciando l' offensiva finale per boicottare il federalismo, riforma che creerebbe loro notevoli difficoltà.
Pensa alle contrattazioni regionali, o al fisco locale, perderebbero il controllo della pecunia. Ci sarebbe più possibilità di controllo e le istituzioni sarebbero materialmente più vicine alla gente, con il rischio di vedersi i propri cittadini davanti l' uscio di casa, pronti a sgiafottarli in caso di mancata promessa.


TTE, la vita è fatta di battaglie e ben venga la contrapposizione tra le parti.
Come io non credo che tu sia poco riflessivo, altrettanto chiedo a voi nei vostri giudizi sulla mia persona. E' difficile farsi capire con una tastiera, le espressioni del viso ed il tono di voce dicono molto di più. [;)]


Zio ot per esempio ha un esperienza diretta con le varie realtà, è stato leghista, poi ha cambiato idea. Si è confrontato, è andato ad un incontro con esponeti della Lega, ha dibattuto e ha tratto le sue conclusioni.
Questo è l' unico modo per farsi un idea di come si stia muovendo la politica ai giorni nostri.
Le opinioni personali devono derivare dal confronto diretto e non solo basarsi sulla lettura degli articoli dei media.


Ultima modifica di greenwarrior il 29/01/2011, 13:25, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 29/01/2011, 14:21 
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greenwarrior ha scritto:

Le opinioni personali devono derivare dal confronto diretto
e non solo basarsi sulla lettura degli articoli dei media.



Ok.... ma insisto:

chi ti dice che io, ad esempio, non abbia
un confronto diretto con determinate realtà?



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MessaggioInviato: 29/01/2011, 15:07 
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Thethirdeye ha scritto:

Cita:
greenwarrior ha scritto:

Le opinioni personali devono derivare dal confronto diretto
e non solo basarsi sulla lettura degli articoli dei media.



Ok.... ma insisto:

chi ti dice che io, ad esempio, non abbia
un confronto diretto con determinate realtà?


La cosa mi fà immensamente piacere, ma non l' hai mai esternato.[:D]



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MessaggioInviato: 04/02/2011, 19:08 
Federalismo, Napolitano: “Legge irricevibile”

http://www.ilfattoquotidiano.it

Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha inviato una lettera al Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, in cui rileva “che non sussistono le condizioni per procedere alla richiesta emanazione” del decreto legislativo sul federalismo. Pertanto, il Capo dello Stato ha comunicato al Presidente del Consiglio di non poter ricevere, a garanzia della legittimità di un provvedimento di così grande rilevanza, il decreto approvato ieri dal Governo.

Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, si legge nella nota del Quirinale, “in relazione al preannunciato invio, ai fini della emanazione ai sensi dell’articolo 87 della Costituzione, del testo del decreto legislativo in materia di federalismo fiscale municipale, approvato definitivamente dal Consiglio dei Ministri nella seduta di ieri sera, come risulta dal relativo comunicato, ha inviato una lettera al Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, in cui rileva che non sussistono le condizioni per procedere alla richiesta emanazione, non essendosi con tutta evidenza perfezionato il procedimento per l’esercizio della delega previsto dai commi 3 e 4 dall’art. 2 della legge n. 42 del 2009 che sanciscono l’obbligo di rendere comunicazioni alle Camere prima di una possibile approvazione definitiva del decreto in difformità dagli orientamenti parlamentari. Pertanto – conclude il Colle – il Capo dello Stato ha comunicato al Presidente del Consiglio di non poter ricevere, a garanzia della legittimità di un provvedimento di così grande rilevanza, il decreto approvato ieri dal Governo”.

Il leader del Carroccio ha immediatamente telefonato a Napolitano. Bossi ha preso il duplice impegno di andarlo a trovare al Quirinale, la prossima settimana e, come annunciato dal Ministro Roberto Calderoli in conferenza stampa, si presenteranno nelle aule parlamentari a dare comunicazioni sul decreto sul federalismo fiscale municipale.

La bocciatura di Napolitano è “un atto ineccepibile”, secondo Anna Finocchiaro, presidente dei senatori del Pd. ”Era evidente fin da ieri che sarebbe andata a finire così, ma come al solito una maggioranza e un governo che arrivano a ignorare le più elementari regole istituzionali solo per rispondere ai ricatti della Lega sono dovute arrivare all’ennesima e vergognosa brutta figura”. Dopo la bocciatura della Commissione bicamerale, prosegue Finocchiaro “tutti sapevano, anche quelli che nella maggioranza hanno fatto finta di niente, che il provvedimento sul federalismo non avrebbe potuto proseguire il suo iter. Da Napolitano, garante come sempre assoluto delle nostre istituzioni, è venuto un atto ineccepibile che blocca una norma illegittima”.



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MessaggioInviato: 04/02/2011, 20:41 
I poteri forti, di cui Napolitano fà parte, non vogliono il federalismo.
Ricordo quando napolitano, in un discorso disse che era necessario un nuovo ordine mondiale.
Ecco, il federalismo rovina i loro piani.
Federalismo non è una semplice parola, è un concetto ben preciso.
Poche competenze allo stato (difesa, esteri, e cassa di solidarietà mettiamoci anche questa), ma il resto di esclusiva competenza delle regioni.

La gente del sud non deve più essere costretta ad emigrare per sostenersi o essere costretta ai lavori socialmente utili foraggiati da noi per mangiare.
Ci sono più forestali in Calabria che nell' intero arco alpino, Svizzera, Francia, Austria comprese. E' questo che deve finire, il resto sono solo parole gettate al vento.


Ultima modifica di greenwarrior il 04/02/2011, 20:51, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 05/02/2011, 01:20 
Cita:
greenwarrior ha scritto:

I poteri forti, di cui Napolitano fà parte, non vogliono il federalismo.
Ricordo quando napolitano, in un discorso disse che era necessario un nuovo ordine mondiale.
Ecco, il federalismo rovina i loro piani.


Mhmm..... mi sa che non hai capito il vero motivo che ha portato
Napolitano a non far passare il decreto legislativo sul federalismo ......[8]



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Cita:
Thethirdeye ha scritto:

Cita:
greenwarrior ha scritto:

I poteri forti, di cui Napolitano fà parte, non vogliono il federalismo.
Ricordo quando napolitano, in un discorso disse che era necessario un nuovo ordine mondiale.
Ecco, il federalismo rovina i loro piani.


Mhmm..... mi sa che non hai capito il vero motivo che ha portato
Napolitano a non far passare il decreto legislativo sul federalismo ......[8]


Quale? Quello di facciata o quello occulto?
Sono daccordo che il federalismo non debba passare per decreto e che Napolitano abbia fatto quello che doveva in base alla costituzione, ma che ci sia un progetto alungo termine per non fare passare la riforma, non me lo toglie dalla testa nessuno.[:D]



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Cita:
greenwarrior ha scritto:

Quello di facciata o quello occulto?



Mah.... secondo me, sono in molti ad essere favorevoli al federalismo,
Napolitano compreso. Ciò che non convince è ben altro..... [8)]



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Cita:
Thethirdeye ha scritto:

Cita:
greenwarrior ha scritto:

Quello di facciata o quello occulto?



Mah.... secondo me, sono in molti ad essere favorevoli al federalismo,
Napolitano compreso. Ciò che non convince è ben altro..... [8)]


Mi interessa m,olto il tuo punto di vista. [;)]



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MessaggioInviato: 05/02/2011, 22:37 
Federalismo municipale: più tasse per tutti

http://www.ilfattoquotidiano.it

Ecco che cosa accadrà quando sarà legge, tra buchi nei bilanci e sconti ai più ricchi

Adesso potrebbe essere questione di un mese. Se tutto andasse nel modo più favorevole al governo, cioè se non ci fossero ulteriori intoppi, il decreto legislativo sul federalismo municipale potrebbe anche essere approvato in via definitiva dall’esecutivo in poco più di trenta giorni. È questo il tempo previsto dalla legge delega 42 del 2009 per un dibattito parlamentare necessario nel caso in cui il governo voglia comunque approvare un decreto su cui gli organi parlamentari abbiano dato un parere negativo. Che è quello che è successo due giorni fa nella Commissione bicamerale per l’attuazione del federalismo fiscale (composta da 15 deputati e 15 senatori).

Anche nell’ipotesi che questo pezzo di federalismo, che riguarda le imposte gestite dai Comuni, diventi operativo, non ci sarà alcuna rivoluzione autonomista, non sarà la svolta promessa dalla Lega Nord ai suoi elettori, o lo strumento per raddrizzare “l’albero storto della finanza pubblica” annunciato dal ministro Giulio Tremonti. Semplicemente un altro po’ del carico fiscale si sposterà dai titolari di rendite (immobiliari) al lavoro dipendente, con grandi incertezze per i conti dello Stato e dei Comuni stessi. Abbiamo chiesto al professor Alberto Zanardi, ordinario di Scienza delle finanze all’Università di Bologna, di spiegare cosa cambierà in concreto per i contribuenti e per i Comuni con le principali novità del federalismo municipale. Qui sotto le sue risposte.

Cedolare secca: risparmi per privilegiati
Riguarda la tassazione del reddito derivante da un immobile affittato. Per il contribuente il passaggio dall’Irpef alla cedolare secca con aliquota del 19 o 21 è opzionale, si può scegliere la soluzione. Lo sconto potenziale sulle imposte dovute è più rilevante per i contribuenti con un più alto reddito complessivo ed è indifferente per i redditi più bassi, che continueranno a scegliere l’Irpef. I comuni oggi ricevono circa 11 miliardi di trasferimenti. Ora al posto dei trasferimenti ci sono tributi devoluti e compartecipazioni. Tra questi la cedolare. Ma nella valutazione della ragioneria questa garantisce parità di gettito soltanto se emerge molto reddito ora sommerso. C’è quindi un problema di incertezza.

Addizionali Irpef: colpiti sempre i dipendenti
Per i Comuni si ritorna alla normalità: si passa dal blocco della possibilità di variazione delle aliquote Irpef a restituire le leve fiscali ai sindaci per aumentare, se ne hanno bisogno, il gettito. Ma se c’è una riduzione delle dotazioni dello Stato ai Comuni ci sarà una tendenza a usare questa leva, massimo per lo 0,4 per cento (con aumenti massimi dello 0,2 per cento annuo). Per i cittadini c’è il rischio di un aumento del peso di un tributo come l’Irpef che di fatto colpisce quasi solo dipendenti e pensionati. Sarebbe stato meglio riattivare l’Ici, per ripartire il peso tra lavoratori e percettori di rendite.

Scopo e turismo: 5 euro a notte e più infrastrutture
L’imposta di soggiorno e quella di scopo sono un’altra leva data ai Comuni, ma ancora non sono specificati i dettagli sul loro funzionamento. L’imposta di soggiorno attribuita ai Comuni capoluogo e a quelli turistici viene caricata sul prezzo di ogni notte di soggiorno, fino a un massimo di cinque euro. Il gettito che deriva dall’imposta deve essere utilizzato per finanziare spese collegate ai Beni culturali e questo è utile, perché i turisti producono reddito ma comportano costi. La tassa di scopo esisteva già, ma viene ampliata. Si tassano i cittadini spiegando che l’imposta serve per costruire un ponte, un’infrastruttura. Si allarga la tipologia di opere pubbliche finanziabili ma mancano ancora i dettagli.

Imposta municipale: più tasse per i commercianti
L’Imu (Imposta municipale unica) scatta dal 2014. Per i Comuni c’è l’incertezza che la nuova imposta garantisca lo stesso gettito delle imposte che accorpa. Cioè, all’85 per cento, l’Ici sulle seconde case e gli immobili commerciali. Cambia l’aliquota, stabilita allo 0,76 per cento, al di sopra del livello attuale che in media è lo 0,5 per cento. La ragione per cui aumenta è che su una parte dei redditi immobiliari gravano delle imposte dirette come l’Irpef. Si trasforma un’imposta sui redditi in una patrimoniale. Questa aliquota, secondo la relazione tecnica, dovrebbe generare parità di gettito. Per i Comuni comporta un limite all’intervento sulle aliquote, quindi minore autonomia. Per le imprese non si realizza la cancellazione dell’Irpef: continuano a pagarlo per gli immobili che usano per il loro lavoro. C’è quindi uno spostamento del carico fiscale a sfavore dei lavoratori autonomi, delle imprese e delle società di capitale che percepiscono redditi fondiari.

Fondo perequazione: chi ha avuto, ha avuto
È il vero elemento mancante del sistema. Dovrebbe sopperire alla diversa distribuzione delle imposte tra i diversi comuni, in modo da garantire ai Comuni di finanziare i fabbisogni standard delle loro funzioni. Cioè per i servizi fondamentali come gli asili nido, i trasporti pubblici locali, l’assistenza agli anziani. Ci saranno Comuni molto dotati perché hanno molte seconde case immobili commerciali, altri che non hanno questa fortuna. I Comuni dove ci sono tante prime case, sulle quali non si paga alcuna imposta, avranno relativamente poche entrate. Ci si aspettava un decreto legislativo che specificasse le fonti di finanziamento e le modalità di riparto di questo fondo a cominciare dalle direttive della legge delega. Invece non è specificato come si finanzia e come usa le risorse. Il problema è stato semplicemente rimandato, pericolosamente, visto che siamo vicini alla scadenza della delega (a maggio). Quindi non si sa quali saranno le risorse complessive a disposizione dei Comuni.

da Il Fatto quotidiano del 5 febbraio 2011



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MessaggioInviato: 06/02/2011, 11:53 
è pur sempre un 'sinistro' ma lucido nella sua analisi sul baratto ignobile.

http://www.ilriformista.it/stories/Prima%20pagina/339334/


Cita:
[color=blue]Al federalismo si dica sì o no senza ricattare e barattare
di Piero Sansonetti

Come si fa a pensare che il federalismo fiscale sia una riforma deleteria per il paese e dire a Bossi: «Siamo pronti a dartelo, purché molli Berlusconi»? Per chi poi? Per un cambio di maggioranza? No, per Tremonti premier, per un governo ancora più di destra


l federalismo fiscale, secondo me, è una vera schifezza. È un provvedimento che - ove, Diononvoglia, dovesse passare - si abbatterà come una mazzata sull’economia italiana, aumenterà spaventosamente il debito pubblico e creerà un gigantesco divario tra il Nord e il Sud, spingendo il Mezzogiorno verso la bancarotta e un peggioramento drammatico delle condizioni di vita delle persone.

Naturalmente c’è chi pensa il contrario. Pensa che il federalismo fiscale sarà il “motore” di una svolta virtuosa, che porterà le Regioni e i Comuni, e l’amministrazione dello Stato, a un grado più alto di responsabilità, a scelte sagge, a risparmi della spesa pubblica.
Chi è convinto di questo, però, finora non è riuscito a spiegarci il perché tutto ciò dovrebbe avvenire. Mentre la gran parte degli esperti - non solo di sinistra - è convinta del contrario, e cioè del fatto che le spese aumenteranno, aumenterà la pressione fiscale, e il Sud del paese subirà una solenne punizione.

Ora però, c’è una cosa sulla quale la discussione non è possibile: che il federalismo fiscale vada giudicato per quello che è. Siccome è un provvedimento che cambierà in modo profondo il metodo di distribuzione delle risorse tra Stato centrale e territorio, è chiaro che è un provvedimento, a suo modo, rivoluzionario. Non si può pensare che il federalismo fiscale sia una misura “indifferente”, o di poco valore, come la riforma universitaria di Mariastella Gelmini o la patente a punti.

E allora io resto sgomento quando leggo che l’opposizione è disposta a dire a Umberto Bossi: «Ti diamo quello che vuoi sul federalismo, purché molli Silvio Berlusconi». Cioè, in sostanza: «Siamo pronti ad appoggiare il federalismo fiscale, anche se i nostri esperti ci dicono che sarà la rovina del Sud, ma in cambio vogliamo molto: vogliamo lo scalpo del Caimano».

Perché resto sgomento? Non solo perché in questi mesi - da quando dirigo Calabria Ora - mi sono sempre di più appassionato alla questione meridionale; ma anche perché mi sembra che il concetto di politica che domina nel centrosinistra sia ormai sceso a livelli molto molto bassi. Come si può pensare di commerciare il destino del Mezzogiorno con la poltrona di Palazzo Chigi? Svendere il Sud come prezzo di un ricambio nel ceto dirigente?

Francamente ritengo che la politica fatta in questo modo non sia più politica. Penso che sia diventata solo congiura, gioco di potere, piccolo cabotaggio. E oltretutto, il “patto” di cui si parla non prevede nemmeno il cambio del governo con un passaggio da destra a sinistra. Che comunque sarebbe un modo assai vecchio di concepire il riformismo, sarebbe il riproporsi del riformismo stalinista, obsoleto, basato sulla manovra, sulla tattica, e mai sul disegno politico di trasformazione. In questo caso il ricambio di ceto dirigente dovrebbe essere il passaggio dello scettro da Berlusconi a Giulio Tremonti. Non so se mi spiego. Non Nichi Vendola: Tremonti!

Quale sarebbe la conseguenza di questo passaggio di scettro? Evidentemente uno spostamento un po’ a destra dell’asse politico italiano. Tremonti è l’uomo che, alleato con la Lega e con i settori più “aggressivi” di Confindustria, immagina un liberismo lacrime e sangue che ponga fine a ogni residuo di interclassismo e di democristianesimo che ancora albergano nel berlusconismo. E dunque la proposta del centrosinistra alla Lega è: se cacci Berlusconi e instauri un governo di destra pura e vera, siamo con te. Cioè l’offerta è quella di sostenere la svolta a destra.

Come può spiegarsi tanta cecità? Io penso che la sinistra italiana stia pagando un prezzo troppo grande alla fine delle ideologie. L’ideologia è stata, durante mezzo secolo, una specie di Gps per la sinistra italiana. Cioè uno strumento che permetteva l’orientamento immediato e automatico, dinanzi a ogni problema, e quindi che non pretendeva l’uso della bussola e del sestante per disegnare le rotte: non pretendeva l’elaborazione di pensiero politico nuovo, originale, moderno. La fine delle ideologie, anziché portare alla rinascita del pensiero politico di sinistra, ha spinto verso l’abolizione delle idee.

La sinistra si è convinta che in politica l’unica cosa che conta è il potere, e non servono progetti di società. Federalismo fiscale o politica meridionalista sono intercambiabili. Si scelgono sulla base esclusivamente di un calcolo di convenienza e cioè di una operazione tattica. La sinistra della settimana prossima potrebbe, indifferentemente - per via di improvvise contingenze mutate - diventare superlaica e libertina e meridionalista, oppure sanfedista e papalina e leghista, senza che questo provochi nessun dibattito e nessuna battaglia politica.

Quando è successo che questa abitudine (questa ideologia della non ideologia) si è consolidata? Con la nascita del Partito democratico e più precisamente con la svolta veltroniana del Lingotto.
Non credo che ci sia una via d’uscita, se prima non si seppellisce il Lingotto e, probabilmente, se non si conclude, anche formalmente, la disastrosa esperienza del Pd.


[/color]



_________________
[^]The best quote ever (2013 Nonsense Award Winner):
«Way hay and up she rises, Way hay and up she rises, Way hay and up she rises, Early in the morning!»
© Anonymous/The Irish Rovers
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[color=blue]Decentramento fiscale. I bugiardi del federalismo
di Luca Antonini *

È davvero avvilente, se non sconcertante, constatare la fortissima campagna di disinformazione che si è aperta, soprattutto negli ultimi giorni, sul federalismo fiscale. Cito, a esempio ed emblema di questa mistificazione, l’articolo di Gianluigi Bizioli, «Il federalismo fiscale è ben al di là da venire», pubblicato sul Riformista del 21 gennaio, che ha anche ottenuto una certa risonanza mediatica. Eppure Bizioli è della Fondazione Achille Grandi per il bene comune. Ora, proprio il bene comune implicherebbe perlomeno una minima attenzione a non propinare versioni completamente falsate delle cose.

Sembra invece che predomini la logica per cui «vale tutto»; e quindi proprio contro il bene comune, che chiede invece un confronto leale e serio, critico fin quanto si vuole, ma pur sempre basato sulla verità, ci si può permettere di scrivere il contrario di quello che avviene. «Tanto» la materia è complicata e quindi l’uomo della strada non è in grado di verificare.

Per esempio, l’articolo afferma che con il decreto sul federalismo fiscale le regioni, anche quelle virtuose, «non potranno agevolare determinati settori (ad esempio le organizzazioni non-profit) né determinati soggetti, ad esempio le famiglie numerose». Non si capisce che cosa abbia letto Bizioli: il decreto approvato dal Consiglio dei ministri prevede esattamente il contrario di quello che lui scrive. L’articolo 5, quarto comma, del decreto dispone espressamente, e con chiarezza assoluta, che le regioni potranno prevedere, per la prima volta in Italia, «detrazioni in favore della famiglia» sull’addizionale regionale all’Irpef. L’art. 4, primo comma, prevede, rimandando all’articolo 16 della legge Irap, che le regioni potranno differenziare l’Irap per settori di attività e categorie di soggetti (quindi anche per gli enti non-profit) e addirittura azzerarla. Mi si perdoni il tecnicismo, ma era necessario essere precisi per dimostrare l’errore.

La disinformazione propinata da Bizioli è peraltro solo un esempio, l’ultimo in termini cronologici, di questo penoso tentativo di mistificazione mediatica, che annovera molti altri protagonisti che si sono cimentati nella stessa opera. Basti ricordare che recentemente l’onorevole Marco Stradiotto (del Pd) ha portato all’attenzione dei media una serie di dati sui gettiti della nuova imposta comunale, semplicemente «dimenticandosi» un particolare grande come una montagna, ovvero l’esistenza di un fondo perequativo che ridimensiona fortemente i più e i meno che ha indicato come perdite o guadagni di gettito dei comuni italiani.

O ancora l’economista Tito Boeri, che alle stime del dipartimento Finanze sul costo della deduzione Ici per gli enti ecclesiastici si limita a metterla in discussione non con una diversa stima, ma con ragionamenti del tipo: «È impossibile che sia così poco». Alla faccia della scientificità! D’altra parte il federalismo fiscale è una delle più importanti riforme della legislatura e interseca tanto la risalente questione meridionale quanto la più recente questione settentrionale, messa in evidenza ormai da parecchi autori: basti citare, per tutti, Il sacco del Nord, di Luca Ricolfi. Era quindi prevedibile che una riforma di queste dimensioni, in un contesto di questa complessità, si potesse prestare alle più diverse e spesso banali strumentalizzazioni.

Non ne mancheranno, anche in futuro: stiamo tranquilli e non facciamoci illusioni. Nello stesso tempo, per fortuna, a fronte di questa ridicola babele, non è mancato chi ha guardato e analizzato il processo con grande competenza e oggettività.

Mi permetto quindi di consigliare qualche buona lettura: per esempio alcuni articoli apparsi sul Corriere della sera a firma di Alberto Quadrio Curzio, il più autorevole degli economisti italiani, accademico dei Lincei. Ha scritto il contrario di quanto afferma Bizioli. Cito, di Quadrio Curzio, «Nel 2011 lo scatto decisivo per completare il federalismo fiscale» del 29 dicembre 2010, dove si afferma: «I decreti attuativi stanno procedendo bene sia per metodo sia per sostanza»; «in poco più di un anno è stato fatto un lavoro molto apprezzabile… che segna un ulteriore passo dallo Stato centralista alla Repubblica federalista».

Ma si vedano anche gli interventi del 2 settembre 2009, «Le tasse? Il federalismo le farà scendere», e quello del 3 settembre 2010, «Federalismo e sussidiarietà (ben) combinati aiuteranno l’Italia». In questi articoli Quadrio Curzio prende atto che sul federalismo fiscale è stato fatto un imponente lavoro, che se compreso nei suoi reali termini può essere definito il più imponente processo di razionalizzazione della finanza pubblica substatale realizzato nella nostra storia repubblicana.

Non è esagerazione. Si è trattato di un processo diretto a raddrizzare quello che il ministro Giulio Tremonti ha giustamente definito come «l’albero storto» della finanza decentrata. Un’operazione davvero complessa, perché diretta a raddrizzare storture ereditate, accumulate e stratificate all’interno di un trentennio tutto sostanzialmente caratterizzato dalla cultura della cosiddetta finanza allegra. Una cultura e una prassi politica che oggi, prima ancora che per una volontà politica nazionale, occorre radicalmente superare per rispetto degli obblighi comunitari e per mantenere quella credibilità internazionale che è condizione di affidabilità sui mercati finanziari.

Il federalismo fiscale sta cambiando la faccia dell’Italia, è un fortissimo attacco a posizioni di rendita che si sono incrostate e stratificate per decenni. Basti pensare al superamento della spesa storica, che ha sistematicamente finanziato l’inefficienza, e all’introduzione del criterio dei costi e dei fabbisogni standard. Questi ultimi si stanno determinando per le 12 funzioni fondamentali degli enti locali, definite (a dispetto di quanto dice Bizioli) nella legge 42 del 2009.

A partire dal 2011 ed entro il 2013 ogni comune e ogni provincia avrà quindi il proprio parametro di finanziamento razionale cui rapportarsi e in base al quale riceverà anche i fondi perequativi. Senza più sprechi legittimati dall’alto. È chiaro che questo processo dà molto fastidio al cosiddetto «partito della rendita», che invece su quelle disfunzioni tenta di costruire la propria fortuna. È chiaro che queste forze tenteranno il tutto per tutto per fermare questo processo, utilizzando anche l’arma vigliacca della disinformazione.

*presidente della Commissione paritetica per l’attuazione del federalismo fiscale (Copaff)

PER CAPIRE
Alcuni termini fondamentali per orientarsi nella riforma federalista.

DETRAZIONI IN FAVORE DELLA FAMIGLIA

Sono già previste nel decreto sul fisco regionale. Come le regioni spagnole, anche quelle italiane, per la prima volta nella storia, potranno prevedere detrazioni per i figli a carico, sulla addizionale regionale all’Irpef, aggiuntive rispetto a quelle statali.

IRAP
È l’Imposta regionale sulle attività produttive introdotta in età Prodi-Visco, odiata da imprenditori,
professionisti, commercianti, artigiani, controproducente per lo sviluppo economico. L’abolizione è nel programma del centrodestra. Il decreto sul fisco regionale prevede la possibilità per le regioni di modularla fino ad azzerarla.

FONDO PEREQUATIVO

Servirà a compensare i mancati introiti, o a ridurre le eccedenze, che le regioni e i comuni dovessero registrare con l’entrata in vigore del federalismo. Ma tutto in base ai costi e fabbisogni standard, e non più in base alla spesa storica, che finanzia anche inefficienza.

DECRETI ATTUATIVI
Sono in tutto otto, e riguardano fra l’altro la ripartizione fra Stato centrale ed enti locali delle entrate fiscali (imposte dirette, iva, tasse sulla casa e sulle auto), come pure i criteri omogenei per la stesura dei bilanci e la responsabilità di chi amministra denaro pubblico.

SUSSIDIARIETA’
Sono tutte le mansioni e le iniziative che enti privati, non-profit, religiosi svolgono a favore della società (per esempio ricerca, cultura, assistenza), alleggerendo il carico sugli enti pubblici.

SPESA STORICA
Quanto finora spendevano gli enti locali, sprechi compresi, diventava la base di calcolo per assegnare denaro pubblico negli anni successivi. Risultato: spesa sempre in espansione.

FABBISOGNI STANDARD
Costi dei servizi (sanità, trasporti, viabilità…) che verranno fissati per gli enti locali, tenendo come modello le aree del Paese meglio amministrate, quanto a spesa e qualità dei servizi. Alle regioni modello («benchmark») dovranno avvicinarsi le altre; benchmark ottimali si stanno fissando anche per comuni e province; i maggiori costi dovranno essere eliminati o finanziati con tasse locali su cui i politici saranno giudicati dagli elettori.


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MessaggioInviato: 06/02/2011, 12:56 
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Blissenobiarella ha scritto:

Federalismo municipale: più tasse per tutti

http://www.ilfattoquotidiano.it

Ecco che cosa accadrà quando sarà legge, tra buchi nei bilanci e sconti ai più ricchi

Adesso potrebbe essere questione di un mese. Se tutto andasse nel modo più favorevole al governo, cioè se non ci fossero ulteriori intoppi, il decreto legislativo sul federalismo municipale potrebbe anche essere approvato in via definitiva dall’esecutivo in poco più di trenta giorni. È questo il tempo previsto dalla legge delega 42 del 2009 per un dibattito parlamentare necessario nel caso in cui il governo voglia comunque approvare un decreto su cui gli organi parlamentari abbiano dato un parere negativo. Che è quello che è successo due giorni fa nella Commissione bicamerale per l’attuazione del federalismo fiscale (composta da 15 deputati e 15 senatori).

Anche nell’ipotesi che questo pezzo di federalismo, che riguarda le imposte gestite dai Comuni, diventi operativo, non ci sarà alcuna rivoluzione autonomista, non sarà la svolta promessa dalla Lega Nord ai suoi elettori, o lo strumento per raddrizzare “l’albero storto della finanza pubblica” annunciato dal ministro Giulio Tremonti. Semplicemente un altro po’ del carico fiscale si sposterà dai titolari di rendite (immobiliari) al lavoro dipendente, con grandi incertezze per i conti dello Stato e dei Comuni stessi. Abbiamo chiesto al professor Alberto Zanardi, ordinario di Scienza delle finanze all’Università di Bologna, di spiegare cosa cambierà in concreto per i contribuenti e per i Comuni con le principali novità del federalismo municipale. Qui sotto le sue risposte.

Cedolare secca: risparmi per privilegiati
Riguarda la tassazione del reddito derivante da un immobile affittato. Per il contribuente il passaggio dall’Irpef alla cedolare secca con aliquota del 19 o 21 è opzionale, si può scegliere la soluzione. Lo sconto potenziale sulle imposte dovute è più rilevante per i contribuenti con un più alto reddito complessivo ed è indifferente per i redditi più bassi, che continueranno a scegliere l’Irpef. I comuni oggi ricevono circa 11 miliardi di trasferimenti. Ora al posto dei trasferimenti ci sono tributi devoluti e compartecipazioni. Tra questi la cedolare. Ma nella valutazione della ragioneria questa garantisce parità di gettito soltanto se emerge molto reddito ora sommerso. C’è quindi un problema di incertezza.

Addizionali Irpef: colpiti sempre i dipendenti
Per i Comuni si ritorna alla normalità: si passa dal blocco della possibilità di variazione delle aliquote Irpef a restituire le leve fiscali ai sindaci per aumentare, se ne hanno bisogno, il gettito. Ma se c’è una riduzione delle dotazioni dello Stato ai Comuni ci sarà una tendenza a usare questa leva, massimo per lo 0,4 per cento (con aumenti massimi dello 0,2 per cento annuo). Per i cittadini c’è il rischio di un aumento del peso di un tributo come l’Irpef che di fatto colpisce quasi solo dipendenti e pensionati. Sarebbe stato meglio riattivare l’Ici, per ripartire il peso tra lavoratori e percettori di rendite.

Scopo e turismo: 5 euro a notte e più infrastrutture
L’imposta di soggiorno e quella di scopo sono un’altra leva data ai Comuni, ma ancora non sono specificati i dettagli sul loro funzionamento. L’imposta di soggiorno attribuita ai Comuni capoluogo e a quelli turistici viene caricata sul prezzo di ogni notte di soggiorno, fino a un massimo di cinque euro. Il gettito che deriva dall’imposta deve essere utilizzato per finanziare spese collegate ai Beni culturali e questo è utile, perché i turisti producono reddito ma comportano costi. La tassa di scopo esisteva già, ma viene ampliata. Si tassano i cittadini spiegando che l’imposta serve per costruire un ponte, un’infrastruttura. Si allarga la tipologia di opere pubbliche finanziabili ma mancano ancora i dettagli.

Imposta municipale: più tasse per i commercianti
L’Imu (Imposta municipale unica) scatta dal 2014. Per i Comuni c’è l’incertezza che la nuova imposta garantisca lo stesso gettito delle imposte che accorpa. Cioè, all’85 per cento, l’Ici sulle seconde case e gli immobili commerciali. Cambia l’aliquota, stabilita allo 0,76 per cento, al di sopra del livello attuale che in media è lo 0,5 per cento. La ragione per cui aumenta è che su una parte dei redditi immobiliari gravano delle imposte dirette come l’Irpef. Si trasforma un’imposta sui redditi in una patrimoniale. Questa aliquota, secondo la relazione tecnica, dovrebbe generare parità di gettito. Per i Comuni comporta un limite all’intervento sulle aliquote, quindi minore autonomia. Per le imprese non si realizza la cancellazione dell’Irpef: continuano a pagarlo per gli immobili che usano per il loro lavoro. C’è quindi uno spostamento del carico fiscale a sfavore dei lavoratori autonomi, delle imprese e delle società di capitale che percepiscono redditi fondiari.

Fondo perequazione: chi ha avuto, ha avuto
È il vero elemento mancante del sistema. Dovrebbe sopperire alla diversa distribuzione delle imposte tra i diversi comuni, in modo da garantire ai Comuni di finanziare i fabbisogni standard delle loro funzioni. Cioè per i servizi fondamentali come gli asili nido, i trasporti pubblici locali, l’assistenza agli anziani. Ci saranno Comuni molto dotati perché hanno molte seconde case immobili commerciali, altri che non hanno questa fortuna. I Comuni dove ci sono tante prime case, sulle quali non si paga alcuna imposta, avranno relativamente poche entrate. Ci si aspettava un decreto legislativo che specificasse le fonti di finanziamento e le modalità di riparto di questo fondo a cominciare dalle direttive della legge delega. Invece non è specificato come si finanzia e come usa le risorse. Il problema è stato semplicemente rimandato, pericolosamente, visto che siamo vicini alla scadenza della delega (a maggio). Quindi non si sa quali saranno le risorse complessive a disposizione dei Comuni.

da Il Fatto quotidiano del 5 febbraio 2011


Ovviamente questa è una interpretazione, dettata dalla profonda conoscenza degli italiani e dei loro difetti, ma non è la devolution.
Queste sono le paure di chi ha sempre sfruttato lo stato per nutrirsi senza fare un tubo (non mi riferisco a te sia chiaro).
Responsabilizzare gli enti locali è ciò che serve per cambiare rotta, per eliminare i difetti genetici dei nostri amministratori.
Tu cosa faresti con la devoluzione, se sapessi che un cittadino puo bussare direttamente alla tua porta per chiederti conto di quello che stai facendo?



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Nutrirsi di fantasia, ingrassa la mente.

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